la rabbia repressa

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drago-lontra blu
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la rabbia repressa

Messaggioda drago-lontra blu » 02/08/2010, 21:02

La rabbia repressa
di Salvatore Brizzi

dal suo blog www.salvatorebrizzi.com

Se siete persone tranquille, non aggressive, che apparentemente non provano rabbia, fate sicuramente parte di una di queste due categorie: gli angeli (che per la loro vicinanza al Creatore non conoscono le emozioni umane) oppure i rabbiosi repressi. A voi la scelta.
La rabbia è insita nell’essere umano per il solo fatto che questi è incarnato. La rabbia ha una ragione metafisica: l’anima impatta con la materia e si ritrova in un corpo fisico che le sta stretto in tutti i sensi. Ciò che prova è una rabbia cosmica dovuta all’attrito che si genera nello sfregamento fra spirito e materia. È un urlo di dolore che si protrae in maniera più o meno sommessa lungo tutta la vita di un essere umano.
Non volendo più sentire questo dolore inizio a lavorare su me stesso nella speranza di eliminare parti di me che non mi piacciono: “Sono troppo aggressivo!” “Sono troppo timido!” “Sono depresso!” “Sono ansioso!”. Spesso ci prendiamo in giro dicendo: “In realtà non voglio eliminare la mia rabbia, perché so che è sbagliato, la voglio solo trasformare... trascendere... gestire... osservare...” ma dietro queste espressioni si nasconde il desiderio di non possedere più quell’aspetto, si nasconde un profondo rifiuto, se non un odio, per quella parte di me. Il problema è che queste parti non possono venire cacciate in alcun modo. Loro ci sono perché io ci sono.
Ciò che accade è che l'io si contrae e spinge l'emozione dall'altra parte del confine dell'io, nella speranza di non essere punito da papà e mamma a causa di questa orribile emozione. L’emozione ai miei occhi diventa ‘cattiva’, quindi nell’osservarla mi disidentifico e dico che non è mia, è la mia personalità animale a provarla, la mia macchina biologica, ma sicuramente non io che sono l’osservatore distaccato. Avviene una scissione fra me (l’io) e ciò che viene provato. Questo, che può sembrare un corretto lavoro su di sé, si rivela in realtà un rifiuto che mi consente di non sentire più l’emozione come parte di me. (Primo livello di proiezione)
Se mi spingo oltre in questo rifiuto, praticando meditazione, ricordo di me stesso o qualunque altra tecnica, a un certo punto avviene un’ulteriore dissociazione: non percepisco più l’emozione all’interno di me, ma sono circondato da persone che la provano. Io grazie al lavoro su me stesso – che in verità è un lavoro di repressione mascherato da lavoro spirituale – ora non provo più rabbia nella mia macchina biologica, però nel mio ambiente ci sono ancora persone che la provano, poverini, loro non hanno ancora cominciato un lavoro su loro stessi! (Secondo livello di proiezione)
A questo punto posso precipitare sempre più a fondo nell’abisso della repressione, non la voglio più vedere e mi circondo solo di persone che non provano rabbia, in questo modo ho quasi risolto il problema, perché non la provo più io, non la prova più la mia personalità, non la provano quelli intorno a me... anche se nel mondo in effetti c’è ancora. La rabbia è così diventato un problema dell’umanità, che non mi riguarda più direttamente, anche se ogni tanto in effetti incontro qualcuno che è carico di rabbia. (Terzo livello di proiezione)
La rabbia che spingo nell’ombra – nel mondo del subconscio – non si esprime più direttamente come rabbia, ma si distorce e cambia volto. Se invece di osservare e amare la mia rabbia la sto reprimendo, allora questa può riemergere, per esempio, come paura, depressione, ansia, utilizzo di droghe e alcool, disturbi alimentari, un generico disagio che mi fa vivere male anche se non ne individuo la causa. Tutti mezzi per non far emergere la rabbia come rabbia. La depressione non è altro che la rabbia verso il mondo che viene repressa e soffocata nel subconscio. Il depresso è in realtà, nel profondo, molto aggressivo e auto-aggressivo.


Nel corretto lavoro su di sé, dapprima riconosco come mia quell’emozione, la amo, la accetto, la coccolo... e proprio facendo questo mi sto disidentificando da lei. Ma cosa vuol dire DIS-IDENTIFICARSI? Sono identificato quando sono tutt’uno con l’emozione e ne subisco passivamente la violenza, cioè sono ‘fuori di me’ quando si scatena e vengo trascinato da essa. Mentre sono dis-identificato quando mi lascio penetrare consapevolmente, la accolgo nel mio corpo e al contempo io la posseggo, ne ho la gestione. Ma non sono disidentificato quando me ne separo! La separazione dall’emozione è patologia. Anzi, proprio unendomi a lei, amandola e riconoscendola come una mia ombra la vedo con maggiore chiarezza ed essa si trasmuta. Se la cum-prehendo la trascendo, ossia non ne sono più vittima. L’espressione INCLUDI-E-TRASCENDI rende bene l’idea. Se invece tento di percepire le emozioni negative come oggetti appartenenti a qualcun'altro, questa non è trascendenza, ma patologia. Se vedo persone arrabbiate intorno a me e non SENTO che quella rabbia è solo mia, allora sono in un processo di dissociazione patologica... come il resto dell’umanità, d’altronde.
Per questo motivo negli ultimi anni ho insistito soprattutto su un unico concetto: la realtà è dentro di me. Facendo mia l’emozione che solo apparentemente sembra appartenere a qualcun altro – dove per ‘qualcun altro’ intendo anche la mia stessa personalità – non rischio di cadere né nel rifiuto né nella conseguente dissociazione psichica.
L’eccesso di rabbia può essere ‘canalizzato’ attraverso lo sport (meglio se molto dinamico: arti marziali, allenamento al sacco, danza afro...) o partecipando a seminari dove la rabbia viene fatta uscire attraverso specifiche pratiche.


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Messaggioda shanti » 03/08/2010, 4:39

Sono ancora sveglia eh eh eh, cantare a squarciagola con Ron mi ha elettrizzata e il sonno non viene.
E allora giro qua e là a leggere i nuovi post della serata. Interessante, cara Drago.

Mi dicono che ero una bambina che ce l'aveva col mondo e nelle foto non ho mai un'espressione felice. Ero arrabbiata e non lo sapevo. Da ragazza ero arrabbiata e lo sapevo e sapevo anche chi era l'oggetto della mia rabbia, che più che altro era dolore.
Poi donna ho vissuto un periodo idilliaco per poi arrivare a vivere ancora la rabbia da sposata. E lì ci ho messo anni a riconoscerla, e ancora più tempo ad accettarla. Ora arrivare a coccolare la rabbia come il gatto di casa, mi sembra esagerato, ma accettare che faceva parte di me sì. Per tanto tempo non l'ho sfogata e ne ho pagato le conseguenze a caro prezzo.
Poi ho cominciato quello che l'autore chiama dis-identificazione, cioè accettare la rabbia ma imparare a gestirla e sfogando l'eccesso attraverso specifiche pratiche.

Se mi spingo oltre in questo rifiuto, praticando meditazione, ricordo di me stesso o qualunque altra tecnica, a un certo punto avviene un’ulteriore dissociazione: non percepisco più l’emozione all’interno di me, ma sono circondato da persone che la provano...

ma chi l'ha detto? Chi dice che praticando meditazione o altre tecniche ci si dissocia e si porta l'emozione al di fuori di se stessi? E' vero se si usa la meditazione per sfuggire alla realtà, vecchio concetto, ma meditare significa stare nel proprio centro e significa anche vedere dentro se stessi con chiarezza, e arrivare a comprendere come gestire il proprio emozionale.
E va bene. Ora mi accorgo che non sono più arrabbiata, nemmeno con la persona che era l'oggetto di questa emozione. Si è sgonfiata, (non la persona) ha perso potere, e posso dire grazie anche alla meditazione, alla trasformazione, grazie a Michele, alla fiamma viola e a tanti aiuti sul cammino che ho fatto.
Non sono aggressiva, nè soffro di depressione, a volte mi viene un po' di ansia per il futuro. A volte sono insicura e
ho dei dubbi e ogni tanto mi viene qualche futone, e qualche momento down, ma credo che faccia parte della natura umana. Il più delle volte cose che mi facevano arrabbiare veramente, ora mi fanno sorridere o addirittura ridere. Rido spesso anche di me stessa.

La rabbia è insita nell’essere umano per il solo fatto che questi è incarnato. La rabbia ha una ragione metafisica: l’anima impatta con la materia e si ritrova in un corpo fisico che le sta stretto in tutti i sensi. Ciò che prova è una rabbia cosmica dovuta all’attrito che si genera nello sfregamento fra spirito e materia. È un urlo di dolore che si protrae in maniera più o meno sommessa lungo tutta la vita di un essere umano.
Credo che nel momento in cui divieni consapevole che hai scelto di incarnarti nella materia, quando hai una visione cosmica dell'esistenza, quell'urlo di dolore cessa e inizia il canto dell'anima.

Credo che tra gli angeli e i rabbiosi repressi, ci siano, nel mezzo, le persone normali, senza etichette, con i loro alti e bassi.
La rabbia è come la cellulite, ce l'hai, fa parte di te, ma non ne vai matto e, comunque, il fine è sempre quello di trascenderla.
Vado a coccolare il mio Gandalf, che mi guarda con i suoi occhi tonti e amorevoli e assolutamente pacifici.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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Messaggioda drago-lontra blu » 03/08/2010, 5:55

Se mi spingo oltre in
questo rifiuto, praticando meditazione, ricordo di me stesso o qualunque
altra tecnica, a un certo punto avviene un’ulteriore dissociazione
: non percepisco più l’emozione all’interno di me, ma sono circondato da persone che la provano...
penso che qua intenda al processo specchio, noto a tutti. Almeno credo....

Ciò che prova è una rabbia cosmica dovuta all’attrito che si genera nello sfregamento fra spirito e materia.

questa è già più difficile, cosa prova non lo può dire , a meno che non ci sia un esperienza assolutamente consapevole e reale, altrimenti possiamo parlare solo attraverso congettura....

e riconoscendola come una mia ombra la vedo con maggiore chiarezza ed essa si trasmuta

pienamente d'accordo che riconoscendola è possibile trasmutarla, discuto però quando afferma che la riconosce come ombra..sto concetto è usato in modo diffuso e sono stufa di vederlo buttato ovunque, convinta poi che questa ombra benedetta ne avrà anche lei le scatole piene di questa etichetta e voglia solo Essere me. Come in effetti è, senza sentirsi "sporca" o " di bassa classe".

grazie per il tuo sentire, buone ore Killan
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Messaggioda shanti » 03/08/2010, 6:22

Ciò che prova è una rabbia cosmica dovuta all’attrito che si genera nello sfregamento fra spirito e materia.
Mi è accaduto di lavorare con persone che, risalendo al momento dell'entrata nella materia, hanno provato un grandissimo dolore a rinchiudersi in un corpo piccolo e incapace di compiere le cose più elementari, dopo la grande espansione vissuta in altre dimensioni. Ma sembrava più paura, dolore, piuttosto che rabbia, Il cammino che facciamo ci porta inevitabilmente a essere consapevoli della scelta che abbiamo fatto di "abitare" un corpo fisico, limitato e quindi a superare quelle emozioni e sensazioni.

Non so , c'è qualcosa in questo scritto che mi lascia perplessa, forse questa sicurezza che è "o così o così". Mah...

Il lato ombra è semplicemente quello che mostriamo di meno, più nascosto e quindi meno in luce. E' solo una questione di termini. E, per quanto mi riguarda trovo molta più luce in un sorriso sereno che in una smorfia di odio, che sento più scura.




Una considerazione che non c'entra nulla col post. Questo mi piace in questo forum, se anche abbiamo opinioni differenti, nessuno diventa permaloso o taccia gli altri di cercare di sminuire o di criticare.
Su alcune cose la pensiamo in modo diverso, ma questo non è un problema, non lo è mai stato.
Si chiama... libertà di pensiero.
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Messaggioda drago-lontra blu » 03/08/2010, 13:27

E MAI LO SARA'


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