Un viaggio strano questo, strano e non programmato. La cancellazione di un volo, il cambio di aeroporto di arrivo, un flash e una botta al cuore da parte dell'Arcangelo che guida i nostri passi, ed ecco che decidiamo di inserire nel nostro itinerario questo paese, meta di pellegrini da secoli.
Ormai abbiamo capito che quando tutto quello che abbiamo programmato salta, c'è dietro qualcosa... (o meglio Qualcuno

Quello che sembra un disagio si trasforma in una nuova opportunità, si aprono porte che magari non avresti sfiorato e qualcosa arriva al cuore.
E' stato un viaggio diverso dagli altri, non ci sono state le forti emozioni che hanno caratterizzato le altre nostre esperienze.
Qui tutto è entrato piano piano, crescendo ora dopo ora, avvolgendoci come le case del paese abbracciano le strette viuzze.
La pietra delle case, i fiori, i tetti resi verdi dal muschio e la roccia, grande madre che sostiene, crea, compenetra e lascia senza fiato quando guardi verso l'alto, tutto parla una lingua particolare, quasi ci fosse un codice da comprendere per decodificare messaggi nascosti.
Rocamadour è là, attaccata alla roccia a strapiombo. Si snoda su tre livelli. In basso c'è il paese con le belle case, i negozietti e i ristoranti che non sono invasivi, c'è una certa dignità e raffinatezza, almeno in questa stagione.
Una scala di 216 gradini conduca alla Cittadella santa, dove ci sono le sette cappelle meta dei pellegrinaggi, accoccolata sotto e dentro la roccia.
questa è solo una parte

Lungo la scala incontriamo uno strano simbolo che ricorda un po' lo zed.
Sulla parte più alta della rupe c'è il castello che sovrasta tutta Rocamadour e la valle dell'Alzou.
ps.... non fate caso al tipo strano col cappello che si aggira per il paese, si infiltra spesso nelle foto

Ci sono moltissime notizie storiche e turistiche sul web e chi lo desidera può informarsi più dettagliatamente su questo luogo. Io voglio provare a trasmettere le emozioni, il sentire, l'energia che abbiamo incontrato e che ci ha lasciato dentro qualcosa di leggero e profondo, non definibile a parole.
Guardare verso l'alto... è la cosa più coinvolgente. Alzi gli occhi e vedi queste immense costruzioni che sembrano essere uscite dalla roccia, che ne fanno parte, integrate perfettamente. E pensi inevitabilmente a chi le ha ideate e poi costruite. Hanno qualcosa di sobrio e grandioso al tempo stesso.
C'è il monastero che guarda verso la valle con i suoi tanti occhi fatti a bifora e puoi solo immaginare la vita lassù, in quella lunga costruzione del colore stesso della roccia, visitato da tantissimi volatili chiacchieroni che rallegrano la giornata un po' grigia. Ci sono dei panni stesi sul terrazzino e sulla roccia sottostante una tovaglia adagiata sui cespugli, scappata dalle mollette e volata via sulle ali del vento.
Siamo arrivati nel pomeriggio e il nostro albergo sta sulla parte alta vicino al castello. Poche le indicazioni per sapere come muoverci. Ci indicano un ascensore inclinato per scendere al piano dei santuari, che chiude alle 18, quindi ci dicono "dovete risalire a piedi". Scendiamo e ci troviamo all'ingresso della parte Sacra di Rocamadour. Un piccolo corridoio con la volta a botte ci porta nella piazzetta dove si affacciano le sette cappelle.
Dall'alto si vede il paese adagiato lungo l'unica strada principale.
In una viuzza laterale un abitante del luogo ci osserva incuriosito, sotto un bel vaso viola.
Finalmente siamo nel cuore di Rocamadour, e iniziamo a sentire anche nel nostro cuore i richiami che da sempre risuonano in noi, per me più forte l'Arcangelo e per Prema la Signora. Ecco lì, le due Cappelle che stiamo cercando. A destra la Chapelle Miraculeuse, la chiesetta della Madonna nera, sulla quale sovrasta una grande statua di Maria e a sinistra, la più alta delle sette cappelle, incuneata nella roccia, la piccola Chapelle de saint Michel.
La cappella di Michael è chiusa e mi viene un flash, di un tempo in cui, pellegrina, ero giunta qui e la Chapelle era chiusa e io non ero potuta entrare a porgere un ringraziamento a Lui. Mi prende un vago timore che si ripeta la stessa cosa ma subito dopo la certezza che non sarà così.
La Cappella della Vergine Nera invece ci accoglie.
E' piccola ma bellissima. L'altare non è tanto grande e al centro c'è la piccola statua lignea, molto semplice, dai tratti scarni, molto diversa dalle statue sontuose a cui siamo abituati.
C'è qualcosa di molto particolare tra le tante peculiarità, che scopriamo solo guardando le foto... ai piedi di Maria ci sono due draghi che, anzichè emettere fiamme dalla bocca, recano dei gigli. Rimango veramente sbalordita.
Prema si immerge nell'onda della Signora e io mi guardo intorno e scopro un legame col resto del nostro viaggio. Ci sono barche e velieri appesi nella Cappella. Leggo poi che questa Vergine, in un piccolo paese a trecento e più chilometri dalla costa dell'Oceano, è la protettrice di chi va per mare e le barche evocano i miracoli che pare siano stati e siano tuttora numerosi. Gente di Mare che, grazie all'intercessione della Vergine Nera, sono state restituite dal grande oceano, perché potessero continuare a vivere con le loro famiglie.
Al centro della cappella è appesa una campana senza corda, la Cloche Miraculeuse. La campana suonava ogni volta che un marinaio scampava alla morte in mare per aver invocato la Vierge de Rocamadour. I monaci prendevano nota del giorno e dell'ora e attendevano che il miracolato venisse a confermare e a rendere omaggio nella piccola cappella.
Rimaniamo ancora un po' in silenzio, in questa atmosfera tranquilla, quasi ovattata. Poca gente si affaccia e attraversa la piccola chiesa per arrivare a quella più grande del Salvatore. La bellezza della sua struttura mi ha abbracciata, come se parlasse. Allarga il cuore la bellissima vetrata che raffigura il Cristo, non in croce, non col sacro cuore in evidenza, non che guarda la folla e predica. Un semplice Gesù, con un agnellino in spalla e due ai suoi piedi, la testa piegata e una mano che accarezza la testa di un agnello. C'è pace e semplicità, come in tutto il resto della chiesa, spoglia, dove legno e pietra sono i protagonisti, come se la natura circostante entrasse e si unisse al respiro dei tempo.
Giriamo ancora un po' nella piazzetta e poi scendiamo in paese per cenare in uno dei piccoli ristoranti.
Poi, ahimè, inizia la salita, la scala santa (non in ginocchio


E sali sali, ma quanto è lunga!!!!
A metà circa incontriamo una grande grotta con un curiosone che aleggia
Bellissime pervinche costellano il terreno che delimita il sentiero
Crollo sul letto, ancora un po' stranita, e in attesa della cappella di Michele che sono certa visiteremo il giorno dopo.


Ci alziamo presto e dopo colazione scendiamo alle Cappelle. Questa volta scendiamo in macchina perché dobbiamo ripartire nel primo pomeriggio. parcheggiamo e mettiamo i soldi del parchimetro calcolando un paio d'ore, fino alle 11.
Esce il biglietto e segna come fine del parcheggio le dodici. Strano, ci regalano un'ora

Saliamo ai Santuari.
Nella piazzetta sono affacciate la Cappella di San Giovanni Battista, di Sant'Anna, di San Biagio e la Cripta di Sant'Amadour, l'eremita il cui corpo è stato trovato incorrotto dopo anni dalla sua sepoltura e per questo considerato santo. Il suo nome non era conosciuto e fu chiamato Amadour che, in occitano significa Innamorato (della Vergine Maria). Da lui il nome del paese, la Rocca di Amadour. Le cappelle sono ancora chiuse e saliamo subito sulla piazzetta più alta dove c'è l'ingresso alla scaletta che porta alla chapelle di Michele.
Chiusa!!!!! Chiediamo e ci dicono che normalmente arriva la guida con le chiavi intorno alle 10 e 30 ma, dato che piove non si sa. Miki!!! Non ci lascerai fuori vero?
Arriva finalmente la guida. Un omino che parla, parla e parla continuamente, per fortuna in un francese comprensibile. Si posiziona proprio nella piazzetta dove c'è l'ingresso alle "nostre" due cappelle.
Racconta la storia infinita e ci soffermiamo a guardare l'affresco ben conservato sul muro esterno della Cappella di Michele.
Due immagini di Maria, l'Annunciazione con l'Arcangelo Gabriele e la visitazione. Il blu dello sfondo è ottenuto da lapislazzuli, un blu inconfondibile che ha resistito all'assalto del tempo.
E, dice il caro omino, la visita parte sempre dal basso, dalle cappelle nel cortile sotto di noi, per poi arrivare alla chiesa del Salvatore, poi a quella Miracolosa della Vierge noire, e, per ultima quella di Michele perché Lui è più in alto di tutti, Maria apre il cuore e Lui eleva l'Anima.
Lo chiamo, ci sei Michele? Vorrei entrare subito!
"Ma dato che da qualche minuto si è messo a piovere più forte", dice la guida, "oggi facciamo uno strappo alla regola e iniziamo da Saint Michel".
Giubilio come potete immaginare!!!!!
Finalmente apre il cancello di ferro che permette il passaggio per accedere a una piccola scala di pietra, molto stretta e ripida. Appena ho iniziato a salire i gradini l'emozione mi ha presa, e sono salita senza nemmeno accorgermi. Siamo entrati in quel piccolo cuore luminoso. Pochi metri quadrati, attaccata alla roccia che fa da parete e da tetto con una sporgenza arrotondata che purtroppo non siamo riusciti a fotografare. Un piccolo altare con un bassorilievo raffigurante Michele che calpesta un demone mezzo uomo e mezzo rettile, diverso anche questo dal solito.
Dietro, la piccola abside affrescata con la figura, ormai confusa, di Michael con la bilancia per pesare le anime.
Non riesco a far altro che toccare la roccia, l'altare, non sento nemmeno una parola della guida, non sono lì per ascoltare parole o informazioni, sono lì solo per Lui.
Sulla parete che si affaccia alla valle ci sono tre piccole finestre che raffigurano tre Arcangeli.
A sinistra Gabriele.
A destra Raffaele.
Al centro Michele, dal quale non riesco a staccare gli occhi.
A destra Raffaele.
Al centro Michele, dal quale non riesco a staccare gli occhi.
Mentre la guida continua a dire parole che si perdono prima di raggiungere le mie orecchie, come assorbite dalla roccia, noi due rimaniamo in silenzio, seduti sotto le due finestrelle, Prema sotto quella del suo amato Gabriele e io sotto quella di Michele. Lascio a voi immaginare le emozioni che abbiamo provato.
Avrei voluto rimanere lì qualche ora, nel silenzio, a lasciarmi avvolgere da quella frequenza. Lo so, è dentro di me, lo so, mi dicono che non occorre cercarla fuori, ma la vibrazione che c'è nei luoghi consacrati a Lui è qualcosa che lascia il segno, che lascia una firma energetica nelle cellule. E lì c'era un'estrema dolcezza, mista alla forza che ben conosciamo. Tutto era accompagnato dalla serenità che emanava da quella roccia antica, che porta la voce della terra unita al cielo.
La presenza di Michael era leggera ma penetrante e il mio pensiero è volato agli amici, alle persone care, perché potessero in qualche modo ricevere quella vibrazione. Abbiamo poche foto, eravamo troppo presi da altro

Il momento di uscire arriva troppo presto e mi accorgo di nuovo degli altri, come se nel tempo trascorso lì fossero magicamente spariti. Lasciamo la cappella e il cancello di ferro si chiude alle nostre spalle ma qualcosa rimane spalancato nel cuore.
Sentiamo che la visita per noi è terminata, salutiamo ancora un attimo la Signora e ci allontaniamo dalla cittadella, sotto la presenza amorevole della statua che guarda dall'alto i pellegrini.
Arriviamo al parcheggio e ci accorgiamo che sono le 12 meno 3 minuti e due larghi sorrisi si spalancano sulle nostre facce pensando a quell'ora in più regalata. Il vigile era lì pronto a dare le multe

Saliamo sulla Pina, la nostra macchinina affittata e partiamo per un altro grande amore... l'Oceano Atlantico. Alla prossima amici.