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FEDE (Il ritorno del Profeta)

Inviato: 20/11/2010, 22:27
da Oliviero Angelo
da: "Il ritorno del profeta" di Hajjar Gibran (pronipote di Kahlil Gibran)

Prima che la luce mi rivelasse, non guardavo più in là dell'orizzonte umano. Ora aspiravo invece a un sostentamento che trascendeva qualsiasi orizzonte.
Prima che lo Spirito mi lenisse le ferite, trovavo conforto nella solidarietà dei miei compagni e in seno alla famiglia, ma il loro sostegno non poteva più essermi d'aiuto, per soddisfare le nuove esigenze immateriali.
Prima che il Profeta mi parlasse di persona, ero rassegnato a rimanere una pedina del destino.
Ritenevo Dio un sovrano inconoscibile, assiso su un irraggiungibile trono, una possente invenzione cui potevo rivolgermi per placare la mia sete, limitandomi a inginocchiarmi in silenzio e a sorbire esili rivoli di speranza.
Per un certo periodo prestai fede ai miti religiosi narrati e rinarrati di generazione in generazione. Studiai libri venerati, pregai nelle chiese, mi inginocchiai nei templi e mi prosternai davanti agli altari. Ma non riuscivo ad accontentarmi di simili credi. Avevo bisogno di entrare in contatto con la sostanza informe e di comunicare con regni che rimanevano celati.
Nella mia ricerca di fede, incontrai molti che non ascoltavano nessun canto diverso dal proprio. Se ne stavano orgogliosi, indossando le convinzioni religiose come abiti di lino pregiato. Nella loro nuda vulnerabilità, li scorgevo aggrapparsi ai dogmi, come un bambino spaventato si tiene stretto all'abito della madre, in cerca di conforto e protezione. Eppure celavano a se stessi la propria forza e, nella loro apparente consolazione, affrontavano un terribile sacrificio, perché quelle inflessibili convinzioni tacitavano precipitosamente ciò che esiste in noi di superiore all'umano.


Per queste strane vie, la vita mi era maestra.
Imparai la fede dallo scettico, il pudore dal lussurioso, la compassione dal crudele e la gratitudine da tutti quanti.
Quando guardai attraverso gli occhi dell'Altissimo, vidi che ero tutti loro. Ogni persona aggiungeva qualcosa al mio incanto, così come ogni stella contribuisce a rischiarare il grande mistero del cosmo.
Incontrai preziose creature per cui la religione era un'umile scintilla serena, quanto qualsiasi astro in cielo. Non parlarono di ideologia, mi guidarono anzi al mio santuario interiore per comunicare con il Senza Nome.
Lo Spirito che mi si rivelò abbraccia tutti gli esseri, tanto credenti quanto agnostici. Si presenta come una vasta aureola che permea tutti e tutto ciò che è stato, spingendosi sempre più lontano, per comprendere ogni cosa che mai sarà.
(...)
Il Profeta rispose:


Cercare rifugio nel dogma che preferisci ti può essere di conforto, però non affrettarti a descrivere il sacro mistero a tua somiglianza, né a interpretarlo a modo tuo.
Vorrei che tu serbassi le tue convinzioni con la stessa lievità dei pensieri da cui esse nascono.
Le ideologie pretendono molte braccia e infinite dita, e tutte si estendono lontane dal centro.
Lasciale dottrine religiose sugli scaffali della storia. Sono una flebile eco che degli antichi che vennero molto dopo la tua nascita.
E tu resterai a lungo, anche quando i libri deificati saranno ridotti a polverosi ricordi. Perché il tuo Principio non è stato nel ventre, né troverà la fine nella tomba.
Non comprenderai mai abbastanza il Mistero che sei e in cui sei immerso.
E puoi soltanto sperare di realizzare ciò che hai ancora da compiere.
Se non hai fede, sei simile a una piuma alla deriva nel vento, senza scopo.
Eppure se la tua fede è confinata entro le mura di intransigenti certezze, sei come un uccello in gabbia che può spiegare le ali, ma non volare libero.
Sebbene, infatti tu possa trovare consolazione nel tuo credo, la tua psiche è incline a ristagnarvi imprigionata.
La fede invece non deve contenerti, né definirti o dividerti.
Non trincerarti nella tua dottrina; anzi, trasformala nello scintillante arco di passaggio verso la sconfinata Presenza che è in te.
Sei molto più grande di qualunque cosa tu possa concepire, eppure ti riveli a te stesso soltanto nella misura in cui riesci a realizzarti.
Con le tue convinzioni, tu vorresti costruirti un vascello sopra cui navigare l'ondoso mare della vita; io vorrei piuttosto che tu ti tuffassi negli abissi insondabili, per divenire tutt'uno con la tua anima originaria.
Anche se tu vorresti ch'io fossi una sorgente a cui attingere la coppa quando ti senti assetato, io vorrei essere un diluvio che ti annega, giacché nella tua disfatta consiste il tuo rivelarsi.
Vorrei cancellare ogni tuo credo, così che tu possa venire a me con maggiore innocenza e minori convinzioni.
Anche se inciderai le mie parole nella pietra e le proclamerai come riflessi di verità, io tramuterò la pietra in bruma e scioglierò in liquida melodia tutto ciò che è cristallizzato.
Sono l'eterno canto che devi ancora cantare; più prossimo a te del tuo stesso respiro.
Puoi perlustrare il mondo intero per trovarmi, e tuttavia io posso essere trovato soltanto dentro di te.
Mi coglierai come perla preziosa nello scrigno del tuo cuore illuminato e della tua mente radiosa.