Riflessione sul lato ombra

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shanti
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Riflessione sul lato ombra

Messaggioda shanti » 26/05/2009, 12:04

E' proprio quando guardiamo in faccia il nostro lato ombra che portiamo la luce in quel luogo. Se non ci entriamo mai e viviamo convinti che quella stanza non ci sia, o, peggio, ci consideriamo pura luce, non lo possiamo illuminare.
Guardarlo, conviverci, accettarlo, ci permette di entrare in esso con la Luce di Michele e di fargliene dono.
A patto di viverlo in quel luogo, senza portarlo nel mondo e danneggiare la libertà altrui.
Siamo fatti di luce e di buio. La differenza sta nella scelta di cosa portare nel mondo.
Se guardiamo bene in faccia la paura, in fondo ci accorgiamo che poi non fa così paura e che ha un punto di origine. Se guardiamo in faccia la rabbia possiamo anche renderla innocua. senza scagliarla su nessuno, perché la rabbia, ci può indicare cosa guarire dentro di noi. e,
trasformata, diviene forza.
Non è necessario sconfiggere o ignorare, ma illuminare. Il soldato combatte, il guerriero della luce porta luce e trasforma.

Possiamo scegliere, sì, ma, forse, non come pensiamo. Ci dicono puoi creare la tua realtà...come? allora perché ho creato una realtà così insoddisfacente? Chi diamine ha scelto per me?
Noi stessi abbiamo scelto, solo noi stessi, ma ....
Non è la nostra mente razionale che sceglie, ma la mente ispirata, il sè. Lui sa molto meglio cosa ci serve per il nostro cammino, lui sa che, a volte, è necessario per noi vivere esperienze dure, dolorose, buie, sa che è necessario, nel cammino umano, vivere la parte non luminosa e
sceglie. E tutto è funzionale.
La mente ordinaria non capisce e crede, a volte di essere manovrata o cattiva. In realtà è la nostra parte divina che sceglie. perché noi siamo questo. Quando riusciamo a coniugare la nostra mente con questa parte, quando torniamo a essere Uno, allora sappiamo che abbiamo scelto, perché siamo liberi di farlo.
perché lo abbiamo sempre fatto.
Siamo Angeli e stiamo facendo un viaggio, il viaggio di ritorno all'unità.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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Riflessione sul lato ombra

Messaggioda Ospite » 26/05/2009, 12:22

GRAZIEEEE GRAZIEEEE INFINITEEEE
SHANTI AMOREEEE STELLAREEEE
AMORE LUCE LUCE AMORE AMORE LUCE LUCE AMORE
abbracci
FABIANA

Ospite

Riflessione sul lato ombra

Messaggioda Ospite » 26/05/2009, 20:07

Non è sempre facile accettare e rendersi conto delle proprie ombre. Un conto è dire "Tutti siamo Luce e Ombra"... un'altro conto è capire quali sono le proprie Ombre e affrontarle, portando anche lì la Luce. No, non è sempre facile... ma quando ci si riesce, si raggiunge una pace con se stessi indescrivibile. Si comprende che la dualità in realtà è solo un riflesso in un specchio deformato. Si sperimenta l'Unione, e non c'è nulla di più perfetto e travolgente...

Grazie Shanti...

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Riflessione sul lato ombra

Messaggioda drago-lontra blu » 26/05/2009, 22:12

Il mio ragionamento è proprio questo.
Siamo fatti di luce e buio, giungere ad essere pura luce trasformando il buio completamente ci trasporta completamente in un luogo che non può essere questa realtà, poichè qua le cose funzionano diversamente.
Se e dico se, si vuole rimanere qua, vivendo al meglio delle nostre possibilità serve un connubio e non la luce totale. che non fa parte di questa dimensione, poichè saremmo degli Illuminati e sinceramente ancora non ne ho visto uno.
perché? perché vibra ad una velocita' diversa, risuona diversamente da noi .
Al massimo potrò incontrare delle persone speciali, queste si, con una consapevolezza al di là bene di molte altre, che camminano su un sentiero di grande comprensione spirituale ricche d'amore e compassione e forza.
La domanda che sorgeva è ma questo lato scomodo, avrà pure il diritto di esprimersi, se esiste o è condannato alla trasformazione totale? al non essere più se stesso? e se cosi' fosse questa cosa non sarebbe una mera prevaricazione? e se è una prevaricazione non è già essa parte del lato scomodo?
Il grande lavoro che ci tocca è dunque questo: scegliere cosa porttare con noi in questo luogo dove siamo ora, non dove vogliamo arrivare ad essere.
Il grande pericolo della compulsione, esiste davvero, perché trovare come trasformare è un grande dono, un grande traguardo, cosa si fa quando crediamo di aver trasformato ma la vecchia ruggine cova sempre sotto la cenere?
Dove va a finire questo lato scomodo? Nella malattia. E' ovvio.
Una strada possibile è questa stanza, in un mondo immaginario, dove le compulsioni possono e devono esprimersi, senza portare luce, altrimenti diverrebbe la brutta copia di questo mondo, e siamo già abbastanza incasinati a sistemarci qua, un altro casino non ci serve.
Questa foresta nera, che tale deve rimanere è una valvola di sfogo, che, almeno in principio o in extremis possiamo provare ad usare, notando i risultati.
Il meccanismo dovrebbe essere questo:

Faccio un esempio che vale per tutti.

ho un lavoro che singhiozza e non per colpa mia, cosi i debiti si accumulano e non so più che fare. Il disturbo sale, ogni giorno e divento nervosa sempe di più, me la prendo con tutti e rendo la vita impossibile a chi amo.
tutto va a catafascio e sono distrutta.

proviamo a cambiare universo e portiamo la stessa identica situazione nell'aaltro verso, quello buio. Sta cavolo di situazione la metterei sotto i piedi e sfascerei tutto, perché non mi piace, ma d i qua non posso farlo, perché ho delle responsabilità, persone che dipendono dal mio stipendio e altre cose cosi.
Questo di qua, ma di là. io posso cambiare le cose disfando tutto, buttando giù tutto perché questo è il regno del caos, e se il mio caos lo metto da un altro verso, allora non ha più senso che ci sia anche in questo universo, dove siamo ora.
E visto che sta di là, qua le cose iniziano anche nel mio cervello a poter andare meglio, è un riflesso logico, butto il caos di là e pulisco, la mente cosi' facendo quando rientro qua, il pensiero, libero e sfogato ci vede meglio e trova soluzioni impensate.

Voi direte belle parole.
Io ci ho provato, ad entrare nell'altro verso, terreno simile a una guerriglia urbana.
Per una volta ho dato sfogo alla rabbia totale che avevo dentro tirando mazzate e tutto quello che incontravo, senza problemi di sorta.Nel regno della guerra servono leggi di guerra è li' apposta. E ci ho dato di brutto, e non scherzo. dieci minuti di totale follia, senza colpire nessuna persona, solo oggetti che conoscevo bene, luogo, situazione.Ho tirato calci e gridato e pianto e picchiato sui muri e parolacce di ogni genere, fino a quando sono caduta a terra esausta, vuota.

questo è dentro di me, esiste, inutile fare finta che non esiste, che non c'è, perché c'è.
L'ho visto e ho capito la follia che prende a certe persone improvvisa che nemmeno sanno quello che succede, perdendo il controllo, ecco, il controllo. E' inutile il controllo, lasciamo dove sta, in quel luogo, la parte oscura, e lasciamo che faccia quello che là è giusto che faccia, cioè il suo mandato.
Là.
Qua operiamo una scelta, trasformiamo, con pazienza certosina o con impeto selvaggio, o giocando e ridendo, cantando o mandando da via i chapett fa li stess, ma trasformiamo, possiamo scegliere in quale universo vivere e cosa portare in quello che abbiamo scelto.
Allora, facciamolo.
con amore immenso cuore pulsante cuore pulsante
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Messaggioda shanti » 26/05/2009, 22:32

Forse, più o meno circa, diciamo la stessa cosa. La differenza è la modalità, che non è uguale per tutti. Il modo di interagire con la "stanza", ognuno ha il suo. Per alcuni è sfogare la rabbia, per altri è il pianto, per altri dire le cose non dette. Ognuno, a suo modo si confronta con quello che c'è in quella stanza. Ma quello che c'è la dentro, ci parla di noi, del vissuto, ci fa guardare in profondità, è utile.
Il mio lavoro mi porta spesso ad accompagnare le persone nella loro "stanza", a incontrare la loro rabbia, il loro dolore. Li porto a guardare, a toccare con mano. ma poi do loro anche gli strumenti per trasformare, per dire il non detto, anche la rabbia, per piangere il dolore, per chiudere i cerchi. Per guarire la memoria emozionale. Insomma, per camminare di qua in modo più leggero.
E magari si diventa, non degli illuminati, ma persone ricche di amore, comprensione, forza e consapevolezza spirituale, passo dopo passo, piccoli passi fanno un cammino, e diventiamo un po' più speciali ogni giorno.

"
Siamo fatti di luce e buio, giungere ad essere
pura luce trasformando il buio completamente ci trasporta completamente
in un luogo che non può essere questa realtà, poichè qua le cose
funzionano diversamente.
Se e dico se, si vuole rimanere qua,
vivendo al meglio delle nostre possibilità serve un connubio e non la
luce totale. che non fa parte di questa dimensione",

Ma, perbacco...abbiamo scelto, tutti noi, di incarnarci proprio ora, durante il passaggio di dimensione.......
Vi abbraccio sorelle.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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Riflessione sul lato ombra

Messaggioda drago-lontra blu » 27/05/2009, 9:28

giusto, sono con te.
Riflessioni dunque, per coloro che ponendosi domande per la prima volta capitano "per caso" in questa città, riflessioni per mostrare i molteplici "versi" che si possono scegliere, i diversificati metodi di disciplina, gli strumenti che possono ritenersi utili.
Riflessioni di coloro che smessa la veste di timore e nebbia offrono a se stessi già l'occasione di essere, e anche per coloro che aprendo il loro cuore giungono in cerca di risposte fino a noi.
Rflessioni per coloro che tentano di comprendere e per coloro che si affacciano sospettosi sulla soglia, mettiamoci in gioco, lo dico a voi che state leggendo, rispondete.................. :drban:
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Anna Maria Stella

Riflessione sul lato ombra

Messaggioda Anna Maria Stella » 28/05/2009, 22:33

Care sorelle, ritengo questo argomento particolarmente interessante e stimolante, ma nello stesso tempo alquanto "spinoso" da trattare perché ognuno di noi "affronta" il proprio lato oscuro secondo il personale modo di sentire, data la nostra unicità, che può differenziarsi da quello di qualcun altro.
Eppure leggendo i vostri post non posso fare a meno di cogliere un'unica verità, se pur manifestata in modo diverso, ossia è necessario guardare in faccia il proprio lato oscuro, poi ognuno lo fa a modo suo.
Personalmente sono convinta che: 1) rendersi consapevole dell'esistenza del proprio sé-ombra, 2) guardarlo in faccia apertamente senza la paura di sentirsi meschini o abietti e 3) infine accettarlo come parte di sé in questa dimensione basata sulla dualità, rappresentino i percorsi cruciali nella vita che ogni essere umano è tenuto a fare per evolvere e vivere la Vita in modo globale.
Forse, anzi sicuramente, non sono stata all'altezza di esprimere bene il concetto, ma tempo fa ho letto un libro, che ritengo interessante, intitolato "Choku Rei, riconnettersi con la vita", scritto da Laura Fezia, del quale vorrei riportare qualche paginetta dedicata proprio al Sé-Ombra.

Da "Choku Rei, riconnettersi con la vita" di Laura Fezia

Robert Luois Stevenson ha scritto uno straordinario racconto dove si può chiaramente comprendere il significato del Se-Ombra. Si intitola: Lo strano caso del dottor Jeckill e di mister Hyde di cui sono state prodotte innumerevoli versioni teatrali, cinematografiche e televisive. La maggior parte dei critici interpreta la storia come l'eterna lotta tra il bene e il male che albergano entrambi in ogni essere umano, ma la faccenda va un po' oltre questa spiegazione semplicistica, anzi, i problemi nascono proprio da questo sommario giudizio tra ciò che è bene e ciò che è male.
Dobbiamo tornare un momento indietro e riprendere il discorso sulla nostra benedetta mente inconscia, immaginandola come uno scatolone nel quale abbiamo archiviato tutte le informazioni negative che ci sono piovute addosso fin dal nostro primo sguardo sulla Vita. In buona speranza, in quello scatolone abbiamo chiuso e pressato per bene tutte quelle manifestazioni che non ci facevano sentire abbastanza buoni/bravi, abbastanza meritevoli d'attenzioni, abbastanza degni d'amore da parte dei nostri genitori o chi per essi. Là dentro ci sono le emozioni represse (quale genitore non ha detto almeno una volta a suo figlio: "Se non la smetti con i capricci, la mamma non ti vuole più bene!?"), ci sono mille istinti naturali etichettati come riprovevoli, c'è il branco, c'è la parte selvaggia di ognuno di noi, c'è il bambino che non abbiamo mai completamente potuto essere, c'è il lato femminile dell'uomo e il lato maschile della donna, ci sono i desideri irrealizzati e ritenuti "sbagliati", c'è la sessualità inibita e costretta entro i rigidi schemi del "si può/non si può", c'è la voglia di libertà e di trasgressione, ci sono i giudizi, c'è il confronto con gli altri, ecc.
Dentro ognuno di noi vivono le manifestazioni più istintive e animalesche del primo chakra insieme a quelle più sublimi e spirituali del settimo. C'è l'assassino e c'è il santo: ogni negazione di uno o dell'altro aspetto è un piccolo delitto che commettiamo ai danni di noi stessi.
Tutto questo e molto altro ancora è finito dentro lo scatolone: invece di accettarlo e trasformarlo, lo abbiamo dimenticato, non gli abbiamo mai più prestato attenzione, anzi, quando qualcosina ha cercato di uscire l'abbiamo ricacciata dentro senza pietà, ma, ciò nonostante, tutto questo miscuglio di sensazioni, sentimenti, emozioni, desideri, istinti esiste, fa parte di noi, costituisce una componente importante della nostra realtà, talmente importante che finisce per andare a formare una sorta di personalità secondaria, nello stesso modo in cui il sole illumina il nostro corpo fisico, ma proietta contemporaneamente sul terreno la sua ombra scura.
Se la faccenda si fermasse a questo punto, il problema non esisterebbe, ma sta di fatto che nessun tipo di energia se ne sta lì a fare niente: c'è molto più fermento all'interno dello scatolone che al di fuori!
Riassumendo: nello scatolone noi abbiamo cacciato a viva forza quegli aspetti di noi che non amiamo, tutto ciò che vorremmo negare di noi stessi, etichettandolo come vergognoso, riprovevole, fonte di abbandono e di non-amore. Ma in virtù della legge della risonanza, tutto questo ci diventa ostile: noi non amiamo il nostro Sè-Ombra e di conseguenza il nostro Sè-Ombra non ama noi. Così, mister Hyde incomincia a farci i dispetti, attirandoci tutte le esperienze negative che di norma chiamiamo "jella". Se, per esempio, una donna ha ricacciato nello scatolone la componente maschile di se stessa, perché da piccola amava giocare ai cow-boys e la rimproveravano aspramente o addirittura la punivano perché "questi non sono giochi da signorina!" ecco che il maschio che è dentro di lei, represso e umiliato, le diventa ostile, è violento, arrogante, insensibile: e lei istintivamente andrà alla pignola ricerca di uomini che assomiglino all'Ombra, passando spesso attraverso situazioni di coppia tutte diverse ma con le stesse caratteristiche e lo stesso carico di insoddisfazione e/o dolore.
Insomma, è il nostro Sè-Ombra che crea e attira tutte le situazioni indesiderate o dolorose e poiché ci siamo separati da lui, abbiamo spesso l'impressione che ci sia qualcosa che agisce dall'esterno, "qualcuno" che ci manovra, mentre invece tutto proviene da noi stessi, da quella parte che abbiamo negato e che odiamo, ma che vive dentro di noi e agisce come può e come sa, usando le sole informazioni che conosce: l'odio e la negazione.
La guarigione del Sé-Ombra è dunque di vitale importanza per dare equilibrio e serenità alla nostra Vita: se impareremo ad accettare il nostro Sè-Ombra, il nostro Sè-Ombra accetterà noi e smetterà di farci i dispetti. Insomma, dobbiamo insegnargli ad amare nell'unico modo possibile: amandolo a nostra volta. Ricordiamo sempre le parole di Maxwell Maltz: "Non è il bambino cui si è parlato dell'amore, ma il bambino che lo ha provato che diventa un adulto sano, felice e perfettamente inserito nella società".




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Riflessione sul lato ombra

Messaggioda shanti » 29/05/2009, 0:45

Cara Anna,hai espresso benissimo il concetto. Ognuno di noi ha espresso lo stesso concetto, ognuno a modo suo, integrandoci l'un l'altro.
Laura Fezia parla di scatolone, io lo chiamo sempre pentolone, sul quale si mette un pesante coperchio, con un grande peso, in modo che non possa aprirsi.
Nelle costellazioni familiari si dice che il sistema non ammette che ci siano degli esclusi e farà di tutto per far sì che gli esclusi vengano visti. Noi siamo un sistema, esattamente come quello familiare. Siamo un sistema individuale, fatto di molte parti. Quindi il nostro sistema non permetterà che ci siano degli esclusi e farà di tutto per portarli alla vista.
Se il nostro lato ombra viene costantemente escluso ecco che il sistema ce lo metterà continuamente davanti, fino a quando non ci decideremo a guardarlo, e ad accettarlo come facente parte di noi.
Guardarlo e accettarlo, significa iniziare a renderlo meno pesante.
Aiutare le persone a guardare nello scatolone è uno dei miei mandati. Conosco bene il dolore che le persone provano quando nello scatolone incontrano la bambina terrorizzata dietro una poltrona, o il bambino arrabbiato col papà che non lo guarda e lo fa sentire incapace. E conosco lo sguardo di chi riesce a guarire quella bambina o quel bambino, fino a tornare a farli sorridere.
perché il nostro lato ombra è fatto di bambini, di ragazzi, di adolescenti e di adulti, umiliati, repressi o calpestati, o spaventati. Chiusi nelle gabbie degli schemi. e siamo sempre noi. Tutti lì, dentro lo scatolone.

"
Se dentro di me c'è un bambino arrabbiato e addolorato, che vive nel buio delle violenze ricevute, lo amerò con tutto il cuore e gli recherò sollievo,
guarendo il dolore e ridandogli serenità. Amare la propria parte oscura, significa anche portare guarigione. e allora, il buio sarà meno buio e meno doloroso, perché l'ho visto, accettato e amato.
E si porta trasformazione, e consapevolezza."

E' molto semplice, bisogna armarsi di coraggio e amore, e dimenticare il giudizio, quello più feroce, il giudizio su se stessi.
Ma anche questo fa parte del nostro lato ombra e, se guardiamo bene, scopriamo di ripetere verso di noi, esattamente i giudizi che ci venivano rivolti, e che ritroveremo in quel benedetto scatolone.
Sembra complicato, ma è semplice, basta lasciarsi andare
.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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Messaggioda Ospite » 29/05/2009, 1:30

11 agosto 2008. E' da lì che ho cominciato, quando ho scelto (anche se allora pensavo che mi fosse capitato tra capo e collo...) di iniziare a percorrere questo cammino.
Uno dei lavori che ho fatto su me stessa è stato immergermi dentro il pentolone (mi fa sorridere il fatto che Shanti e la mia amatissima Mamma/Raggiodisole abbiano usato esattamente la stessa metafora...). Credo che la cosa più difficile sia stata togliere quel coperchio, perché in fondo sapevo benissimo quello che vi avrei trovato dentro. Lo sapevo e lo temevo...
All'inizio è stato faticoso e dolorosissimo... guardare in faccia la me stessa ferita, arrabbiata... La sensazione era quella di una diga che si rompeva sotto la pressione dell'acqua e sono stata investita in pieno. Poi mi sono lasciata andare, proprio come dice Shanti (e non è poi così difficile una volta che si impara). E ho preso uno alla volta i ricordi che affioravano, li ho tenuti in mano, osservandoli, comprendendoli, finchè hanno smesso di farmi male. Credo che siano state, in assoluto, le settimane più difficili della mia vita. Ma adesso il coperchio non esiste più, non esiste diga, non esistono sbarre. Esisto io. E basta. Con le mie Ombre che convivono con la Luce, giocando a rincorrersi un poco, a volte... ma se prima erano ombre nere.... adesso sono semplicemente altri aspetti di me... luoghi del mio mondo in cui vado senza paure e che mostro con la mia solita trasparenza, perché li riconosco come parte dell'insegnamento che mi ha condotto qui.
"Il lato ombra"..... è persino riduttivo chiamarlo in questo modo... Quando noi illuminiamo qualcosa, ad esempio con una torcia, per forza di cose nelle zone dove non arriva il fascio diretto si formano delle ombre. Basta spostare la torica, e le ombre si spostano d conseguenza. Allora, quelle che noi chiamiamo le nostre ombre, non sono altro che parti di noi stessi che in quel momento non stiamo illuminando. Proprio come è stato detto.... non dobbiamo combattere, ma Amare e Illuminare. Noi siamo perfetti come siamo, e non c'è nulla in noi che non sia degno di essere Amato.

Anna Maria Stella

Riflessione sul lato ombra

Messaggioda Anna Maria Stella » 29/05/2009, 23:07

Ho trovato un aneddoto molto grazioso di Osho, riportato nel suo libro "L'immortalità dell'anima" che mi sembra si adatti perfettamente all'argomento trattatto.
Una breve parentesi ... ho conosciuto Osho nel lontanto 1996 attraverso la lettura di uno dei suoi libri, e da allora non ho potuto fare a meno di continuare a leggerne degli altri; anche se non in vita, con i suoi scritti egli mi è stato e mi è ancora maestro e sono molto contenta che sia apprezzato anche in questo forum.
E adesso il racconto ...


In un villaggio un uomo impazzì. Era un pomeriggio assolato e lui camminava tutto solo per la strada. Camminava veloce, cercando di non aver paura ... Se c'è qualcuno si può aver paura, ma se non c'è nessuno intorno come si fa a spaventarsi? Eppure noi abbiamo paura anche quando non c'è nessuno. In realtà abbiamo paura di noi stessi, e quando siamo soli la paura è ancora più grande.
Quell'uomo era solo, e si spaventò al punto da mettersi a correre. Era un pomeriggio tranquillo e sereno, e non vi era nessuno attorno a lui. Qunado si mise a correre, sentì il suono dei passi rimbombare precipitosi dietro di sé, e si spaventò ancor di più: forse qualcuno lo stava inseguendo. Allora, impaurito, si guardò alle spalle con la coda dell'occhio e vide una lunga ombra che lo inseguiva. Era la sua ombra, ma vedendo che gli correva dietro, corse ancor più velocemente. A quel punto non fu più in grado di fermarsi, perché più forte correva e più rapida l'ombra lo seguiva; alla fine impazzì.
Ma certa gente venera anche i pazzi ...
Quando lo videro correre in quel modo per il villaggio, in molti pensarono che stesse seguendo qualche pratica ascetica di grande rilevanza. Non si fermava mai, se non nel buio della notte, quando l'ombra spariva facendogli credere che nessuno lo inseguisse più; all'alba ricominciava a correre. Alla fine non si fermò più neanche di notte: pensò che, malgrado la distanza percorsa di giorno, mentre riposava l'ombra lo raggiungesse e ricominciasse a inseguirlo al mattino.
Allora si mise a correre anche di notte; impazzì completamente: non mangiava, non beveva. Migliaia di persone lo osservavano, ricoprendolo di fiori o porgendogli pane o acqua. La gente cominciò a venerarlo ancor di più; a migliaia lo rispettavano. Ma lui impazzì sempre più, finché un giorno stramazzò a terra e morì. Gli abitanti del villaggio in cui morì gli eressero una tomba all'ombra di un albero e chiesero a un vecchio mistico della zona cosa scrivere sulla lapide. Il mistico dettò alcune righe.
Da qualche parte, quella lapide esiste ancora.
Qualcuno ci si potrebbe anche imbattere. Il mistico vi fece scrivere: "Qui giace un uomo che ha sprecato tutta la sua vita fuggendo dalla propria ombra. Un uomo che ne sapeva meno della sua stessa lapide, perché questa è protetta dall'ombra e non corre, quindi non crea ombra alcuna".
Anche noi corriamo; forse ci chiediamo come possa un uomo scappare dalla propria ombra, ma anche noi scappiamo dalle ombre. E ciò da cui scappiamo comincia a inseguirci: più velocemente corriamo e più velocemente ci insegue, perché si tratta della nostra stessa ombra.


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