Carla Parola" Sofferenza"

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Mary
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Carla Parola" Sofferenza"

Messaggioda Mary » 28/03/2010, 18:46

Può la Sofferenza delle persone che noi giudichiamo cattive, avere un significato nel mondo?
La risposta è molto semplice: per prima cosa diciamo che non esiste la persona cattiva, perché una persona giudicata cattiva da qualcuno, da altri può essere giudicata buona, interessante, particolare.
Nel dare un giudizio su qualcuno bisogna sempre ricordarsi che è soggettivo, per cui dire che una persona cattiva soffre è assurdo.
Bisogna dire che una persona soffre, senza aggiungere l’appellativo cattiva.
La Sofferenza ha uno scopo assolutamente basilare nella Vita umana: purtroppo - e bisogna dire purtroppo - l’essere umano capisce, s’interroga, entra dentro se stesso soltanto attraverso la Sofferenza.
Quando c’è la Gioia l’essere umano è come una farfalla che vola di qua e di là, è pago, gode di quel che ha e non s’interroga su nulla.
Nel momento in cui entra nella sua Vita uno stop a questa Gioia - un dolore - l’essere umano ripiomba in se stesso e deve trovare la forza per superare il dolore, laddove per la Gioia non ci vuole forza ma soltanto leggerezza.
Quindi chiunque soffre in modo costruttivo e non distruttivo (compreso chi viene giudicato erroneamente cattivo) ha una potenzialità di ripresa dentro di sé, e soprattutto può immettere nel mondo la voglia di capire e una vibrazione costruttiva.
ORA voglio fare un esempio più particolare e far capire come possono vivere la Sofferenza le persone che talvolta vengono giudicate cattive da altri.
Voglio spiegare come la Sofferenza sia diversa da un essere umano all’altro e come sia difficile, difficilissimo poter capire la Sofferenza di un altro per le diverse modalità che ognuno esprime.
L’esempio più facile è quello del mal di denti: se non lo abbiamo mai avuto non possiamo capire chi ne soffre, così come chi non ha mai partorito non può capire i dolori del parto.
Ma ci sono mal di denti tutti uguali? Ci sono parti tutti uguali? NO.
Anche quando ho avuto mal di denti e vedo un altro che ne soffre, posso capire la Sofferenza ma non l’intensità.
Ognuno ha il suo livello di Sofferenza.
La modalità per superare la Sofferenza non è unica: è adeguata ad ognuno.
C’è la persona che si immerge in se stessa, chi si isola dal mondo, chi si stordisce circondandosi di persone, chi va avanti come se niente fosse accaduto, sigillando il dolore dentro di sé e facendo finta che non esista perché non si sente in grado di affrontarlo.
Quindi il giudizio che si dà sugli altri è estremamente personale, direi anche arbitrario, perché la Vita può non dare un dolore ad una persona se questa non è in grado di sopportarlo, ma può anche darlo a chi - solo in base al nostro giudizio - non è in grado di sopportarlo.
Che cosa accade allora?
La persona incapace sigilla dentro di sé il dolore, non lo esclude, non lo ignora, ma lo tiene come sottofondo sordo nel suo vivere.
Apparentemente però è sempre la stessa persona.
Può essere che nel corso della Vita questo blocco, questo sentire interiore così forte tenuto in sottofondo, venga portato in superficie attraverso altre esperienze, che hanno maturato la persona fino al punto di poter affrontare la situazione.
Oppure no: può morire con la situazione tenuta sempre in ombra.
Questo per dire come i dolori siano diversi, sfaccettati, perché il dolore in quanto tale non è un’entità: il dolore è una vibrazione e la vibrazione fluttua, porta a delle frequenze che possono essere alte o basse.
Ognuno ha la sua frequenza e sulla base del proprio vibrare viene affrontato il dolore.
Certo è che nessuno, dopo il dolore, è uguale a prima.
Sia che lo viva in sottofondo, sia che cerchi di superarlo in modo costruttivo, sia che lo affronti in modo distruttivo, nessuna persona rimane uguale a se stessa dopo un dolore.
È proprio la vibrazione che il dolore muove, la Forza che il dolore chiede per essere capito, superato, gestito che cambia la persona.
I parametri che questa persona aveva prima del dolore, come punto di riferimento della propria Vita, cambiano e, se rimangono gli stessi, muta l’intensità e la valenza che la persona dà a questi parametri.



fonte: Stazione Celeste



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