Messaggioda Oliviero Angelo » 12/09/2010, 10:45
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Nel corso dell'Ottocento e della prima parte del Novecento, la letteratura cristiana e gnostica, si arricchì di nuovi testi, che affiorarono dalle sabbie di Ossirinco e altri ancora, a Nag Hammadi, in Egitto. "Il Vangelo di Maria"(Maddalena) è uno di quei testi del Cristianesimo primitivo appartenente al complesso di opere indicate come "Vangeli Gnostici".
Nel 1896, un egittologo tedesco di nome Carl Reinhsrdt, acquistò, al mercato antiquario del Cairo, un manoscritto proveniente forse da Achmin, in Egitto, che conteneva la più completa copia rimasta intatta del "Vangelo di Maria". A causa di complesse vicende, lo studioso fece pubblicare il papiro in questione solo nel 1955. Esso è noto come Papiro di Berlino 8502.
Alla luce del ritrovamento del Vangelo di Maria, l'immagine di Maddalena deve essere ricollocata in un contesto storico che per secoli l'ha vista protagonista di un ritratto ignominioso e di un marchio infamante di prostituta penitente.
La scoperta di tali fonti storiografiche, mette in dubbio la struttura tradizionale della Chiesa secondo la quale Cristo trasmise i suoi insegnamenti ai solo discepoli maschi, che li trasmisero incontaminati ai vescovi succeduti a loro. Ricordiamo che la purezza di questa dottrina si fonda sul credo del Concilio di Nicea (convocato nel 325 d.C. dall'imperatore Costantino) e sull'interpretazione ortodossa del Canone Biblico.
Considerando che la dottrina cattolica pone le proprie radici su fonti storiche, è indispensabile oggi attingere al passato e ampliare, a credenti e non, la visione dei recenti testi, per redigere con obiettività una nuova relazione sulle vicende.
Approfondimento del manoscritto "Il Vangelo di Maria" (Maddalena)
Nel Vangelo di Maria, che non è completo, Maddalena rappresenta l'apostolo prescelto cui vengono impartiti insegnamenti esoterici.
Il testo descrive nella prima parte il dialogo tra Gesù risorto e i suoi discepoli, da cui trapela la loro necessità di dissetarsi alla fonte del Maestro, che li sazia rispondendo ai molti quesiti che essi gli pongono. Viene descritta inoltre l'evoluzione che conduce alla liberazione dello spirito, grazie alla Legge di giustizia e di redenzione offerta dalla reincarnazione, la quale consente di eguagliarci tutti in modo imparziale.
La seconda parte si centra sulla rivelazione speciale svelata soltanto a Maddalena, tramite la visione di Cristo, ed esamina la capacità di "vedere" con la Mente Superiore, al di là del limite della fredda analisi concettuale.
Il Vangelo inizia con la narrazione di un episodio in cui i discepoli, riuniti, hanno visione di Cristo risorto. Viene precisato che Myriam è accanto a Lui. Il Maestro è assorto in silenzio e Andrea, avvezzo all'ascolto degli insegnamenti, si stupisce che Egli taccia e gli chiede spiegazione. Gesù gli risponde con una domanda: "E voi, non avete niente da dire a Me?".
Qui, rivela Uriel, è chiaro l'intento di stimolare gli apostoli, che sono invitati a non attendere passivamente, ma ad aprirsi alla richiesta, facendo fiorire l'umiltà, affinché chi ha necessità di soddisfare la "sete", si appresti lui ad avvicinarsi alla sorgente e non viceversa. Egli allude alla più nota frase: "Chiedete e vi sarà dato" e cerca di smuovere le anime verso la ricerca, responsabilizzando ognuno verso l'osservazione di se stesso.
Simon Pietro denuncia i propri limiti e quelli dei compagni, poiché malgrado ascoltino ogni giorno il "verbo" celeste, non riescono ad entrare in sintonia col Maestro e il "loro cuore rimane arido".
Uriel afferma che essi non si abbandonano, non si arrendono, non giungono ad accedere alla pienezza della Parola. Prestano attenzione, osservano, ma usano ancora la razionalità della mente, che offusca la Vera Visione e non permette loro di sublimare il momento. Quando si usa un approccio meccanico per comprendere Dio, non si giungerà mai alla Verità; si rimane intrappolati nella quantità di informazioni ricevute, ma non si consegue la Vera Trasformazione. Chi apprende ma non conosce, ha il "cuore sterile". Il sapere esige tempo, mentre la conoscenza è spontanea, immediata; si nutre solo di grande fiducia. Il Maestro ricorda che non necessita seguire le Sue orme, ma occorre spostarsi all'interno delle Sue, perché la Verità, l'Unità, sono dentro noi stessi, laddove potremo ritrovare la nostra essenza Divina che danza con noi Eternamente. Quando la separazione tra noi e Dio scompare, noi diventiamo il Tutto.
Uriel commenta che, durante il percorso compiuto dall'anima,ci si imbatte nella dualità, nel muro di separazione che ci divide da Lui, ma quando il cuore si apre, l'isola scompare e l'anima diventa un continente che viene ricondotto inesorabilmente alla sua origine unica.
Durante il viaggio simbolico, l'anima è sola, affiancata solo dall'equilibrio che le consentirà di prendere coscienza del Sogno, inteso come percezione della realtà visibile in quell'incarnazione. Quando consapevolmente varcherà l'illusione dei mondi, comprenderà ciò che si cela dietro al Karma individuale, trascendendolo. Quello che realizzerà sarà il frutto della sua personale testimonianza, il risultato dell'esperienza di crescita evolutiva.
Uriel ricorda che la ricerca di sé ci conduce a prendere visione del Sogno degli universi concepito dal Gioco Divino, che noi crediamo realtà. Il nostro effluvio divino sceglie di elaborare il suo piano evolutivo e la sofferenza può essere necessaria per sviluppare un aspetto di quell'esperienza. Dobbiamo comprendere che, immergendoci nella densità della materia, operiamo affinché germogli il seme della Liberazione. Gesù asserisce nel "Vangelo di Maddalena": "La Materia è un sorriso dell'eterno".
A volte avanziamo, a volte retrocediamo, ma questi ripiegamenti non costituiscono una caduta all'indietro; essi sono un ritorno di qualcosa che deve essere accresciuto per perfezionare il grande Gioco Cosmico. Questo concetto apre la prospettiva di un'anima in progresso che, attraverso la coscienza del proprio spirito, realizza, nelle varie esistenze, la metamorfosi per ricongiungersi a Dio.
La Vita è Eterna e semplicemente si trasforma, indossa nuovi abiti per eplorare il tempo, lo spazio, l'universo.
Il Maestro spiega a Simone che la realtà è presente in Colui che ha ideato il Gioco: la Realtà è Dio, il Tutto, la Sintesi suprema, oltre la quale non esiste nulla. Quando la separazione tra noi e Lui scompare, la nostra scintilla divina si fonde in Lui e noi diventiamo il Tutto.
Il discepolo non conosce la strada per raggiungere la Realtà e l'insegnante indica che, per arrivare a Dio, occorre distruggere tutto ciò che crea frammentazione. Solo l'Amore e la Fiducia sono in grado di far aprire i cuori alla Comprensione.
Uriel asserisce che l'esistenza è una storia d'Amore cui bisogna affidarsi. In questo percorso, che si snoda nelle vite, dobbiamo assimilare il concetto di interconnessione che ogni cosa creata ha con l'altra, tornando a percepire quell'unione e quel rispetto che ci integra al Tutto.
L'errore, il peccato, afferma Cristo nel "Vangelo di Maddalena", non esiste: esso è il frutto della proiezione mentale umana che lo genera ogni volta in cui si piega ai riflessi della propria realtà illusoria e ingannatrice.
L'inconsapevolezza è la sorgente dell'errore, ma il bene, dice il Maestro, è insito nell'uomo, poiché è una scintilla divina e, alla fine del viaggio, tutti torneremo alla "Radice Madre", ricongiungendoci alla luce di Dio.
(CONTINUA...)
"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"Gladius Lucis 
