Voglio riscriverlo qui per tutti Noi.



"... Mentre posavo la spada nel fosso, mi ricordai delle prove che avevo superato, delle cose che avevo conosciuto e dei fenomeni che ero riuscito a provocare semplicemente perché possedevo quella spada tanto antica e tanto benigna verso di me.
Adesso sarebbe stata divorata dalla terra: il ferro della lama e il legno dell'impugnatura sarebbero di nuovo serviti da nutrimento al luogo da cui avevo tratto tanto Potere.
Il Maestro si avvicinò e mi depose davanti la mia nuova arma, nel punto in cui avevo sotterrato l'antica.
Tutti spalancarono le braccia, e il Maestro, utilizzando il proprio Potere, fece sì che intorno a noi si creasse una strana luce: era visibile ma non rischiarava, e tingeva le sagome umane di un colore diverso dal giallo proiettato dal fuoco.
Poi, sguainando la propria spada, mi sfiorò le spalle e la fronte, pronunciando le parole:
" Per il Potere e per l'Amore di RAM, io ti nomino Maestro e Cavaliere dell'Ordine, oggi e per il resto dei giorni di questa tua vita.
'R' di Rigore, 'A' di Amore, 'M' di Misericordia.
'R' di Regnum, 'A' di Agnus, 'M' di Mundi.
Che la tua spada non rimanga mai troppo a lungo nel fodero perché arrugginirebbe.
Quando essa uscirà dal fodero, che non vi ritorni senza aver fatto prima del Bene, aperto un Cammino, o bevuto il sangue di un Nemico."
Poi, con la punta della sua arma, mi ferì lievemente la fronte. Da quel momento non era più obbligatorio che mantenessi il silenzio. Non era necessario che nascondessi quello di cui ero capace, né che occultassi i prodigi che avevo imparato a realizzare nel cammino della Tradizione.
Da quel momento, io ero un Mago.
Tesi la mano per prendere la mia nuova spada, un'arma di acciaio che non si distrugge e di legno che la terra non può consumare, con l'impugnatura nera e rossa, e il fodero nero.
Ma nel momento in cui le mie mani toccarono il fodero e io mi accingevo ad avvicinarla a me, il Maestro fece un passo avanti e, con violenza, mi batté le dita: gridai di dolore e abbandonai la spada.
Lo guardai senza capire. La strana luce era svanita, e il volto del Maestro aveva adesso un aspetto fantasmagorico, disegnato dalle fiamme del fuoco.
Mi guardò freddamente, chiamò mia moglie e le consegnò la nuova spada. Poi si volse verso di me e disse: solennemente:
"Allontana la mano che ti illude! perché il cammino della Tradizione non è il cammino di pochi eletti, ma quello di tutti gli uomini!
E il Potere che tu pensi di avere non vale niente, perché non è un Potere da dividere con gli altri esseri umani! Avresti dovuto rifiutare la spada. Se lo avessi fatto, ti sarebbe stata consegnata, perché il tuo cuore era puro. Ma, come temevo, nel momento sublime sei scivolato, cadendo.
A causa della tua avidità dovrai riprendere il cammino in cerca della spada. A causa della tua superbia, dovrai cercarla fra gli uomini semplici. E a causa della tua fascinazione verso i prodigi, dovrai lottare a lungo per ottenere quello che tanto generosamente stava per esserti consegnato."
Fu come se il mondo si fosse aperto sotto i miei piedi. Rimasi lì, in ginocchio, attonito, senza voler pensare a niente. Poichè avevo già restituito la mia antica spada alla terra, non avrei potuto riprenderla.
Quella nuova non mi era stata consegnata: così mi ritrovavo nella condizione di uno che avesse cominciato in quell'istante, senza potere e senza difesa.
Nel giorno della Suprema Investitura Celeste, la violenza di un Maestro, che mi batteva sulle dita, mi rimandava nel mondo dell'Odio e della Terra.
La guida spense il fuoco; mia moglie si avvicinò e mi aiutò ad alzarmi. Aveva la mia nuova spada fra le mani ma, secondo le regole della Tradizione, non avrei mai potuto toccarla senza il permesso del mio Maestro.
Scendemmo in silenzio attraverso il bosco, seguendo la lanterna della guida, finché giungemmo alla stradina sterrata dove erano posteggiate le automobili.
Nesuno mi salutò. Mia moglie depose la spada nel bagagliaio dell'auto e avviò il motore. Per lungo tempo, rimanemmo in silenzio, mentre lei guidava lentamente, evitando le buche e i dossi della strada.
"Non ti preoccupare", disse lei, tentando di risollevarmi il morale. "Sono sicura che la otterrai di nuovo."
Le domandai cosa avesse detto il Maestro.
"Mi ha detto tre cose. Primo: che avrebbe dovuto portare qualcosa per coprirsi, perché lassù faceva molto più freddo di quanto avesse immaginato.
Secondo: che non era affatto sorpreso, e che era già accaduto molte volte, con altre persone che erano arrivate al tuo stesso livello.
E, terzo, che la tua spada ti aspetterà a una certa ora, in una data precisa, in un punto di un cammino che dovrai percorrere. Non conosco né la data né l'ora. Mi ha parlato solo di un luogo in cui devo nasconderla perché tu la possa ritrovare."
"E qual'è il cammino?" domandai nervoso.
"Be', non me lo ha spiegato molto bene. Ha detto solo che devi cercare sulla carta geografica della Spagna una rotta antica, medievale, nota come lo Strano Cammino di Santiago."
Voglio aggiungere, dalla quarta di copertina:
"Lo straordinario risiede nel Cammino delle Persone Comuni."