Il mantra è la stessa mente
Inviato: 10/02/2014, 0:57
Dal libro "Oltre l'illusione dell'io" di Raphael a pag. 39 leggiamo:
21. Può avvenire che nella nostra spazialità si presentino contenuti psicologici o, meglio, coaguli energetici qualificati che hanno una certa forza e persistenza da condizionare il centro coscienza non stabilizzato. Anzi, ci sono particolari contenuti-coaguli che possono rendere l’ente completamente aggiogato e frustrato; ogni individuo ha un suo “guardiano della soglia” con cui deve fare i conti, a volte possono essercene più di uno con grave difficoltà della coscienza a gestire il proprio equilibrio.
Che cosa occorre fare in questi casi? Proponiamo alcune modalità operative:
a) Con la potenza del suono (mantra) disgregare il coagulo. E’un atto dinamico, preciso e immediato.
b) Accettandolo e integrandolo nella pura coscienza; occorre naturalmente avere adeguata posizione solare coscienziale.
c) Rallentando il ritmo del contenuto e sottraendogli energia fino a neutralizzarlo completamente.
d) Operando con una qualità energetica opposta a quella del contenuto. In questo caso si ottiene una sorta di trasmutazione alchemica .
Soffermiamoci sul primo punto e approfondiamo il concetto di mantra. A tal proposito nel Secondo dischiudimento (Dvitiyonmesah) del Siva Sutra di Vasugupta a pag 78 leggiamo:
".....Così, il principio di pura coscienza le cui modificazioni sono gli enti individuati ha da essere scoperto in ogni momento espressivo dell'essere, in ciascun atto e, a livello più superficiale, in ogni configurazione o forma, poichè è la causa e il mezzo di tutto il percepibile, il conoscibile, il pensabile. Pertanto, nell'ordine individuale e a livello della conoscenza inferiore, operata dalla mente, si può dire che:
1. Il mantra è la stessa mente.
La rappresentazione pensativa, cioè il pensiero in generale, base della conoscenza relativa inteso nella sua giusta funzione strumentale (e non essenziale, come ordinariamente accade), è l'oggetto prodotto non distinto dal soggetto che lo produce, poichè ne mantiene la natura; il pensiero (mantra) è la mente stessa (cittam) in quanto è semplice configurazione della sua sostanza, cioè la pura coscienza (cit), e ne conserva, perciò, il principio assoluto di autoconsapevolezza....."
Sempre dello stesso testo a pag. 80 che ne chiarisce ulteriormente il significato leggiamo:
"....Ciò che s'oppone allo svelamento diretto del Sé è l'insieme delle tendenze latenti, o vasana, causa dell'ego e della mente inquieta; riconoscerle nella loro natura significa estinguerle bruciandone le radici. Di che cosa potrebbero esser costituite, infatti, se non di pura coscienza, al pari di qualunque altra modificazione in atto?”
Riconoscerle nella loro natura essenziale è il mantra, ecco perché e’un atto dinamico, preciso e immediato che contiene in sé la certezza della soluzione.
....La Conoscenza, è detto, distrugge completamente l'ignoranza e la conoscenza errata, poichè svela la Realtà che ne è il sostrato. Per la Coscienza matura la Realtà è evidente; è essa stessa l'Unità-senza-secondo...."
3. Tale essenza svelata, che è la realtà segreta dei mantra, è quel puro Essere che ha la Conoscenza per forma.
Il pensiero è il simbolo del Non-pensabile, di Ciò che E'; penetrare la forma-pensiero, cioè l'immagine, con l'acume dell'intuizione è riconoscerla pura Coscienza, non diversa da Sé. Perciò, per la coscienza matura, il pensiero (mantra) è l'appoggio formale da cui spiccare il balzo verso l'informale, è il supporto alla meditazione nella quale la sua forma si risolve nella pura sostanza-coscienza.
Il mantra risolve la mente nella pura Coscienza dell'Essere, perché ne scorge l'essenza aformale sottostante come riportato dalla seguente Upanisad:
Dalla prospettiva del Brahman, ogni eventuale modificazione mentale che possa spontaneamente sorgere e sovrapporsi, viene vista e dissolta per quello che è veramente: Brahman, l'Uno senza secondo, ed in ciò si cela se viene colto, il segreto del risveglio.
Meta Upanisad 4
Pertanto il secondo, l'altra faccia di me stesso, il guardiano della soglia che dir si voglia, a qualunque grado di condensazione possa appartenere, è sempre me stesso. Nel momento stesso che lo riconosco ho posto le basi della sua immediata e definitiva soluzione. Troppo semplice? Lo so, la mente tende a complicare le cose, perché il mantra qui esposto comporta la sua dissoluzione. Se riusciamo a cogliere pienamente il significato profondo di questo sutra, il mantra è la stessa mente, la sadhana ha termine proprio in quel preciso istante e il Brahman si rivelerà nel suo incomparabile candore e semplicità che tutto ha in sé.
.....Così la mente, in realtà, cioè in sostanza , quindi "a monte" delle sue stesse forme prodotte, non differisce dal Sé, e di questo occorre prendere coscienza, nel compimento delle diverse funzioni inerenti, e nel riconoscimento della loro vera natura (espressiva).
Dire che "Il Sé è (Pura) Coscienza" e che "Il mantra è la stessa mente"equivale ora affermare che:
La sostanza mentale è, dunque, Brahman
21. Può avvenire che nella nostra spazialità si presentino contenuti psicologici o, meglio, coaguli energetici qualificati che hanno una certa forza e persistenza da condizionare il centro coscienza non stabilizzato. Anzi, ci sono particolari contenuti-coaguli che possono rendere l’ente completamente aggiogato e frustrato; ogni individuo ha un suo “guardiano della soglia” con cui deve fare i conti, a volte possono essercene più di uno con grave difficoltà della coscienza a gestire il proprio equilibrio.
Che cosa occorre fare in questi casi? Proponiamo alcune modalità operative:
a) Con la potenza del suono (mantra) disgregare il coagulo. E’un atto dinamico, preciso e immediato.
b) Accettandolo e integrandolo nella pura coscienza; occorre naturalmente avere adeguata posizione solare coscienziale.
c) Rallentando il ritmo del contenuto e sottraendogli energia fino a neutralizzarlo completamente.
d) Operando con una qualità energetica opposta a quella del contenuto. In questo caso si ottiene una sorta di trasmutazione alchemica .
Soffermiamoci sul primo punto e approfondiamo il concetto di mantra. A tal proposito nel Secondo dischiudimento (Dvitiyonmesah) del Siva Sutra di Vasugupta a pag 78 leggiamo:
".....Così, il principio di pura coscienza le cui modificazioni sono gli enti individuati ha da essere scoperto in ogni momento espressivo dell'essere, in ciascun atto e, a livello più superficiale, in ogni configurazione o forma, poichè è la causa e il mezzo di tutto il percepibile, il conoscibile, il pensabile. Pertanto, nell'ordine individuale e a livello della conoscenza inferiore, operata dalla mente, si può dire che:
1. Il mantra è la stessa mente.
La rappresentazione pensativa, cioè il pensiero in generale, base della conoscenza relativa inteso nella sua giusta funzione strumentale (e non essenziale, come ordinariamente accade), è l'oggetto prodotto non distinto dal soggetto che lo produce, poichè ne mantiene la natura; il pensiero (mantra) è la mente stessa (cittam) in quanto è semplice configurazione della sua sostanza, cioè la pura coscienza (cit), e ne conserva, perciò, il principio assoluto di autoconsapevolezza....."
Sempre dello stesso testo a pag. 80 che ne chiarisce ulteriormente il significato leggiamo:
"....Ciò che s'oppone allo svelamento diretto del Sé è l'insieme delle tendenze latenti, o vasana, causa dell'ego e della mente inquieta; riconoscerle nella loro natura significa estinguerle bruciandone le radici. Di che cosa potrebbero esser costituite, infatti, se non di pura coscienza, al pari di qualunque altra modificazione in atto?”
Riconoscerle nella loro natura essenziale è il mantra, ecco perché e’un atto dinamico, preciso e immediato che contiene in sé la certezza della soluzione.
....La Conoscenza, è detto, distrugge completamente l'ignoranza e la conoscenza errata, poichè svela la Realtà che ne è il sostrato. Per la Coscienza matura la Realtà è evidente; è essa stessa l'Unità-senza-secondo...."
3. Tale essenza svelata, che è la realtà segreta dei mantra, è quel puro Essere che ha la Conoscenza per forma.
Il pensiero è il simbolo del Non-pensabile, di Ciò che E'; penetrare la forma-pensiero, cioè l'immagine, con l'acume dell'intuizione è riconoscerla pura Coscienza, non diversa da Sé. Perciò, per la coscienza matura, il pensiero (mantra) è l'appoggio formale da cui spiccare il balzo verso l'informale, è il supporto alla meditazione nella quale la sua forma si risolve nella pura sostanza-coscienza.
Il mantra risolve la mente nella pura Coscienza dell'Essere, perché ne scorge l'essenza aformale sottostante come riportato dalla seguente Upanisad:
Dalla prospettiva del Brahman, ogni eventuale modificazione mentale che possa spontaneamente sorgere e sovrapporsi, viene vista e dissolta per quello che è veramente: Brahman, l'Uno senza secondo, ed in ciò si cela se viene colto, il segreto del risveglio.
Meta Upanisad 4
Pertanto il secondo, l'altra faccia di me stesso, il guardiano della soglia che dir si voglia, a qualunque grado di condensazione possa appartenere, è sempre me stesso. Nel momento stesso che lo riconosco ho posto le basi della sua immediata e definitiva soluzione. Troppo semplice? Lo so, la mente tende a complicare le cose, perché il mantra qui esposto comporta la sua dissoluzione. Se riusciamo a cogliere pienamente il significato profondo di questo sutra, il mantra è la stessa mente, la sadhana ha termine proprio in quel preciso istante e il Brahman si rivelerà nel suo incomparabile candore e semplicità che tutto ha in sé.
.....Così la mente, in realtà, cioè in sostanza , quindi "a monte" delle sue stesse forme prodotte, non differisce dal Sé, e di questo occorre prendere coscienza, nel compimento delle diverse funzioni inerenti, e nel riconoscimento della loro vera natura (espressiva).
Dire che "Il Sé è (Pura) Coscienza" e che "Il mantra è la stessa mente"equivale ora affermare che:
La sostanza mentale è, dunque, Brahman