Cos'è la sconfitta?

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Oliviero Angelo
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Cos'è la sconfitta?

Messaggioda Oliviero Angelo » 15/10/2012, 23:30

Cos'è la sconfitta?


Durante l'inverno, una foglia può sentirsi sconfitta dal freddo, quando cade dall'albero?
L'albero dice alla foglia: "Questo è il ciclo della vita. Tu pensi di aver incontrato la morte ma, in realtà, continuerai a vivere in me. E' per il tuo sacrificio che io posso continuare a esistere, a respirare. Ed è anche grazie a te che mi sono sentito amato, giacché ho potuto ristorare con l'ombra il viandante esausto. La tua linfa scorre nei miei umori: siamo un'unica entità.
Per anni, un uomo si è preparato per scalare la montagna più alta del mondo ma, nel momento in cui deve dare l'assalto alla vetta, scopre che la natura l'ha cancellata con una tempesta: può allora sentirsi sconfitto? Allora l'uomo guarda le nubi e dice alla montagna: "Adesso non mi vuoi. Però il tempo inevitabilmente cambierà, e io potrò raggiungere la tua cima. Continua ad aspettarmi, ti prego."
Quando viene respinto dal suo primo e indimenticabile amore, un giovane può affermare che il sentimento più nobile e alto non esiste? Riflette e dice a se stesso: "Alla fine, incontrerò qualcuno in grado di comprendere ciò che sento. E sarò felice per il resto dei miei giorni."
Nel ciclo della natura, non esistono né vittoria né sconfitta: esiste solo il moto del cambiamento.
L'inverno lotta per imporre il suo regno ma, alla fine, è costretto ad accettare la vittoria della primavera, che porta fiori e allegrezza.
L'estate cerca di estendere il dominio dei suoi giorni caldi, giacché è convinta che il calore sia un elemento benefico per le genti. Ma finisce per piegarsi all'arrivo dell'autunno, che regala un meritato riposo alla terra.
La gazzella si nutre di arbusti ma, contemporaneamente, è il cibo del leone. Non si tratta di una questione di forza o scaltrezza, bensì il modo in cui Dio ha scelto di mostrarci il ciclo della morte e della resurrezione.
In questo ciclo non ci sono vincitori né vinti, ma soltanto fasi che devono compiersi. Allorché il cuore dell'essere umano comprende un simile meccanismo, può dirsi libero: accetta senza afflizione i periodi difficili, e non si lascia trarre in inganno dei momenti di gloria.
Si lascerà alle spalle entrambi. Uno succederà all'altro. E il ciclo continuerà fino al momento in cui ci libereremo dai gravami della carne e incontreremo l'Energia Divina.
Ecco perché quando il lottatore entra nell'arena - per una precisa scelta personale, o perché un destino inesplicabile lo ha condotto lì -, è conscio del fatto che il suo spirito gioirà nello scontro ormai prossimo. Se riuscirà a conservare la propria dignità e il proprio onore, potrà perdere quel compatimento, tuttavia non sarà davvero sconfitto, poiché la sua anima non avrà subito alcuna ferita.
Comunque non incolperà nessuno per l'epilogo nefasto del suo scontro. Dopo aver amato per la prima volta ed essere stato respinto, ha capito di non aver perso la capacità di amare. Ciò che vale per l'Amore, vale anche per la lotta.
Perdere una battaglia, o tutto ciò che crediamo di possedere, ci sprofonda in momenti di tristezza. Poi, quando li superiamo, scopriamo la forza sconosciuta che dimora in ogni essere umano - una forza che ci sorprende e accresce la nostra autostima.
Ci guardiamo intorno e diaciamo a noi stessi: "Sono sopravvissuto", rallegrandoci per queste parole.
Alcuni, che non sanno riconoscere l'esistenza di una simile forza, dicono: "Ho perso." E si angustiano.
Altri, nonostante la sofferenza per la sconfitta e l'umiliazione per le dicerie che i vincitori diffondono sul loro conto, non si consegnano al dolore, sebbene gli accada di versare qualche lacrima. Sanno che il loro combattimento è soltanto interrotto e che, in quel momento, si trovano in una situazione che li vede in svantaggio.
Ascoltano i battiti del proprio cuore. Percepiscono la tensione che li attanaglia. Si rendono conto della paura che li pervade. Tracciano un bilancio della propria vita e, a dispetto del terrore che li incalza, scoprono che la fede imfiamma ancora i loro animi e li sprona a continuare nel loro cammino.
Si adoperano per scoprire gli errori commessi e i comportamenti virtuosi. Approfittano della caduta per riposare, per curarsi le ferite, per elaborare nuove strategie, per procurarsi armi migliori.
Poi arriva un giorno nel quale si trovano di fronte a un'altra lotta. Provano ancora paura, ma devono agire - oppure rimarranno per sempre nella polvere. Si alzano e affrontano l'avversario, ripensando ai patimenti che hanno vissuto e che non vogliono più sperimentare.
La sconfitta patita li obbliga a vincere, giacché non intendono affrontare i medesimi dolori.
E se la vittoria non gli arriderà ora, si rifaranno alla prossima occasione. E se ciò non accadrà, sarà per la volta successiva. La cosa peggiore non è cadere, bensì non rialzarsi e giacere nella polvere.
Soltanto chi desiste è sconfitto. Tutti gli altri possono dirsi vittoriosi.
Alla fine arriverà un tempo in cui i momenti difficili saranno solo storie da raccontare con orgoglio a chiunque vorrà udirle. E tutti le ascolteranno, pieni di rispetto, e apprenderanno tre insegnamenti fondamentali:
Bisogna attendere con pazienza il momento opportuno per agire.
Bisogna coltivare la saggezza che consente di non lasciarsi sfuggire le occasioni.
Bisogna essere orgogliosi delle proprie cicatrici.
Le cicatrici sono le medaglie che marchiano le carni e spaventano l'avversario, mostrando che ha di fronte un uomo che possiede una grande esperienza nel combattimento. Molte volte questo porterà l'altro a cercare il dialogo per evitare il conflitto.
Le cicatrici sono più eloquenti della lama della spada che le ha provocate.


Paulo Coelho, Il manoscritto ritrovato ad Accra.
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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
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