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Uriel mi rivela che Maddalena arrivò in Gallia incinta del terzo figlio insieme a Matteo, l'apostolo che divenne suo marito e ai suoi fratelli Marta e Lazzaro. In un'altra imbarcazione seguivano Marcella, Maria sposa di Cleofa, Maria Salomé (queste ultime presunte zie di Gesù), Massimino (uno dei settantadue discepoli di Gesù) e Sidonio. Con sé aveva la piccola Sara, la figlia concepita dallo Spirito Santo, che Gesù aveva annunciato sarebbe nata dal suo grembo. Sara rappresentava l'evento soprannaturale voluto dal Cielo, attraverso la compenetrazione dello Spirito nella materia biologica, per lasciare una traccia Divina in Terra dopo la dipartita del figlio di Dio e, intenzionalmente, era di sesso femminile.
Lo Spirito fu infuso nel corpo di Myriam e, ancora una volta la sessualità della donna divenne la via elettiva ai cieli di Dio.
Questo è il grande Segreto che è sempre stato nascosto.
Nel tempo Sara si imparentò, tramite matrimonio, con la stirpe dei re Merovingi e da lì in avanti, la sua discendenza continuò nel corso della storia, nei casati di Lorena e degli Asburgo.
Maddalena dunque, rimasta incinta attraverso un processo di partogenesi, cioè immune da influenza esterna, ebbe bisogno di un uomo che facesse da padre a questa creatura, come nel caso di Giuseppe con Maria. Si risposò una terza volta con un apostolo di Gesù: l'esattore delle tasse Matteo, chiamato anche Levi, colui che seguì il Maestro, lasciando i suoi beni terreni e le ricchezze che gli stavano a cuore. Al tempo della sua conversione Matteo era disprezzato dagli Ebrei che erano costretti a finanziare con le tasse chi li opprimeva e, quindi, lo consideravano un collaborazionista degli occupanti romani. Si dice fosse anche, come successore di suo fratello Gionata, il capo dei sacerdoti leviti e che per questo avesse il titolo di Levi. Matteo, che era segretamente innamorato di Maddalena, fu sposo e padre premuroso di Sara e dei due figli che ebbe da lei.
Da alcuni testi emerge che Marta evangelizzò Tarascona, Lazzaro predicò a Marsiglia, Massimino e Sidonio continuarono la missione ad Aix en Provence.
Alle foci del Rodano approdavano, all'epoca, profughi Ebrei provenienti dalla Palestina e numerose erano le comunità ebraiche, tra le Alpi e i Pirenei, che trovarono rifugio dalla sopraffazione romana e, all'interno di queste, si inserì il gruppo di Maddalena.
In Gallia, ai tempi in cui giunse Maddalena con il suo gruppo, il popolo era soggiogato dall'occupazione romana, ma sebbene gli invasori avessero imposto i nomi dei loro dèi alle divinità locali, vi erano grandi differenze di religione tra i due popoli. La Gallia era ancora fortemente influenzata dal culto Celtico e dalle sue antiche tradizioni pagane.
I primi Apostoli gettarono le prime semenze della fede in Cristo in un contesto storico piuttosto frammentato e ancora suggestionato dalle trasmissioni di memoria precedenti. In questi luoghi si venerava il dio Ra, personificazione del Sole fulgente e ritenuto, in una concezione teologica più tarda, unico Creatore di ogni cosa, e la dèa Iside, rappresentazione Egizia del pianeta Venere. L'astronomia era molto importante per i Celti che erano dei profondi conoscitori delle stelle.
Inoltre, come gli Esseni, erano esperti guaritori.
Credevano anche nella reincarnazione (trasmigrazione delle anime), derivante da Pitagora, che nel VI secolo a.C. fondò una delle prime scuole dell'occulto.
La credenza dei Druidi (sacerdoti Celti), si identificava in un dio che formava a sua volta una triade, analogicamente alla trinità cristiana. Questa triade univa insieme il concetto di mediatore, di istruttore e di liberatore dell'umanità che doveva nascere da una Vergine. Secondo la loro concezione, la potenza creatrice era femminile, figlia dell'Essere supremo, intermediaria tra la divinità e l'umanità. Questi attributi erano gli stessi che i romani accordavano a Iside, a Diana e a Minerva.
Quando Cesare conquistò la Gallia, il popolo adorava le foreste, gli alberi, le montagne, le fonti etc. In ciascuna di queste rappresentazioni, erano persuasi vi fosse un genio, uno spirito tutelare, un dio minore. I Druidi consideravano una doppia realtà all'interno delle loro credenze: il culto del principio creatore e il culto del principio distruttore, analogamente alle convinzioni del popolo orientale Indiano. Queste due potenze, secondo la loro fede, dominavano sull'intero universo. I loro templi erano nei boschi, dove constatavano la presenza della divinità e non adoravano simulacri o effigi del Divino.
Ciò che distingueva le credenze pagane da quelle cristiane successive era che le prime facevano del principio del male distruttore un principio utile, mentre il Cristianesimo riconoscerà solamente il principio Creatore di Dio. L'espressione del male, il demonio, veniva esecrato, combattuto e vinto dal liberatore, dal Messia. Analogamente il concetto di liberatore si ritrova nelle vesti di Mitra in Persia, di Horus in Egitto, di Ercole in Grecia.
(Continua)