Queste sono notizie trovate su libri e siti internet.
Pur avendo letto qualche testo, che interessava tanto alcune amiche madri, questo argomento non mi aveva gran ché "appassionato" per vari motivi, in sintesi: scelsi di non avere figli; ho sempre pensato come l’equilibrata educazione infantile sia la base più importante del nostro presente e del futuro dell’umanità e che in qualche modo,"arriviamo tutti dal Cielo".
Non dimenticherò mai, però, quella sera, a tratti piovigginosa, di Novembre dell’anno 2000. Nel centro storico, uscendo dalla casa di mia madre avevo fretta di arrivare alla mia, perché avrei dovuto finire dei lavori per l’indomani .Erano circa le ore 23 e dirigendomi verso il parcheggio esterno al paese, d’un tratto mi accorsi che in un vicoletto, sotto una tettoia, c’era un bambino accoccolato.
Mi avvicinai, piano piano, per assicurarmi di cosa mai fosse successo.
Molto tranquillamente il bambino si "srotolò" dalla sua posizione, mi salutò mestamente e mi disse: "Ciao, lo sai che devo partire domani? Ma io non voglio tornare a Roma".
" Ti capisco bene," -gli risposi- " questo è un bel paesino, qui si può giocare per le strade senza paura delle auto … Roma non piace neanche a me. Ma sono sicura che poi i tuoi parenti ti riporteranno di certo qui, magari prestissimo! …Non credi?"
"No, in questi miei primi quattro anni ho provato a spiegargli che dobbiamo andare via assolutamente e per sempre da Roma, ma loro non mi danno retta".
Mi meravigliava la sua aria matura e per niente preoccupata del clima uggioso e dell’ora tarda, era un po’ strano in un bambino e pensavo anche che i suoi genitori potessero essere in pensiero per lui…quindi gli domandai: " Dove abiti?, vuoi che ti accompagni a casa? Mi sembra un po’ tardi, non trovi?"
Lui mi guardò intensamente, senza parlare. Poi mi disse: " Io vengo dalle stelle… Quando arrivi dalle stelle e hai una missione da compiere qua giù, e sai che il tuo tempo è breve…come fai a sopportare che la gente non ti ascolti e stia sempre davanti un televisore a guardare i film e le partite?… Ma non posso fare altro per ora,…hai ragione, accompagnami, sì, la mia casa è proprio la, dietro al duomo."
Mi prese per mano e camminammo, lentamente e silenziosi per tutto il breve tragitto. Spesso egli alzava il faccino in sù per guardarmi e mi sorrideva dolcemente.
Arrivati ad un portone suonò al citofono, mi chiese di dargli un bacino, mi abbracciò forte e scomparve di corsa sulle scale illuminate, richiudendo svelto il portone alle sue spalle.
Rimasi un po' colpita e perplessa, ferma in strada, quasi per accertarmi che davvero abitasse dove aveva suonato. Nel silenzio della notte, i rimproveri urlati da una donna e i pianti di un bambino, mi convinsero che era davvero arrivato a "casa".
Giorni dopo, tornata in paese, mi informai di quella famiglia…Erano una coppia giovane, entrambi impiegati di banca di Roma, avevano già venduto il mese scorso questa casa di vacanze che possedevano da un paio d’anni, venivano poco ed erano persone riservate e poco socievoli. I vicini mi dissero che il bimbo era, invece, molto carino e che si chiamava Michele.
Non ho mai dimenticato quel bambino.
Penso a lui, ogni anno, e spero stia crescendo bene, riuscendo serenamente nella sua ardua "missione".
La sua voce e le sue parole mi risuonano ancora:..
"Io vengo dalle stelle…"
Ritama
Pur avendo letto qualche testo, che interessava tanto alcune amiche madri, questo argomento non mi aveva gran ché "appassionato" per vari motivi, in sintesi: scelsi di non avere figli; ho sempre pensato come l’equilibrata educazione infantile sia la base più importante del nostro presente e del futuro dell’umanità e che in qualche modo,"arriviamo tutti dal Cielo".
Non dimenticherò mai, però, quella sera, a tratti piovigginosa, di Novembre dell’anno 2000. Nel centro storico, uscendo dalla casa di mia madre avevo fretta di arrivare alla mia, perché avrei dovuto finire dei lavori per l’indomani .Erano circa le ore 23 e dirigendomi verso il parcheggio esterno al paese, d’un tratto mi accorsi che in un vicoletto, sotto una tettoia, c’era un bambino accoccolato.
Mi avvicinai, piano piano, per assicurarmi di cosa mai fosse successo.
Molto tranquillamente il bambino si "srotolò" dalla sua posizione, mi salutò mestamente e mi disse: "Ciao, lo sai che devo partire domani? Ma io non voglio tornare a Roma".
" Ti capisco bene," -gli risposi- " questo è un bel paesino, qui si può giocare per le strade senza paura delle auto … Roma non piace neanche a me. Ma sono sicura che poi i tuoi parenti ti riporteranno di certo qui, magari prestissimo! …Non credi?"
"No, in questi miei primi quattro anni ho provato a spiegargli che dobbiamo andare via assolutamente e per sempre da Roma, ma loro non mi danno retta".
Mi meravigliava la sua aria matura e per niente preoccupata del clima uggioso e dell’ora tarda, era un po’ strano in un bambino e pensavo anche che i suoi genitori potessero essere in pensiero per lui…quindi gli domandai: " Dove abiti?, vuoi che ti accompagni a casa? Mi sembra un po’ tardi, non trovi?"
Lui mi guardò intensamente, senza parlare. Poi mi disse: " Io vengo dalle stelle… Quando arrivi dalle stelle e hai una missione da compiere qua giù, e sai che il tuo tempo è breve…come fai a sopportare che la gente non ti ascolti e stia sempre davanti un televisore a guardare i film e le partite?… Ma non posso fare altro per ora,…hai ragione, accompagnami, sì, la mia casa è proprio la, dietro al duomo."
Mi prese per mano e camminammo, lentamente e silenziosi per tutto il breve tragitto. Spesso egli alzava il faccino in sù per guardarmi e mi sorrideva dolcemente.
Arrivati ad un portone suonò al citofono, mi chiese di dargli un bacino, mi abbracciò forte e scomparve di corsa sulle scale illuminate, richiudendo svelto il portone alle sue spalle.
Rimasi un po' colpita e perplessa, ferma in strada, quasi per accertarmi che davvero abitasse dove aveva suonato. Nel silenzio della notte, i rimproveri urlati da una donna e i pianti di un bambino, mi convinsero che era davvero arrivato a "casa".
Giorni dopo, tornata in paese, mi informai di quella famiglia…Erano una coppia giovane, entrambi impiegati di banca di Roma, avevano già venduto il mese scorso questa casa di vacanze che possedevano da un paio d’anni, venivano poco ed erano persone riservate e poco socievoli. I vicini mi dissero che il bimbo era, invece, molto carino e che si chiamava Michele.
Non ho mai dimenticato quel bambino.
Penso a lui, ogni anno, e spero stia crescendo bene, riuscendo serenamente nella sua ardua "missione".
La sua voce e le sue parole mi risuonano ancora:..
"Io vengo dalle stelle…"
Ritama
da http://hairesis.blog.tiscali.it/2007/11 ... 305-shtml/
Un racconto intenso, come immagino fossero gli occhi di Michele.
