Animali che... siete altro!!!

Cani, gatti, criceti, conigli, canarini, iguane... Sezione dedicata ai nostri amici a quattro zampe, pennuti, squamosi...
Avatar utente
Oliviero Angelo
Messaggi: 2056
Iscritto il: 13/03/2009, 0:00

Animali che... siete altro!!!

Messaggioda Oliviero Angelo » 06/05/2012, 17:36

Ciao a tutti.
Oggi ho desiderio di condividere con voi un piccolo capitoletto del mio libro in progredire: "L'uomo nudo con le mani in tasca".
Visto l'argomento del capitoletto ho pensato che questa fosse la sessione più idonea.
Grazie della pazienza e dell'attenzione a chi avrà l'ardire di leggere eheheh...
Un abbraccio a tutti voi
Olly
:emtc110:

Animali che... siete altro!


Nella casa dei miei genitori mi aveva sempre colpito la foto di Puffi, in bella mostra di sé, tra le foto del mio matrimonio, quello di mia sorella e le foto dei loro nipoti. I nostri figli. Quasi dissacrante se non avessi saputo il legame tra Puffi e soprattutto mia madre.
Puffi è stato il cane adottato dai miei genitori, o meglio, a loro affidato da mia sorella. Quando aveva tre anni. E’ morto a sedici anni, verso la fine di quel Luglio. Quando per la prima volta si era trovato senza i miei genitori e la famiglia di mia sorella. Entrambe agli ultimi loro giorni di vacanza.
Dico per la prima volta perché i miei genitori, da Puffi, non si erano mai separati. Andava anche in vacanza con loro – e fino a pochi anni prima anche con me, prima di sposarmi ; dal campeggio dove era il rompi...timpani dei vicini di tenda, con un senso del possesso che rasentava il patologico anche per un cane, al nostro appartamento a Metaponto. Al mio, tecnicamente. Quattro anni di cambiali firmate da me e pagate da mio padre, in sostituzione di uno stipendio mai percepito. Quell’anno Puffi era troppo stanco, problemi di cuore e di ossa, reumatismi e... insomma: era molto vecchio e proprio la sua presunta incapacità di salire ogni giorno tre piani di scale insieme ai miei genitori aveva loro consigliato di lasciarlo a casa. Dove io e mia moglie eravamo rimasti visto che dovevamo partire in vacanza nel canonico Agosto. Per non parlare del lungo viaggio in macchina che mal avrebbe sopportato: mille e più chilometri solo di andata.
C’eravamo quindi solo io e mia moglie. Andrea, nostro figlio, si sarebbe unito a noi tre anni e cinque gatti dopo, questa volta nostri.

Quella Domenica mattina di fine Luglio non lo trovammo sul terrazzo di casa dove solitamente si metteva. Lo chiamammo a lungo, consapevoli che non era pressoché in grado di andarsene a zonzo, né avrebbe trovato validi motivi canini per farlo. Iniziammo anche a cercarlo nei dintorni poi mi venne un’intuizione e dal bosco passai nel giardino di mia sorella, qualche centinaio di metri più distante. E fu lì che lo trovammo, sdraiato e rantolante nel prato dove aveva passato i suoi primi tre anni di vita. Ci rendemmo subito conto che stava morendo. Alzò appena gli occhi a guardarci di sfuggita, con grande sforzo, e poi si lasciò sdraiato agonizzante. Chiamammo il veterinario che ci confermò il sicuro epilogo che noi avevamo già percepito. Gli fece un’iniezione letale, una benedetta eutanasia, e poi acconsentì, contravvenendo alla legge ma ascoltando il proprio cuore e il suo buon senso, a lasciarlo a noi per seppellirlo sotto un albero nel luogo che era stata la sua prima “casa”. Durante quell’ultima procedura gli tenni la mano sul suo capo, lo salutai commosso, ma non provai un disperato dolore per la sua fine, nonostante i molti anni vissuti insieme. Il mio dolore era più empatico, proiettato sull’imminente dolore che avrebbe dilaniato mia madre l’indomani, al suo previsto rientro dal mare. Già in quella mattina aveva chiamato al telefono chiedendo insistentemente di Puffi. Non ebbi cuore di dirle ancora nulla. Ma lei lo presagiva, lo so. Me lo confermò in seguito anche lei.
Già essere partita per la prima volta senza Puffi non le era sembrato né normale né giusto. E Puffi io sentii che fece di tutto per resistere fino all’arrivo di mia madre. Si mancarono davvero per poche ore ma penso che sia stato meglio così: non aver avuto negli occhi gli ultimi istanti di agonia di Puffi è stato per lei meglio, anche se non superò mai del tutto il senso di colpa di non esserci stata, accanto a lui, per salutarlo l’ultima volta. Senso di colpa che lei stessa scelse di indossare.

Puffi. Un bastardino nero e peloso, col corpo, la dimensione e la coda di un volpino e il muso di un pastore belga. Nato appunto da un incrocio tra queste due razze, solo che la femmina era una piccolissima volpina e il padre un molto più grande pastore belga. E aggiungiamo che la volpina era stata anche sterilizzata. Non avrebbe dovuto semplicemente nascere.
Ma aveva un incontro da vivere: quello con mia madre. Per mia madre fu un terzo figlio. Né più né meno.

Io a Puffi gli volevo bene ma non ho mai avuto con lui un feeling speciale. Ci accettavamo e condividevamo spazi e momenti ma non era propriamente il mio primo pensiero del giorno. Erano più i momenti che il suo modo casinista di fare mi dava fastidio che disegnarmi sorrisi. Viveva dentro il bar- trattoria e pensione che gestivamo in famiglia ed ero imbarazzato per la poca igiene che Puffi rappresentava, immerso in quell’ambiente. Ogni tre per due abbaiava agli occasionali avventori che ancora non conosceva e spesso anche ad altri habitué che proprio non gli andavano a genio. Lui solo sapeva perché, a ragione o torto.

Perché scrivo di un disagio che ovviamente è un effetto e non una causa che potrebbe illuminarmi? E’ presto detto: nel mio precedente immergermi in panni affettivi dentro la cesta degli accumuli vissuti, ho trovato anche un amore, un altro mio amore corrisposto che altro non era che una panacea di quell’amore che allora più che mai cercavo.
Trovando quell’amore ho immediatamente compreso altre dinamiche e nella fattispecie il mio non “legare” con Puffi.
Quando ho guardato quel vecchio panno dimenticato ho esclamato subito: Dingo!!!
Avete letto bene. Non Bingo, ma proprio Dingo.
Come scrisse sempre Proust (scusatemi ma ultimamente La Recherche è la mia lettura nei momenti “morti”, in attesa di altri libri che ho prenotato nella biblioteca comunale):
“Per quanto un amore si dimentichi, può determinare la forma dell’amore che seguirà”.
Proprio così.

Avevo dodici anni circa, l’età che adesso ha mio figlio. Si era nel periodo estivo e quindi potevo fermarmi anch’io lì al nostro bar fino alla chiusura, non avendo obblighi scolastici l’indomani.
E si era già in serata, chiara ancora per poco, ed ero in terrazza insieme a mia sorella e ad alcuni clienti del bar che consideravamo ormai di famiglia. Come spesso succede in piccoli bar di paese gestiti familiarmente e che diventano punti di ritrovo fissi per persone che poi entrano automaticamente nella cerchia degli affetti di chi li gestisce. Di chi gestisce i bar e non gli affetti.
Guardai quasi distrattamente verso la palizzata in cemento che costeggiava il prato della ferrovia, e lo vidi.
Marroncino chiaro, pelo raso e media corporatura. Per quel poco che ne capivo mi sembrava un cane giovane, forse per il suo modo di muoversi quasi ... adolescenziale. Non so come diversamente descriverlo. Ma sta di fatto che lo vidi. Uscii quasi senza pensarci dal mio bar, attraversai il piazzale e questo meticcio contemporaneamente, come sentendo il mio dirigermi intenzionale verso di lui, mi corse letteralmente incontro facendomi feste di gioia quasi imbarazzanti. Fu amore a prima vista e forse anche prima. Al mio volerlo accarezzare parlandogli in vezzeggiativo lui faceva gran balzi su di me reggendosi solo con le zampe posteriori e uggiolando felice. Ma la manifestazione visiva del suo essere felice era il frenetico sbatacchiare della sua coda. Talmente si agitava che lo faceva stare di traverso, per tre quarti, quando ricadeva su tutte e quattro le zampe.
Non aveva collare e quindi immaginai fosse un cane randagio o abbandonato. Ma questo particolare me lo fece poi notare mia madre.
Io mi ricordo che gli portai, davanti alla porta del bar dove ovviamente mi aveva seguito, una vaschetta d’acqua e del pane avanzato del giorno ai quali lui fece onore. Per fame o per educazione, non so.
So soltanto che cominciai a chiamarlo istintivamente “Dingo”.
Mi piaceva quel nome, era adatto a lui. Proprio nel pomeriggio avevo visto un documentario naturistico sull’Australia e avevo appreso dell’esistenza dei dingo, i cani selvaggi di quel continente. Inoltre aveva assonanza per me importante col nome “Ringo” , uno dei miei eroi cinematografici dell’epopea western. E nel chiamarlo con quel nome lui aumentava i movimenti a ventilatore della coda. Quelle dimostrazioni d’affetto da parte di Dingo prevalentemente nei miei confronti parvero curiose e particolarmente speciali anche a tutti quelli che mi avevano visto con Dingo e che erano lì al bar. Familiari compresi. Già sentivo che lui era diventato il “mio” cane. Avevo una gioia che nemmeno capivo di avere ma che riversavo totalmente nel far festa anch’io a lui, a Dingo.
Si fece tardi, gli ultimi clienti andarono via e venne il momento di chiudere e abbassare le saracinesche di ferro e per me di andare su in camera a dormire. Mia madre mi chiamò dal marciapiede del bar dove ancora stavo giocando con Dingo sollecitandomi ad entrare. Ubbidii prontamente chiamando con me il “mio” cane. Mia madre mi disse che lui non poteva entrare, che era un cane randagio e che doveva restarsene fuori. Mi si fermò quasi il cuore. Ma come? Non mi era proprio possibile lasciarlo fuori da solo, nella notte, mentre io stavo al caldo della mia camera! Insistetti piangendo a lungo ma lei fu irremovibile motivando con logica questa sua scelta. Ma la logica con il mio desiderio di averlo accanto non c’entrava nulla! Fu una notte drammatica di pianti disperati, quella, per me. Come se mi avessero strappato un pezzo di cuore a mani nude.

Questo momento, che avevo in seguito rimosso, forse è la spiegazione della mia velata insofferenza per i privilegi invece accordati a Puffi da mia madre stessa. Inconsciamente incolpavo Puffi per l’incongruenza di questi atteggiamenti che avevano concesso a lui di entrare a far parte della famiglia, mentre a Dingo, a suo tempo, questa possibilità l’avevano negata. Incolpavo Puffi perché incolpare mia madre mi sarebbe stato impossibile per il nostro comune vissuto e reciproco dipendere in qualche modo l’uno dall’altra. E dall’addomesticamento avuto di tutta la mia vita di ultra dodicenne. Sta di fatto che mi sentii tradito due volte ma, ripeto, fino ad ora non avevo mai nemmeno collegato i due lati diversi della stessa medaglia, anche se la mia ferita emotiva aveva trovato motivo di farsi comunque sentire. Forse.

L’indomani mattina, appena svegliato e sceso al bar, corsi fuori a cercare Dingo. Non lo vidi. Non subito. Attraversai la piazza e tornai nel punto in cui l’avevo visto la sera prima e lo chiamai. Immaginatevi la mia gioia quando lo vidi uscire correndo dal prato della ferrovia a tre quarti, di traverso, con la coda a mulinare impazzita nell’aria! Si era fermato lì a dormire, il “mio Dingo! Avallai questa sua scelta andando a portargli lì da bere e da mangiare qualcosa, e tacitamente accettammo di promuovere a sua dimora quell’angolo di prato sotto l’alto abete che sovrastava in quel punto la piazza della stazione.
Dingo rimase con me un paio di mesi, notti escluse.
Fino alla mattina in cui non lo trovai più ad aspettarmi. Lo chiamai a lungo, lo cercai tutto il giorno e piansi. Piansi a lutto.
Poi l’esistenza, come sempre, prese il suo consueto passo di mutamenti in mutamenti senza mai darti l’idea di cambiare alcunché. E Dingo rimase un po’ nei miei ricordi come una ferita che da aperta lentamente prova a rimarginarsi. Fino al momento che il tempo “guarisce” e nemmeno più ti ricordi di averla avuta, quella ferita. E il pensiero di lui perso in qualche parte, solo, da lacerante si affievolì fino a svanire nelle rinnovate mie quotidianità.

Ciao Dingo. Ero io quello solo. Tu avevi già te stesso. Sai, adesso sto imparando a cercarmi come conviene. Quando mi sarò trovato un po’ di più, forse saprò amare senza dipendenza. Come tu già allora hai provato ad insegnarmelo. A modo tuo e con incondizionato Amore nell’unico tempo al presente che per te potesse mai esistere. Grazie, Amico mio ritrovato nella memoria e nel cuore. Grazie, Dingo.
E oggi, il tuo ricordo, ancora mi illumina. In tutti i sensi.

Ci rincontreremo noi due, a metà di questa grande festa che non può mai finire. Come Richard Bach mi ha insegnato in uno dei suoi tanti libri speciali: “Nessun luogo è lontano”.
Immagine

"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
Gladius Lucis ImmagineImmagine

Avatar utente
shanti
Amministratore
Messaggi: 12616
Iscritto il: 06/09/2008, 12:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda shanti » 06/05/2012, 20:28

Grazie Oliviero, questo modo di scrivere, lo sai, è più nelle mie corde. Lo capisco, lo sento, mi fa sentire le tue emozioni e a tratti, questo racconto mi ha regalato una grande dolcezza. Grazie per il racconto, mi è parso davvero di vedere Dingo scodinzolare e ho letto il tuo cuore tra le righe.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

Avatar utente
mariposa azul
Messaggi: 3557
Iscritto il: 03/10/2008, 0:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda mariposa azul » 07/05/2012, 0:11

Bello, scorrevole, si legge molto bene questo tuo racconto di vita. Come ha detto Shanti si sente veramente il tuo cuore pulsare dietro le parole scritte, si sente la tua sofferenza e la tua insofferenza per Puffy, motivata da Dingo e da quell'ingiustizia che ha lasciato traccia nel tuo cuore di bambino.
Grazie Oliviero, è strano chiamarti così dopo averti sempre chiamato con il tuo pseudonimo. Un abbraccio
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH

Devadasi

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda Devadasi » 07/05/2012, 0:34

Mi hai fatto emozionare...
Io credo che l'amore che abbiamo per gli esseri umani sia pieno di filtri e di deviazioni dati da paure, aspettative, sogni, proiezioni...invece l'amore che proviamo per gli animali va da A a B diretto come un fuso. Altrettanto diretto è il dolore quando se ne vanno.
Grazie Dingo per quello che hai insegnato ad Oliviero e a tutti noi tramite lui, all'Oliviero dodicenne mando un abbraccio pieno di affetto, nella gioia di sapere che la sua ferita, ora, può davvero guarire.

Avatar utente
Oliviero Angelo
Messaggi: 2056
Iscritto il: 13/03/2009, 0:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda Oliviero Angelo » 07/05/2012, 1:32

Grazie... :oops: :emtc10:
Avete, come sapevo, compreso tutto.
Per fortuna l'amozione che voi mi date è sempre costante e in questo infinito presente...
Vi abbraccio, con naturale amore.
Olly
:emtc110:

p.s.: cara Arcansiel...eheheh, sono sempre io, forse soltanto... più io.
La spada di Luce è sempre nel mio cuore.

:emtc5: :emtc33: :emtc5:
Immagine

"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
Gladius Lucis ImmagineImmagine

Avatar utente
prema
Amministratore
Messaggi: 1818
Iscritto il: 06/09/2008, 12:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda prema » 07/05/2012, 9:32

Graize Oliviero, sei riuscito a commuovermi...

:emtc32:
Io sono ciò che sono per merito di ciò che tutti noi siamo

Avatar utente
Mary
Messaggi: 2700
Iscritto il: 22/09/2008, 0:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda Mary » 07/05/2012, 9:51

Grazie Oliviero
le tue emozioni ed il tuo speciale vissuto con Dingo hanno toccato le corde del mio cuore e mi hanno sinceramente commossa!!!

Avatar utente
drago-lontra blu
Messaggi: 7528
Iscritto il: 01/11/2008, 0:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda drago-lontra blu » 07/05/2012, 14:05

ho letto tutto d'un fiato... :emtc32: :emtc128:
Immagine

Immagine

Avatar utente
shanti
Amministratore
Messaggi: 12616
Iscritto il: 06/09/2008, 12:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda shanti » 07/05/2012, 14:26

mi par di capire che questo tuo modo "leggero" di scrivere :emtc10: sia più apprezzato dell'altro :emtc28: almeno qui.... ma forse è solo una mia impressione

:emtc46: :emtc10: :emtc10: :emtc10:

Ciao Oliver :emtc168: :emtc168: :emtc168: :emtc168:
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

Avatar utente
Angel
Messaggi: 2660
Iscritto il: 31/05/2009, 0:00

Re: Animali che... siete altro!!!

Messaggioda Angel » 07/05/2012, 21:25

Concordo con Shanti, ho letto volentieri questo racconto che sa parlare da cuore a cuore, grazie Oliviero :emtc46:
Siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell'Universo... che è in noi
Angel


Torna a “I nostri amici Anima-li”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 14 ospiti