La solitudine è un'abitudine, un'abitudine è uno schema che si autorigenera.
Ci sono momenti in cui ci si sente soli nell'universo, in cui il segno è il dono più bello che possiamo ricevere. Ma sono momenti. Quando persiste per una vita occorre guardare cosa abbiamo creato.
Hai ragione Drago, rilasciare la sensazione di essere soli implica un grande lavoro interiore, lavoro di apertura, di non giudizio, di visione di se stessi e degli altri come luogo in cui dimora un essere divino.
Implica chiedere quando si ha bisogno, senza aspettare che gli altri ci leggano nel pensiero il bisogno che abbiamo, non sono indovini. Implica comprendere che magari anche gli altri hanno gravi problemi e forse hanno energia sufficiente per loro, o magari non hanno l'apertura di accorgersi che anche le persone intorno hanno problemi.
Parlo perché ho vissuto anni di solitudine, gli anni da armadio come li chiamavo io. era facile dire che gli altri non mi volevano e non c'erano quando avevo bisogno. Ma nell'armadio, chi mi vedeva? Vivevo l'arroganza dalla vittima, che pretende che gli altri capiscano che tu hai bisogno senza che tu allunghi la mano per chiedere.
Ma quanto davo io? Quanto mi aprivo agli altri? Quanto il mio cuore usciva dal suo bel nucleo spinoso? Ero SOLA anche in mezzo agli altri. E rimuginavo i miei problemi continuando a dare loro energia.
Poi ho deciso che era ora di smettere e ho buttato l'armadio e il guscio spinoso. faticoso, una strada in salita, ma arrancando l'ho percorsa.
Questa è la mia esperienza, certo non quella di Orione o di Drago, è la mia, ma forse a qualcuno può servire. Erano altri tempi, altri anni.
"Un segno è una benedizione che meritiamo, non è nè da vigliacchi nè da eroi, nè da incapaci nè da illuminati.
E' un dono d'amore dell'universo verso chi cammina sul sentiero del Sè. " Bellissima questa frase.
Ciao ragazze, grazie per queste condivisioni. Sono felice per il segno che hai ricevuto Manu.
