Libera l'abbraccio
Inviato: 26/04/2011, 20:03
Da Astronave Pegasus
Abbracci in regalo
di Donatella D'Acapito
Abbracci in regalo
di Donatella D'Acapito
In Piazza del Popolo il 25 aprile si festeggia così: con le braccia aperte ad accogliere chi passa.
Fra stupore e timore, alla fine, l'abbraccio diventa contagioso.
Se il cielo è grigio, ci pensano i Free Hugs a colorare la giornata. Abbracciatori liberi. Bambini, adulti, anziani
che si sono dati appuntamento alle 11 e che regalano abbracci. La prima reazione di passanti e turisti è di perplessità: ci si guarda attorno, si cerca di capire chi o cosa c'è dietro. Soprattutto capire cosa succede dopo che l'abbraccio è stato regalato. E non succede nulla: nessuno che fa firmare petizioni, moduli; nessuno che vuole iscrivere l'abbracciato ad un gruppo o ad una associazione. In realtà, però, qualcosa accade. Perché chi è stato abbracciato, se ne va con un sorriso ed è disposto a regalare un abbraccio a sua volta. I migliori sono i più piccoli che, privi di sovrastrutture, chiedono ai genitori di poter rimanere.Andrea Pietrangeli, organizzatore dell'evento "Libera l'abbraccio", spiega come è nata l'idea: "Abbiamo preso spunto dai Free Hugs americani, dove le persone scendono in piazza e scambiano abbracci liberi con i passanti. Abbiamo fondato un gruppo su Facebook, che si chiama The Positive Trail Group, e abbiamo organizzato questo evento. Dovevamo essere circa duemila, ma la pioggia ha scoraggiato qualcuno. Però ci sono persone che vengono da Varese, Napoli, Livorno".Che la data sia casuale, non convince, perché ieri era l'anniversario della Liberazione. Andrea spiega: "Quello che stiamo facendo è un mettersi in gioco, è un abbassamento delle barriere. Nella giornata della Liberazione, liberare l'abbraccio vuol dire aprire le porte a un uomo nuovo, che condivide ed accoglie l'altro con meno diffidenza. Il nostro vuole essere un messaggio di fratellanza".Siamo quasi tre milioni di persone e stentiamo a guardare in faccia chi non conosciamo. Di salutarci, poi, non se ne parla, ché il saluto è diventato un atto sospetto. Forse siamo stanchi di tanta diffidenza diventata necessaria. Gli abbracci fanno bene. Ieri qualcuno lo ha provato.
Roma, 26 aprile 2011
da www.romacheverra.it