Umanità
Inviato: 20/09/2011, 18:42
….dalle riflessioni su “Mia” (=aspettative dei genitori sui figli) stamattina sono passata a ricordare quanto mi sia sempre stato permesso di essere quel che sono, né più né meno di quel che sono. Permesso. Lasciato che. Senza che qualcuno si aspettasse da me qualcosa. Senza che nessuno si aspettasse che fossi come “bisogna” essere. “Vai bene come sei perché sei Tu”: questo un altro leit-motiv della mia mamma. Ho sempre potuto permettermi di manifestare tristezza se mi sentivo triste, rabbia se mi sentivo arrabbiata, fragilità se mi sentivo fragile, euforia se mi sentivo euforica, entusiasmo se mi sentivo entusiasta, nervosismo se mi sentivo nervosa. Dentro alla parola “umanità” ci metto tutto questo, tutto ciò che è spontaneo e naturale. “Non c’è niente di male, tanto, a cosa serve che mi fai vedere una cosa se non è la verità. Voglio sempre la verità”: e com’è naturale che sia mi rendo conto che questa impronta d’amore ha la stessa forma del mio. Mi è capitato negli anni, nel tempo, nei rapporti con le persone, di percepire a volte una sorta di rifiuto per alcuni miei atteggiamenti, momenti, stati d’animo, comportamenti; una specie di “ti amo, ma”. E spesso credo di avere avuto stampati sulla faccia un punto di domanda e un punto esclamativo, il punto di domanda che stava per uno stupito perché?, ed il punto esclamativo per (talvolta) l’inaspettata sorpresa. Per fortuna, ben saldo e inamovibile e radicato in me ho sempre ri-sentito l’eco dell’amore infinito di mia madre; che da eco diventa la mia voce, e dalla mia voce diventa un abbraccio totale ed eterno a me stessa. Qualunque cosa io sia, chiunque io sia, mi amo di un amore caldo, tenero, immenso, pieno, totale. Eterno. Vorrei avere una bacchetta magica perché fosse possibile farlo sentire a tutti.
