Il giorno del Giudizio

Meditazioni, spunti di riflessione, ...
(vedi anche:)
Avatar utente
Oliviero Angelo
Messaggi: 2056
Iscritto il: 13/03/2009, 0:00

Il giorno del Giudizio

Messaggioda Oliviero Angelo » 17/09/2010, 12:19

"Nel 1947 un pastore trovò, in modo fortuito, alcuni rotoli contenuti all'interno di giare d'argilla, in prossimità di Khibert e che appartenevano all'Ordine degli Esseni, l'Ordine di Melchisedek manifestato, Re di giustizia e pace ("Sedek", in lingua ebraica), il cui ruolo è di risvegliare le anime per condurle verso una nuova era.
Gli Egizi adoravano Melchisedek attraverso Iside, la Vedova e Vergine che offre all'iniziato la conoscenza. Il Re del mondo si identifica quindi con la Vergine Luce, l'eterno femminino cosmico, la Sophia-sapienza. Egli fu l'iniziatore di Gesù (Ebrei 7:3). La centralità di Melchisedek è un elemento caratterizzante delle scritture di Qumran (papiro 11, libri di Enoch) e di quelle gnostiche (scritti di Nag Hammadi).
Melchisedek è messo in relazione con l'Arcangelo Michele, di cui si ha testimonianza dai frammenti del "Documento del Principe Melchisedek", trovati tra i manoscritti del Mar Morto.
Il Piano Divino sancisce che quando giungerà il Giorno Apocalittico del Giudizio, i Figli della Luce si riveleranno al mondo e, le forze Arcontiche, coloro che rappresentano le tenebre e gli avversari acerrimi della Luce, saranno giudicati finalmente da Dio.
Gli Esseni, che erano una discendenza delle 12 tribù d'Israele, oltre ai rotoli, tramandarono le loro conoscenze mistiche oralmente e, questi antichi insegnamenti, saranno svelati attualmente solo a uomini selezionati e votati a tale compito.
I rotoli ritrovati hanno costituito un grave pericolo per la Chiesa, poiché essi tracciano la figura di un Cristo appartenente ad una comunità iniziatica di tipo esoterico che custodiva la conoscenza e difendeva la pace e la giustizia. Gli Esseni sono i rappresentanti della gerarchia Celeste in Terra, "i Perfetti", che avevano cognizione della discesa del maestro cosmico Melchisedek al fine di ristabilire il Regno di Dio in Terra, nell'era dell'Acquario.


Uriel dice che la Terra è ora crogiuolo di energie divenute dinamiche tanto da enfatizzare nel bene e nel male lo scorrere del tempo ora giunto a maturazione di questa era di trasformazione, pronta per accogliere la Verità. Il nostro pianeta è stato testimone della nascita e della morte del Figlio dell'uomo, così come la sua ascesa. Cristo, dal Suo spazio celeste, ha osservato l'evolvere della fede non compiutasi nella verità, ma nella sottomissione ad un Dio che punisce e ad un culto imposto con dogmi, dai dottori della casta religiosa dominante. Il messaggio di allora fu distorto e fu svilita l'essenza femminile. La verità dettata ai cuori che si aprivano avrebbe donato sapienza, conducendo ad un cammino di pace e di libertà. Era luce prominente in cui Cristo si esprimeva, non solo con le parole, ma attraverso l'Amore che apriva le menti di chi sapeva ascoltare.
Gesù venne in Terra in un momento cruciale della storia umana, portando il dono dell'Amore e la saggezza del cuore, dove avrebbe dovuto imprimersi la Santa Legge.
Maddalena, la compagna eletta, fu depositaria di ogni Suo dire e di ogni sua azione. Lei era la depositaria della Legge, diffusa da Gesù per volere del Padre. I tempi sono ormai maturi per ridare dignità all'Apostola prediletta, esecrata da un potere maschile despota e timoroso. Lei portava nel mondo, per incarico ricevuto, il disegno Sacro indicato da Dio, che voleva la donna in primo piano nella gerarchia della religione; la donna depositaria in tutti i sensi, del seme della vita, come coppa che accoglie, genera e riproduce.
Questo fu tramandato su lei e per lei dagli Esseni. Molti cultori della fede difesero con la vita il segreto che si voleva carpire e violare, quel segreto che è degenerato nel sacrificio di tante donne immolate nella caccia alle streghe.
La verità è conosciuta in ambienti ristretti e nascosti, si tramanda di padre in figlio, gelosamente, e nel tempo sarà divulgata.
Sugli Esseni ritornati in gran numero in vita, col compiersi del tempo di Melchisedek, si appoggia ora la Volontà superiore.
Sono loro che, acuendo l'antica memoria, richiameranno a sé il potere necessario per fronteggiare il potere oscuro che cavalca il mondo. Essi sono dotati della perfezione del cuore che dovranno riscoprire nella materia pesante, in cui tutti siamo immersi.
Il giorno terribile del Giudizio, chiamato un tempo "della Giustificazione", saranno schierate le forze dell'Ordine di Melchisedek contro quelle di "Beliar", termine che in ebraico significa "niente", e degli Arconti (11 Qmelch).
Si riteneva che all'approssimarsi di quel tempo, le forze oscure avrebbero avuto grande influenza tra gli uomini che ne sarebbero stati fortemente attratti.
Contro le schiere delle tenebre, i Figli della Luce risvegliati scaglieranno un attacco tremendo per liberare la Luce, per mezzo della Verità. Questo evento è stato ripetutamente profetizzato in diversi testi sacri quali: Esodo 11:6, Matteo 24:21 e, ancora nell'Apocalisse e nel Corano si cita ripetutamente la Guerra Santa della fine dei giorni".



(da: "Maddalena l'altra metà di Cristo" di Annamaria Bona)
Immagine

"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
Gladius Lucis ImmagineImmagine

Avatar utente
drago-lontra blu
Messaggi: 7528
Iscritto il: 01/11/2008, 0:00

Il giorno del Giudizio

Messaggioda drago-lontra blu » 17/09/2010, 13:42

Aggiungo questo articolo, a proposito della fine del mondo, estratto da una ricerca di Fulcanelli.
ciao Gladius.


La croce di Hendaye




il segreto di una terribile profezia

Trecento anni fa circa qualcuno, un artista di cui ignoriamo l’identità, scolpisce uno strano monumento: un piedistallo e una colonna con sopra una croce. Il monumento viene collocato in un piccolo cimitero della cittadina basca di Hendaye, al confine tra Francia e Spagna. All'inizio del 1800 l'opera viene spostata nel giardino della chiesa di San Vincenzo, nella stessa città.
Lì, nei primi anni Venti del Novecento, la vede il secondo uomo misterioso di questa vicenda: l'alchimista Fulcanelli. Il nome è uno pseudonimo e ancora oggi non si è riusciti a risalire all'identità storica precisa che dietro a questo pseudonimo si nasconde.
Nel 1926 Fulcanelli pubblica un libro, Il mistero delle cattedrali, in cui si teorizza che le magnifiche cattedrali gotiche siano libri Ermetici scritti nella pietra; fino all’invenzione della stampa, l’architettura rappresentava il grande libro dell’umanità, e nelle decorazioni e nei motivi delle grandi cattedrali gotiche il simbolismo e i richiami all’ultraterreno riassumevano lo spirito di libertà dell’uomo, nella sua spinta verso il cielo. Nella seconda edizione dell’opera, c'è l'aggiunta di alcune immagini e di un capitolo, "La Croce ciclica di Hendaye".

Questo capitolo è scritto in modo assai meno criptico del resto dell’opera. La descrizione del monumento è apparentemente chiara e diretta, e quindi libera dai codici arcani utilizzati nel resto del libro. O almeno, così sembra in superficie. La città di Hendaye è descritta, più o meno come appare oggi stesso, come una spiaggia basca che pullula di boutiques, negozi di pesca e empori di tavole da surf, essendo divenuta un’attrazione internazionale per il popolo dei surfisti e dei giovani con lo zaino in spalla. Una cittadina ridente e turistica, che però vide personaggi importanti nel corso della storia: un giovane Luigi XIV, che qui incontrò sua moglie, il generale Wellington, e Adolf Hitler che qui incontrò il generalissimo Franco per convincerlo a entrare in guerra a fianco dei Paesi dell’Asse.

Essa si trova in un giardino molto piccolo a sud della chiesa di San Vincenzo. Alta circa tre metri, la Croce Ciclica di Hendaye domina il giardino, come una misteriosa apparizione sotto la luce del sole basco. Il monumento è marrone e scolorito; la pietra inizia a cedere, ed è chiaro che l’inquinamento automobilistico – la croce dista a pochi passi da una piazza trafficata – sta accelerando la sua scomparsa. La base di pietra, che siede su una piattaforma larga ma irregolare di tre gradini, è vagamente cubica. Su ciascuna faccia vi sono curiosi simboli, una faccia di sole splendente, una strana formazione di ‘A’ a forma di scudo tra le braccia di una croce, che ricorda il simbolismo massonico, una stella con otto raggi, e il più curioso di tutti, una luna con faccia umana con un occhio prominente. Su questo piedistallo si eleva una colonna, di stile vagamente Greco classico, su cui poggia una croce greca rozzamente scolpita, con una iscrizione in latino sulla facciata con il sole: “O CRUX AVES / PES UNICA”, che a un primo sguardo sembra una preghiera cristiana (Ave o Croce, Unica Speranza), che approfondiremo più avanti.




Sul lato opposto, in corrispondenza della stella, c’è l’iscrizione INRI. Il monumento appare complessivamente a Fulcanelli come “il più strano monumento del primitivo millenarismo, la più rara rappresentazione del chiliasmo”; prosegue il nostro, sostenendo che chi ha scolpito l’opera “possedeva reali e profonde conoscenze dell’universo”.

Abbiamo dunque due croci simboliche, entrambi strumento dello stesso supplizio: la croce divina, che esemplifica il concetto dell’espiazione, e la croce con la scritta INRI, che colloca nel tempo il periodo fatale di tale espiazione. L’interpretazione esoterica di INRI ‘dal fuoco la natura intera verrà rinnovata’ conduce direttamente al chiliasmo, e alla distruzione purificatrice come preludio alla ri-creazione di un mondo paradisiaco. L’alchimia, secondo Fulcanelli, è il vero cuore dell’escatologia. Proprio come l’oro viene raffinato, così sarà raffinata la nostra era – dal fuoco.

Detto ciò, torniamo a esaminare l’iscrizione principale su cui Fulcanelli concentra la sua attenzione:

OCRUXAVES PESUNICA

Queste lettere, in questa stessa disposizione, sono quanto si vede sulla croce. L'interpretazione che comunemente se ne dà è la formula di rito: "O Crux ave, spes unica"; "Ave, o Croce, unica speranza".
Fulcanelli si chiede però per quale motivo la "S" di "spes" si trovi sulla prima riga mentre il resto della parola sia sulla seconda e individua in questo apparente errore un segno che l'artista avrebbe voluto lasciare per destare la curiosità dello spettatore e indurlo a riflettere sul vero significato dell'iscrizione. L'alchimista raccoglie l'indizio e parte con la sua interpretazione: l'attenzione focalizzata sulla lettera "S", che ha le sinuose forme del serpente, lo spinge a concentrarsi sulla corrispondenza che esiste fra essa e la lettera "khi" dell'alfabeto greco, di cui assumerebbe anche il significato esoterico, simboleggiando la traccia elicoidale del sole giunto allo zenit della sua traiettoria nello spazio e indicando così il tempo della catastrofe ciclica. Sarebbe cioè, una metafora della Bestia dell'Apocalisse, del drago che nel Giorno del Giudizio vomiterà sulla creazione fuoco e zolfo. Il passaggio successivo di Fulcanelli è leggere l'iscrizione in francese, la sua lingua e, presumibilmente, la lingua dell'autore della Croce di Hendaye; poi, usando le vocali permutanti del linguaggio segreto alchemico, egli ottiene per assonanza delle nuove parole che compongono la frase il est écrit que la vie se réfugie en un seul espace, "è scritto che la vita si rifugi in un solo luogo".
Poggiando sulla sua interpretazione, Fulcanelli può a questo punto spiegare il messaggio segreto contenuto nella Croce di Hendaye sostenendo che:

"Esiste un luogo, un paese, dove la morte non potrà raggiungere l'uomo nel terribile momento del doppio cataclisma".

Aggiunge che solo una piccola élite sarà in grado di trovare questo luogo quando, proprio come l'oro, anche la Terra sarà "raffinata" dal fuocO.
Fulcanelli si focalizza quindi sullo scudo crociato con le quattro A incise su ognuno dei quattro spicchi: ritiene che esso sia un geroglifico dell'universo, che rappresenti i simboli convenzionali del cielo e della terra, dello spirituale e del temporale, del macrocosmo e del microcosmo, a cui sarebbero associate le immagini della redenzione, la croce, e del mondo, il cerchio.


Conclude il capitolo scrivendo:

"L'unico sigillo dell'età del Ferro è quello della morte. Il suo geroglifico è lo scheletro che porta gli attributi di Saturno: la clessidra vuota, simbolo del tempo che è finito, e la falce, riprodotta dalla figura del sette, che è il numero della trasformazione, della distruzione, dell'annientamento".

L'alchimista ci parla di un'età del Ferro: per capire di cosa si tratti dobbiamo ricorrere alla mitologia indù.
Le scritture sacre indù considerano il tempo come ciclico e lo articolano in quattro ere cosmiche che, per loro natura, tendono a ripetersi: gli yuga.
La prima era è il Satya yuga, l'età dell'Oro: è un'epoca di splendore in cui gli uomini vivono in una condizione di totale appagamento perché i pochi desideri, tutti puri ed essenziali, si realizzano con un semplice atto di volontà; non esistendo l'attaccamento ai beni materiali, non esiste dolore, né peccato, né guerra, né carestia; i testi indiani calcolano la sua durata in 1.728.000 anni.
La seconda era è il Treta yuga, l'età dell'Argento: è descritta come un'epoca in cui la comunione con il divino non è più spontanea e comincia pertanto a strutturarsi, per la necessità di un intermediario, la gerarchia religiosa; i desideri aumentano e il rito diventa lo strumento per ottenere quanto desiderato; inizia la corruzione e il male si insinua nel mondo; i testi indiani calcolano la sua durata in 1.296.000 anni.
La terza era è il Dvapara yuga, l'età del Bronzo: in quest'epoca la casta sacerdotale tenta affannosamente di sopperire al progressivo declino della Verità ma anch'essa sta perdendo la sua unità; la corruzione è sempre più diffusa, il male sempre più esteso, le calamità naturali cominciano a flagellare la Terra e tutte le cose entrano in disarmonia; i testi indiani calcolano la sua durata in 864.000 anni.
L'ultima era è il Kali yuga, l'età del Ferro, l'età nella quale noi viviamo: è il periodo dell'ignoranza e della degenerazione; il male e la corruzione hanno conquistato tutto; l'avidità, le guerre, la fame e le malattie sommergono il pianeta in un'onda di morte e distruzione; i testi indiani calcolano la sua durata in 432.000 anni al termine dei quali il fuoco purificatore distruggerà il mondo e ne seppellirà le ceneri sotto il manto della notte cosmica.

Ora possiamo tornare da Fulcanelli:

"L'unico sigillo dell'età del Ferro è quello della morte".

E possiamo rileggere la profezia che ha decifrato nella Croce di Hendaye:

"Esiste un luogo, un paese, dove la morte non potrà raggiungere l'uomo nel terribile momento del doppio cataclisma",

con l'aggiunta che solo una piccola élite sarà in grado di trovare questo luogo quando, proprio come l'oro, anche la Terra sarà "raffinata" dal fuoco.
Tutto sembra coincidere perfettamente con lo scenario profilatoci dalla mitologia indù per la fine della quarta età, la nostra, l'età del Ferro: al termine di essa il fuoco purificatore distruggerà il mondo e ne seppellirà le ceneri sotto il manto della notte cosmica...

Ma prima di andare avanti, è necessario soffermarci su un'altra coincidenza: l'inizio del Kali Yuga corrisponde al giorno della morte del corpo fisico di Krishna, l'avatar del divino che ha trasmesso la sua saggezza nella Bhagavad Gita. Corrisponde cioè alla mezzanotte del 18 febbraio 3102 a.C.; incredibilmente vicina al 3100 a.C., quando è sorta la civiltà del grande Egitto.
Jay Weidner, dopo aver passato 19 anni a studiare la Croce di Hendaye, nel 2005 è giunto alla conclusione che essa sembri descrivere non solo le 4 ere degli yuga indù ma anche le 4 età dello scorrere del tempo alchemico e cioè il tempo cosmico di 25.920 anni scandito dalla precessione degli equinozi, lo stesso utilizzato dai Maya, dalla casta sacerdotale egizia e da altre antiche civiltà. Quel tempo che prevede quattro grandi quadranti, i segni fissi dell'Acquario, del Toro, del Leone e dello Scorpione.

Weidner afferma che, leggendo la Croce di Hendaye, un monumento alchemico eretto per indicare la fine dei tempi, possiamo dedurre che l'età del Ferro giungerà al suo termine con l'allineamento galattico del solstizio d'inverno del 21 dicembre 2012, quando il grande orologio cosmico cambierà quadrante e noi entreremo nell'era dell'Acquario.
Quanto decifrato dalla Croce di Hendaye, quindi, secondo Fulcanelli e secondo Weidner, ci segnalerebbe che un enorme cambiamento sta per investire il genere umano: come l'età dell'Acquario avrebbe favorito l'emergere dell'uomo di Cro-Magnon 26.000 anni fa, anche questa volta potrebbe favorire l'emersione di una nuova razza umana. Del resto l'Acquario è l'unico fra i segni del grande quadrante a essere simbolicamente raffigurato da un'immagine umana, da un uomo che tiene un recipiente d'acqua.



A questo punto Weidner si trova a dover affrontare un evidente problema: il Kali yuga coincide con il Lungo Computo nella data iniziale, ma esso ha una durata di molto superiore ai 5.125 anni calcolati dai Maya e non si dovrebbe pertanto concludere nel 2012. Ed è altrettanto palese che la durata di 6.500 anni assegnata a ognuna delle quattro grandi ere alchemiche in armonia con il ciclo precessionale, è in disaccordo con il sistema indiano degli yuga che occupano quattro archi temporali di diversa ampiezza.
Weidner ci spinge però a osservare come ogni età yuga sia più breve della precedente: il Satya yuga è più lungo esattamente di un quarto rispetto al Treta yuga, che è a sua volta più lungo esattamente di un terzo rispetto allo Dvapara yuga, che è a sua volta più lungo esattamente di un mezzo rispetto al Kali yuga. Questa osservazione lo induce a ritenere che la lunghezza delle ere indicata dal sistema yuga sia solo una raffigurazione simbolica: segnerebbe non il reale scorrere del tempo, ma come esso veniva percepito in ogni età, dal tempo dilatato e armonico dell'età dell'Oro a quello compulsivo e frenetico dell'età del Ferro.
In suo aiuto interviene anche Sri Yukteswar, uno dei più grandi astrologi indù, vissuto fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, il quale ha affermato che gli insegnamenti degli yuga e i calcoli della durata delle relative ere sono stati mal interpretati durante il Kali yuga e che le quattro età si dovrebbero invece accordare con il movimento cosmico della precessione degli equinozi.

La Croce di Hendaye, il grande Fulcanelli e la sapienza indù sembrano a questo punto davvero concordare nell'indicare il 2012, il momento del nostro ingresso nell'età dell'Acquario, come un nodo cruciale nella storia dell'umanità al quale dobbiamo prepararci se vogliamo evitare l'annientamento, se vogliamo compiere il salto evolutivo che ci consentirà di sopravvivere e di conoscere una nuova epoca di sapienza e splendore.
La mitologia indù narra che alla fine del Kali yuga verrà sulla Terra Kalki, la decima e ultima incarnazione di Vishnu, per fare giustizia e inaugurare una nuova età dell'Oro. Gli indù aspettano il ritorno di Kalki alla fine del Kali yuga proprio come i Maya aspettano il ritorno di Kukulkàn alla fine del Lungo Computo: e questo ritorno dovrebbe attuarsi nel 2012, come sembra esserci indicato quasi all'unisono da innumerevoli culture, epoche, e sapienti della storia dell’umanità.

Inoltre, sottolineiamo l'ulteriore coincidenza di questo nostro racconto i cui fili, pur coprendo enormi distanze spazio-temporali, non fanno che intrecciarsi continuamente: abbiamo detto che Kukulkàn era una divinità strettamente associata al pianeta Venere...
Un transito di Venere viene osservato dalla Terra ogni volta che Venere si interpone fra il nostro pianeta e il Sole, oscurandone così una piccola parte del disco. Fra gli eventi astronomici calcolabili, questo è uno dei più rari. Avviene con uno schema che prevede coppie di transiti separate da un intervallo di otto anni che si ripetono in periodi più ampi: l'ultima coppia di transiti si è verificata nel 1874 e nel 1882; il primo transito della coppia successiva, l'attuale, è avvenuto l'8 giugno 2004, mentre il prossimo è previsto per il 6 giugno 2012.



La Croce di Hendaye si erge oggi nell’angolo sud-occidentale della chiesa di San Vincenzo, il posto più trafficato della città. Nessuno nota il comunissimo monumento con il suo messaggio di catastrofe. Probabilmente era stato pensato per essere proprio così: il segreto giace in bella vista, laddove a nessuno verrà in mente di scovarlo.



Liberamente tratto da www.altrogiornale.org e http://2012ladistruzione.blogspot.com
FULCANELLI -IL MISTERO DELLE CATTEDRALI e l'interpretazione esoterica dei simboli ermetici della Grande Opera - Terza edizione ampliata – Edizioni Mediterranee - 1972 - pagine 140-146
Foto tratte da http://2012ladistruzione.blogspot.com
fonte:http://salviamoci2012.eu/LacrocediHendaye.htm
Immagine

Immagine

Avatar utente
Oliviero Angelo
Messaggi: 2056
Iscritto il: 13/03/2009, 0:00

Il giorno del Giudizio

Messaggioda Oliviero Angelo » 17/09/2010, 14:29

Grazie, Drago! cuoricino
Articolo interessante...e inquietante, anche eheheh...
L'unico luogo "sicuro" dove andare, però, mi sovviene sia "dentro" di noi.
Così avrebbe un senso la trasformazione e il Cammino spirituale in corso di molte Anime.
Altrimenti non mi spiegherei un "Giudizio Apocalittico" che agevoli iniziati massonici ed alchemici magari a discapito anche di chi sostiene che è l'Amore a vincere su tutto e di questa Verità farne unico Faro Luminoso per il personale Cammino.

Certo che è significativo questo continuo confermarsi di eventi, anzi, dell'EVENTO, tra culture e società completamente distanti nel tempo e nello spazio tra loro.
E associare il Fuoco "Giustiziere" al dodicesimo pianeta Nibiru viene spontaneo.

Ciao Sorella Bluissima!!!

pulzelle
Immagine

"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
Gladius Lucis ImmagineImmagine


Torna a “Meditazione”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti

cron