come stai adesso ?

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drago-lontra blu
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come stai adesso ?

Messaggioda drago-lontra blu » 19/11/2011, 19:54


C'è una domanda molto comune che le persone usano rivolgersi e che, proprio per il suo carattere rituale, di regola viene percepita come una semplice forma di cortesia. Ad essa solitamente si risponde in maniera evasiva, con formule altrettanto di circostanza. La domanda è: "Come stai?"

E' una domanda che merita più considerazione. Prova a portela: Come stai? Come stai proprio adesso, in questo preciso momento? Prenditi un istante e prova a osservare con calma il tuo corpo e la tua mente: sei davanti al monitor, gli occhi puntati a leggere con qualche sforzo queste parole sullo schermo luminoso, una mano appoggiata sul mouse, le dita pronte a cliccare... Forse la spalla e il collo sono contratti, la schiena un po' incurvata, il respiro corto... E probabilmente la prospettiva di leggere un testo che da qui si prospetta lungo (su Internet, poi, dove il tempo è denaro!) suscita in te una sottile tensione, un'oscillazione tra la volontà di proseguire la lettura e la tentazione di rimandarla a un momento di maggior freschezza, saltabeccando via in cerca di qualcosa di meno impegnativo.

Niente di sorprendente: piccoli stress di questo tipo non sono per nulla rari, nel corso di una giornata qualsiasi - non parliamo poi di stress ben maggiori... Raro è invece che qualcosa o qualcuno intervenga con un break a farceli notare mentre li stiamo vivendo. Del resto, perché dovremmo perdere tempo in simili futilità?
Una storiella zen racconta di un uomo su un cavallo: il cavallo galoppa veloce, e pare che l'uomo debba andare in qualche posto importante. Un tale, lungo la strada, gli grida: "Dove stai andando?" e il cavaliere risponde: "Non so! Chiedi al cavallo!".

C'è qualche somiglianza tra questa storia e la nostra: anche noi stiamo cavalcando un cavallo, non sappiamo dove stiamo andando e non ci possiamo fermare. Il cavallo è la forza dell'abitudine che ci spinge in una certa direzione, senza che noi si possa fare niente: corriamo sempre, e correre diventa il nostro modo di vivere. Spesso siamo così indaffarati che ci dimentichiamo cosa stiamo facendo e persino chi siamo. Persi in mille preoccupazioni, rimpianti, paure, sogni a occhi aperti, ci dimentichiamo di guardare e apprezzare le cose che ci circondano, le persone che amiamo, finché non è troppo tardi. Quella che sto vivendo, pensano molti di noi, non è la mia vita vera: quella appartiene al passato, a quando ero giovane, oppure è rimandata a quando avrò più denaro, o una posizione migliore, una casa più grande, la laurea, una fidanzata, un figlio... E nel frattempo viviamo come in un'eterna parentesi, immersi in una bolla di sofferenza opaca di cui neppure ci rendiamo conto, convinti che le condizioni attuali non consentano alcuna vera felicità.

Anche quando abbiamo del tempo libero, non sappiamo come entrare in contatto con ciò che sta succedendo dentro e fuori di noi. Così accendiamo il televisore, prendiamo in mano il telefono, sfogliamo una rivista, apriamo Internet, qualsiasi cosa pur di sfuggire a noi stessi. Combattiamo tutto il tempo, anche durante il sonno. Dentro di noi c'è la guerra, ed è facile che questo faccia scoppiare una guerra con gli altri.

Cambiare questo stato di cose è possibile, se lo vogliamo. La prima cosa che dobbiamo imparare è l'arte di fermarsi: fermare i pensieri, le abitudini, le emozioni forti che ci condizionano. La paura, la disperazione, la rabbia e il desiderio possono essere fermati adottando uno stile di vita più lento, più consapevole. La consapevolezza ci mette in grado di riconoscere la forza dell'abitudine ogni volta che si manifesta. "Ciao, forza dell'abitudine, so che sei lì!". Senza aggressività, senza combattere: se solo le sorridiamo, perderà molta della sua carica. La presenza mentale è l'energia che ci permette di riconoscere la forza delle nostre abitudini e impedisce loro di dominarci e di farci soffrire.

In oltre due millenni di storia, le tradizioni del buddhismo hanno messo a punto alcune semplici pratiche che, se inserite nella nostra giornata, possono allenarci a rimanere in contatto con il momento presente, con la vita che si svolge proprio adesso, piena di bellezze e meraviglie: un neonato, un fiore, una nuvola, una stradina sassosa, il sole che sorge nel cielo... Possiamo essere molto felici, se solo siamo consapevoli di ciò che sta davanti a noi.


Come stai, adesso?






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shanti
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Messaggioda shanti » 20/11/2011, 0:02

Un giorno una sorella mi ha detto... perché mi chiedi sempre come stai?.... per me non è mai stata una forma di cortesia. Per me è un momento di connessione, condivisione. Davvero mi interessa sapere come stai, non per invaderti, ma perché condividiamo gioie e dolori.
E sono contenta se qualcuno lo chiede a me. Per la verità succede raramente perché quasi sempre le persone mi vedono tipo roccia. Very Happy
Ma ci sono momenti in cui stai poco bene ed ecco che un fratello si fa vivo proprio in quel momento con un "come stai ragazza?" O un'amica che ti telefona preoccupata perché ti sei fatta male....
Che bello quando senti dietro a queste poche parole un affetto profondo. perché questo è tra noi, tra chi si sente vicino col cuore.
E ogni tanto mi chiedo, come stai Shanti? mi fermo, mi ascolto, osservo le mie emozioni, il mio respiro, magari sento i doloretti della geriatria o una punta di tristezza, oppure un canto nel cuore e una voglia di ballare.
E va bene così, va sempre bene così, anche con una caviglia cionca e un ginocchio blu.... è tutto armoniosamente perfetto.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

Anna Maria Stella

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Messaggioda Anna Maria Stella » 20/11/2011, 9:10

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mariposa azul
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Messaggioda mariposa azul » 22/11/2011, 15:53

Anche io ho l'abitudine di entrare in contatto con le persone ponendo questa domanda, ma, ultimamente mi è capitato di sentirmi dire "Basta ora! Non chiedermi più come sto...non posso sempre parlare di malattie!" Ho pensato tanto a questa cosa, che per me era ed è ancora un atto di cortesia. Non lo è, invece, per questa persona che si trova in una situazione di "malattia". Il fatto che io gliela ricordassi ogni volta non era gradita, in quanto, a suo modo di vedere la perpetuavo. Capito questo punto di vista, ho rispettato la persona e non ho più fatto la domanda fatidica. Non so se questo atteggiamento possa servire o meno, ma è funzionale alla persoa che non vuole ricordare di essere ammalato. Profondo rispetto per tutti, ma io continuo a chiedere agli altri "Come stai?". E come ha detto Shanti questo non è solo un atto di cortesia, ma è un modo di far comprender che "Ci tengo davvero a sapere come ti trovi in questo momento".
Devo però confessare che, ad un'altra persona in particolare, ho smesso di chiedere come stava, non perché me lo avesse chiesto, ma perché l'ho deciso io. Ogni risposta di questa persona era una lamentela continua, nulla andava bene per lei, tutti le volevano del male e nessuno pensava a lei, nel suo modo di vedere ero anch'io compresa nella lista di questi ultimi. Senza farmene una colpa ho diradato le richieste e, quando mi capitava di parlarle evitavo di entrare nel merito per non finire sommersa da un mare di negatività.
Questo atteggiamento è servito perché ultimamente questa persona è un po' più positiva quando mi parla.
A me fa piacere se qualcuno mi chiede come sto, la maggior parte delle volte rispondo che sto bene, non curandomi dei piccoli acciacchi; mi è capitato, in momenti particolari, di confessare il mio disagio e il mio dolore lasciando però sempre una speranza finale di miglioramento per non gravare la persona con i miei mali. Questo non per mostrarmi invincibile e forte anche se non lo sono, ma per non abbattermi ulteriormente attraverso le mie stesse parole. In pratica confesso il mio male, ma penso già anche alla guarigione: mi creo una realtà migliore.
Grazie Drago per questo spunto di conversazione.
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH

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Runika
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Messaggioda Runika » 22/11/2011, 17:29

Quante volte quella domanda è uscita dalla mia bocca e quante mi è stata rivolta. Il più delle volte è una domanda proforma una sorta di saluto da persone che ci conoscono a malapena e a cui in verità interessa ben poco la risposta, te ne accorgi anche solo dal tono di voce. Altre volte invece la domanda arriva al cuore al punto tale che sembra una carezza, manifesta l'interesse dell'altra persona per noi e ci scalda il cuore.
Ho vissuto un po' l'esperienza di arcansiel, persone negative per se stesse e per gli altri, che con un come stai t'inondano di problemi di racconti assurdi e senza senso, problemi per cui basterebbe poco a dissolverli come neve al sole eppure anche se suggerisci loro una via d'uscita scopri poi nel tempo che sono sempre al punto di partenza e non perché non sappiano come uscirne ma perché invece stanno bene dove si trovano, mi sta benissimo ma a quel punto non cercare di sommergere me nei tuoi problemi e nei tuoi casini.
Un esempio: frequento una chat, anche se per questioni di tempo ultimamente la cosa sta diventando un'evento. In quella chat entra anche un uomo che si è fatto male ad una gamba, si è fatto un paio di mesi di gesso, poi un mese di tutore, poi il gesso... insomma ne ha passati di tutti i colori e mi dispiace profondamente per lui. Casualmente mi sono fatta male con le scale mobili e il carrello della spesa incastrato ( cosa non riesce a combinare il "caso" quando vuole fartio incontrare a forza una persona); ho avuto dei dolori alla schiena a livello delle scapole per via dell'impatto violento, questa persona lo ha saputo e si è preoccupata per me e ne ero lusingata. Poi il tempo è passato e io naturalmente sono tornata a star bene e ho rassicurato lui dicendogli che ora va tutto bene, però qualcosa ha iniziato a stonare, nelle occasioni in cui c'incontriamo in chat ora mi chiede come sto e insiste con la schiena con questo e con quello, quasi volesse che anche io stessi male per fargli "compagnia nel dolore" è successo anche ieri sera e quando anche stavolta gli ho detto che stavo benissimo ha iniziato a tirare in ballo gente che stava male e a raccontarmi una serie di storie di persone con problemi di salute più o meno gravi, ho avuto la forte sensazione che sentisse il bisogno di aver vicino persone sofferenti per stare meglio e questo non mi è piaciuto. Ho passato l'inferno, conosco il dolore fisico, anche quello più intenso, sono andata giù toccando il fondo perdendo lucidità, perdendo me stessa per il dolore ma non mi sono mai arresa ne tanto meno desideravo che altri soffrissero, non auguro sofferenza nemmeno al mio peggior nemico ( se proprio ho la luna storta gli auguro un raffreddore che sono veramente noiosi, ma non c'è mai cattiveria in me :P ).
Credo che chiedere come stai? richieda una certa dose di responsabilità nel saper accettare la risposta perché chiedere come stai vuol anche dire se stai male sono qui per aiutarti, ma questo vale solo quando viene chiesto col cuore e al giorno d'oggi quante volte accade?

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drago-lontra blu
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Messaggioda drago-lontra blu » 22/11/2011, 21:15

Io sono una di quelle che raramente domanda Come stai?

E' un mio modo di essere, ci sorvolo, a volte può essere complesso rispondere. Specie quando ci sono più concause che sommate portano a un come sto.
A volte cerco nei pensieri che si affollano la risposta giusta, penso a chi l'ha posta, perché vorrei conoscere quanto accetta di quello che potrei raccontare.
Cosi' passano i secondi, nella folla della risposta giusta, ma non c'è mai una risposta giusta se non sono me stessa.
Se penso a chi riceve la risposta , cado in formalità che oltre ad essere sterili rischiano di essere riconosciute come prive di sincerità.
Quindi, se non sono disposta ad accettare il << peso>> della possibile risposta, è meglio che non pongo nemmeno la domanda, poichè chi risponde ha tutto il diritto, secondo me, se è nello stato d'animo corrispondente, di sfogarsi.
Penso che sia normale.
E poi, quanti ascoltano i consigli? ho quindi smesso di dare consigli, rimanendo semplicemente in ascolto, accorgendomi che anche io poco ascolto i consigli non richiesti e anche quelli richiesti. Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy Chi inizia a sciolinare mille problemi è vero che scassa, ma è anche vero che forse sta aspettando qualcuno con cui parlare e parlare e poi ancora parlare mille volte dello stesso problema, a volte per lamentarsi a volte per sfogarsi a volte per compiangersi o farsi compiangere, a volte, e, viva Dio, per cercare conforto.
Non ultimo è da tenere presente la psicologia inversa, quella per cui si domanda come stai per ottenere di rimando la stessa domanda .
Chi può dire veramente quale sia la risposta a Come stai?
O chi può dire come reagiamo a tale domanda?
Una cosa è certa, quando parte dal cuore, è immediatamente riconosciuto.
Vi voglio bene.
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