"Che cos'è la realtà"
Inviato: 03/02/2012, 0:22
Che cos'è la Realta'?
[...]In particolare, nel mondo, la realtà è l'Uomo: sono gli uomini di tutti i ceti e di tutte le classi, di tutti i colori e di tutte le razze, le nazioni e le religioni, sono i singoli uomini e la società - La grandeur et la misère de l'homme. L'uomo come un essere naturale, oggetto delle scienze naturali e della medicina e allo stesso tempo uomo come un essere di libertà, oggetto delle scienze morali, non misurabile in maniera precisa, spesso un enigma anche per se stesso. L'uomo - responsabile del gigantesco progresso tecnologico, ma anche della distruzione dell'ambiente che sinora non vi era mai stata, dell'esplosione demografica, della mancanza d'acqua, dell'AIDS...
La realtà sono soprattutto "io" stesso, che come soggetto posso diventare oggetto di me stesso e che ho coscienza. Io stesso con l'anima e il corpo, con l'attitudine e il comportamento, con le forze e le debolezze, le altezze e le bassezze, con lati di luce e lati di ombra. Io che, secondo le conoscenze delle scienze naturali, sono completamente sottomesso alla casualità materiale e biologica: una casualità fisica apparentemente perfetta. Io che, nell'innegabile (riflettuta anche criticamente) autoesperienza di me stesso (e di innumerevoli altri), mi riconosco tuttavia in grado di riconoscere me stesso, di pensare e di agire strategicamente. Con questo si può ora rispondere alla domanda di apertura "Che cos'è la realtà?" già in modo più concreto. Si tratta di una realtà non unidimensionale e univoca, bensì ricca di sfaccettature.
La realtà pluridimensionale e stratificata
La ricerca scientifica deve andare alla "base" delle cose, alla "radice", la radix. Ma la vera profondità e la radicalità non vanno paragonate all'unilateralità e all'unidimensionalità. Di fronte a una razionalizzazione assoluta, di fronte all'ideologia del razionalismo, bisogna fare i conti sin dall'inizio con la pluridimensionalità e la complessità della realtà: "il reale può accadere" indiscutibilmente "in modi profondamente diversi", può avere un carattere del tutto differenziato.. Mi ricordo una visita, con i miei compagni di classe della maturità di Lucerna, al Museo Nazionale di Atene. La realtà dello stesso museo è diversa per il chimico, che fa attenzione soprattutto ai problemi della fusione del bronzo e di altri procedimenti tecnici; per lo storico, che si interessa allo sviluppo dall'arte arcaica a quella classica sino all'ellenistica; e ancora per l'appassionato d'arte, che è affascinato soprattutto dall'estetica degli oggetti. La stessa maschera d'oro di un principe miceno può essere descritta e giudicata da punti di vista molto diversi. E ciò che conta è che ogni descrizione e valutazione, quello del chimico, dello storico e dell'appassionato d'arte, può essere vera, A SECONDA DELLA PROSPETTIVA.
La stessa realtà si differenzia, evidentemente, a seconda della prospettiva e dell'interesse in base al quale essa appare all'osservatore. Evidentemente non vi è una realtà "in sè", ma molti aspetti, dimensioni e STRATI della realtà differenti. Tra i grandi fisici, fu soprattutto Werner Heisenberg (già nel 1942, durante la guerra) a parlare, in una "teoria degli strati della realtà", di uno strato più al di sotto, dove i rapporti causali dei fenomeni e degli svolgimenti nello spazio e nel tempo possono essere oggettivati, e di uno "strato superiore della realtà [...], nel quale lo sguardo si apre per quelle parti dell'universo delle quali si può parlare solo per similitudini": "il fondamento ultimo della realtà".
Per la prassi della ricerca, dell'insegnamento e della vita, questo significa che anche per semplici oggetti come il tavolo e la bicicletta non esiste un solo livello di spiegazione, come quello fisico, bensì "molteplici livelli di spiegazione" (anche quello funzionale, per esempio). Non si consiglia di assolutizzare un determinato aspetto della realtà, poiché allora si diventa letteralmente ciechi di fronte agli altri. Tra i filosofi, i teologi, in genere gli studiosi di scienze morali, così come tra i matematici, i fisici i neurofisiologi e tutti gli scienziati, la cecità rispetto ai funzionamenti può facilmente diventare cecità rispetto alla realtà. Non si vede più come essa è veramente, bensì solamente quello che si vuole vedere. Così accade nella discussione su una "teoria per tutto", che - osservata attentamente - è solo una teoria per tutto ciò che è fisico e contribuisce poco alla comprensione di Shakespeare, Handel o anche di Newton. Lo stesso vale, per esempio, anche nel dibattito sul cervello e il libero arbitrio, come vedremo.
Proprio i grandi che hanno dato impulso alla scienza moderna - i filosofi come Cartesio, Keplero, Galilei, Newton e Boyle - sarebbero caduti sempre nell'errore di negare chiaramente un'altra dimensione rispetto a quella della ragione matematico-scientifica o di liquidarla come insignificante? Perlomeno sotto questo aspetto i grandi razionali vengono ingiustamente chiamati "razionalisti". Essi non sono rappresentanti di un "ismo" coi paraocchi di fronte ad altri aspetti della realtà.
Devo tuttavia impedire subito un equivoco: nonostante la molteplicità della realtà non si potranno mai proclamare i diversi strati di essa come realtà diverse per eccellenza. Malgrado la multidimensionalità della realtà non sarà lecito tralasciare "l'unità" nelle diverse dimensioni. Anche considerando le diverse prospettive, le dimensioni, gli strati, gli aspetti e le differenziazioni, si tratta certamente dell' "unica" realtà, che viene spaccata dagli uomini sempre e solo a spese della natura umana completa in questo mondo.
[...]
(Hans KUNG, "L'inizio di tutte le cose - Creazione o evoluzione? Scienza e religione a confronto")
[...]In particolare, nel mondo, la realtà è l'Uomo: sono gli uomini di tutti i ceti e di tutte le classi, di tutti i colori e di tutte le razze, le nazioni e le religioni, sono i singoli uomini e la società - La grandeur et la misère de l'homme. L'uomo come un essere naturale, oggetto delle scienze naturali e della medicina e allo stesso tempo uomo come un essere di libertà, oggetto delle scienze morali, non misurabile in maniera precisa, spesso un enigma anche per se stesso. L'uomo - responsabile del gigantesco progresso tecnologico, ma anche della distruzione dell'ambiente che sinora non vi era mai stata, dell'esplosione demografica, della mancanza d'acqua, dell'AIDS...
La realtà sono soprattutto "io" stesso, che come soggetto posso diventare oggetto di me stesso e che ho coscienza. Io stesso con l'anima e il corpo, con l'attitudine e il comportamento, con le forze e le debolezze, le altezze e le bassezze, con lati di luce e lati di ombra. Io che, secondo le conoscenze delle scienze naturali, sono completamente sottomesso alla casualità materiale e biologica: una casualità fisica apparentemente perfetta. Io che, nell'innegabile (riflettuta anche criticamente) autoesperienza di me stesso (e di innumerevoli altri), mi riconosco tuttavia in grado di riconoscere me stesso, di pensare e di agire strategicamente. Con questo si può ora rispondere alla domanda di apertura "Che cos'è la realtà?" già in modo più concreto. Si tratta di una realtà non unidimensionale e univoca, bensì ricca di sfaccettature.
La realtà pluridimensionale e stratificata
La ricerca scientifica deve andare alla "base" delle cose, alla "radice", la radix. Ma la vera profondità e la radicalità non vanno paragonate all'unilateralità e all'unidimensionalità. Di fronte a una razionalizzazione assoluta, di fronte all'ideologia del razionalismo, bisogna fare i conti sin dall'inizio con la pluridimensionalità e la complessità della realtà: "il reale può accadere" indiscutibilmente "in modi profondamente diversi", può avere un carattere del tutto differenziato.. Mi ricordo una visita, con i miei compagni di classe della maturità di Lucerna, al Museo Nazionale di Atene. La realtà dello stesso museo è diversa per il chimico, che fa attenzione soprattutto ai problemi della fusione del bronzo e di altri procedimenti tecnici; per lo storico, che si interessa allo sviluppo dall'arte arcaica a quella classica sino all'ellenistica; e ancora per l'appassionato d'arte, che è affascinato soprattutto dall'estetica degli oggetti. La stessa maschera d'oro di un principe miceno può essere descritta e giudicata da punti di vista molto diversi. E ciò che conta è che ogni descrizione e valutazione, quello del chimico, dello storico e dell'appassionato d'arte, può essere vera, A SECONDA DELLA PROSPETTIVA.
La stessa realtà si differenzia, evidentemente, a seconda della prospettiva e dell'interesse in base al quale essa appare all'osservatore. Evidentemente non vi è una realtà "in sè", ma molti aspetti, dimensioni e STRATI della realtà differenti. Tra i grandi fisici, fu soprattutto Werner Heisenberg (già nel 1942, durante la guerra) a parlare, in una "teoria degli strati della realtà", di uno strato più al di sotto, dove i rapporti causali dei fenomeni e degli svolgimenti nello spazio e nel tempo possono essere oggettivati, e di uno "strato superiore della realtà [...], nel quale lo sguardo si apre per quelle parti dell'universo delle quali si può parlare solo per similitudini": "il fondamento ultimo della realtà".
Per la prassi della ricerca, dell'insegnamento e della vita, questo significa che anche per semplici oggetti come il tavolo e la bicicletta non esiste un solo livello di spiegazione, come quello fisico, bensì "molteplici livelli di spiegazione" (anche quello funzionale, per esempio). Non si consiglia di assolutizzare un determinato aspetto della realtà, poiché allora si diventa letteralmente ciechi di fronte agli altri. Tra i filosofi, i teologi, in genere gli studiosi di scienze morali, così come tra i matematici, i fisici i neurofisiologi e tutti gli scienziati, la cecità rispetto ai funzionamenti può facilmente diventare cecità rispetto alla realtà. Non si vede più come essa è veramente, bensì solamente quello che si vuole vedere. Così accade nella discussione su una "teoria per tutto", che - osservata attentamente - è solo una teoria per tutto ciò che è fisico e contribuisce poco alla comprensione di Shakespeare, Handel o anche di Newton. Lo stesso vale, per esempio, anche nel dibattito sul cervello e il libero arbitrio, come vedremo.
Proprio i grandi che hanno dato impulso alla scienza moderna - i filosofi come Cartesio, Keplero, Galilei, Newton e Boyle - sarebbero caduti sempre nell'errore di negare chiaramente un'altra dimensione rispetto a quella della ragione matematico-scientifica o di liquidarla come insignificante? Perlomeno sotto questo aspetto i grandi razionali vengono ingiustamente chiamati "razionalisti". Essi non sono rappresentanti di un "ismo" coi paraocchi di fronte ad altri aspetti della realtà.
Devo tuttavia impedire subito un equivoco: nonostante la molteplicità della realtà non si potranno mai proclamare i diversi strati di essa come realtà diverse per eccellenza. Malgrado la multidimensionalità della realtà non sarà lecito tralasciare "l'unità" nelle diverse dimensioni. Anche considerando le diverse prospettive, le dimensioni, gli strati, gli aspetti e le differenziazioni, si tratta certamente dell' "unica" realtà, che viene spaccata dagli uomini sempre e solo a spese della natura umana completa in questo mondo.
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(Hans KUNG, "L'inizio di tutte le cose - Creazione o evoluzione? Scienza e religione a confronto")