Appunti sul Solstizio

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Appunti sul Solstizio

Messaggioda Ospite » 17/12/2009, 13:27

Lascio alcuni appunti sul Solstizio, pensieri che mi hanno accompagnato negli anni, prima di approdare al luminoso porto di Città di Luce, chissà, magari saranno utili a qualche navigante...

“IO SONO LA PORTA da una entrano gli uomini, dall'altra escono gli Dei"




Giano è una delle divinità più importanti della tradizione latina; è colui che presiede alle porte, nello specifico alle DUE PORTE SOLTIZIALI. Giano è il dio delle Soglie; possiede la Chiave e il Bastone; sorveglia tutto ciò che sta all'interno della città o della casa, non perdendo però di vista quello che accade all'esterno: Giano bifronte.

(L'etimologia del nome Ianus - che ha le stesse radici linguistiche indoeuropee dalle quali provengono il termine sanscrito yana (via) e quello latino ianua (porta))

Janus Pater, il dio dell'apertura e dell'inizio, con caratteristiche simili a quelle della divinità solare che apre il cammino alla luce accompagnando l'attività umana nel corso della giornata.
La leggenda narra che gli si affiancò Saturno un dio buono e saggio che insegnò all'Uomo l'agricoltura.


" Iano regnante aput indigenas rudes incoltosque, Saturnus, ex Olimpo pulsus, cum in Italia pervenisset, benigne hospito exceptus est et apud Ianiculum arcem constituit ..."
I filosofi chiamano Regno Di Saturno lo stadio di negrezza dei Saturnali; l'agricoltura è un'allegoria per intendere La Sacra Arte: 'quando vogliamo far nascere un albero, in primo luogo semminiamo la semenza perfetta'.
Saturno senex (il vecchio) comincia a decomporsi per poi morire e trasformarsi.


E’ ciò che accade nei giorni che presiedono il Solstizio, giorni di grandi aperture e trasformazioni, di vere e proprie rinascite.

Oggi a Giano sono subentrati i due Giovanni, posti a guardia delle Porte Solstiziali; due diversi attimi della coscienza cristica…che crea e fornisce la chiave per aprire la porta.





L'Evangelista è spesso ritratto con la Coppa nella destra e coincide con l’inverno, l’attimo in cui il Sole risorge e il nostro bagaglio acquisisce nuove prospettive, il nostro Cuore, la coppa, si riempie ancora di Luce; Il Battista con il capo mozzato segna invece l'inizio del declino (San Giovanni è il 23 giugno, quasi in coincidenza con il solstizio d’estate); il capo mozzato è interpretato come la fine del governo dell’ego, della Mente.

Anche Kali, la Nera dea indiana, è rappresentata nell’atto di mozzare più teste-ego possibili...è un flusso d'Energia inarrestabile che porta ad avanzare nell'Intero Universo.

Abbandoniamo l’ego, la mente per riempire il Cuore e rinascere. Camminiamo ogni giorno in una grande e profonda allegoria. Ogni passo che muoviamo nelle stagioni è un passo di rinnovata consapevolezza.

Questa mattina riflettevo e mi viene da paragonare questo andamento ciclico al moto di un pendolo, che oscilla, in questa dimensione che stiamo attraversando, tra due poli: Borea – la porta estiva degli uomini e Noto la porta invernale degli Dei. Una grande, profonda, ritmica oscillazione che ci porta a trovare e ricercare il Centro.

Al soltizio avviene che il Sole resti fermo per alcuni giorni…lo stesso accade all’Uomo, è la possibilità di centrare il nostro corpo per raggiungere l’equilibrio. E’ come se potessimo divenire l’Albero cosmico stesso…quando i chakra sono allineati e vanno ora a formare l’Unico Grande Chakra del Cuore che tutto permea.

Lascio qualche altro appunto sulle diverse tradizioni.

Nel cielo cabalistico, il giorno del soltizio d’inverno è posto sotto la Reggenza dell’angelo Niyitha'el(uno dei 72 nomi di Dio)

(le lettere ebraiche che compongono il nome sono Nun-Yod-Taw)





L’Angelo dell’Oltre (anche se, nella cabala sarebbe più indicato parlare di Energia angelica), un Nome creato per spingere oltre ciò che continuamente creiamo e poniamo in essere verso una straordinaria apertura celeste…non c’è limite a ciò che possiamo costruire, questo ce lo indica la Nun (Noè, il cui nome è emblema di questa lettera ha costruito l’arca stessa) ..e ogni cosa costruita è finalizzata al compimento ..ci dice la Tav che è il geroglifico della perfezione, di ciò che ha raggiunto uno scopo.

Il Salmo legato a questi giorni ed attribuito a questa reggenza è il Salmo 102, in particolare il versetto 19:

“ Dominus in Caelo Paravit Sedem Suam, Et Regnum Ipisius Omnibis Dominabitur”
– Il Signore ha stabilito nel Cielo il Suo Trono, e il Suo Regno Abbraccia l’Universo-



Dal punto di vista Cristiano, gli angeli che reggono questi giorni appartengono al Coro dei Principati, gli angeli guerrieri che vigilano attenti sul nostro agire perché questo sia finalizzato alla spiritualità ed all’ascesa.

Pronti, dunque, ad assistere come ogni anno alla rinascita del Sole – Natalis Solis Invictus…il giorno della nascita del Sole Invitto; la Luce che mai potrà essere spenta, che ciclicamente rinnova se stessa.



Con tanto Amore


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Oliviero Angelo
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Appunti sul Solstizio

Messaggioda Oliviero Angelo » 17/12/2009, 21:19

Che dirti, Splendente Nova ad espandere Universo?
Ciò che ci doni con tanto Amore (e si sente...cavoli se si sente!) e certosino tuo lavoro di ricerca per conclamato "sentire" esoterico e simbolico, mi affascina oltremodo e mi risuona "dentro" come qualcosa che dovrebbe appartenermi... Non so dirtelo meglio...
Ho ben presente questo "pendolo" tra il nostro lato divino e trascendenze umane, come già ne avevamo accennato.
Simbolo di porta e portale, di rinascita nella morte dell'ego.
Riempirsi di luce e uccidere la mente.
Tutto torna alla partenza, nel traguardo, si...

Grazie!

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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
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shanti
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Appunti sul Solstizio

Messaggioda shanti » 17/12/2009, 23:26

Grazie Nova...eh sì si avvicina il solstizio, Yule per i Celti.
Ecco qualche altra informazione, che già avevamo postato, ma che può essere interessante rileggere.



Yule, momento magico.

Mentre l'anno volge al termine, mentre il mondo si appresta a passare giorni di festa con parenti ed amici, in una dimensione più “estesa” un nuovo miracolo sta per prendere vita. Si tratta di Yule, festa celtica e pagana, che ha inizio la notte del 21 Dicembre, quando la terra raggiunge il periodo più buio nella notte più lunga dell'anno.

Radici storiche di Yule

Sono ancora in tanti a sconoscere la storia di Yule, spesso considerata a torto come una festa a noi lontana.
La verità è che si tratta di una tradizione ben più antica del diffuso Natale, che ne ha attinto diverse usanze, sovrapponendosi pian piano ad essa.
Il solstizio d'inverno (nome con il quale è rimasta alla memoria almeno una parte di questa splendida festa) è un inno alla morte-trasformazione-rinascita.
In questo giorno si ricorda il Dio che sotto forma simbolica del Vecchio sole, muore per trasformarsi ed assumere le sembianze del sole bambino, nato dall'utero della Dea.
Come in una favola, la Dea che al momento è regina del gelo e delle tenebre, mette al mondo una speranza di luce, che viene al mondo per donare la speranza del prossimo sole.

Monumenti alla bellezza

Storicamente esistono monumenti famosissimi che sono un inno a questa grande festa.
A Stonehenge, il noto cerchio di pietre che fu eretto in Inghilterra tra il 3100 ed il 1700 a.C., ne è un esempio.
In Irlanda, più precisamente a Newgrange, nel 3200 a.C. fu eretto un grande tumulo attraverso il quale un raggio di sole dell'alba del Solstizio, percorreva uno stretto e lungo corridoio per giungere ad illuminare la piccola cella interna, dentro la quale si diceva, fosse sepolto Lugh, Dio della luce.






Curiosità

Intorno al 330 d.C. L'imperatore Costantino, pur direstare fedele alle antiche credenze, cercò di portare Yule nella sua forzata conversione al cristianesimo. Per farlo decise di cristianizzare il Natale, già in uso dal 274 d.C. Quando nell'antica Roma si cercò di sostituire i Saturnali con una festa diversa.

La pianta sacra del Solstizio d'inverno è il vischio, pianta cara ai druidi che la consideravano discesa dal cielo, quale emanazione divina.
Altra usanza era quella del ciocco che veniva portato in casa la sera della vigilia. La tradizione voleva che ad accenderlo fosse o il membro più giovane o il più anziano della famiglia. Un pezzo andava conservato fino all'anno successivo per accendere il nuovo ciocco, quale simbolo del grande cerchio della vita.
Oggi al posto del ciocco di legno, si usa il tipico dolce natalizio, noto come “tronchetto di natale” solitamente al cioccolato.

Come prepararsi a Yule
Se seguissimo lo scorrere della natura, in questo periodo dell'anno coglieremmo senza ombra di dubbio l'importanza del riposo fisico, in vista della nuova stagione.
Essendo quello invernale un periodo adatto all'analisi interiore, sarebbe ottimo trovare del tempo da dedicare alla meditazione, o in alternativa, ad una buona lettura.

Per prima cosa va ricordato che il solstizio è insieme tenebra e buio, morte e rinascita. In questi giorni lo stato d'animo predominante è quello mutevole, fatto di pianti e risate di malinconia e gioia improvvisa. Basterebbe viverlo in toto per avvertire una piccola luce farsi strada dentro di noi al fine di sbocciare come nuovo fiore in primavera.

In questi giorni quindi, decorate la vostra casa con vischio e agrifoglio, fate un albero yulizio con bastoncini di zucchero o tanti simboli del sole, in alternativa dedicatevi pure al classico albero di natale, purchè nel farlo vi predisponiate ad un sentimento nuovo e celebrativo.
Provate a procurarvi un piccolo ciocco e accendetelo nel camino, o in mancanza di esso, usate una candela, il tutto dentro una pentola in ferro

Infine per la vostra tavola, cercate di avere noci, mandorle e frutta secca, per esaudire i desideri. Dei salumi per festeggiare l'abbondanza e un dolce possibilmente d'avena o al cioccolato.
Per le decorazioni servirebbe una tovaglia di lino bianco da coprire di agrifogli e vischio. In alternativa andrà bene una classica tovaglia natalizia, di quelle con decori che richiamano le piante tipiche di questa festa. Per concludere candele bianche e decori rossi, dorati e blu.

Se ricordiamo che questo tempo è legato alla rinascita del sole, possiamo provare a trattenere questa piccola luce in noi. Il Solstizio può essere per noi un momento molto calmo e importante, in cui nella silenziosa e oscura profonditá del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole. Questa è anche una opportunitá per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati.

Ci sono molti altri modi per festeggiare Yule. Possiamo alzarci all'alba e salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno, come faremo noi.

Possiamo anche compiere una celebrazione più rituale, con l'accensione del ciocco. Anche se non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un prato insieme ai nostri amici. Si prende un grosso pezzo di legno di quercia e lo si orna con rametti di varie piante: il tasso (a indicare la morte dell'anno calante), l'agrifoglio (l'anno calante stesso), l'edera (la pianta del dio solstiziale) e la betulla (l'albero delle nascite e dei nuovi inizi). Si legano i rametti al ciocco usando un nastro rosso. Se abbiamo celebrato questo rito anche l'anno precedente e abbiamo un pezzo non combusto del vecchio ciocco, accenderemo il fuoco con questo, Si dice: "Come il vecchio ciocco è consumato, così lo sia anche l'anno vecchio". Quando il ciocco prende fuoco si dice: "Come il nuovo ciocco è acceso, così inizi il nuovo anno". Una volta che il fuoco è acceso osserviamo le sue fiamme e meditiamo sulla rinascita della luce e sulla nostra rinascita interiore. Accogliamo le nostre speranze, i nostri sogni per il futuro e salutiamo questa luce dicendo: "Benvenuta, luce del nuovo sole!". Brindiamo con vin brulè e consumiamo dolci, lasciando una parte del nostro festino per la Madre Terra. Più tardi le ceneri del ciocco potranno essere sparse nel nostro giardino o nei vasi delle piante che teniamo in casa per propiziare la salute e la fertilitá della vegetazione.

Un altro modo per celebrare Farlas è quello del ramo dei desideri, un rituale della tradizione celtica bretone. Qualche giorno prima del Solstizio occorre procurarsi un ramo secco di buone dimensioni, pitturarlo con vernice dorata e appenderlo nell'anticamera della propria abitazione, con un pennarello e alcune strisce di carta rossa da tenere lœ vicino. Chiunque entri in casa se vuole, potrá scrivere un proprio desiderio su una striscia di carta, che verrá ripiegata per garantire la segretezza del desiderio e legata al ramo con un nastrino colorato. Quando nove giorni dopo si accende il fuoco del Solstizio (nel caminetto di casa o in un falò nel giardino o nel campo) il ramo viene sistemato sulla legna da ardere e i desideri che sono appesi ad esso bruciando saliranno col fumo sempre piö in alto, finche' verranno accolti da entitá celesti e chissá, forse esauditi. Per quanto riguarda il cibo, gli alimenti tradizionali sono le noci, la frutta come mele e pere, i dolci con il cumino dei prati, bagnati col sidro. Le bevande adatte sono il Wassil, il Lambswool, il té di ibisco o di zenzero.







Il vischio

Era molto importante per i Gallo-Celti. Le consuetudini sull'uso del vischio come elemento apportatore di buona sorte derivano in effetti in buona parte dalle antiche tradizioni celtiche, costumi di una popolazione che considerava questa pianta come magica (perché, pur senza radici, riusciva a vivere su un'altra specie) e sacra. Lo poteva raccogliere infatti solo il sommo sacerdote, con l'aiuto di un falcetto d'oro. Gli altri sacerdoti, coperti da candide vesti, lo deponevano (dopo averlo recuperato al volo su una pezza di lino immacolato) in una catinella (pure d'oro) riempita d'acqua e lo mostravano al popolo per la venerazione di rito. E per guarire (per i Celti il vischio era "colui che guarisce tutto; il simbolo della vita che trionfa sul torpore invernale) distribuivano l'acqua che lo aveva bagnato ai malati o a chi, comunque, dalle malattie voleva essere preservato. I Celti consideravano il vischio una pianta donata dalle divinità e ritenevano che questo arboscello fosse nato dove era caduta la folgore, simbolo della discesa della divinità sulla terra. Plinio il Vecchio riferisce che il vischio venerato dai Celti era quello che cresceva sulla quercia, considerato l'albero del dio dei cieli e della folgore perché su di esso cadevano spesso i fulmini. Si credeva che la pianticella cadesse dal cielo insieme ai lampi. Questa congettura - scrive il Frazer nel suo "Ramo d'oro" - è confermata dal nome di "scopa del fulmine" che viene dato al vischio nel cantone svizzero di Argau. "Perché questo epiteto - continua il Frazer - implica chiaramente la stessa connessione tra il parassita e il fulmine; anzi la scopa del fulmine è un nome comune in Germania per ogni escrescenza cespugliosa o a guisa di nido che cresca su un ramo perché gli ignoranti credono realmente che questi organismi parassitici siano un prodotto del fulmine". Tagliando dunque il vischio con i mistici riti ci si procura tutte le proprietà magiche del fulmine.

Le leggende che considerano il vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo, una popolazione africana.
Inoltre queste usanze, chiamate anche druidiche (i sacerdoti dei Celti erano infatti i Druidi), continuarono (specie in Francia) anche dopo la cristianizzazione. La natura del vischio, la sua nascita dal cielo e il suo legame con i solstizi non potevano infatti non ispirare ai cristiani il simbolo del Cristo, luce del mondo, nato in modo misterioso. "Come il vischio è ospite di un albero, così il Cristo - scrive Alfredo Catabiani nel suo "Florario" - è ospite dell'umanità, un albero che non lo generò nello stesso modo con cui genera gli uomini".

tratto da:http://gazzettino.quinordest.it:

L'albero Solstiziale e l'albero di Natale

Sono origini molto antiche, quelle che collocano il famoso abete nelle feste del Solstizio d’inverno, ovvero il Natale.
I popoli germanici, lo usavano nei loro riti pagani, per festeggiare il passaggio dall’autunno all’inverno. In seguito era usanza bruciarlo nella stufa, in un rito di magia simpatica (secondo cui il simile attira il simile), in modo che con il fuoco si propiziasse il ritorno del sole.
Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza nell’animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno.
Era un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle divinità maschili di forza e vitalità. Ecco che addobbarlo, prendeva quindi i connotati di un piccolo rito casalingo che portava fortuna ed abbondanza alla famiglia.
Il Solstizio d’inverno, è il momento in cui la divinità maschile muore, per poi rinascere in primavera. Questo ciclo di morte-nascita, lo si ritrova in moltissime culture, oltre quella cristiana. E’ presente in Egitto, con la morte di Osiride e nel mito di Adone che si evirò proprio sotto ad un pino.

Addobbare l’albero di Natale con le luci, accendendolo di mille riflessi, ricorda il rituale del grande falò dell’abete, che spesso si prolungava fino all’attuale festa della Befana. In alcune popolazioni europee, con il fuoco dell’abete, si bruciava simbolicamente le negatività del passato, e le streghe leggevano nel fuoco i presagi per il futuro.
La tradizione dell’albero prese piede in Italia nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.

Molte leggende cristiane sono poi nate nel tempo attorno all’albero di Natale, come quella americana che racconta di un bambino che si era perso in un bosco alla vigilia di Natale si addormentò sotto un abete. Per proteggerlo dal freddo, l’abete si piegò fino a racchiudere il bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino che dormiva tranquillo sotto l’abete, tutto ricoperto da cristalli che luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell’episodio, cominciarono a decorare l’albero di Natale.

Quest’anno, non acquistate alberi vivi, i tempi sono cambiati e non è proprio il caso di far soffrire una pianta per egoismo e piacere personale!



Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti


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