Il Buddha della medicina

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mariposa azul
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Il Buddha della medicina

Messaggioda mariposa azul » 19/01/2015, 15:59


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Il nome completo del Buddha della Medicina è Bhaishajyaguru Vaiduryaprabha, il Signore dei Rimedi, il Maestro guaritore dalla radiosità di lapislazzuli, il benefattore supremo conosciuto anche come Re della Luce Acquamarina, colui che ha scritto i Quattro Tantra Medici: caratteristica è la sua effige, in quanto la parte esposta del corpo è colorata di blu e questa luce terapeutica viene emanata tutt’intorno dal suo corpo per dissipare le nebbie delle emozioni che confondono la mente ed il cuore delle esistenze e per dissolvere i dolori del corpo fisico. Come Shakyamuni indossa i vestiti di un monaco ed è seduto nella posizione del loto, il braccio destro verso terra con il palmo rivolto in avanti in segno di protezione di chi lo guarda; tra il pollice e l’indice tiene uno stelo di mirabolano, pianta miracolosa nota come la regina dei medicinali per la sua capacità di curare tutte le malattie; nella mano sinistra, assisa in grembo, regge una ciotola contenente tre tipi di ambrosia: uno è il nettare che cura la malattia e fa risorgere i morti; il secondo è il nettare che contrasta l’azione; l’ultimo è il nettare che mai si esaurisce, illumina la mente e accresce la comprensione; in molte raffigurazioni il personaggio è circondato da pietre preziose curative (i cristalli), da foreste di erbe fragranti e piante medicinali. Nei tradizionali tangka tibetani, il Signore dei rimedi di lapislazzuli è spesso raffigurato in compagnia di altri sette Buddha della medicina, tra i quali lo stesso Shakyamuni. E nella raffigurazione del suo regno buddista orientale, noto come Puro LapisLazzuli, il Signore dei Rimedi di solito è affiancato dai due principali bodhisattva di quella terra pura, Suryaprabha e Chandraprabha, irradianti rispettivamente luce solare e lunare.
La principale peculiarità di questo Buddha della Medicina è il colore, il blu profondo dei lapislazzuli. Questa pietra preziosa ha avuto un grande valore nelle culture asiatiche ed europee per oltre seimila anni e, fino ad un periodo relativamente recente, il suo valore ornamentale era considerato alla pari, o ancora maggiore, di quello del diamante. La pietra è avvolta in un’aura di mistero, forse perché si trova prevalentemente nelle cave della remota regione del Badakshan nell’Afghanistan nord orientale, un’area inaccessibile situata oltre all’Hindu Kush. Un cronista ha scritto, “i campioni più fini di lapis, di un blu intenso chiazzato di onde e turbini di pirite color oro scintillante, somigliano a una notte illuminata da miriadi di stelle.” Tradizionalmente questa bellissima pietra simboleggiava le cose pure o rare. Si dice che abbia il potere di curare o fortificare chi la indossa, e grazie alla sua naturale levigatezza può essere lucidata fino a raggiungere un’alta riflettività. Per tutti questi motivi, oltre al fatto che la luce blu intenso possiede un comprovato effetto curativo nella pratica di visualizzazione, il lapis è il colore del principale Buddha della Medicina. Il Signore dei Rimedi di Lapis è una delle figure più onorate nel panteon buddista.
Da http://nirvaira.org/2014/09/il-buddha-d ... -tibetana/

Nelle arti visuali, il Buddha della guarigione è talvolta rappresentato con un colore dorato, sebbene il suo colore caratteristico sia il blu. In ambo le rappresentazioni la sua mano destra riposa nel grembo nel mudra della meditazione, sostenendo una ciotola di ferro. Il suo palmo destro è rivolto in fuori, nella posa di offrire, in un gesto di generosità, un gambo della pianta di myrobalan. Questo è un frutto salutare ben noto nella medicina tibetana, che qui è un simbolo della restaurativa fecondità del reame botanico, e ci ricorda che la terra ce la fornisce liberamente, non chiedendo nulla per sostenere la sua fertilità se non una cura gentile.
Tuttavia, la scienza Buddista della medicina offre solo una limitata applicazione alla medicina esterna. Questa è considerata solo sufficiente al livello di rimozione dei sintomi esterni della malattia. La cura per la radice della malattia dell'umanità è sottolineata essere l'illuminazione spirituale, la cui Via giace all'interno del nostro proprio ‘sé’. E’ per questo scopo che il Buddha della Medicina è spesso mostrato circondato con varie piante fragranti e salutari della farmacopea tibetana, come anche innumerevoli saggi, ed altri elevati esseri.
Questa sistemazione fortemente assortita è riferita come il 'Paradiso del Buddha della Medicina'. Questo paradiso rappresenta un universo idealizzato ove esistono rimedi per ogni indisposizione. Si dice che il Buddha stesso abbia affermato, "Per quanti esseri senzienti esistono in questo sistema di mondo, c'è un Sentiero per la Liberazione".
Secondo Romio Shrestha,"Il Buddha della Medicina è il nostro farmacista spirituale perfetto. Scoprire la forza salutare all'interno del nostro essere significa entrare nel paradiso del 'Maestro dei rimedi'." In altre parole, questo vero paradiso risiede all'interno del nostro proprio ‘sé’, ed è richiesto soltanto un condizionamento della mente per identificarlo e partecipare dei suoi piaceri. Romio Shrestha dice inoltre: "Il nostro corpo ha la capacità di guarirsi da ogni indisposizione.
…La tradizione Buddista identifica il Buddha della Medicina come il guaritore ideale, ed accentua anche che i massimi poteri salutari risiedono all'interno del nostro proprio sé. Secondo Deepak Chopra, "Noi abbiamo al nostro interno una farmacia, che è assolutamente squisita. Essa applica la medicina corretta, per il tempo giusto, per il corretto organo oggettivo - senza effetti collaterali."
Quindi, per estensione, noi arriviamo alla realizzazione che il venerabile Buddha della Medicina è all'interno di ognuno di noi. Il Sentiero verso questa realizzazione risiede nella meditazione, specificamente nella meditazione di visualizzazione. Meditando su di lui e visualizzandolo di fronte a noi, noi possiamo stare faccia a faccia con il Buddha della Medicina, il cui sorriso irradia compassione all'universo, e i cui occhi gentili sprizzano amore per tutti gli esseri viventi. Poi, dal cuore del Buddha proviene un raggio di luce dorata, che dolcemente penetra il nostro stesso cuore. (Cuore qui vuole dire 'centro del cuore' - il centro del nostro essere, nel centro del nostro torace, non il meccanismo fisico che pompa sangue). Questo centro del cuore è definito come:
"Dentro di voi, c’è una calma e un santuario in cui potete ritirarvi in ogni momento ed essere voi-stessi. Questo santuario è una semplice consapevolezza del conforto che non può essere violato dal tumulto degli eventi. Questo luogo non prova alcun trauma e non conserva alcun male. È il salutare spazio mentale che uno cerca di trovare nella meditazione." --- Deepak Chopra
Questa realizzazione ci viene come un bagliore di intuizione, e non è verbale, né strutturata linguisticamente. È un sentimento di improvvisa, liberante conoscenza, quando noi sperimentiamo la verità senza parole. Una verità conosciuta attraverso le parole non è spontanea poiché è richiesto un certo limite di tempo per cogliere il loro significato. È tramite questa immaginativa, simbolica e creativa esperienza spirituale che esseri 'ordinari' sono trasformati in guaritori straordinari. Questo è il modo di riferirsi al Buddha della Medicina, il più grande di tutti i guaritori.
Nessuna meraviglia poi che i dottori che credono in questi ideali compiano questa meditazione ed invochino il Buddha della Medicina prima di preparare i loro farmaci e quando li propongono ai loro pazienti. Così facendo, simultaneamente essi cantano anche il suo mantra.

Da http://www.centronirvana.it/articolididharma93.htm

http://www.liber-rebil.it/wp-content/up ... dicina.pdf
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH

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