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Il Sorbo

Inviato: 25/10/2010, 13:30
da shanti
Ieri ho visto e assaggiato per la prima volta, il frutto del Sorbo. Qualche notizia per chi non lo conosce.





Il Sorbo domestico

Famiglia : Rosaceae

Le parti utilizzate: Il falso frutto. Il falso frutto si raccoglie in settembre - ottobre; per l' uso alimentare si dispone su uno strato di paglia ad ammezzire: dopo alcune settimane assume un colore bruno e diviene commestibile.

Proprietà : Diuretiche, astringenti, antiinfiammatorie, lenitive.
Principi attivi : Sostanze peptiniche e tenniniche, acidi organici (specialmente acido sorbico), sorbitolo (o sorbite). Il frutto del Sorbo, la cui maturazione viene completata sotto la paglia, è perfettamente commestibile e,
come tutto ciò che sà di asprigno, è gradito ai ragazzi.
Con le sorbe si possono fare ottime marmellate e, previa fermentazione,
anche bevande alcoliche; per prolungare la loro disponibilità, le sorbe possono essere essicate.
Con la polpa dei frutti maturi si possono fare ottime maschere detergenti,
tonificanti e riacidificanti per pelli precocemente invecchiate, astringenti e lenitive sulle pelli irritabili.
Per uso interno i frutti sono soprattutto astringenti intestinali
e la loro azione è più efficace qualora si usino frutti ancora più acerbi.
Le foglie e la corteccia del Sorbo hanno anch'esse proprietà astringenti e,
in considerazione del loro elevato contenuto in tannino, sono impiegate nella concia delle pelli.

Preparazione e uso :

Uso interno :
I frutti : Come astringente intestinale.
Decotto (dei frutti essicati): 5 grammi in 100 ml di acqua. Una - due tazzine al giorno.
Succo (dei frutti freschi): 50 - 80 grammi al giorno.
Uso esterno :
I frutti : Come detergente e astringente sulla cute.
Decotto : Fare lavaggi sulle zone interessate.
Uso cosmetico :
Una maschera di bellezza fatta con polpa di sorbe ben mature setacciate, commiste a farina, è usata nella cosmesi delle campagne quale blando astringente e turgescente per i visi precocemente invecchiati e con piccole rughe inestetiche.
da www.fontanarossa.net.


Habitat e distribuzione: Il sorbo trova il suo ambiente naturale nelle regioni boschive e montuose più fredde del Nord Europa.

Descrizione: Il sorbo possiede foglie caduche e seghettate. Vive in tutti i terreni. I fiori bianchi sbocciano a maggio. Produce frutti globosi a forma di mela che si raccolgono nel tardo autunno.

Tradizione e simbologia: Il sorbo era un albero sacro per le popolazioni celtiche che lo piantavano ovunque per proteggere le case e lo ritenevano una manifestazione terrena dell’altro mondo. Con i suoi rami si decoravano le abitazioni e si sbatteva la panna del latte. Lo si riteneva in grado di scacciare le streghe e di proteggere dai loro malefici.
I marinai attaccavano dei blocchi del suo legno sulla chiglia della nave perché li difendesse dalla furia delle tempeste marine.
Nell’alfabeto Ogham il sorbo è simbolo di rinascita e protezione contro la negatività. Aiuta contro gli attacchi magici e la negatività, l’invidia e la gelosia e protegge anche dalla paura. E’ utile per ricavare discernimento ed ispirazione per le nostre azioni.
L’animale totemico a lui collegato è il MERLO, la divinità BRIDE, la pietra il CRISOLITO GIALLO.


Da www.celticworld.it

Sorbo selvatico o degli uccellatori (Sorbo aucuparia)


di Loriana Mari

Caratteristiche:
è un albero di media grandezza (10-15 metri al massimo), le foglie sono variabili, perché esiste in diverse specie (montano, domestico, degli uccellatori), ma i fiori sono invariabilmente bianchi e profumatissimi, le bacche rosso corallo a forma di minuscole mele maturano a settembre, ma restano intatte fino ad inverno inoltrato e per questo il sorbo simboleggia la rinascita della luce dopo le tenebre del solstizio… un’aurora invernale!


Habitat:
cresce nei boschi di latifoglie caldi, asciutti ed assolati dalla pianura alla fascia montana;


Proprietà:
gli erboristi d’un tempo lo usavano contro le coliche, per l’elevato contenuto di acido malico, inoltre combatteva efficacemente lo scorbuto. Anche la corteccia, raccolta in primavera e seccata al sole, era usata come febbrifugo, antireumatico ed astringente. Oggi si usano soltanto i frutti.


Storia, mito, leggenda e magia:
il suffisso “aucuparia” deriva dal termine latino “aucupio” ovvero uccellagione in quanto i cacciatori usano i frutti del Sorbo per attirare gli uccelli che ne sono ghiotti. Infatti, in autunno, il sorbo diventa meta di passeri, tordi e merli che vengono a “riempire” i loro stomaci.
Nell’alfabeto Ogham il sorbo è simbolo di rinascita e protezione contro la negatività. Aiuta contro gli attacchi magici e la negatività, l’invidia e la gelosia e protegge anche dalla paura.
E’ utile per ricavare discernimento ed ispirazione per le nostre azioni.
L’animale totemico a lui collegato è il MERLO.

Conosciuto già in epoca romana e descritto da Plinio il sorbo è una pianta caratteristica dell’ambiente mediterraneo. E’ considerato efficace contro gli spiriti del male, dice un antico proverbio: “sorbo selvatico e filo rosso fan correr le streghe a più non posso”.

Nella costruzione delle zangole si usava legno di sorbo per essere sicuri che fate e streghe non sorvegliassero il burro. I cavalli stregati si possono sempre domare con una frusta di sorbo.
Il più efficace è considerato il sorbo volante, una pianta le cui radici non crescano nel terreno ma per esempio nelle spaccature di una roccia o sui rami di un altro albero.

Esso occupava un posto speciale negli oracoli dei druidi, impiegavano fuochi del suo legno per evocare spiriti che poi obbligavano a rispondere alle domande sparpagliando bacche di sorbo su pelli di toro appena scuoiati.
Era conosciuta anche una forma di divinazione che interpretava il significato di rametti rovesciati su una pelle di toro ben tesa, da cui il detto irlandese “camminare sui rami della conoscenza” per significare che si è tentato il possibile per ottenere un’informazione.


Nel calendario dei Celti il Sorbo dava il nome al mese che andava dal 21 Gennaio al 17 Febbraio e che in gallese era chiamato “Cerdinene” oppure “Luis” in irlandese.
I Celti lo consideravano l’albero dell’Aurora dell’anno, in cui cadeva la “festa del latte” (Imbolc), poiché la celebrazione coincide con il primo fiorire del latte nelle mammelle delle pecore, circa un mese prima della stagione della nascita degli agnelli.
Questo sottile segnale di ritorno della fertilità era il primo di una serie di eventi che annunciavano il rifiorire della vita sulla terra e, per la tribù, segnava l’urgenza di cominciare un nuovo ciclo di attività.
Questa è la festa più intima e raccolta dell’intero anno sacro: all’interno delle palizzate che circondano il villaggio, chiusi nelle capanne coperte di neve, raccolti intorno al fuoco caldo e crepitante, i Celti ascoltavano le storie del proprio clan, rendevano omaggio alla Dea e si preparavano al risveglio del mondo.
Tornando al nostro sorbo va detto che Celti Germani lo univano alla mela come nutrimento per gli dei e secondo i Finni era l’albero della vita ed ospitava la ninfa Pihlajatar. In rapporto con le potenze invisibili, il sorbo poteva anche proteggere efficacemente da quelle malvagie e quindi era usato come amuleto contro i fulmini ed i sortilegi.

Nel romanzo irlandese “La razzia della mandria di Fraoch” le bacche di un sorbo magico, custodite da un drago, hanno la virtù nutritiva di nove pasti, risanano le ferite ed aggiungono un anno alla vita d’un uomo. Nell’antica Irlanda prima di combattere i druidi accendevano fuochi con legno di sorbo, appunto ed invitavano così gli antichi spiriti del gruppo a prendere parte alla battaglia. Col suo legno si scolpiva una piccola mano, detta di strega, che serviva a scoprire i metalli nascosti sotto terra, ma anche manici di fruste, atte a dominare persino i cavalli stregati, e bastoni da pastori, che proteggevano il bestiame anche dalle epidemie.

I suoi frutti dolci e leggermente astringenti sono ricchi di acidi organici (tra cui l’acido sorbico è solo il più famoso), tannini, pectine e mucillagini; si possono far seccare e durano per tutto l’inverno.
Un tempo si mangiavano, si mescolavano alla pasta del pane, se ne ricavava una salsa da accompagnare alla selvaggina e servivano anche a preparare una bevanda a bassa fermentazione, simile al sidro, che in Europa centrale si produce ancora adesso.
I Romani la chiamavano “cerevisia”

Un antico proverbio così recita: “ con il tempo e con la paglia, maturano le sorbe e la canaglia”.

Fino alla fine dell’Ottocento i frutti del Sorbo, dopo un appassimento al sole, venivano aggiunti all’impasto del pane per ottenere una specie di dolce.
Era un albero sacro perché gli dei si nutrivano dei suoi frutti.Un pezzetto di legno di Sorbo, tenuto in tasca, è un ottimo talismano che ci protegge dai fulmini e dai sortilegi.I marinai attaccavano dei blocchi del suo legno sulla chiglia della nave perché li difendesse dalla furia delle tempeste marine.

Piccole perle:
“fare un infuso con un po’ di foglie di Sorbo in un litro di acqua bollente; dopo 10 minuti filtrare e bere. E’ un ottimo espettorante in caso di tosse”“togliere i semi da alcuni frutti di Sorbo ben maturi, macinateli con un passaverdura oppure schiacciateli bene con i rebbi di una forchetta; la “pappetta” ottenuta è un’ottima maschera per le pelli stanche”“fate bollire per circa un’ora alcuni frutti tagliati a quarti e non privati dei semi; filtrate il liquido ottenuto che vi servirà per sciacqui e gargarismi in caso di gola arrossata ed infiammata”.

Uso cosmetico
: si produce una maschera di bellezza fatta con polpa di sorbe ben mature setacciate e commiste a farina usata quale blando astringente e turgescente per i visi precocemente invecchiati e con piccole rughe.


da goodmorningumbria.wordpress.com