"Allora un vecchio oste domandò: Parlaci del Mangiare e del Bere.
E lui disse:
Se solo poteste vivere della fragranza della terra, e come una pianta sostentarvi con la Luce... Ma siccome dovete uccidere per mangiare, e rubare al nuovo nato il latte materno per placare la vostra sete, che allora sia un atto di adorazione. Sia la vostra mensa un altare su cui i puri e gli innocenti del bosco e della valle sono sacrificati a ciò che è ancor più puro e innocente nell'uomo.
Quando uccidete un animale ditegli nel vostro cuore: ' Dallo stesso potere che abbatte te anch'io sarò abbattutto, e anch'io sarò consumato. Poichè la legge che ti ha consegnato in mano mia consegnerà me in una mano più forte. Il sangue tuo e il sangue mio sono linfa che nutre l'albero del cielo.'
E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore: 'I tuoi semi vivranno nel mio corpo, e i germogli del tuo domani fioriranno nel mio cuore, e il tuo profumo sarà il mio respiro, e insieme godremo tutte le stagioni.'
E d'autunno, quando raccogliete i grappoli delle vigne per il torchio, dite nel vostro cuore: 'Anch'io sono vigna, e il mio frutto verrà raccolto per il torchio, e come vino novello sarò conservato in orci eterni.'
E d'inverno, quando spillato il vino, lasciate che nel vostro cuore ci sia un canto per ogni coppa; e lasciate ch'esso conservi un ricordo dei giorni dell'autunno, e della vigna, e del torchio."
(da "Il Profeta" di Khalil Gibran)