Considerazioni sull' Essere Umano - La Sofferenza

Cammino evolutivo verso l'Ascensione...
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Angel
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Considerazioni sull' Essere Umano - La Sofferenza

Messaggioda Angel » 08/04/2014, 21:04

Considerazioni sull' Essere Umano -
La Sofferenza
(20/02/2014)



Terza parte

“La sofferenza è la strada
che ti riconcilierà con la vita
e quando trascenderai il dolore
questo si trasmuterà in amore!”

Kuthuma di Erks




Premessa

Come sapete, l’Iniziazione non è altro che il desiderio di rinascita dell’essere umano nella materia; è la voglia di risveglio, l’apertura di un passaggio dal piano fisico a quello metafisico. Ma, prima di accedere a questo stadio e dopo aver superato le prove, è necessario attraversare le condizioni di sofferenza e dolore, per varcare, poi, la soglia luminosa dell’Amore, dove brilla la Luce dell’immortalità.


Tempi di crisi

Oggi, più che mai, si sente il “grido di dolore” dell’umanità immersa in una profonda crisi: fisica, animica e spirituale che si ripercuote in tutte le situazioni dell’esistenza, tanto in quella familiare, come in quella economica, politica e sociale.

Lo sconvolgimento che si avverte, per mancanza di armonia e fratellanza tra le nazioni del mondo, è presente sia nel pianeta Terra, visto come contenitore, sia in ciò che contiene, che è lo stesso uomo.

Questa disarmonia, ormai prerogativa di quasi tutti i paesi e il grigiore che emana, trasforma ogni cosa in questo stato caotico e confusionale, che crea squilibri e negatività ovunque, disagi ambientali e atmosferici, ma soprattutto, nel comportamento dell’uomo stesso, per sfociare in malattie d’ogni genere.

In questi ultimi anni, a fare notizia è stata solo la negatività con tutte le sue conseguenze e l’umanità ha dovuto alimentarsi con questo “pane amaro” di sofferenza e dolore, pieno di prevaricazioni che hanno infuso ai giovani il piacere per l’orrido e per il cattivo gusto.

Interi popoli hanno subito in silenzio questa tirannide, creata da “menti dementi” con interessi solo materiali, guidati da un consumismo sfrenato!

L’uomo perso in una “selva oscura”

L’uomo che si perde in queste condizioni, che è immerso nella materia (vista come “fase al nero”), sordo ai ripetuti richiami del proprio “maestro interiore”, che non ascolta i “lamenti” della propria anima, entra in una profonda crisi. Non trova più la giusta maniera di arrestare queste pulsioni, soffre e si dispera, alla fine si ammala e contrae qualche terribile infermità.

Le cause delle malattie sono dovute allo stesso soggetto che non sa codificare il “messaggio”, non trova nulla a cui aggrapparsi, annulla sé stesso e si immerge nella più profonda e cupa disperazione.

In questo stadio caotico l’individuo che non possiede una coscienza iniziatica del suo intelletto superiore, nega a priori la tradizione e vive una fase confusionale e negativa. In qualità di “pro-fanum” (fuori dal tempio), ignora i mezzi che l’iniziato adopera per viaggiare nell’ “interiore terra”, usa soltanto un metro materiale per comprendere le profonde bellezze dello Spirito, che è insufficiente e inadeguato a stabilire un contatto con il proprio “passeggero interiore”.

Questo stato della fase al nero, fa dubitare l’uomo di sé stesso e commettere errori imperdonabili che pagherà dolorosamente.

La svolta

Ed ecco la malattia! Frutto degli errori che prostrano il malcapitato e lo costringono nolente o volente a fare il punto della situazione e a intuire, finalmente, la causa.

E così, nel dolore e nella sofferenza, l’individuo tempera sé stesso e la propria anima ne esce vittoriosa; sempre che accetti e comprenda che nel dolore, dal più terribile al semplice malanno, c’è la presenza di Dio.

Perché è in questo suo soffrire che avviene la ricerca della causa che ha provocato lo squilibrio e la malattia; è attraverso questa fase negativa che si arriva a comprendere e anelare la Luce e con essa la rinnovata salute.

A questo punto, mi rifaccio al poeta argentino José Herrnandez nella sua opera “Martin Fierro”: “Pure se la notte è nera, c’è sempre una stella che brilla...” Dopo una tempesta, dalla più semplice alla più terribile, esce il sole, la luce vince sull’oscurità, l’ossigeno si purifica, la terra si nutre e tutte le creature cantano un inno di gloria al Creatore!

Nell’uomo accade la stessa cosa.

Non sempre quello che qualifichiamo come negativo, viene per nuocere.

Nella “Grande sinfonia della vita” del Maestro Pietro Ubaldi che adesso citerò in parte, si dice:

“Nel ruggire della tempesta, c’è Dio!
Nella carezza dell’umile, c’è Dio!
Nell’evolvere del turbine atomico, c’è Dio!
Nella concessione delle forze dinamiche, c’è Dio!
Nel trionfo della vita e della morte. C’è Dio!
Nel bene e nel male, c’è Dio!
Nel piacere e nel dolore, c’è Dio!
Un Dio senza limiti, che tutto comprende,
regge e governa, pure nella manifestazione
degli opposti ai quali guida verso fini supremi...”


I tre corpi dell’uomo secondo la Tradizione

I nostri antichi Padri, per facilitare la comprensione di sé stessi, divisero il corpo umano in tre parti, fisico, animico e spirituale, proprio come la S. Trinità: Padre, la testa, Figlio, l’eros e Spirito Santo, il cuore.

In questo modo risulta più facile la comprensione della mappa interiore, per capire il mistero della “Salvezza” e conquistare l’immortalità.

Corpo fisico

Tutti lo conoscono, ma pochi lo comprendono.

La stragrande maggioranza delle persone vive con il “pilota automatico” e tutto succede a prescindere da noi.

Così l’uomo nasce, cresce e muore senza coscienza, ricordando della sua vita, solo una manciata di giorni che a causa di uno shock emotivo positivo o negativo, risvegliano per un istante il secondo “corpo”, quello animico.

Ad esempio, la Prima Comunione, il primo bacio, la prima fidanzatina o fidanzatino, la prima esperienza sessuale, il matrimonio, la nascita del primo figlio, ecc.

Oppure: un incidente, una situazione pericolosa, la morte di un congiunto, un’operazione chirurgica, ecc.

A volte, queste esperienze non superano una dozzina di giorni, mentre tutti gli altri finiscono nel dimenticatoio...

Dunque, pensate: cosa sono questi giorni in rapporto alla durata della vita di un essere umano, di settanta, ottanta o novant’anni?

Nulla! Mi domando: vale la pena vivere in questo stato come “zombie”, con meno dell’uno per cento di coscienza?

Corpo animico

Sono davvero pochi coloro che sanno realmente che cosa sia l’anima. Potrete verificare domandando a un prete, a uno psicologo, a un iniziato e tutti e tre diranno la loro senza accennare minimamente alla reale identità del corpo animico.

Corpo spirituale

Alla domanda che cosa è lo Spirito e come si costruisce in noi, nessuno saprà rispondere!

Dunque, riassumendo: se non si conosce il corpo fisico e neppure quello animico, come possiamo conoscere il corpo spirituale?

Come possiamo progredire come esseri umani, se ignoriamo come siamo realmente nella parte “ermetica” di noi stessi? Queste “materie” si dovrebbero insegnare già dall’asilo, perché in fin dei conti, sono tutte cose che riguardano il piano fisico e servono ad elevare e risvegliare la coscienza dell’uomo.

L’intera umanità è una sorta di “paese dei balocchi” e gli abitanti sono “burattini”, proprio come nella favola di “Pinocchio”.

La fatina è l’anima che trasforma il burattino in un bambino, ossia in un essere umano! Vedete? Anche le favole ci indicano la “strada maestra”.

Ad esempio, nella favola di “Biancaneve” ci sono delle bellissime analogie per far capire ad un bambino la sua realtà interiore.

Biancaneve è l’anima e i sette nanetti che lavorano nella miniera, scavano nelle profondità per estrarre oro e pietre preziose per costruire lo spirito, sono i sette chakra.

La “Bella Addormentata” è l’anima dell’uomo che dorme fino a quando un principe con una bianca armatura, la sveglierà con un bacio...

Potrei continuare, ma penso che siano sufficienti.

A conferma di quanto detto, faccio un ultimo esempio: nel Medioevo, quando un cavaliere veniva consacrato, gli si assestava un sonoro schiaffone con una mano inguantata, dicendogli : “ Così ricorderai!”

Ed ecco il dolore che risveglia la coscienza.

E’ l’emo-zione (parola la cui radice etimologica è “sangue”) che dà l’imprinting al neo cavaliere che non si sarebbe più dimenticato di quella iniziazione per il resto dei suoi giorni perché risvegliato della sberla ricevuta.

Le emozioni

Ci sono diverse maniere di provocare emozioni, ma le più importanti e che provocavano grandi trasformazioni e “risvegliavano” intere popolazioni, erano le guerre mondiali oppure le pandemie o ancora, le grandi catastrofi per risvegliare il senso reale della vita attraverso il dolore e la sofferenza. Così come nel grande, accade nel piccolo: nell’uomo singolo avviene la stessa cosa.

Nel presente, come nell’antico Impero Romano dove al popolo veniva dato “pane e circensis, nulla è cambiato e tutto procede nello stesso modo: il governo fa sì che non manchi il pane e riempie gli spazi liberi con ogni sorta di distrazione.

Dalla TV, allo sport, ai partiti politici con i loro credi, alla religione con i suoi dogmi e precetti in nome di Dio, tutto per addormentare la gente e non per risvegliare le coscienze, cosicché il povero “Pinocchio” resta in balia del “gatto e la volpe” e non riesca mai a diventare un “Ecce homo”.

Tutto ciò rende il “povero cittadino” soggetto a questi mezzi soporiferi che lo indeboliscono nella psiche e lo vincolano all’egregoro vampiresco di queste società che per il resto della vita succhieranno la sua linfa vitale e lo trasformeranno in una specie di zombie.

Proprio come agisce una zanzara: prima inietta una sorta di anestesia e poi succhia il sangue a sazietà.

La cosa più incredibile è che l’individuo non si rende mai conto della “trasfusione” in atto!

Però, un modo c’è ed è quello di rinunciare a questa adesione e riconquistare la perduta libertà, per capire il valore di appartenere a sé stesso!

Questo stato di “liberto” farà iniziare l’ascesa evolutiva, ammesso che si sappia bussare alla porta giusta, di solito si bussa tre volte, alla cui sommità campeggia la scritta “Nosce te ipsum” ossia, “Conosci te stesso”!

Dall’interno una voce stentorea risponderà: “Chi osa disturbare i nostri architettonici lavori?”

Colui che ha osato dirà a sua volta: “Un profano che desidera la Luce...”

In conclusione

Dunque, il dolore e la malattia temperano l’individuo e lo fortificano.

Lotta con tutte le sue forze e vince uscendo dall’oscuro tunnel e infine, libero, ritrova la luce!

Disperazione e sofferenza si trasformano in fede e fiducia verso la salute e verso le forze buone, benefiche e invisibili.

Dal turbinoso vortice delle emozioni superate, lo spirito rinasce purificato e rinnovato!

Altrimenti, la malattia prende il sopravvento e l’individuo, che esaurisce le sue forze, soccombe, si arrende, non lotta più e la “Signora in nero” si aggiudica il trofeo chiudendo la partita definitivamente.

Ma, se il perdente impara la lezione, dopo una simile esperienza, in una vita futura sarà più agguerrito con la probabilità che sia lui a vincere e la “Signora in nero” sarà un valido alleato per superare i “Guardiani della soglia”.

Buona fortuna a tutti coloro che sono in lotta per vincere e superare le “terribili malattie” di questi tempi di crisi! Amen!

di Alfredo Di Prinzio

http://www.kuthumadierks.com/pageopen.asp?r=isis&id=183
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mariposa azul
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Re: Considerazioni sull' Essere Umano - La Sofferenza

Messaggioda mariposa azul » 08/04/2014, 22:00

A conferma di quanto detto, faccio un ultimo esempio: nel Medioevo, quando un cavaliere veniva consacrato, gli si assestava un sonoro schiaffone con una mano inguantata, dicendogli : “ Così ricorderai!”

Ed ecco il dolore che risveglia la coscienza.

E’ l’emo-zione (parola la cui radice etimologica è “sangue”) che dà l’imprinting al neo cavaliere che non si sarebbe più dimenticato di quella iniziazione per il resto dei suoi giorni perché risvegliato della sberla ricevuta.


Questo pezzo mi ha fatto ricordare quando ho fatto la cresima: un tempo il vescovo dava uno schiaffetto sulla faccia dei cresimati, proprio come durante l'investitura dei cavalieri medioevali. La cresima è di fatto un rito di iniziazione cristiana in cui si propizia la discesa dello Spirito Santo, cioè della saggezza, quindi è il momento di svegliarci e ricordare.
Comunque penso che oggi siamo arrivati ad uno stadio in cui si può comprendere anche senza la sofferenza, ciò non vuol dire che la si rinneghi perché anche questo fa parte dell'Uno, ma è arrivato il momento di svincolarci dal binomio sofferenza-comprensione, altrimenti continueremo a perpetuarlo dentro noi. Proprio oggi stavo pensando a chi pensa che sia indispensabile soffrire per raggiungere il paradiso, ed è anche per questo che ho aggiunto al mio profilo quella piccola poesia di Emily Dickinson.
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH

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drago-lontra blu
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Re: Considerazioni sull' Essere Umano - La Sofferenza

Messaggioda drago-lontra blu » 09/04/2014, 13:03

E' vero, il trinomio sofferenza/comprensione/paradiso è stato usato da sempre, superarlo come dci, oggi è più semplice.
Del perché serva la malattia per arrivarci però non e' parte intrinseca del processo.
Serve di più o gli zombi, se pur malati, muoiono da zombi e non perché hanno smesso di lottare ma perché non sanno che possono farlo e quindi non ci hanno mai pensato.
Quindi la malattia, o il dolore o sofferenza o quello che volete da soli non bastano, serve la sete di conoscenza.
Serve un unica piccola parola e porsela è la fatica più grande, è l'inizio del cammino: PERCHE' ?

ciao bellissime sorelle :emtc63:
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