IL FAMOSO SERPENTE
Inviato: 02/03/2015, 20:54
IL FAMOSO SERPENTE
Prendiamo, per esempio, quella che secondo moltissimi sarebbe la prima apparizione del Diavolo nella Bibbia: la famosissima storia della tentazione di Eva. I teologi ansiosi di dimostrare che il Diavolo sia un essere preciso devono, inevitabilmente, ricorrere a questo episodio, dato che in tutto il resto della Genesi e negli altri quattro libri del Pentateuco non si trova nulla che dia loro ragione. Qui – dicono – il Diavolo è il serpente.
Alcuni giocano, barano, sul carattere fallico dell’anatomia dei rettili, e contrabbandano qui l’idea che il «frutto proibito» fosse un’allusione erotica. Altri sottolineano che quel frutto proveniva dall’«albero della conoscenza del bene e del male», e colgono l’occasione per mettere in guardia da chi voglia conoscere troppe cose in teologia, invece di limitarsi a credere a quel che gli dicono le autorità.
Ma, a ben guardare, il testo originale dimostra soltanto che il serpente diventa il Diavolo soltanto per chi voglia crederlo tale: anche qui, cioè, il Nulla riempie, gonfia e fa apparire vere cose che di per sé sono prive di significato e di qualsiasi fondamento.
In primo luogo, infatti, il serpente tentatore non è affatto un serpente, nel testo originale.
Nelle versioni consuete si legge:
Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche (Genesi 3,1)
Ma è un errore di traduzione. In ebraico antico quel passo è:
Vi era il serpente: un luogo sgombro, attraverso la natura.
È una splendida immagine poetica: vi era un passaggio, una strada, attraverso l’intrico della natura esistente. Si apriva un varco, e attraverso quel varco Eva scoprì che il divieto di nutrirsi dell’«albero della conoscenza» poteva e doveva essere superato.
Anche il dialogo tra Eva (isha in ebraico) e quel serpente-strada, nel testo originale, è molto diverso da come lo si traduce di solito:
Il serpente disse a Isha: «È per ciò che vi ha detto Elohim? È per questo che non vi nutrite dell’albero della conoscenza?» E Isha disse al serpente: «… Elohim ci ha comandato così, perché se lo mangiassimo moriremmo». E il serpente le disse: «Non è vero. Non morireste. E Elohim sa che quando mangerete quel frutto i vostri occhi si apriranno». (Genesi 3,1-5)
Il serpente ha ragione. Colui che aveva imposto di non «nutrirsi dell’albero della conoscenza» – di non conoscere, cioè – non era stato Elohim, cioè il Dio Creatore, quello che aveva detto agli uomini «crescete e moltiplicatevi», e che in tutte le versioni della Bibbia è tradotto semplicemente «Dio». Era stato invece Yahweh, cioè il Dio-Custode del creato, quello che in tutte le versioni della Bibbia è tradotto «il Signore Dio».
Nei primi capitoli della Genesi (in ebraico), questi due volti della Divinità appaiono ben distinti: uno è perenne crescita e infinita bontà, l’altro è ansioso, geloso, sempre intento a frenare l’evoluzione dell’uomo. Il serpente precisa che il divieto non proviene da Elohim, e in seguito, naturalmente, Yahweh se ne ha a male.
È comprensibile che, dinanzi a un racconto simile, chi stia dalla parte di Yahweh possa sentirsi preoccupato, e cerchi qualcosa a cui aggrapparsi per negare l’evidenza testuale: non trova nulla, e allora, altrettanto comprensibilmente, chiede aiuto al nulla. Il Nulla, sempre disponibile, riempie e consolida punti di vista inconsistenti, traduzioni sbagliate, equivoci, idee sessuofobe e altro del genere, e può facilmente farle apparire tanto enormi da rendere invisibile il resto. Allora, per questi inquieti, il serpente può diventare il Diavolo, gonfio soltanto di Nulla e di ereditari, nulli timori.
(Continua)
Igor Sibaldi
http://nonsoloanima.tv/sibaldi-arca/201 ... -serpente/
Prendiamo, per esempio, quella che secondo moltissimi sarebbe la prima apparizione del Diavolo nella Bibbia: la famosissima storia della tentazione di Eva. I teologi ansiosi di dimostrare che il Diavolo sia un essere preciso devono, inevitabilmente, ricorrere a questo episodio, dato che in tutto il resto della Genesi e negli altri quattro libri del Pentateuco non si trova nulla che dia loro ragione. Qui – dicono – il Diavolo è il serpente.
Alcuni giocano, barano, sul carattere fallico dell’anatomia dei rettili, e contrabbandano qui l’idea che il «frutto proibito» fosse un’allusione erotica. Altri sottolineano che quel frutto proveniva dall’«albero della conoscenza del bene e del male», e colgono l’occasione per mettere in guardia da chi voglia conoscere troppe cose in teologia, invece di limitarsi a credere a quel che gli dicono le autorità.
Ma, a ben guardare, il testo originale dimostra soltanto che il serpente diventa il Diavolo soltanto per chi voglia crederlo tale: anche qui, cioè, il Nulla riempie, gonfia e fa apparire vere cose che di per sé sono prive di significato e di qualsiasi fondamento.
In primo luogo, infatti, il serpente tentatore non è affatto un serpente, nel testo originale.
Nelle versioni consuete si legge:
Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche (Genesi 3,1)
Ma è un errore di traduzione. In ebraico antico quel passo è:
Vi era il serpente: un luogo sgombro, attraverso la natura.
È una splendida immagine poetica: vi era un passaggio, una strada, attraverso l’intrico della natura esistente. Si apriva un varco, e attraverso quel varco Eva scoprì che il divieto di nutrirsi dell’«albero della conoscenza» poteva e doveva essere superato.
Anche il dialogo tra Eva (isha in ebraico) e quel serpente-strada, nel testo originale, è molto diverso da come lo si traduce di solito:
Il serpente disse a Isha: «È per ciò che vi ha detto Elohim? È per questo che non vi nutrite dell’albero della conoscenza?» E Isha disse al serpente: «… Elohim ci ha comandato così, perché se lo mangiassimo moriremmo». E il serpente le disse: «Non è vero. Non morireste. E Elohim sa che quando mangerete quel frutto i vostri occhi si apriranno». (Genesi 3,1-5)
Il serpente ha ragione. Colui che aveva imposto di non «nutrirsi dell’albero della conoscenza» – di non conoscere, cioè – non era stato Elohim, cioè il Dio Creatore, quello che aveva detto agli uomini «crescete e moltiplicatevi», e che in tutte le versioni della Bibbia è tradotto semplicemente «Dio». Era stato invece Yahweh, cioè il Dio-Custode del creato, quello che in tutte le versioni della Bibbia è tradotto «il Signore Dio».
Nei primi capitoli della Genesi (in ebraico), questi due volti della Divinità appaiono ben distinti: uno è perenne crescita e infinita bontà, l’altro è ansioso, geloso, sempre intento a frenare l’evoluzione dell’uomo. Il serpente precisa che il divieto non proviene da Elohim, e in seguito, naturalmente, Yahweh se ne ha a male.
È comprensibile che, dinanzi a un racconto simile, chi stia dalla parte di Yahweh possa sentirsi preoccupato, e cerchi qualcosa a cui aggrapparsi per negare l’evidenza testuale: non trova nulla, e allora, altrettanto comprensibilmente, chiede aiuto al nulla. Il Nulla, sempre disponibile, riempie e consolida punti di vista inconsistenti, traduzioni sbagliate, equivoci, idee sessuofobe e altro del genere, e può facilmente farle apparire tanto enormi da rendere invisibile il resto. Allora, per questi inquieti, il serpente può diventare il Diavolo, gonfio soltanto di Nulla e di ereditari, nulli timori.
(Continua)
Igor Sibaldi
http://nonsoloanima.tv/sibaldi-arca/201 ... -serpente/