C’è una forza interiore nascosta
Inviato: 20/03/2013, 14:06
C’è una forza interiore nascosta, che tutti possediamo ma non ci accorgiamo di avere finché non ci costringiamo a superare delle avversità. Nietzsche sintetizzò questa verità nel celebre aforisma “Ciò che non mi uccide, mi rende più forte”. La sua idea che i problemi abbiano un valore positivo era innovativa.
Ma, si sa, la filosofia è il parto di intellettuali che raramente si domandano come applicare le proprie idee alla vita reale. Quando ci si allaga la cantina, o il partner ci lascia, generalmente il nostro pensiero non corre all’opera di Nietzsche. In momenti simili abbiamo tutti la stessa reazione: “Non può succedere proprio a me”.
Per quanto possa sembrare naturale, in realtà tale atteggiamento è assurdo: stiamo rifiutando di accettare un evento che è già accaduto. Non c’è spreco di tempo maggiore. Più ci si lamenta, più ci si fa del male. C’è un nome per chi si crogiola così nel dolore: vittima.
La vittima pensa di sapere come il mondo dovrebbe funzionare e quando non si sente trattata come “merita”, conclude che il mondo è contro di lei. Questa diventa la sua giustificazione logica per rinunciare e ritirarsi nella comfort zone, dove può smettere di impegnarsi.
Non è necessario ricorrere alla filosofia per capire che, così facendo, non si sta né crescendo né rafforzandosi.
(Phil Stutz, Barry Michels, The Tools - Il metodo, http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/ ... hp?pn=4351
Ma, si sa, la filosofia è il parto di intellettuali che raramente si domandano come applicare le proprie idee alla vita reale. Quando ci si allaga la cantina, o il partner ci lascia, generalmente il nostro pensiero non corre all’opera di Nietzsche. In momenti simili abbiamo tutti la stessa reazione: “Non può succedere proprio a me”.
Per quanto possa sembrare naturale, in realtà tale atteggiamento è assurdo: stiamo rifiutando di accettare un evento che è già accaduto. Non c’è spreco di tempo maggiore. Più ci si lamenta, più ci si fa del male. C’è un nome per chi si crogiola così nel dolore: vittima.
La vittima pensa di sapere come il mondo dovrebbe funzionare e quando non si sente trattata come “merita”, conclude che il mondo è contro di lei. Questa diventa la sua giustificazione logica per rinunciare e ritirarsi nella comfort zone, dove può smettere di impegnarsi.
Non è necessario ricorrere alla filosofia per capire che, così facendo, non si sta né crescendo né rafforzandosi.
(Phil Stutz, Barry Michels, The Tools - Il metodo, http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/ ... hp?pn=4351