La semplicità di cuore

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drago-lontra blu
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La semplicità di cuore

Messaggioda drago-lontra blu » 25/02/2011, 13:14

La semplicità di cuore


Il gran cielo era aperto e compatto. Non c’erano i grossi uccelli dalle ali spalancate che volteggiano con tanta facilità da una valle all’altra, non si vedeva nemmeno una nube passeggeera. Gli alberi erano immobili e le pieghe arcuate dei monti si ad densavano d’ombra. L’agile cervo, consumato dalla curiosità, spiava intento, per sfrecciar poi via ad un tratto al nostro avvi cinarsi. Sotto un cespuglio, dello stesso color della terra, guatava un piatto rospo cornuto, gli occhi brillanti, immobile. A occidente le montagne si stagliavano nitide e taglienti contro il tramonto. Molto in basso e lontano si vedeva una grande villa; aveva una piscina, dove si bagnavano alcune persone. Un giardino delizioso circondava la villa, che aveva un’aria benestante e risentita, quella particolare atmosfera che circonda la ricchezza. Ancor più giù, in fondo a una strada polverosa, si levava una capanna in un campo arido e secco. Anche a quella distanza, erano visibili povertà, squallore, fatica. Viste dall’alto, le due case non erano molto lontane l’una dall’altra; bruttura e bellezza si sfioravano.

La semplicità di cuore è di gran lunga più importante e signi ficativa della semplicità di possessi. Accontentarsi del poco è faccenda relativamente facile. Rinunciare alle comodità, o al vizio del fumo e ad altre abitudini, non indica semplicità di cuore. Cingersi i fianchi di un perizoma in un mondo avvezzo a indumenti, comodità e distrazioni non indica un essere libero. C’era un uomo che aveva rinunciato al mondo e alle sue usanze, ma desideri e passioni lo consumavano; aveva indossato la tunica del monaco, ma non conosceva pace. I suoi occhi cercavano di continuo qualche cosa e la sua mente era combattuta fra dubbi e speranze. Esternamente, vi disciplinate e rinunciate, stabilite la vostra linea di condotta, per filo e per segno, per raggiungere la meta.

Misurate i progressi della vostra ascesa in base alle norme della virtù: come abbiate rinunciato a questo e a quello, come la vostra condotta sia controllata, quanto siate tollerante e gentile, e così via di questo passo. Avete imparato l’arte della concentrazione, e vi ritirate in una foresta, in un monastero o in una camera buia per meditare; passate i vostri giorni nella preghiera e nella vigilia. Esternamente avete reso la vostra vita semplice e grazie a questa pensosa e calcolata organizza zione sperate di raggiungere la beatitudine che non è di questo mondo.

Ma si giunge alla realtà attraverso sanzioni e controlli esterni? Sebbene la semplicità esteriore, la rinuncia alle comodità siano ovviamente necessarie, aprirà questo modo di essere la porta alla realtà? Essere volti alle comodità e al successo appesantisce la mente e il cuore, e ci deve essere libertà di viaggiare; ma perché siamo tanto interessati a questo gesto esteriore? Perché siamo così appassionatamente risoluti a dare un’espressione esteriore alla nostra intenzione? È forse paura di illudersi, o di ciò che un altro potrebbe dire? Perché desideriamo convincere noi stessi della nostra integrità? Non sta l’intero problema nel desiderio di essere certi, di essere convinti della nostra propria importanza nel divenire?

Il desiderio di essere è il principio della complessità. Spinti dal desiderio sempre crescente di essere, internamente ed esteriormente, noi accumuliamo o rinunciamo, coltiviamo o neghiamo. Vedendo che il tempo rapisce ogni cosa, ci aggrappiamo a ciò che è senza tempo. Questa lotta per essere, positivamente o negativamente, attraverso l’attaccamento o il distacco, non può mai essere risolta da nessun gesto esteriore, da nessuna disciplina o pratica; ma la comprensione di questa lotta porterà, naturalmente e spontaneamente, alla libertà dall’accumulo esterno e interiore dei loro conflitti. La realtà non si consegue attraverso il distacco; non è raggiungibile con nessun mezzo. Tutti i mezzi e tutti i fini sono una forma di attaccamento e devono cessare perché la realtà sia.
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Tratto da La ricerca della felicità di Jiddu Krishnamurti.
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shanti
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La semplicità di cuore

Messaggioda shanti » 25/02/2011, 18:36

Krishnamurti è grande perché sa penetrare l'animo umano come pochi altri, a mio parere.

La semplicità di cuore è di gran lunga più importante e signi ficativa della semplicità di possessi. Accontentarsi del poco è faccenda relativamente facile.
Rinunciare alle comodità, o al vizio del fumo e ad altre abitudini, non indica semplicità di cuore. Cingersi i fianchi di un perizoma in un mondo avvezzo a indumenti, comodità e distrazioni non indica un essere libero......


Credo che la semplicità di cuore sia una come una farfalla, leggera e colorata e, sia che si posi su un'orchidea, sia che si posi su una primula, rimane sempre una bellissima e leggera farfalla.
Chi è davvero semplice di cuore non ha necessità di dimostrarlo indossando solo un piccolo straccio, nè proclamando a gran voce il suo disprezzo per il denaro o le comodità.
Chi è semplice di cuore lo è qualunque sia il contesto in cui vive. Questa virtù interiore porta poi a semplificare la vita e le cose di cui ci si circonda ma non come rinuncia per mostrare, ma perché si sente il bisogno di leggerezza.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti


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