“IL LAVORO” Da “conversazioni con Loro”
“ Parliamo ora del lavoro. C’è tanto da dire, visto che condiziona tutta la vostra vita…… confondete il lavoro e la corvée, e per questo la vostra vita si trasforma ogni giorno in una fatica, in un duro lavoro. E la cosa più strana è che se uno non fatica nel portare avanti il suo compito, viene considerato un dilettante. I realtà, con tutti i vostri lavori, invece di guadagnarvi da vivere vi perdete la vita, la sprecate, prigionieri di un sistema di funzionamento sbagliato, secondo il quale guai a non avere difficoltà, bisogna sudare e soffrire per meritarsi qualcosa. Deriva da una morale che sfugge completamente alla mia gente. E’ una morale di colpevolizzazione, che sta a dire: “se non fatichi non puoi ottenere nulla; se provi gioia in quello che fai non conosci il senso, il prezzo della vita”. Quale schema mentale può essere può essere più pesante di questo? Nessuno se ne accorge, ma quasi tutto il tuo mondo è condizionato, appesantito da questo schema”………ascolta, quale che sia il mondo di cui si Parla, ci sono sempre lavori più pesanti o meno gratificanti di altri. Ma si tratta di nozioni relative, che si spostano e si trasformano a mano a mano che le società si affinano. Quello che è straordinario, è la staticità con cui, sulla Terra, vi accanite ad affrontare la questione. Abbiamo studiato questa cosa per millenni, semplicemente osservandovi agire. E ci è parso chiaro che, nella vostra mente, le nozioni di vita,equilibrio, felicità, erano strettamente connesse all’idea di commercio. Sembra che tutto da voi abbia un prezzo monetizzabile, come se la vita, nella sua semplicità primigenia, non fosse in grado di offrire quiete e felicità. E sai, quando si dice commercio, si dice implicitamente valutazione, mercanteggiamento, profitto. Sono cose che possono essere vissute in modo sano, ma in tal caso sottintendono una maturità di cui ben pochi sono capaci, senza generare un meccanismo infernale….. Voglio parlarti della semplicità del rapporto fra gli esseri, una semplicità che emerge spontaneamente dal rispetto. Un mondo i cui abitanti si rispettano profondamente, è un mondo in cui i rapporti di forza cadono da soli. E ‘ un mondo in cui nessuno passa il tempo a dimostrare la propria supremazia sull’altro, e la maturità della popolazione colora necessariamente in un altro modo il compito a cui l’esistenza conduce un individuo. Quando si sa di essere utili e rispettati lì dove le nostre capacità ci hanno condotti, è chiaro che non si entra in una dinamica di insoddisfazione, di invidia, di corsa sfrenata a un “qualcos’altro”. Il nostro lavoro, essendo stimato, diventa allora la nostra giusta partecipazione a un equilibrio collettivo, che non può fare altro che ricadere armoniosamente su tutti. La felicità e l’abbondanza a cui ciascuno ha diritto per il fatto stesso di esser nato alla vita, sono conseguenze dirette di una coscienza semplice, priva di pensieri reconditi. Ciò che è contorto, ciò che elabora i piani di dominazione, spezza la catena dell’abbondanza che il respiro del Vivente crea spontaneamente. Questo è uno dei drammi di cui, sulla Terra, siete gli autori; e vi ci siete impantanati dentro, sicché il lavoro è diventato perlopiù un obbligo fastidioso o noioso, più che un contributo alla crescita e al benessere generale.”