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Essere per fare
Inviato: 15/06/2011, 11:55
da Oliviero Angelo
Essere per fare. Non essere per essere fatti. Cogli l'attimo. Agisci, non reagire. Prendi l'onda, tira il labbro, pinnala, inchiodala, non farti inchiodare, esisti per VIVERE, mai esistere per esistere. L'esistenza è un'entrata, non un'uscita.
Essere o non essere non è il problema.
Fai. Agisci. Vivi.
(Frase estrapolata dall'ultimo romanzo di Koontz che sto leggendo: "Il tuo cuore mi appartiene")
Essere per fare
Inviato: 15/06/2011, 13:57
da drago-lontra blu
Sicuro di non essere il Maestro Joda travestito?
Forte e cristallino, questo pensiero, secondo me.
Grazie Gladius

Essere per fare
Inviato: 15/06/2011, 18:38
da shanti
O'Kalbimar, incarnata di passaggio come walk-in in Brasile, diceva, ovviamente in portoghese. Age no reage... agisci, non reagire.
Diceva sempre che gli umani più che agire, più che fare, reagiscono a ciò che fanno gli altri. Una vita improntata sulla reazione e non sull'azione sta a significare che sei un po' fuori da te stesso. Quando agisci se in te.
Grazie Gladius.
Essere per fare
Inviato: 16/06/2011, 9:27
da Rubis
... grazie Gladius, credo che questa esortazione sia fondamentale per imparare ad "esistere e saper vivere" in comunione con gli altri.oltre che con sè stesi...
Quanto è controproducente avere a che fare con persone "reattive".... tolgono la possibilità di esprimerti e condividere...
Grazie fratello...
Essere per fare
Inviato: 16/06/2011, 13:29
da Oliviero Angelo
Semplicemente per piacere di confronto e di riflessione, a questa affermazione che io stesso ho riportato e supportato, voglio contrapporre un passo del pensiero di Osho sull'Essere anziché il fare.
Pensiero forse non contrapposto ma comprensivo di altre sfumature e punti di vista: un fare partendo comunque dall'essere.
Sicuramente un approfondimento.
AGIRE CONSAPEVOLMENTE
"Un uomo di grande sensibilità e compassione si recò in visita dal Buddah, e gli chiese: "Che cosa posso fare per aiutare il mondo?".
Si dice che il Buddah abbia riso e abbia risposto: "Non puoi fare nulla, perché non ci sei.Come puoi fare qualcosa quando non ci sei? Non pensare al mondo, non chiederti come aiutare la Terra e gli altri; prima sii presente. Una volta che esisterai, qualunque cosa tu faccia diventerà un aiuto, una preghiera, un atto di compassione. La tua presenza è il punto di svolta; il tuo essere è la rivoluzione".
Dunque, sono queste le due vie: la via dell'azione e quella della meditazione; esse sono diametralmente opposte. La via dell'azione si interessa essenzialmente a te, in quanto soggetto agente. Essa tenterà di cambiare le tue azioni; cercherà di modificare la tua personalità, la tua morale, le tue relazioni, mai te. La via della meditazione è diametralmente opposta. Non si interessa alle tue azioni; punta direttamente e immediatamente a te: quello che fai è irrilevante, l'importante è ciò che sei. Ciò che sei è basilare e fondamentale, perché tutte le azioni nascono da te.
Ricorda, le tue azioni possono essere cambiate e modificate, possono persino essere sostituite da azioni diametralmente opposte, ma non ti cambieranno. Nessun mutamento esteriore provocherà la rivoluzione interiore, perché l'esteriore è superficiale e la tua essenza più intima non viene toccata da ciò che fai. Il contrario, invece, provoca la rivoluzione: se il nucleo più profondo è cambiato, la superficie muta autommaticamente. Quindi, metti a fuoco una domanda fondamentale, solo allora potremo addentrarci in queste tecniche di meditazione.
Non preoccuparti di ciò che stai facendo; potrebbe essere un trucco, uno stratagemma per evitare il problema autentico.Per esempio, sei violento. Poiché pensi che se fossi non-violento diventeresti religioso, ti avvicineresti al divino, farai ogni sforzo per essere non-violento. Sei crudele, ma provi con tutte le tue forze a essere pieno di compassione.
Puoi farlo, ma non cambierà nulla e resterai immutato. La crudeltà diventerà parte della compassione, e sarà ancora più pericolosa. La violenza farà parte della non-violenza, diventando ancora più sottile.Sarai violentemente non-violento. La tua non-violenza avrà tutta la follia della violenza; sarai crudele attraverso la compassione.
Puoi persino uccidere per compassione: è successo. Sono state combattute moltissime guerre di religione in nome della compassione. Puoi uccidere in modo molto compassionevole e non-violento. Puoi compiere un assassinio con amore, perché lo stai facendo per il bene della persona che stai uccidendo. La stai uccidendo per farle un favore, per darle una mano.
Puoi cambiare le tue azioni, ma con tutta probabilità questo sforzo non è altro che uno per evitare il vero cambiamento. Il cambiamento fondamentale è questo: prima devi "essere". Devi diventare più attento, più consapevole del tuo essere; solo a quel punto una presenza discende in te. Non senti mai te stesso; anche se qualche volta accade, ti senti attraverso gli altri, attraverso l'eccitazione, lo stimolo, la reazione. E' necessario qualcun altro perché tu possa sentire te stesso; questo è assurdo. Da solo, senza eccitazione, senza nessuno che si trasformi in uno specchio, ti addormenti, ti annoi. Non ti senti mai; non c'è alcuna presenza. Vivi in modo assente.
Tale esistenza assente è la mente irreligiosa. Diventare colmi della propria presenza, della luce del proprio essere, vuol dire diventare religiosi. Per cui ricorda questo punto fondamentale: il mio interesse non è rivolto alle tue azioni. Ciò che fai è irrilevante. Ciò che sei - assente, presente, consapevole, inconsapevole - è l'oggetto della mia attenzione.
Per sentire te stesso ti occorre qualcun altro oppure il passato; infatti, attraverso il passato - i ricordi - pupi sentire la tua identità. Oppure è necessario il futuro: in esso puoi proiettare i sogni, gli ideali, le vite future, moksha, la liberazione.
Per sentire te stesso hai bisogno dei ricordi, di una proiezione futura o di qualcun altro: da solo non sei mai sufficiente. Questo è il male, e nulla ti appagherà mai, se non sarai sufficiente a te stesso. Quando basterai a te stesso, avrai vinto, la battaglia sarà conclusa. A quel punto non ci sarà più sofferenza: toccherai un punto di non ritorno.
(...)
da: "I segreti della gioia", OSHO)
Essere per fare
Inviato: 16/06/2011, 14:12
da Artos
Ciao Gladius Lucis si io la penso quasi come Osho. Secondo me bisogna eleminare la parte meccanica da noi. Essere sempre presente a noi stessi, osservarci e modificarci nella presenza. Poi se fai non fai reagisci o non reagisci non ha alcuna importanza quello che conta è la presenza e combattere la meccanicità. Ciao e un abbraccio fraterno.
Essere per fare
Inviato: 16/06/2011, 14:20
da shanti
Penso che essere se stessi, essere la propria divinità sia l'unica cosa che conta e per arrivarci abbiamo anche dovuto agire,
Devi diventare più attento, più consapevole del tuo essere; solo a quel punto una presenza discende in te.questa è l'azione che ti porta ad "essere". Quando sei presente nel tuo centro sei anche in grado di agire per il massimo bene. E, a volte, proprio a chi "è" viene chiesto di agire.
Lo stesso scrivere di Osho è un'azione
Ciao ragazzi.