Quella dei Dogon e' una delle oltre venti etnie africane che popolano il Mali; attualmente non arrivano alle 300.000 unita' dichiarate dalle informazioni ufficiali, a causa della micro-emigrazione interna dei giovani; abitano una terra arida ed assolata a sud della grande ansa del Niger, sulla faglia rocciosa e sulla piana del Seno che si estende fino al confine del Burchina Faso. I loro villaggi sono disseminati sulla sommita' ed ai piedi della falesia di Bandiagara, una dirupata parete rocciosa, alta mediamente 400 metri, che attraversa il Sahel per oltre 200 chilometri.
Il territorio e' stato designato "patrimonio dell'umanita'" dall'Unesco per la sua importanza culturale e naturale.
I Dogon si rifugiarono in questa zona inospitale per sfuggire alle spinte espansionistiche dei grandi imperi islamici medievali costituitisi sulle sponde del Niger. Grazie all'inaccessibilita' del loro territorio riuscirono nel corso dei secoli a sottrarsi all'influenza culturale dell'islam prima e del colonialismo europeo poi, conservando la religione animista e le antiche tradizioni.
Nel mondo verticale della falesia i Dogon hanno costruito i loro villaggi di fango e paglia, collegati fra loro da aeree scalette di legno e vertiginosi sentieri.
Sono rimasti e tuttora rimangono lontani dalle civilta' tecnologicamente avanzate, e pur non avendo avuto contatti storici documentabili con altre societa' umane (salvo che nel periodo degli esploratori), vivono secondo un complesso sistema sociale ben organizzato.
L'economia e' di mera sussistenza, basata solo in parte su caccia, pesca e allevamento (capre, pecore ed asini) e principalmente sull'agricoltura. Contadini incredibilmente attivi, i Dogon coltivano piccoli orti di terra riportata o strappata faticosamente alla roccia.
Hanno commercio con i pastori fulani, per lo scambio di prodotti agricoli con carne, sale ed altri beni di consumo
Nei villaggi il lavoro e' rigorosamente definito dai ruoli sociali dell'uomo e della donna: l'agricoltura e' un'occupazione sia maschile sia femminile, mentre soltanto gli uomini cacciano, pescano, si occupano del bestiame, intrecciano canestri e tessono cotone.
La tessitura e' un'arte sacra riservata a pochi; considerata la prima arte insegnata all'umanita', simboleggia la combinazione degli opposti: il maschile e il femminile, la terra e l'acqua.
I Dogon hanno rinomate abilita' artistiche, ereditate dai Tellem, popolazione che visse nella stessa regione molti secoli prima della migrazione dei Dogon sulla falesia. Esse si manifestano soprattutto nella colorazione dei tessuti e nell'intaglio del legno. Particolari e raffinate opere d'intaglio sono le porte delle loro abitazioni e dei granai, le statuette votive e le maschere rituali.
Le maschere sono il simbolo religioso piu' espressivo della fede dei Dogon; sono usate durante cerimonie e danze rituali.
Nonostante rappresentino un piccolo gruppo, i Dogon sono conosciuti per il raffinato sistema di conoscenza espresso in un corpus di miti interrelati, trasmesso solo oralmente per iniziaziazione, che spiega non soltanto l'origine dell'universo ma anche il nesso simbolico che sottende il tutto (uomo e societa' compresi), rivelando come il tutto sia contenuto in germe in ogni sua parte, anche la piu' piccola. La cosmogonia dogon e' fondata sulla credenza in un dio creatore, AMMA, e in una creazione prodotta dai movimenti dell' "uovo del mondo".
La cultura dogon fu studiata per la prima volta dall'etnologo Marcel Griaule. In "Dio d'acqua" (1948 ) egli racconto' l'iniziazione ricevuta dal vecchio saggio Ogotemmeli sulla mitologia dogon e rivelo' cosi' all'Europa ed al mondo l'esistenza di una cultura misteriosa, affascinante ed oggi anche inquietante per le analogie riscontrate sia con alcuni fondamenti delle culture indoeuropee e semite, sia con i dati delle piu' recenti scoperte dell'astrofisica.
I Dogon si tramandano da tempo immemorabile precise conoscenze sulla nascita e sul movimento delle stelle. Affermano di discendere da una stella chiamata Po-tolo, lo stesso nome del seme di fonio ( o Digitaria)che rappresenta la vita. Questa stella per noi e' Sirio B, una nana bianca invisibile ad occhio nudo, di cui i Dogon conoscono con esattezza l'orbita e la massa con sorprendenti coincidenze con le scoperte della moderna astrofisica
