LA MONUMENT VALLEY.
Quando guido una meditazione, o la vivo da sola, che sia immersa nella cultura dei Nativi Americani, un luogo si forma immediatamente nel mio campo interiore, appare la distesa rossa della Monument valley
Quando sono scesa dal pullman, mi si è bloccato il respiro e gli occhi si sono riempiti di lacrime, davanti a quella meraviglia della natura. Inserisco subito un’immagine, perché non è possibile rendere a parole una terra tanto bella.

La Monument Valley è uno dei luoghi più spettacolari degli Stati Uniti occidentali. Il pianoro desertico è in realtà di origine fluviale e si trova al confine tra Utah e Arizona in un'area abbastanza isolata quanto estesa che dista più di 70 km dalla cittadina più vicina: Kayenta. La strada che conduce alla Monument Valley nella parte terminale è altrettanto famosa: essa segue un percorso rettilineo in leggera discesa che dà al viaggiatore l'impressione di calarsi all'interno della valle.
Il territorio è prevalentemente pianeggiante ma la pianura è cosparsa da guglie guglie dette butte o mesas. Questi edifici naturali formati da roccia e sabbia hanno la forma di torri dal colore rossastro (causato dall'ossido di ferro) con la sommità piatta più o meno orizzontale; alla base si accumulano detriti composti da pietrisco e sabbia.
Sono di una bellezza incredibile, vere eproprie opere d’arte che la Natura ha scolpito usando i suoi attrezzi da scultore, acqua, vento, sabbia.
La zona è abitata da indiani Navajo ai quali era stata destinata come riserva. Gli indiani si occupano dell'organizzazione sebbene non vi siano motel o alberghi nella valle e delle escursioni, che possono essere effettuate con pulmini, accompagnati da loro o, raramente con i propri mezzi.
Siamo rimasti un giorno intero in questo luogo dalla forza incredibile. Quella forza che emana dalla terra e che prende il cuore a chi, come me, ha vissuto vite tra questo popolo fiero e massacrato.
Il sole era forte e faceva molto caldo, ma era come se io camminassi in un altro mondo.
Abbiamo visitato un hogan, una delle capanne che i Navaho hanno abitato fino a poco tempo fa. Rotonde, hanno una stupenda struttura in legno che crea la cupola, il tutto ricoperto di fango.
All’interno, una piccola donna indiana vendeva i suoi manufatti, ma regalava il suo umile sorriso.

Questo è il luogo dove mi sono seduta in terra e ho pianto, lì, davanti a quel paesaggio mozzafiato che abbiamo visto in tanti film, vicino a un vecchio carretto, ho pianto. Ho lasciato a quella terra tanto amata le mie lacrime, che sembravano, mescolandosi alla terra rossa, tante piccole sfere di pipe-stone, la pietra sacra.
Un fortissimo acquazzone ci ha regalato refrigerio e un bellissimo, grande, arcobaleno doppio.
Poi,a cena, seduti per terra, sulle rocce,.Una famiglia del luogo ha cucinato per noi carne alla griglia, su una grande griglia rudimentale, e fagioli, al riparo di una grande roccia verticale,segnata e scavata dalla pioggia.
Al tramonto siamo stati accompagnati nel punto più bello e, nel giro di pochi minuti, tutto si è tinto di rosso, tutto, ma proprio tutto si è infuocato. Un cane bianco e nero ci osservava festoso.
Qui, davanti a quella bellezza, mi sono inginocchiata e ho accarezzato la terra. Ed è sto proprio in questo posto che si è avvicinato George, uomo Navaho, che mi ha detto…non potete prendere nulla….no, voglio solo accarezzare….Lui ha capito, ha capito l’amore per quella terra sacra …allora prendi solo la terra che ti sta nel pugno, e non dirlo agli altri.
Ho fatto il pugno più largo che potevo e ho portato a casa il mio tesoro, un po’ di quel luogo che vive dentro di me da non so quante vite. Terra rossa come il fuoco.
La formazione chiamata "Muffola"

Credo che la notte, in quel luogo, le stelle si possano toccare.
