Yogananda.. Coscienza Cosmica.
Inviato: 12/09/2011, 7:53



Un’esperienza di coscienza cosmica
(dal libro “Autobiografia di uno Yogi)
“Il mio corpo divenne immobile, radicato al suolo, come se un gigantesco magnete mi avesse risucchiato l’aria dai polmoni, non respiravo più. L’anima e la mente sciolsero in un istante i loro legami con il corpo. Il corpo era come morto, eppure avevo la profonda consapevolezza di non essere stato mai completamente vivo prima di allora. Sentivo che la mia identità non era più circoscritta negli angusti limiti del corpo, ma si estendeva e comprendeva tutti gli atomi circostanti. Le persone nelle strade lontane sembravano muoversi dolcemente agli estremi confini del mio essere. Vedevo le radici delle piante e degli alberi apparire dal terreno, divenuto semitrasparente, e potevo scorgere la linfa che fluiva all’interno. Tutto ciò che avevo intorno mi appariva senza veli. Il mio abituale campo frontale si era mutato in una vasta visione sferica che mi permetteva di percepire simultaneamente ogni cosa. Con la parte posteriore del capo vedevo alcune persone che passeggiavano in Rai Ghat Lane e notai anche una mucca bianca che si avvicinava lentamente. Quando giunse davanti al cancello aperto dell’asharam, la osservai come avrei potuto fare con i miei occhi fisici; ma anche quando passò dietro il muro di mattoni del cortile, continuai a vederla chiaramente. Tutti gli oggetti compresi nel raggio della mia visuale panoramica palpitavano e vibravano come fossero rapide immagini su uno schermo cinematografico. Il mio corpo, quello del maestro, il cortile con i suoi pilastri, i mobili e il pavimento, gli alberi e i raggi del sole, di quando in quando si agitavano convulsamente finché tutto si fondeva in un mare luminoso. La luce unificatrice si alternava al materializzarsi delle forme, e queste metamorfosi rivalevano la legge di causa ed effetto che agisce nella creazione.
Sulle placide ed infinite sponde della mia anima irruppe un oceano di gioia. Compresi che lo spirito di Dio è gioia in esauribile, che il suo corpo è intessuto di un’infinità di raggi di luce. Dentro di me un meraviglioso crescente splendore cominciò ad avviluppare le città, i continenti, la terra, il sistema solare ed i sistemi stellari, le evanescenti nebulose ed i fluttuanti universi. Il cosmo intero, soffuso da una dolce luminosità, come una città vista in lontananza di notte, riluceva nell’infinità del mio essere. La luce abbagliante che splendeva oltre i confini nitidamente delineati di questo sferico panorama, si attenuava leggermente ai margini estremi, dove potevo scorgere una calda luminosità, sempre immutata. Era indescrivibilmente diafana, mentre le immagini dei pianeti erano composte da una luce più densa.
I raggi divini emanavano da una sorgente eterna che divampava in galassia, trasfigurate da aure ineffabili. Vedevo i raggi creativi condensarsi senza posa nelle costellazioni e poi mutarsi in diafano lingue di fuoco. Con un ritmo alterno, miriadi di mondi si trasformavano in eterea luminosità, e alla fine il fuoco divenne il firmamento.
Mi resi conto che il centro dell’empireo era un punto di percezione intuitiva del mio cuore. Uno splendore diffuso scaturito dall’intimo del mio essere s’irradiava in ogni parte della struttura dell’universo. La divina amrita, nettare d’immortalità, palpitava in me, fluida come l’argento vivo. Udii la voce creativa di Dio risuonare nell’Aum, la vibrazione del motore cosmico.
Improvvisamente il respiro tornò nei miei polmoni. Con una delusione quasi insostenibile, compresi di aver perduto la mia immensità senza fine. Ero di nuovo rinchiuso nell’umiliante gabbia di un corpo, al quanto inadatto ad accogliere lo Spirito.