Zeus cominciò dicendo: «Io spero, mi aspetto, mi auguro, desidero intensamente, imploro, supplico, prevengo, pretendo, immagino, prevedo, proietto, considero, accerto, determino, creo, manifesto, comprendo, intuisco, conosco, sono.
«Cosa hai notato mentre proseguivo nell’elenco?».
«L’energia si intensificava ad ogni nuova parola», dissi.
«E cosa mi dici riguardo al grado di impegno che richiedeva ogni parola?».
«Sempre maggiore a mano a mano che proseguivi».
«Stai iniziando a cogliere il punto?» domandò Zeus. «Con un tale spettro di scelta per realizzare i cambiamenti, a partire dal più basso “io spero” fino al più alto “io sono”, perché così tante persone scelgono quasi sempre l’impotenza?»
«Ouch», dissi facendo una smorfia. «Questo mette realmente in luce la situazione riguardo ai nostri capi politici e religiosi. Tutti quei messaggi di speranza ci allontanano dalla responsabilità, come occuparsi della propria famiglia acquistando un biglietto della lotteria anziché andare a lavorare».
«La faccenda è ancora più intricata», disse Zeus. «La speranza fa parte della pre-programmazione che tiene le persone rinchiuse in questa illusione. Per citare la terza legge di Newton: “Ogni azione ha una reazione uguale e contraria“. Utilizzare una parola a basso voltaggio come “speranza” ti immobilizza, e tutto ciò a cui ti appigli non è che il livello di impotenza del tuo essere. Fallo più volte e rimarrai bloccato. Poi tutto ciò che riuscirai a fare sarà considerare ogni cosa come qualcosa di troppo grande da affrontare. Di fatto peggiori il problema ogni volta che utilizzi la parola Speranza.
tratto da " Conversazioni con Zeus"
