Quando ero piccola, eravamo poveri, ma veramente poveri e noi bambini non avevano la possibilità di comprare giocattoli. Quindi, che succedeva? la creatività era a mille.
Chi di voi vecchietti come me, (eufemismo, in realtà siamo anime antichissime in corpi anzianotti ma con la mente bambina…), allora, chi di voi ha giocato a noccioli?
Mi è venuto in mente di colpo guardando cinque semini di un arancio che mi sono appena scofanata.
L’occorrente per il gioco consisteva in..cinque noccioli di pesca, accuratamente ripuliti da tutte le pellicine e limati sulla punta, quella che punge un po’.
Già la goduria del raccogliere le pesche sull’albero un po’ storto per la vecchiaia, che faceva pesche minuscole, quasi tutte osso. Venivano accuratamente morsicate, facendole girare tipo mappamondo, per poi rosicchiarle come se fossimo piccoli scoiattoli, tutti seduti affiancati sul primo, largo gradino della casa della nonna. Giocavo con tre cugini, più piccoli di me, quello passava il convento..
Una volta costituito l’arsenale, venivano fatti asciugare al sole, per benino. Il giorno dopo, mal di pancia da pesche permettendo, iniziava il torneo.
Si lancia in aria un nocciolo con una mano e con la stessa mano se ne agguanta un altro prima di prendere il primo, che deve ricadere dentro la mano.
Si raccolgono così tutti i noccioli.
Poi se ne lancia uno e se ne raccolgono due insieme, in modo da averne tre in mano quando ricade quello che abbiamo lanciato. Poi se ne raccolgono tre insieme, sempre nel tempo cheil nocciolo singolo impiaga a ricadere nella mano. Poi se ne raccolgono quattro in un colpo solo.
E poi viene il difficile, se ne lanciano in alto due e se ne raccoglie uno, poi se ne lanciano in alto tre e se ne raccolgono due e…gran finale, se ne lanciano in alto quattro in contemporanea, raccogliendo al volo l’ultimo rimasto a terra!
Veri e propri campionati di ore, tecniche per migliorare i lanci, noccioli non troppo secchi perché troppo leggeri, insomma, una vera e propria scienza.
Ogni tanto guardo quella bambina, magra come un ragnetto (mi sono ripresa alla grande eh eh eh), giocare sui gradini di quella casa tanto amata, col muro un po’ scrostato, e la porta della cantina alle spalle, antro buio e inquietante che veniva visitato per sfida, e per superare le prime prove regalate dalle paure infantili.
Allora, chi giocava a noccioli, o a qualche altro gioco inventato dalla necessità che generava virtù?
