lo spirito del falco

Le tradizioni e la spiritualità degli Indiani d'America
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Guerriero Blu
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lo spirito del falco

Messaggioda Guerriero Blu » 19/09/2012, 16:20

Canto Lakota - "Lo Spirito del Falco (G. Buzzi)"

Io sono l'Aquila Chiazzata
Guarda avanti
E vedrai la mia ombra
Io volo sopra di te

Guarda indietro
E vedrai la mia ombra
Io volo sopra di te
perché sono la saggezza del Creatore

Guarda avanti
E vedrai la mia ombra
Guarda indietro
E vedrai la mia ombra
perché sono la saggezza di tutte le creature.


Metro kab eto-e nmena re
waian kajohe
Me hekta beto ina
Minari waian kajohe

Metro kab eto-e namena re
waian kajohe
Wamblee gleshka wa
Narixa petsch:o
letsche como jankelo.
:emtc107: :emtc107: :emtc107:

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drago-lontra blu
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Re: lo spirito del falco

Messaggioda drago-lontra blu » 20/09/2012, 21:36

L’uomo falco Navajo e la donna aquila Arrapaho nella profezia della luna
pubblicato da marinella

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Lei era una indiana della tribù degli Arrapaho e si lasciava andare nelle Danze dello Scalpo. Bella, con gli occhi penetranti nel verde dei giorni marini.
Lui apparteneva agli antichi sciamani Navajo e si raccontava ritrovandosi nei giorni dell’infanzia tra il lancio delle frecce e i riposi lungo le sponde dei fiumi. Ogni freccia lanciata somigliava ad una parola portata via dal vento. Ogni passo nel cerchio della danza sembrava un gesto per sfuggire il presente.
Ma può esistere il presente nel filo smagliato che intreccia il passato con ciò che sarà?
«Vedi quel raggio di luce? È un’incisione nella tua memoria. Si perde e ricompare. Un gioco nel girotondo. I bambini hanno fretta di crescere. E quella luce gira, gira velocemente senza mai infrangersi. Di giorno non c’è, soltanto perché non la vediamo con il chiarore. La si ritrova se il giorno cede alle tenebre, al buio, alle tempeste che scuriscono. Ma il faro gira. Gira sempre. Io sto qui seduto da anni. Potrei dirti da una vita. Anche se spesso sono andato via. Ma è come se non fossi mai partito. E forse non sono mai partito. Resto qui perché ho bisogno di leggere fino in fondo i fasci di questi raggi che il faro proietta. Ecco perché sono un maestro nel lanciare frecce. Ho passato il mio tempo nella pazienza di trovare la freccia più bella. Forse l’ho trovata ma adesso è come se mi mancasse la forza di tirare l’arco. Mi alleno come quando ero ragazzo. Ascolto. Leggo nello scorrere del fiume e cerco i tuoi passi. Anzi chiedo ai tuoi passi di farsi sentire nella danza dei sogni». Così disse lo sciamano Navajo.«Io non danzo la danza dei sogni. La mia storia tu la conosci. Ho cercato sempre i sogni ma molte volte hanno incendiato i miei capelli tanto che porto ancora delle strisce rosse e mi ricordano il fuoco, la cenere, il pianto. Ho sempre creduto o forse sperato nella possibilità che in ogni fine ci possa essere un inizio. Io non credo al caso. Appartengo alla famiglia degli Arrapaho e mi porto dentro i riti e le tradizioni. Come te che sei sciamano negli occhi. Un po’ guaritore, un po’ fingitore, un po’ sognatore, un po’ viandante. Anch’io ho avuto tanta pazienza nel disegnare i passi nelle danze. E le mie non sono state danze dei sogni ma io sono stata la danzatrice degli Scalpi. Un rito che tu conosci bene. Non puoi non conoscerlo. Ma so che ci vuole molta pazienza». Così parlò la danzatrice Arrapaho.
Ma un amore può vivere di foglie gialle perse tra i viali del tramonto?
«L’amore non vive nei tramonti. E neppure tra le ore della nostalgia. Il tramonto e la nostalgia segnano la fine di un amore. Io resto, comunque, un tiratore di frecce. Non lo dimenticare. E ho bisogno della perfezione. Ancora oggi. Ma tu sei la mia freccia o il mio arco? ».
«Io sono il tuo incantesimo. Ti meravigli? Sotto la luna continuo a recitare le danze. Le mie gambe hanno l’agilità delle tue frecce. Dirti che ti amo soltanto non è possibile. Dirti che mi appartieni è sconvolgente. Dirti che sei la mia pazzia è poco. Ma resto nel mio campo. A sera danzerò. Come un tempo i canti sono portati dal vento ed è il vento che modula le voci».«Ogni parola è una lacerazione».
«Sì, le parole sono passi».
«Il mio sguardo è una freccia che si perde nella tua danza».
«La mia danza è fatta di passi che mi portano a te».
«Ma non possiamo intrecciare i nostri destini sino a smarrirci oltre il fascio di luci del faro. Come fare a congiungere le nostre attese alle nostre pazienze consumate? Io parto. Lascio l’arco e le frecce sono, quelle che rimangono, nella faretra. Non porto nulla con me se non la tua danza. La tua danza dentro di me».
«Lanciami la freccia. L’ultima. Poi giocherò la mia ultima danza e consegnerò ai crepuscoli gli intrecci della mia vita. La mia vita con te. Tu sciamano, io danzatrice. Tu lanciatore di frecce. Io danzo il Ballo dello Scalpo per assentarmi e guarire tra le tue mani».
Si sono cercati e si sono ritrovati.
Ci sono gli orizzonti del mare e il mare all’imbrunire è un orizzonte. I deserti sono distanze e le praterie sono spazi lasciati agli allevatori di bisonti e cavalli.
«Porto con me lo spirito del mio popolo. Porto con me il sogno. Gli uomini bianchi non conoscono la verità del mistero. Mi lascio guidare dal falco e ti vengo incontro lanciando l’ultima mia freccia sotto una luna di vento».
«Aspettami. Mi conduce a te la mia aquila. Ho sciolto i miei capelli e sono radici che hanno odore di erba e di terra. Penetro i tuoi segreti. I tuoi segreti che sono anche miei. Stasera danzerò solo per te. Sul tuo scialle ci ameremo. Il falco e l’aquila intrecceranno i loro voli nel vento della luna».
Così l’uomo falco Navajo e la donna aquila Arrapaho hanno recitato la profezia della luna.

Pierfranco Bruni

CIAO GUERRIERO BLU......... :emtc46: :emtc46: :emtc110:
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