Non giudicare!

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Oliviero Angelo
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Non giudicare!

Messaggioda Oliviero Angelo » 09/03/2011, 0:18


Un viaggio infinito


"Non giudicare" è una delle affermazioni più grandi mai fatte da un uomo, e al tempo stesso, è una delle cose più impossibili per la mente.
La mente giudica immediatamente. Spesso si giudica senza neppure sapere su che basi quel giudizio si fondi. E ogni giudizio non può che essere fallace, perché il mondo intero è profondamente interconnesso: senza conoscere l'intero, come puoi conoscere o analizzare una parte? Una cosa porta all'altra, perché tutto è interconnesso!
Il momento presente è interconnesso con tutto il passato e con tutto il futuro: in questo momento culmina l'intera eternità. Come puoi giudicare? Il mondo non è diviso; se lo fosse, allora un frammento potrebbe essere conosciuto, mentre il mondo è una totalità: ogni giudizio è di per sé falso, perché ogni giudizio sarà parziale e si affermerà come totalità.
"Non giudicare", e questo perché il giudizio non farà che chiuderti, creerà una morte dentro di te: la tua sensibilità andrà perduta, e con essa ogni possibilità di crescere e di evolvere.
Nel momento in cui giudichi ti rattrappisci, ti ritrai dall'impatto con il Reale, ti paralizzi, arresti il tuo fiorire. Quindi, la cosa più coraggiosa è avere il coraggio di non giudicare. E, in verità, sospendere il giudizio richiede il coraggio più grande possibile per un essere umano, e questo perché la mente è assetata di giudizio, non vede l'ora di poter dire: "Questo è giusto e questo è sbagliato", "Questo è bene e questo è male". La mente è infantile: balza da un giudizio all'altro. Se mai vorrai uscire dalla mente - e se non lo fai, ti sarà del tutto impossibile crescere interiormente -, la sola cosa che devi fare è questa: non giudicare.


Voglio raccontarti un aneddoto. Sono eventi che accaddero all'epoca di Lao-Tzu, in Cina, e a Lao-Tzu piaceva moltissimo ricordarli. Per generazioni, i seguaci di Lao-Tzu ripeterono questa storia, trovandovi significati nuovi e sempre più profondi. In questo modo la storia è cresciuta: è diventata un fattore vitale.

(Continua)
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Oliviero Angelo
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Messaggioda Oliviero Angelo » 09/03/2011, 0:20

E'una storia semplice. In un villaggio viveva un vecchio, molto povero, ma di cui perfino i re erano invidiosi, perché possedeva un bellissimo cavallo bianco, quale mai si era visto: primeggiava in forza, bellezza e maestosità.
Ripetutamente diversi re gli avevano offerto una fortuna, ma il vecchio diceva sempre: "Per me, questo non è un cavallo; è una persona: come posso vendere una persona? E' un amico, non un bene che possiedo: come posso vendere un amico? E' impossibile!" L'uomo era povero, le tentazioni erano forti, ma lui non vendette mai quel cavallo.
Una mattina, si accorse che il cavallo non era più nella stalla. Subito l'intero villaggio accorse e gli disse: "Sciocco! Lo sapevamo che un giorno il cavallo sarebbe stato rubato: sei così povero che non puoi proteggere un bene così prezioso. Sarebbe stato meglio se tu lo avessi venduto, avresti potuto ricavare la cifra che volevi; adesso, invece, il cavallo se n'è andato. Che disgrazia! Che sfortuna!"
Il vecchio replicò: "Non andate troppo lontano... dite solo che il cavallo non è più nella stalla. Questo è il fatto, il resto è solo giudizio... come potete sapere che sia una sfortuna? Come fate a giudicare?"
E la gente: "Non cercare di farci sembrare sciocchi. Forse non siamo grandi filosofi, ma qui la filosofia non serve a nulla. E' un semplice fatto che un bene prezioso è andato perduto, e questa è sfortuna!".
Il vecchio insistette: "Io mi limito a vedere un'evidenza: la stalla è vuota e il cavallo se n'è andato, ora non c'è più. Il resto non lo conosco - non so se sia una sfortuna o una benedizione -, ho di fronte a me solo un frammento: chi può dire cosa seguirà?".
Tutti risero del vecchio. Avevano sempre pensato che fosse un po' pazzo, altrimenti si sarebbe affrettato a vendere il cavallo per ricavarne dei soldi.
Ma quindici giorni dopo, una notte, all'improvviso, il cavallo ritornò. Non era stato rubato, era fuggito nella selva. E ora, non solo tornava a casa, ma portava con sé una dozzina di altri cavalli selvaggi.
Di nuovo, la gente si raccolse intorno al vecchio e gli disse: "Avevi ragione, vecchio, e noi avevamo torto. Non era affatto una sfortuna: si è dimostrata una vera benedizione. Scusaci per aver insistito tanto nel nostro giudizio".
E il vecchio replicò: "Di nuovo, state divagando. Dite solo che il cavallo è tornato, e che ha portato con sé dodici cavalli, ma non giudicate. Chi può dire che si tratti di una fortuna o una sfortuna? Si tratta solo di un frammento, è come se leggeste una frase del libro: come potete giudicare l'intera opera? E in questo caso, siamo di fronte alla vastità della vita: come potete giudicarla da un solo episodio? Non dite che si tratta di una benedizione, nessuno può dirlo".
Questa volta la gente non ebbe nulla da replicare, ma in cuor loro quelle persone sapevano che il vecchio sbagliava: ora possedeva dodici cavalli bellissimi... addestrandoli un po' avrebbe potuto venderli molto bene, e ricavare molti soldi.
Il vecchio aveva un figlio, uno solo! E il giovane iniziò a addestrare quei cavalli selvatici; ma la settimana successiva fu disarcionato malamente e si spezzò entrambe le gambe.
Di nuovo la gente accorse - viviamo circondati dalla gente! - e di nuovo si mise a giudicare. Il giudizio sorge immediato. Dissero: "Avevi ragione. Anche questa volta hai visto giusto. Non era affatto una benedizione, di nuovo si tratta di una sfortuna! Il tuo unico figlio ha perso le gambe, e nella tua vecchiaia era il tuo unico sostegno! Ora sei più povero che mai".
E il vecchio: "Siete ossessionati dal giudizio. Non andate così lontano: dite solo che mio figlio si è rotto le gambe. Chi può dire se sia una sfortuna oppure una benedizione? Nessuno lo sa! Di nuovo si tratta di un frammento, e non si ha mai in mano nulla di più che un semplice frammento: la vita viene in singoli frammenti, e il giudizio tratta sempre una globalità".
Alcune settimane dopo accadde che il paese entrò in guerra e tutti i giovani del villaggio vennero arruolati a forza. Solo il figlio del vecchio fu scartato, perché era storpio. L'intera città si riunì in lacrime, disperata, perché tutti sapevano che quella guerra sarebbe stata persa, e quindi era certo che la maggior parte di quei giovani non avrebbe fatto più ritorno.
Accorsero, dunque, dal vecchio, piangendo disperati e, affranti, dissero: "Avevi ragione, vecchio! Dio sa quanto eri nel giusto, la tua si è rivelata una benedizione. Certo, tuo figlio è storpio, ma perlomeno ti è vicino. I nostri figli se ne sono andati per sempre!".
Di nuovo il vecchio replicò: "E' impossibile parlare con voi, non fate altro che giudicare... chi può saperlo? Dite solo che i vostri figli sono stati costretti ad arruolarsi, mentre mio figlio è rimasto a casa. Ma nessuno può dire se questa sia una fortuna oppure una sfortuna. Nessuno potrà mai saperlo: Dio solo lo sa!".


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Messaggioda Oliviero Angelo » 09/03/2011, 0:21

E quando un taoista dice che "Dio solo lo sa", intende dire che l'Assoluto, il Tutto, lo sanno. Dunque, non giudicare, altrimenti non potrai mai unirti e fonderti con la totalità dell'esistenza: rimarrai ossessionato dai frammenti, dai singoli episodi della tua vita, e li userai per trarre subito delle conclusioni.
Ricorda: se giudichi hai smesso di crescere. Il giudizio presuppone uno stato della mente stagnante. Con il giudizio ogni movimento si arresta, lo sforzo di conoscere si paralizza, la tendenza a crescere si ferma: hai già tratto le tue conclusioni, e tutto finisce. E la mente vuole sempre giudicare, perché il movimento per lei è un problema: essere in un processo è sempre azzardo, ed è sempre scomodo.
Trarre delle conclusioni vuol dire aver raggiunto la meta, ora non esiste più viaggio alcuno.
Una persona che voglia viaggiare verso l'Assoluto dovrebbe stabilire, come punto di partenza, di non giudicare. E' molto difficile, è quasi impossibile, perché prima che ti sia possibile dirlo, la mente ha già giudicato. Però, se ci provi, con il tempo sorgerà in te una consapevolezza sottile che ti permetterà di sospendere il giudizio: se sospendi il giudizio, diventerai un uomo religioso.
In realtà la vita è movimento infinito, crescita senza fine, perché Dio non è un punto fermo: Dio è il movimento totale della vita; quindi se vuoi camminare con Dio, devi muoverti continuamente. Devi essere sempre in viaggio. E, in realtà, il viaggio non ha mai fine. Un sentiero finisce, un altro inizia; una porta si chiude, un'altra si apre. Raggiungi una vetta, e una vetta più elevata si para davanti a te... Dio è un viaggio infinito. Ecco perché solo persone estremamente coraggiose, coraggiose al punto di non preoccuparsi più di una meta, non importa quale, persone appagate dal semplice vivere nel momento e dal crescere in esso... ecco perché solo queste persone sono in grado di intraprendere quel viaggio: solo persone simili sono in grado di camminare mano nella mano, unite alla totalità della vita.


(Osho - "I Maestri raccontano" - Racconti Tao)
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