Viaggio in India. Se entri nel cuore dell'India, l'India ti entra nel cuore

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Ajna

Viaggio in India. Se entri nel cuore dell'India, l'India ti entra nel cuore

Messaggioda Ajna » 29/11/2008, 13:34



Shanti è meraviglioso seguirti, passo dopo passo, in questa tua descrizione del tuo viaggio in India, ci fai toccare con mano le realtà materiali e spirituali di quella terra, che proprio in questi giorni sta subendo "atti malvagi".
Rimango in attesa trepidante di sentirti parlare del sogno di Mère, come lo hai vissuto e tu quali sono state le impressioni della tua anima.
Un abbraccio da Ajna

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Messaggioda drago-lontra blu » 29/11/2008, 13:47

non so cosa sia il mala ma arrivo a pensare che sia un medaglione, come un mandala. Certo che mi trascini, mi piace un sacco immaginare quello che descrivi.
Un abbraccio.... abbracci cuore pulsante
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Messaggioda shanti » 29/11/2008, 13:54

Ecco qui...

Un japa mala (a volte chiamato semplicemente mala) è un rosario indiano con un numero preciso di semi. Japamala è una parola composta da japa che significa "ripetizione" e mala che significa "circolo".
Viene spesso usato come strumento per il Namasmarana, la pratica di ripetere un mantra un determinato numero di volte, o per praticare altre forme di sadhana (esercizi spirituali).
I mantra vengono spesso ripetuti centinaia o migliaia di volte. Il japa mala viene utilizzato allo scopo di potersi concentrare, durante la ripetizione del Nome di Dio, sul suono e sul significato del mantra stesso, così come viene ripetuto o cantato, potendo così evitare di pensare al numero di ripetizioni eseguite.
Ogni volta che il mantra viene ripetuto, le dita fanno scorrere il mala di un seme, passando quindi al seme successivo.
Il numero di semi è variabile a seconda della grandezza del japa mala; tuttavia, il numero più ricorrente è sicuramente 108.
Il 109° seme di un mala è chiamato sumeru o seme del guru. Il conto delle ripetizioni dovrebbe sempre incominciare con un seme vicino al sumeru. Nella tradizione indù, se bisogna eseguire più ripetizioni di un japa mala, si inverte la direzione di rotazione quando si raggiunge il sumeru, invece di oltrepassarlo.




A volte sono fatti di palline di sandalo profumato e a volte di semi di rudraksha, l'albero sacro a Shiva. Un abbraccio...indiano
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
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Messaggioda shanti » 29/11/2008, 20:58



Il progetto di Auroville a forma di galassia


Un Sogno
"Dovrebbe esserci in qualche angolo della Terra un luogo in cui nessuna nazione abbia il diritto di dire: “ E’ mio ”, un luogo dove ogni uomo di buona volontà, con una sincera aspirazione, possa liberamente vivere come cittadino del mondo obbedendo ad una sola autorità, quella della Verità Suprema. Un luogo di pace, di concordia, di armonia, dove gli istinti combattivi dell’uomo siano utilizzati esclusivamente per vincere la causa delle sue miserie e della sua sofferenza, per superare la debolezza e l’ignoranza, per trionfare sui propri limiti e sulle proprie incapacità. Un luogo dove i bisogni dello spirito e la ricerca del progresso prevalgano sul soddisfacimento dei desideri e delle passioni, sulla ricerca del piacere e del godimento materiale.

In questo luogo i bambini potrebbero crescere e svilupparsi integralmente senza perdere il contatto con la loro anima; l’istruzione sarebbe data non per superare esami od ottenere diplomi e sistemazioni, ma per arricchire le facoltà esistenti e farne nascere di nuove. In questo luogo i titoli e le posizioni sarebbero sostituiti da occasioni per servire ed organizzare; si provvederebbe in ugual misura ai bisogni di ognuno e la superiorità intellettuale, morale e spirituale si tradurrebbe nell’organizzazione, non in maggior piacere e potere, ma in maggiori doveri e responsabilità. La bellezza in tutte le forme artistiche (pittura, scultura, musica e letteratura) sarebbe a tutti ugualmente accessibile, essendo la facoltà di partecipare alle gioie che essa dà limitata unicamente dalla capacità di ciascuno e non dalla posizione sociale o finanziaria.

Ciò perché in questo luogo ideale il denaro non sarebbe più il padrone sovrano; il valore personale avrebbe un’importanza infinitamente superiore a quello della ricchezza e della posizione sociale. Il lavoro non sarebbe un mezzo per guadagnarsi la vita, ma il mezzo per esprimere e sviluppare le proprie capacità e possibilità, servendo contemporaneamente l’insieme del gruppo che, da parte sua, provvederebbe alle necessità della esistenza e al campo d’azione di ognuno. In sintesi, sarebbe un luogo in cui le relazione fra gli esseri umani, che di solito sono quasi esclusivamente basate sulla concorrenza e la competizione, sarebbero sostituite da sentimenti di emulazione, di collaborazione e di reale fraternità. La Terra non è ancora pronta per realizzare un simile ideale perché l’umanità non possiede ancora la conoscenza sufficiente per capirlo e adottarlo, né la forza cosciente indispensabile per la sua esecuzione; ed è perciò che lo chiamo un sogno.

Tuttavia questo sogno sta divenendo realtà: è a ciò che tendiamo con ogni sforzo all’Ashram di Sri Aurobindo, su piccola scala e con i nostri mezzi limitati. La realizzazione è certo lontana dall’ essere perfetta, ma è progressiva. Poco a poco avanziamo verso il nostro fine che speriamo un giorno di poter presentare al mondo come un mezzo pratico ed efficace per uscire dal caos attuale, per nascere ad una nuova vita più armoniosa e più vera." La Madre.





IL SOGNO DELLA MADRE.

Ora Auroville è un sogno realizzato. Sognato da una donna di origine turca, cittadinanza francese, divenuta indiana per scelta, a quaranta anni, e mai più tornata in occidente. Si tratta di Mira Alfassa (1878 – 1973), detta anche Mére, “la Madre”. A 90 anni ha visto posare la prima pietra per la costruzione del suo sogno: una città “dove ognuno potrà vivere in pace, senza conflitti e rivalità tra nazioni, religioni e ambizioni; dove niente e nessuno avrà il diritto di imporre la propria come esclusiva verità” parole pronunciate da lei durante l’inaugurazione di Auroville nel 1968.

La città sognata è stata progettata da Mère per realizzare “l’unità dell’umanità”. Qualcuno ha chiesto: Mère, come è possibile realizzare ciò? Mére ha risposto così: “la prima cosa necessaria è la scoperta interiore, scoprire che cosa veramente ognuno di noi sia dietro le apparenze di tipo sociale, morale, culturale, razziale ed ereditario”, e ha aggiunto: “tutto parte dall’esperienza.

Questa città, come recita il suo statuto, “appartiene a nessuno in particolare e appartiene all’umanità per intero” e, nel progetto della sua fondatrice, intende essere il luogo ideale in cui ogni persona possa trovare il vero sé, grazie a una intensa concentrazione individuale, raggiungibile tramite la meditazione yoga, praticata dalla Madre e indicata agli abitanti come uno degli strumenti per raggiungere “l’evoluzione dell’umanità”. La meta principale del progetto di Mère, è proprio l’evoluzione dll’Umanità.

“Nel territorio di Auroville, di circa 20 chilometri quadrati, abitano attualmente più di quindicimila abitanti, (l’obiettivo è raggiungerne cinquantamila), provenienti da circa quaranta differenti nazionalità.
Si tratta di un progetto al tempo stesso architettonico e umanitario: famosi architetti da varie parti del mondo collaborano alla progettazione sia delle abitazioni, dislocate nei vari quartieri della città-comunità, sia della complessa struttura del Matrimandir, dedicata alla meditazione, circondata da uno stupendo giardino, in cui, tra sofisticati disegni di fiori e prati emerge un grande albero secolare.





Dal Matrimandir centro stabile della città, “anima di Auroville”, - che nel progetto iniziale doveva avere una forma a spirale, che permettesse di mantenere al centro il Matrimandir, e anche di ampliarsi (quasi) all’infinito, - si dipartono le quattro “zone” principali della città: Residenziale, Culturale, Internazionale e Industriale. Nonostante non vi siano divisioni rigide tra una zona e l’altra, ognuna di esse rappresenta una delle attività svolte ad Auroville, tutte in coerenza con il progetto “evoluzionario” di Mére. Il che significa che nella zona residenziale, in cui le abitazioni sono tutte costruite con materiali semplici e “environmentally-friendly”, si sperimentano relazioni di vicinato (dal livello condominiale a quello di quartiere) all’insegna della solidarietà e della gentilezza; nella zona culturale le scuole (presenti anche in altre zone), proporranno programmi di autoeducazione

Inoltre nel Centre for Scientific Research l’attenzione è rivolta, in gran parte, alla produzione di energia rinnovabile e di sistemi tecnologici ecologicamente adeguati e “sostenibili”. Anche la ricerca scientifica medica si rivolge a metodi di cura alternativi come l’omeopatia, l’ayurveda, l’agopuntura, reiki, shiatsu, fiori di Bach, riflessologia e varie forme di massaggi. Tutte cose che innanzitutto si praticano, e chiunque, anche in veste di turista ne può fare uso: può frequentare corsi di yoga, di danza indiana, di cristalloterpia, o farsi coccolare dalle mani esperte di massaggiatori, farsi visitare da un dottore omeopata….

Auroville è veramente la città dell’Aurora, dove esiste l’alba della speranza di un nuovo modo di vivere.
I problemi qui sono tanti, causati dal clima difficile, dalle risorse a volte scarse, dagli approvvigionamenti che arrivano da fuori e, non ultimo dalle problematiche individuali.
Sembra che qui, anziché appianarsi, i conflitti e i problemi diventino più grandi.
Gli abitanti hanno scritto: “Questo è un posto dedicato ai più alti ideali che sembra ampliare le problematiche individuali e comunitarie piuttosto che risolverle. Ma se si guarda al fatto che il proposito di Auroville è il progresso individuale e collettivo e se si comprende che questo progresso sarebbe impossibile senza che tutti i problemi, personali e collettivi, siano pienamente confrontati e affrontati, allora si può capire perché Auroville è come è. Ma come si fa ad affrontare tutte queste sfide in una situazione in cui non esiste nessuno dei supporti tradizionali? La risposta sta nell’andare avanti insieme, nel trovare più profonde ed elevate modalità e risorse di conoscenza, che possano portarci a superare le molte sfide della vita di ogni giorno”.



Il matrimandir, il cuore della città. L'urna bianca a forma di bocciolo di Loto contiene ciotole di terra di ogni paese del mondo, portate da altrettanti bambini.



Queste, poi mescolate e poste nell'urna.








Continua con la mia Auroville, ma volevo che conosceste il contesto.......
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Viaggio in India. Se entri nel cuore dell'India, l'India ti entra nel cuore

Messaggioda shanti » 29/11/2008, 23:27

Il viaggio continua....

Da Pondy, con la nostra macchina e il fido Gopal, ci siamo dirette ad Auroville.
Appena entrate nel territorio della città dell’Aurora, siamo state prese da una strana frenesia, dalla voglia di ridere e di cantare. Ci siamo ritrovate sotto un baniano, in mezzo a un gruppo foltissimo di indiani che faceva a gara a farsi fotografare con noi, ridendo anche loro, a gruppi, con le loro macchine fotografiche, per portarsi a casa un ricordo di queste donne dalla pelle bianca, che non capivano una parola ma ridevano con loro.


Il Visitor centre con un piccolo e bellissimo shop, ci ha catturate, tra incensi e carta fatta a mano, borse e piccoli gioielli. Una bevanda al piccolo bar e via, alla scoperta di questo bellissimo luogo
Viali pieni di fiori ti vengono incontro, alberi dai cui rami pendono centinaia di vasi di orchidee e poi, da lontano, comincia a delinearsi la grande sfera, cuore della città, il Matrimandir
un'enorme struttura di forma sferica di 30 m. di altezza per 36 metri di diametro
Mano a mano che ti avvicini, pare enorme

La sfera era ancora grezza, erano stati posizionati solo pochi dischi dorati e dentro era ancora in costruzione. Ma la camera di meditazione era già ultimata.





Nell’ufficio di accoglienza ci hanno dato un tesserino, ci hanno chiesto se era la nostra prima visita.. Poi ci siamo messi in coda. Sapevamo che si poteva stare dentro a meditare e stavamo già pregustando quel momento.
La cosa impressionante, mentre ti avvicini all’ingresso, è la sensazione strana che ti si forma nello stomaco. La sfera sembra appena appoggiata sulle rampe rosse che la sostengono, sembra una grande nave spaziale pronta a staccarsi da terra.
Per entrare devi fare una leggere discesa e poi risali un pochino, tra le grandi ali di sostegno.
L’interno è incredibile. Due rampe bianche a spirale, una per la salita e l’altra per la discesa si dipartono da una stanza sospesa all’interno della sfera. E’ difficile spiegare cosa ho provato io, architetto, davanti a tanta perfezione strutturale e spirituale.

Progetto della sfera con la stanza di meditazione e le rampe a spirale.



Una delle due rampe all'interno.


Allora dopo la lunga coda, siamo arrivate in cima alla rampa di entrata, hanno aperto la porta della stanza e ci hanno fatte entrare, a gruppi di quattro……ecco, non riesco a descrivere. Rimani allibito.
Una stanza circolare, completamente bianca. In cerchio 12 colonne alte 18 metri che non arrivano al soffitto e pare si perdano nel nulla, un tappeto bianco folto, per terra, pareti bianche, silenzio totale.
Al centro una grande sfera di cristallo, fabbricata dalla Zeiss, di 70 cm di diametro, perfettamente trasparente, attraversata da una lama di luce: è la luce del sole, catturata da un dispositivo fatto di specchi, e riflessa verso il basso per colpire la sfera di cristallo. Ne deriva una luminescenza irreale, il tutto pare sospeso nel tempo e nello spazio.













Ma, terribile, ci fanno uscire subito…abbiamo potuto solo guardare, ma non entrare e subito giù dall’altra rampa. Ma che succede?
Torniamo all’accoglienza, chiediamo e loro sorridono, scuotendo la testa nel tipico modo indiano che sembra un diniego, ma vuol dire sì.. In pratica, quello era l’orario per chi voleva solo vedere.

Alle 17, finalmente ci dicono che possiamo entrare a meditare, possiamo rimanere un’ora.
Meglio così, l’impatto è stato talmente forte che forse non saremmo riuscite a meditare bene.
Risaliamo la bellissima rampa. Questa volta ci danno delle calze candide e possiamo entrare. Siamo pochissimi.
Ancora adesso rivivo quella sospensione totale del corpo fisico, quel senso di essere fuori dal tempo e dallo spazio. Seduta su quel grande tappeto bianco, davanti alla sfera di cristallo, il tempo si ferma, il cuore sembra non battere, entro nell’universo e l’universo è in me. Non riesco a descrivere.

Ci chiamano, dobbiamo uscire, dalla parte opposta a quella da cui siamo entrate. Ma come…ci hanno promesso un’ora e invece…questi indiani…Poi, uno sguardo all’orologio, sorprese ci accorgiamo che è passata più di un’ora. Il tempo non esisteva, eravamo in un’altra dimensione.
Sono scoppiata a piangere per l’emozione. Una ragazza indiana mi abbraccia piange con me, non ci conoscevamo, due donne unite dalla stessa emozione. In quel momento ho conosciuto l'unione totale con un altro essere , anche se non l'avevo mai vista prima, all'altro capo del mondo, tutto è uno, e, come dicono i Lakota, Mitakuye Ojasin, Siamo tutti fratelli.
Le ho dato un fazzoletto, ma lei, con eleganza si è soffiata il naso nell’orlo del sari…All’uscita, mi ha guardata dritta negli occhi e mi ha detto: “Mère bless you” e si è allontanata. Mi sono seduta sotto il grande baniano, l’albero tanto caro alla Madre e ho pianto ancora. Le mie lacrime sono penetrate in quella terra amata.




Il grande albero caro a Mère. Il tronco è quello centrale, gli altri sono le radici aeree penetrate nel terreno






Il dispositivo che ruotando, cattura e riflette la luce solare all'interno della camera bianca, ad ogni ora del giorno.






La base interna della grande sfera. il disco sul soffitto è la parte sotto della camera bianca . Il raggio di luce, dopo essere stato catturato, aver attraversato la camera bianca e tutto il Matrimandir, finisce la sua corsa in questa piccola sfera di cristallo nello stagno del loto.





Un vero capolavoro architettonico e spirituale, fatto di Luce, Poesia e Ascensione. Grazie Mère e grazie ha chi l'ha costruito. Un vero tesoro.



Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

Ajna

Viaggio in India. Se entri nel cuore dell'India, l'India ti entra nel cuore

Messaggioda Ajna » 30/11/2008, 13:41

Che splendore di luce ed energia armonica.
Grazie Killan, sai che ne avevo sentito parlare ma non mi ero mai soffermata a cercarla in internet, attraverso te l'ho scoperta in tutta la sua bellezza!
Ajna


cuore pulsante cuore pulsante cuore pulsante cuore pulsante cuore pulsante cuore pulsante cuore pulsante cuore pulsante cuore pulsante

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Viaggio in India. Se entri nel cuore dell'India, l'India ti entra nel cuore

Messaggioda Mary » 01/12/2008, 10:54

Grazie carissima Shanti
mi hai fatto partecipe di una tua esperienza meravigliosa! Ti confesso che, nel vedere concretizzato un grande sogno, per dipiù antesignano della Nuova Era, mi sono commossa.
Coltiviamo insieme il grande sogno che se ne possano realizzare al più presto altri progetti simili, che ne dici?



Un abbracci di cuore pulsante

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Messaggioda shanti » 27/01/2009, 20:57


INDIA 6 – Incontro con Premananda.


In determinati periodi della storia dell'umanità nascono grandi anime che possiedono qualità straordinarie e hanno il compito di alleviare le sofferenze e di condurre gli uomini verso la verità. Swami Premananda del Tamil Nadu, in India, è una di queste anime. Swami è il nome dato ad un maestro o a un monaco.
Prema significa amore divino e Ananda significa beatitudine.
Swami Premananda incarna le qualità del suo nome e ha dedicato la sua vita al servizio del prossimo. La sua vita straordinaria è l'illustrazione del suo messaggio.




Durante il primo viaggio in India, una delle nostre mete era l’Ashram di Swami Premananda, per portare aiuti in denaro per i 300 bambini orfani ospitati nelle strutture.

Il viaggio col nostro autista è andato tutto liscio, senza grossi problemi, se non quello tipici che si possono incontrare percorrendo le strade indiane.

La storia di questo Swami è molto particolare ed è possibile saperne di più ciccando qui

http://www.sripremananda.org/Italiano_Home/italiano_home.html

Siamo arrivate all’Orfanotrofio molto stanche e accaldate. Sapevamo che Premananda era già stato incarcerato a causa del complotto sulla cui origine nessuno ha voluto vedere la verità, ma speravamo di poterlo visitare in carcere.
Appena arrivate ci hanno accolte con grandi sorrisi e ci hanno subito fatto visitare il luogo.
Un grande giardino, sorto incredibilmente su un terreno molto arido. Case spartane in muratura, sormontate da tetti di paglia e una sola costruzione col tetto normale.
Una sensazione come di tempo che si è fermato.


Purtroppo ci dicono subito che non sarà possibile vedere Swami, sono già prenotate le quattro persone che, pagando i secondini, possono entrare a parlargli. Proviamo a insistere, dicendo che veniamo dall’Italia e non possiamo tornare un’altra volta, ma ci dicono che anche quelle persone sono venute da lontano per lui.
Va bene, non possiamo fare altro che accettare. Ci mostrano i nostri alloggi e, sinceramente rimaniamo un po’ stranite. I letti sgangherati, con zanzariere tutte bucate e un’apertura di circa mezzo metro, tra il tetto e il muro che lo sostiene, niente vetri alle finestre. Guardiamo in alto un po’ sconcertate, anche perché si sente camminare sul tetto qualcosa di poco rassicurante. La ragazza che ci accompagna sorride e dice…tranquille, non ci sono più serpenti, al massimo qualche scimmia o i gechi….ah beh, allora….

Il bagno è fantastico, non ha il tetto, se non…un cielo di stelle. La solita caraffa per la doccia (in India, al di fuori dei grandi alberghi, la doccia si fa con la brocca, versandosi addosso l’acqua), che va riempita alla pompa fuori. La classica pompa stile nonna Papera, per intenderci.
Il tutto sta diventando un’avventura bellissima, con sorprese a ogni angolo.

Andiamo a mangiare alla mensa, cibo bruciabudella, e poi andiamo a dormire.
La notte è terribile, fa così caldo che il respiro ti si appiccica addosso. le zanzare sono feroci e grosse come elicotteri.
La sveglia è prevista per le quattro, ma alle tre siamo già in giro nei vialetti fioriti, dove incontriamo una specie di fantasma, il nostro autista avvolto negli asciugamani, per proteggersi dalle zanzare.
Alle quattro ci fanno entrare nel tempio, dove sono già seduti una cinquantina dei bambini, quelli che dormono lì, gli altri vanno a dormire dai parenti e arrivano all’Ashram di mattina.
Sta per iniziare la Puja, una cerimonia bellissima dedicata a Ganesh, arricchita dei canti dei bambini, qualcosa che rimarrà nel mio cuore per sempre.







Poi, la notizia incredibile: le quattro persone previste hanno rinunciato, non si sa per quale motivo, alla visita a Swami e…possiamo andare noi.
Non avete idea di quello che abbiamo provato, ma, problema, l’autista non ci vuole portare, dice che è troppo pericoloso per quattro donne sole andare in un luogo del genere, potremmo non uscirne vive. Ma, sapete com’è quando una donna si mette in testa qualcosa…e noi siamo quattro. Ci affidiamo alla protezione di Swami e entriamo, per la verità un po’ tremanti.

Ci fanno passare in un corridoio buio e basso, dove un secondino ci prende i passaporti e ci spinge avanti in malo modo.
Entriamo in un parlatorio buio e sporco, con le pareti scrostate. Lì ci aspetta un uomo mandato dall’Ashram. Diamo a lui i soldi per pagare i secondini e ci appiccichiamo contro il muro, dietro a una specie di panca di pietra. Il parlatorio era diviso in due da una grata di ferro arrugginito, con delle piccole aperture sulla mensola di legno che sosteneva la grata.
Eccolo, si apre una porta dall’altra parte ed entra Lui, vestito con la veste zafferano e rossa, i capelli ricci e un sorriso così radioso che illumina quell’orribile ambiente.

Si avvicina alla grata e guarda queste quattro donne, attaccate al muro sudicio, paralizzate un po’ dalla paura e tanto dalla sua Luce. Ci guarda e dice “Jump”, chiedendoci di saltare la panca.
Non ci crederete, ma quella semplice parola risuona in me ancora adesso, "salta".
Ci avviciniamo e lui fa uscire le sue mani dallo sportellino e stringe le nostre otto, e ci parla dolcemente, a ognuna di noi dice cose personali, dà consigli, aiuto e conforto.

Dice di non preoccuparci se è rinchiuso in un posto fra i più scuri dell’India, ha una missione anche lì. Ricordo di aver pianto molto appoggiata a quella grata e di aver “bevuto” quella Luce, quel sorriso, quella stretta di mano che ancora sono lì, intatti nel mio cuore. Mi dice “scrivimi” e poi, il tempo finisce. Lui esce e tutto ripiomba nel grigiore e nella sporcizia, ma dentro di noi splende una nuova Luce, una Luce d’Amore.

Veniamo prelevate da due secondini armati di grosse spranghe di ferro, ma ora nulla ci può fare paura, nulla.
Quando usciamo il nostro autista Gopal, che si era rifiutato di entrare con noi, si rilassa e dice di avere pregato per noi tutto il tempo.
Siamo tornate all’Ashram ma non eravamo più le stesse di prima, Siamo state accolte dai bambini che ci hanno attorniate, felici.

Qualche tempo dopo ho scritto a Swami Premananda e lui mi ha risposto.

Era il 1995 e lui è ancora, ingiustamente, rinchiuso.







Come spesso succede alle grandi anime, ci sono persone che cercano di gettare il discredito su di loro e Swami Premananda lo ha sperimentato di persona. Con il crescere della sua reputazione, quando devoti da tutti il mondo vennero ad incontrarlo per chiedergli consiglio e per ricevere le sue benedizioni, si sviluppò un’azione per infangare il suo nome.

Il suo improvviso arresto e la sua detenzione causarono un grande shock. Nel novembre 1994, dopo una forte campagna diffamatoria dei media, Swami Premananda e altri sei residenti furono arrestati e accusati di ogni genere di crimini, compresi le violenze sessuali e l’omicidio. Swami Premananda e gli altri accusati sono in prigione da più di dieci anni. Questo benché i testimoni dell’accusa abbiano ammesso di essere stati torturati e costretti dalla polizia a deporre contro Swami Premananda e i test del DNA abbiano dimostrato che è innocente.
Comunque le attività dell’ashram sono continuate e cresciute e ogni anno vengono aperti nuovi centri Premananda nel mondo. Swami Premananda continua a ispirare molti ricercatori spirituali nel mondo. Benché le accuse si siano dimostrate completamente infondate Swami Premananda continua ad essere in prigione con grande costernazione di chi lo segue, continua a sorridere pazientemente e dice: “Io non ho mai commesso alcun crimine, mi sono abbandonato completamente a Dio.
Alla fine la verità vincerà”.


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Messaggioda shanti » 08/04/2009, 15:27

VARANASI, incontro con la vita e con la morte


Varanasi, un'ora prima dell'alba, il fiume Gange quieto e liscio, un'atmosfera irreale.
Siamo arrivati col pulmino a Varanasi, Benares, la città santa del nord dell'India.
Una città che si mostra esattamente com'è, non nasconde nulla, tutto è uno, vita e morte, bellezze e sporcizia, malattia e gioco, Spiritualità e crudezza.
Ci siamo inoltrati nei vicoli, popolati da molte persone, vecchi, giovani, malati e bambini festosi.
L'aria è greve, gli odori pungenti, le bancarelle cominciamo a prepararsi. Ma dov'è il Gange? Dov'è il grande fiume, la madre Ganga, che accoglie tutti nelle sue acque?
Solo vicoli, vacche dall'aria stanca, canti in lontananza. Mi stringo alla mano di Prema e guardo i nostri 15 compagni di viaggio, pronti all'incontro con la realtà di questa India così piena di umanità.



Il buio comincia a diradare e finalmente eccoci vicino al fiume, in alto. Sotto di noi una
scalinata ripida, intorno una moltitudine di gente. Il Gange è lì, maestoso, larghissimo, luccicante e placido. Scendiamo la scala dai gradini sconnessi, in silenzio, quasi intimiditi da ciò che si
presenta ai nostri occhi.
Molte persone stanno scendendo i Ghat, le larghe scalinate che arrivano all'acqua.
Ci sono già moltissimi uomini e donne di ogni età, che stanno facendo le abluzioni rituali nelle acqua della Madre Ganga. Si immergono completamente, anche con la testa, più volte, pregando.
Altri stanno meditando sui larghi gradoni, aspettando il sorgere del sole.



Pare che il tempo si sia fermato, è tutto stranamente immobile, nonostante il brulichio delle molte persone presenti.
Tanti barconi aspettano, uno aspetta noi. E' molto largo e c'è un barcaiolo che ci guarda annoiato.
La nostra presenza porta loro denaro, ma la nostra curiosità porta loro fastidio.
Non siamo i soliti turisti, siamo lì per un altro motivo, per un viaggio dentro di noi e quelle acque
cariche di vita e di morte sono come le nostre memorie acquatiche, le memorie della nostra anima liquida. Sentiamo il rispetto per questo luogo, per queste persone e per le loro tradizioni.



Prima di salire acquistiamo delle piccole barchette fatte di foglie e fiori ,contengono un lumino, da accendere prima di posare la piccola barca sulla superficie del fiume. Una preghiera, un ringraziamento, un gesto d'amore per il fiume Sacro.
Saliamo e la barca lascia la riva.
Questo grande Fiume ci accoglie, ci permette di scivolare su di Lei, Ganga, la Madre.



Posiamo i nostri lumini accesi, noi due preghiamo per il nostro amore, iniziato da poco e ringraziamo per lo stesso motivo. ognuno fa la sua preghiera e tante piccole barchette luminose seguono il nostro percorso, tante fiammelle che ci rappresentano. L'incontro di acqua e fuoco.



Finalmente sorge il sole e ci accorgiamo della bellezza di questa Città, che ha il suo cuore
pulsante nel Fiume, intorno al quale nascita, vita e morte si rincorrono continuamente. Tutto diventa rosato.




Alcuni Ghat sono riservati alle pire fumanti che trasformano i cadaveri in cenere, l'odore acre fa parte del tutto.



La barca ha uno scossone, ci sporgiamo, abbiamo urtato un corpo avvolto nella plastica, che galleggia, certamente non è solo, anche se noi scorgiamo solo questo.
Ci dicono che chi ha i soldi per la legna può permettersi una pira, chi non li ha, avvolge il corpo
della persona amata e la affida alle acqua della Madre Ganga, che lo abbraccia dolcemente trascinandolo con sé.

Siamo come avvolti dalla Presenza del Fiume, grande e materna, che tutto lava, tutto purifica, tutto trasforma, e rimaniamo in silenzio davanti a tutto questo.

Il Fiume ci è entrato dentro e ha lasciato la sua traccia di trasformazione, lì, dove la vita e la
morte si rincorrono ogni giorno
.

Avrei molto da raccontare ma l'emozione che sto rivivendo, mi ha tolto le parole.
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Messaggioda prema » 08/04/2009, 17:03

Di tutti i luoghi che abbiamo visitato in India, Benares, la Città Santa, è quello che mi ha colpito più di ogni altro. Avevo molta attesa per la visita a questa città, la città del mio Maestro: Yogananda. Ma il contatto con la realtà di Benares è andato oltre ogni mia aspettativa.
La magia del Gange all'alba è qualcosa che ti entra dentro, nella profondità del tuo Essere. I fuochi dell pire sui Ghat, le luci che scivolano sul fiume assieme a poveri resti umani, la bellezza intrinseca del Gange, dei palazzi su una sponda e la natura incontaminata sull'altra... Ho viva nella memoria l'immagine di un sadu immobile in meditazione su una scalinata, appena illuminato dalla luce del sole che stava sorgendo.
Difficile trovare parole per esprimere quello ti si muove dentro. Anche a me, scrivendo, sta tornando l'emozione di quei momenti...
E' qualcosa che vive solo nel ricordo dell'Anima, ed è stato così per tutti noi 17 "turisti dello spirito": avevamo con noi molte macchine fotografiche e telecamere, ma tutte quante si sono rifiutate di funzionare, non c'è stato verso di scattare un foto o girare qualche ripresa. Qualcuno ha voluto che vivessimo l'esperienza senza distrazioni tecnologiche e che ne serbassimo il ricordo solo dentro al cuore. Una volta allontanatici dal fiume, macchine fotografiche e telecamere hanno ripreso a funzionare perfettamente, e hanno funzionato per tutto il resto del viaggio.
Io sono ciò che sono per merito di ciò che tutti noi siamo


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