"Non dipende da me"
Inviato: 02/02/2012, 1:14
"Non dipende da me"
Dire:"Non dipende da me" significa arrendersi alla vita che scorre dentro di noi, significa ragionare con quell'intelligenza profonda che in ogni istante crea e rigenera il nostro Essere e tutto il cosmo. Niente di più.
Noi crediamo che la vita debba essere fatta di sforzi su sforzi per raggiungere un risultato. Ma fa fatica un fiore a crescere? Se non la fa lui, non dovremmo farla nemmeno noi, ma non accettiamo che le cose vadano come devono, allora possiamo conoscere stati di benessere profondo. "La gioia" scrive Anthony de Mello è "la comprensione del fatto che quando tutto è perduto hai perso solo un giocattolo."
Quando faremo nostro questo atteggiamento mentale, quando saremo consapevoli del fatto che non appena un evento si affaccia già inizia il suo tramonto, allora avremo aperto le porte alla felicità.
Arrendersi, cedere e osservare.
Dice Florenskij che quando il nostro occhio guarda dal di dentro modifica chimicamente le increzioni ormonali e la nostra interiorità: se non lo facciamo siamo veramente perduti.
Quando i nostri figli litigano, quando il partner ci dice cose spiacevoli, quando non ci sentiamo apprezzati, quando le cose non vanno nel modo in cui ce le aspettavamo, ripetiamoci questa frase: "Non dipende da me".
Spesso è il nostro voler essere protagonisti, il nostro voler intervenire a tutti i costi a complicarci la vita.
Dal punto di vista della chimica del cervello, via via che lasciamo la presa, ci pervade un senso di rilassamento profondo, di tranquillità inaspettata. Spesso le cose, se non interveniamo, si mettono a posto da sole.
Scriveva il poeta Tagore, sottolineando in modo magistrale quanto inopportuni siano i nostri sforzi:
Perché la lampada si spense?
La coprii col mantello
per ripararla dal vento,
ecco perché la lampada si spense.
Perché il fiore appassì?
Con ansioso amore
me lo strinsi al petto,
ecco perché il fiore appassì.
Perché il ruscello inaridì?
Lo sbarrai con una diga
per averlo solo per me,
ecco perché il ruscello inaridì.
Perché la corda dell'arpa si spezzò?
Tentai di trarne una nota
al di là delle sue possibilità,
ecco perché la corda si spezzò.
Evidentemente c'è un'energia intelligente che sa operare tanto meglio, quanto più ci facciamo da parte. Perciò:
quando prendiamo a cuore inutilmente i problemi degli altri...
quando vogliamo lasciarlo/a e non ci riusciamo...
quando ci riempiamo di domande...
quando vogliamo riportare la pace in famiglia...
quando ci ostiniamo a voler salvare un matrimonio, una relazione, un'amicizia difficoltosa...
quando ci sforziamo di rimettere le cose a posto (amori, lavoro, famiglia)...
quando il partner ci tradisce...
quando non ci sentiamo amati...
quando troviamo intralci sul lavoro...
quando i nostri figli litigano...
proviamo a ripetere questa frase, come se fosse una cantilena: "Non dipende da me". E basta.
Con grande saggezza Kipling scriveva: "Se puoi veder crollare improvvisamente tutta l'opera della tua vita e rimetterti al lavoro, se puoi soffrire, lottare, morire senza mormorare, allora tu, figlio mio, sei un uomo".
(Raffaele Morelli)
Dire:"Non dipende da me" significa arrendersi alla vita che scorre dentro di noi, significa ragionare con quell'intelligenza profonda che in ogni istante crea e rigenera il nostro Essere e tutto il cosmo. Niente di più.
Noi crediamo che la vita debba essere fatta di sforzi su sforzi per raggiungere un risultato. Ma fa fatica un fiore a crescere? Se non la fa lui, non dovremmo farla nemmeno noi, ma non accettiamo che le cose vadano come devono, allora possiamo conoscere stati di benessere profondo. "La gioia" scrive Anthony de Mello è "la comprensione del fatto che quando tutto è perduto hai perso solo un giocattolo."
Quando faremo nostro questo atteggiamento mentale, quando saremo consapevoli del fatto che non appena un evento si affaccia già inizia il suo tramonto, allora avremo aperto le porte alla felicità.
Arrendersi, cedere e osservare.
Dice Florenskij che quando il nostro occhio guarda dal di dentro modifica chimicamente le increzioni ormonali e la nostra interiorità: se non lo facciamo siamo veramente perduti.
Quando i nostri figli litigano, quando il partner ci dice cose spiacevoli, quando non ci sentiamo apprezzati, quando le cose non vanno nel modo in cui ce le aspettavamo, ripetiamoci questa frase: "Non dipende da me".
Spesso è il nostro voler essere protagonisti, il nostro voler intervenire a tutti i costi a complicarci la vita.
Dal punto di vista della chimica del cervello, via via che lasciamo la presa, ci pervade un senso di rilassamento profondo, di tranquillità inaspettata. Spesso le cose, se non interveniamo, si mettono a posto da sole.
Scriveva il poeta Tagore, sottolineando in modo magistrale quanto inopportuni siano i nostri sforzi:
Perché la lampada si spense?
La coprii col mantello
per ripararla dal vento,
ecco perché la lampada si spense.
Perché il fiore appassì?
Con ansioso amore
me lo strinsi al petto,
ecco perché il fiore appassì.
Perché il ruscello inaridì?
Lo sbarrai con una diga
per averlo solo per me,
ecco perché il ruscello inaridì.
Perché la corda dell'arpa si spezzò?
Tentai di trarne una nota
al di là delle sue possibilità,
ecco perché la corda si spezzò.
Evidentemente c'è un'energia intelligente che sa operare tanto meglio, quanto più ci facciamo da parte. Perciò:
quando prendiamo a cuore inutilmente i problemi degli altri...
quando vogliamo lasciarlo/a e non ci riusciamo...
quando ci riempiamo di domande...
quando vogliamo riportare la pace in famiglia...
quando ci ostiniamo a voler salvare un matrimonio, una relazione, un'amicizia difficoltosa...
quando ci sforziamo di rimettere le cose a posto (amori, lavoro, famiglia)...
quando il partner ci tradisce...
quando non ci sentiamo amati...
quando troviamo intralci sul lavoro...
quando i nostri figli litigano...
proviamo a ripetere questa frase, come se fosse una cantilena: "Non dipende da me". E basta.
Con grande saggezza Kipling scriveva: "Se puoi veder crollare improvvisamente tutta l'opera della tua vita e rimetterti al lavoro, se puoi soffrire, lottare, morire senza mormorare, allora tu, figlio mio, sei un uomo".
(Raffaele Morelli)