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La seconda era è il Treta yuga, l'età dell'Argento: è descritta come un'epoca in cui la comunione con il divino non è più spontanea e comincia pertanto a strutturarsi, per la necessità di un intermediario, la gerarchia religiosa; i desideri aumentano e il rito diventa lo strumento per ottenere quanto desiderato; inizia la corruzione e il male si insinua nel mondo; i testi indiani calcolano la sua durata in 1.296.000 anni. |
Tratto dalla ricerca di Fulcanelli postato da Drago nel post Il giorno del giudizio.
Il rito inteso come strumento per ottenere ciò che si desidera inizia quindi nella così detta età dell’argento che è seguente all’età dell’oro, epoca in cui il rito non era necessario perché naturale e connaturato alla comunione con il divino.
Leggo e rifletto su ciò che avete scritto e sul significato duplice che può rivestire il rito. Da un lato il rito naturale che è un non-rito che ti connette spontaneamente con il divino e dall’altro il rito come strumento per ottenere quanto desiderato, tipico dell’età argentea. Mi viene da pensare alla degenerazione del rito nel momento in cui diventa solo ed esclusivamente strumento per chiedere ciò che si vuole e non più canale di connessione con il divino.
Ecco che emergono i rifiuti per i riti e le cerimonie, ma di quali riti e cerimonie si parla? Quelli che servono ad ottenere ciò che desideriamo o quelli che invece ci congiungono naturalmente al divino come il canto di Shanti nella pineta?
Penso che il messaggio di Saint Germain volesse metterci in guardia da quel tipo di riti che diventano solo esteriori e ricalcano nella sostanza cerimonie che si ripetono da millenni nelle varie religioni, che l’uso e l’abuso hanno trasformato in rituali privi di ogni efficacia o, anzi, ricchi di efficacia contraria alla connessione divina.


