Preghiere
"Dovresti stare attento a quello che chiedi in preghiera" disse una volta qualcuno "perché lo otterrai."
[Nota personale: seguono esempi di desideri-preghiere immancabilmente realizzati nella vita d'aviatore di Richard Bach]
(...)
"...Ho avuto ciò per cui ho pregato.
L'ho visto succedere una volta dopo l'altra, nella mia vita e nella vita di quelli che conosco. Ho tentato di trovare qualcuno che non ha avuto ciò per cui ha pregato, ma fino ad ora non l'ho trovato. Io ci credo: a qualunque cosa diamo forma con il pensiero, essa è lì per noi, un giorno, nella realtà.
Una ragazza, che ho conosciuto a New York, viveva in una casa alveare di Brooklyn di cemento polveroso e mattoni screpolati circondata da frustrazione, paura e violenza. Le chiesi perché non se ne andasse, non si trasferisse in campagna nell'Ohiao o nel Wyoming, dove per una volta in vita sua avrebbe potuto respirare aria pura e camminare nell'erba.
"Non posso farlo" disse "non so com'è laggiù." E aggiunse una cosa molto sincera e consapevole: "Credo di aver più paura di quello che non conosco che odio per quello che ho...".
Meglio avere teppisti nelle strade, meglio lo squallore e la sotterranea e la folla a sardine, pregava, che l'ignoto. Ha ricevuto per quello che ha pregato: non le succede niente, ora, che non le sia già successo.
A un tratto ho visto ciò che era ovvio. Il mondo è com'è perché è così che noi lo vogliamo. Il mondo cambia solo come cambiano i nostri desideri. Tutto quello per cui preghiamo lo avremo.
Ma guardatevi intorno. Ogni giorno i passi di preghiere esaudite sono lì da percorrere, dobbiamo solo mettere un piede avanti e seguirli, uno per uno. I gradini del mio Fokker sono stati molti. Un giorno ho dato una mano a un uomo e alla sua rivista, e così l'ho conosciuto. Nelle sue preghiere c'erano aeroplani antichi, contratti d'affari e cinema, e arrischiò l'acquisto, con un contratto con una casa cinematografica, della flotta di caccia della Prima guerra mondiale. Quando me ne parlò, gli dissi che ero pronto, se mai avesse avuto bisogno di un pilota, per farli volare. Un anno dopo, ebbe bisogno di due piloti americani da mettere nel gruppo di quelli che pilotavano i Fokker, in Irlanda. Quando mi chiamò, ero alla fuine del sentiero che avevo iniziato con quel primo articolo, quella prima preghiera per il D-7.
Ogni tanto, mentre facevo il pilota girovago nel Midwest, qualche estate fa, qualcuno dei passeggeri mi diceva: "Fai una bella vita, libero di andare dove ti piace, quando ti piace... Potessi farlo anch'io!". Lo diceva con tanto desiderio.
"Vieni con noi, allora" dicevo. "Puoi vendere i biglietti, tener la gente lontano dalle ali, legare i passeggeri nel posto davanti. Potremo guadagnare abbastanza soldi per vivere, come potremo andare in fallimento, ma vieni pure." Potevo dirlo primo perché poteva sempre essere utile un bigliettaio, e poi perché sapevo quale sarebbe stata la sua risposta.
Prima silenzio, poi: "Grazie, ma vedi, ho il mio lavoro. Se non fosse per il mio lavoro, verrei...". Il che voleva dire solo che tutti quei desideri non erano affatto desideri, loro avevano pregato molto di più per il lavoro che per la vita del girovago, come la ragazza di New York aveva pregato più per la casa alveare che per l'erba del Wyoming.
Ci penso su ogni tanto, in volo. Otteniamo sempre ciò per cui preghiamo, ci piaccia o no, senza scuse. Ogni giorno le preghiere diventano fatti. Non posso dire che mi dispiaccia come è fatto questo mondo.
Richard Bach, da "La magia del volo"