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Il monastero di San Michele a Simi.

Inviato: 11/04/2010, 11:33
da shanti
Posto sulla Ley line che passa da Saint Michael's Mount, Mont Saint Michel, Sacra di San Michele e Monte sant'Angelo, c'è anche il Monastero sull'Isola di Simi.
Si trova nella parte meridionale dell’isola di Simi, attaccata quasi alla Turchia, nel Dodecaneso meridionale, in un’insenatura stupenda del mare ed è, anche questo, dedicato a Michele arcangelo. Fu fondato nel secolo XII e ricostruito nelle attuali forme nel XVIII secolo, meta di pellegrinaggi di tutte le popolazioni dell’Egeo.

Quivi è conservata una imponente e magnifica icona quasi a sottolineare la vittoria contro i detti degli iconomonachi rei. Secondo un’antica leggenda locale quando si dorme per la prima volta in questa isola, l’Arcangelo viene di certo in sogno e ti parla; al mattino non devi far altro che raccontare il sogno al pope che con pazienza ti ascolta in riva al mare e ti spiega l’invito che ti ha rivolto l’Arcangelo nella notte.



Ma è bene fare un po’ di storia dei santuari micaelici d’Oriente. Dopo la distruzione di Chonae in Turchia – luogo vicinissimo a Colossi, oggi Ak Su, ove risiedeva un’antica comunità cristiana che ebbe le cure dirette dell’apostolo Paolo il quale ebbe la sollecitudine pastorale di scrivere un’apposita Lettera apostolica per dimostrare la supremazia di
Cristo sugli Angeli, il cui culto com’è noto pervenne all’Ebraismo dalla cultura siro-babilonese – la devozione popolare micaelica orientale fu trasferita nell’isola di Simi. Mi piace ricordare, perché notevole, che nel IV secolo la città di Colossi fu sede vescovile, ma nell’VIII gli abitanti si trasferirono a Chonae oggi Honat e le pietre di Colossi servirono per la costruzione del nuovo villaggio di Chonae ove nell’alto Medioevo vi fu il fiorente santuario dedicato all’Arcangelo Michele il quale proprio qui fece un grande miracolo, deviando il corso di un fiume che divenne una cisterna: la somiglianza
alla “stilla” garganica è evidentissima.

La festa del miracolo di Chonae è ancora oggi nel calendario della Chiesa Orientale fissata al 6 settembre mentre la Sinassi dei santi Arcangeli guidati da Michele è celebrata nel calendario liturgico l’8 novembre. In un graffito dei resti dell’antica chiesa di Chonae in modo chiaro è riportata la preghiera di un devoto che si rivolge all’Arcangelo; è infatti scritto in greco “o Archistratega, abbi pietà del tuo servo e anche della madre sua”.
La scritta è posta intorno a una Croce con calotta e triangoli all’estremità, poggiante su un globo, il mondo, che a sua volta
appoggia su scale: lapalissiana anche in questo caso è la similitudine con i graffiti giudeo-cristiani del santuario micaelico.



Ma ritorniamo al santuario micaelico di Simi: qui, in questo estremo lembo greco dell’Egeo, l’orgoglio della tradizione orientale ed ortodossa è vivissimo, anzi si palpa e si percepisce un po’ ovunque ed i fratelli ortodossi con puntualizzazioni ed osservazioni non mancano di fartela ben fissare. Si legge, infatti, in una iscrizione greca posta ben visivamente all’interno del santuario e fattaci ben notare dal pope Demosthènes che “il culto di san Michele da questo lembo d’Oriente è partito, dopo essere qui giunto da Chonae, verso l’Occidente, giungendo in special modo al monte Gargano, al mont saint Michel di Normandia, al st Michael’s Mount di Cornovaglia”.

Interessante molto è l’iconografia singolarissima di san Michele di Panormìtis: l’Archistratega celeste con la destra impugna la spada-scimitarra ma con la sinistra ben elevata tiene ben stretta l’anima in fasce di un fedele defunto che ha strappato dalle fauci di satana che è sconfitto ai suoi piedi, proprio come Cristo tiene ben alzata in mano l’anima della santa Madre nell’icona della Koimesis, dormizione della Vergine.





Si tratta di una grandiosa icona, misura circa tre metri di altezza, rispondente all’antico canone iconografico in risposta agli
insegnamenti del presbitero Xeniàias che sottolineava: “Mé gar éinat themitòn élegen Xenàias asòmatous òntas toùs aggélous, sòmatopoièin” ossia è illecito presentare gli Angeli col corpo umano, essendo incorporei; è questo, in sostanza, un testo tratto dagli Iconoclasti che risale al Conciliabolo di Ierea dell’anno 754.

Dunque, la rappresentazione iconografica di Panormitis così come le tante altre immagini dell’arcangelo Michele, a grandi dimensioni, poste sulle pareti delle chiese di tutto il mondo cristiano è una vera gigantografia che occupa quasi tutta l’altezza del piano iconografico.
Questo canone grandioso e solenne sottolinea molto bene l’intenzione esistente nei secoli passati di rispondere al detto contrario degli iconomachi, dipingendo un Arcangelo dalle dimensioni imponenti.
Affreschi dell’Arcangelo di dimensioni notevoli si trovano anche in Italia, cito solo quello dipinto da Pietro Cavallini nel 1200 nella basilica di santa Cecilia in Trastevere a Roma, e poi quelli bizantini della basilica monastica di sant’Angelo in Formis a Capua e della nostra chiesa romanica di santa Maria Maggiore in Monte Sant’Angelo, in cui l’iconografia intende ben richiamare e sottolineare la validità dell’iconografia attraverso la dimensione notevole degli affreschi.

La bellezza del sito ove è posto il santuario dell’Arcangelo è davvero unica: il mare e la vicina costa turca costituiscono un impareggiabile panorama che ti aiuta ad elevare lo spirito alle altezze celesti. Le fabbriche del santuario sono coloratissime, com’è costumanza del resto in tutte le isole dell’Egeo riservata ai fabbricati destinati al culto e agli edifici pubblici.






notizie tratte da Angeli e dintorni.