Le Dame di Leonardo

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Angel
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Le Dame di Leonardo

Messaggioda Angel » 09/08/2010, 12:43

Le Dame di Leonardo


Le tre Dame dipinte da Leonardo rappresentano tre stadi diversi di percezione (Cecilia), coscienza (Ginevra) e comprensione della realtà (Lucrezia). Per gli alchimisti la Realtà è unica, pura, incontaminata, ma rimane inaccessibile, nascosta e occultata da un velo di illusione (maya). Per rimuovere il velo è necessario affinare i nostri sensi, ripulire gli occhiali della mente e studiare il significato dei simboli che costellano la realtà visibile e invisibile.
Per l'alchimia ci sono tre vie (i tre marga) per raggiungere l'illuminazione dei sensi, della mente e della coscienza. Secondo la Bhagavad - gita questi tre cammini sono di solito designati col nome yoga, cioè karma-yoga, la disciplina dell'azione, Jnana - yoga, l'unione mediante la conoscenza e bhakti-yoga, la salvezza tramite l'amore.
L'alchimia occidentale del XVI secolo giunge alle stesse conclusioni formulando la teoria dei tre fuochi, dei tre forni (athanor) e della triplice composizione della Materia (solfo, mercurio e sale). Non meno dell'Oriente la via occidentale prende atto dell'esistenza di una alchimia naturale alimentata dal "fuoco delle nostre cucine", riferendosi al rapporto "chimico" che si instaura all'interno di un rapporto di coppia (l'Athanor domestico).

E' proprio l'irrompere della "libido femminile" (la soror mystica) all'interno della struttura sociale medioevale a cambiare progressivamente i connotati all'alchimia religiosa e a minare dalle fondamenta i principi sacri cementati dalla morale cattolica. Non diversamente da ciò che avviene nel Tantra yoga, l'alchimia della prima materia (istinti, pulsioni e libido) deve essere fatta in coppia. In questo contesto emerge il senso spirituale di ogni relazione umana, il senso mondano delle affinità e dei legami karmici e il senso concreto della sensibilità androgina che spinse gli alchimisti più dotati di fantasia a immaginare Gesù sposo di Maddalena.
Le tre donne di Leonardo rappresentano uno stadio evoluto di sensibilità psichica e consapevolezza razionale in rapporto alla Realtà, così come viene percepita dai sensi. Quando l'io stabilisce un rapporto stabile con la Realtà e diviene consapevole dei limiti connessi alla percezione, alla comprensione e alla conoscenza di ciò che vede, intuisce e pensa, diventa un "individuo" e accede agli aspetti universali e archetipici dell'anima vivente (Jiva).
Chi sceglie la via del Tantra e si lascia deliberatamente "cucinare" dall'ego, dalla razionalità e dall'immaginazione maschile, oppure dall'anima psichica, dalla mente subconscia e dalla fantasia femminile, e pratica consapevolmente la "cancellazione" della senso della personalità (ahamkara), iniza suo malgrado a praticare l'Arte alchemica, la Via Opposta all'Alchimia.
L'alchimia di coppia avviene anche (e soprattutto) attraverso la pratica dell'Arte. Al cospetto della tela gli aspetti tecnici, formali e i contenuti razionali (maschili) si confrontano con gli aspetti sensibili, estetici e archetipici (femminili), dando vita a una concreta alchimia cerebrale in grado di sublimare la libido sessuale in fantasia e immaginazione, la creatività in coscienza delle immagini simboliche generate dal "riflesso" della mente e la consapevolezza sensoriale in effettiva conoscenza della realtà.

Esiste un sentiero artistico di trasformazione della Materia descritto come la Via femminile alla trascendenza, (la via del cuore e della mano sinistra/emisfero destro) per cui è possibile definire tre vie di trascendenza:
la disciplina della percezione (l'Arte Alchemica di Cecilia), l'unione mediante la conoscenza della mente (la Filosofia alchemica di Ginevra), e la salvezza tramite l'amore per
l'arte (la spiritualità alchemica di Lucrezia).
La via occidentale all'illuminazione dei sensi, della mente e della coscienza degli archetipi che modellano la Realtà passa attraverso la pratica (la via dell'Azione) e la conoscenza dell'Arte (la Via della Percezione).

In fondo il Don Juan di Castaneda ha insegnato proprio questo: un vero guerriero opera tramite
l'azione della percezione ed è egli stesso percezione in azione. E' questo il senso del Sè testimone, cioè dell'individuo che osserva la Realtà da una finestra con il volto illuminato dalla coscienza degli archetipi (il sole sorge a est). Ciò è possibile se si sciolgono i sei nodi del "cuore" ( i nastri che decorano il vestito della Belle Ferronnière), metafora delle limitazioni che impediscono all'anima di contemplare il proprio destino.

Caravaggio fu uno dei pochi a praticare e conoscere l'arte alchemica fino alla morte e a sciogliere il nodo del karma (personalità), il nodo dell'ego (identità), il nodo dell'anima psichica (attaccamento), il nodo della mente (razionalizzazione), il nodo dei sensi (gratificazione) e il nodo dell'unione con ciò che lo teneva vincolato al mondo della materia (il sigillo che Lucrezia porta sulla fronte).
Al termine di questo processo di discriminazione tra ciò che è Reale da ciò che non lo è (la riga centrale tra i capelli), l'alchimista illumina il sorriso ineffabile dei saggi (Monna Lisa) e comprende che la Realtà non esiste in sé per sé, ma è un gioco della coscienza archetipale universale
"Esistono tanti archetipi quante sono le tipiche situazioni della vita. L'infinita ripetizione ha scolpito tali esperienze nella nostra struttura psichica, ma non come immagini riempite di contenuto, ma, inizialmente, solo come forme prive di contenuto, le quali rappresentano semplicemente delle possibilità di percezione e di azione. Quando si verifica una situazione che corrisponde ad un dato archetipo, quell'archetipo viene attivato.." (Jung).
Jung ha affermato una verità unidirezionale. Per gli alchimisti infatti il fenomeno si compie anche nell'altra direzione. E' la comprensione degli archetipi presenti nella luce del sole (la coscienza dell'individuo) che attiva la realizzazione di una data situazione. E'questo il principio divinatorio dei tarocchi, per cui la comprensione percettiva degli archetipi stimolata dalla disposizione casuale delle lame, permette il riconoscimento anticipato di una situazione che sta maturando le sue conseguenze secondo un proprio karma. Ma è anche il principio delle iniziazioni spirituali per cui è la comprensione dei simboli presenti nelle sacre scritture che permette all'anima individuale di accedere alla conoscenza dell'Anima universale (Akasha), dove operano incessantemnete i giochi della coscienza vissuti dalle Grandi Anime del passato (artisti, filosofi, saggi, illuminati, realizzati). Ognuno poi attrae presso di sé quello che è più conforme alla propria situazione esistenziale. Ciò spiega il rinnovato fenomeno delle stimmate francescane sulle mani e sui piedi (padre Pio) e spiega perché Caravaggio dipinse l'angelo Uriele (la Coscienza discriminante) nell'atto di sostenere la testa di San Francesco nel momento in cui "rimuove" il velo di illusioni provocato dalla mistica cristiana. (il santo è dipinto privo delle stimmate).
La Realtà visibile e invisibile è permeata dall'Inconscio collettivo a cui associa poi l'inconscio dell'anima individuale che decide di seguire la via del Dharma. Il Dharma occidentale ha origine dalle solite, millenarie domande: Chi sono?, Dove stai andando? Cosa puoi scrivere o dipingere adesso?
Quando le domande rimangono senza risposta è giunto il tempo dell'esperienza e dell'azione. Quando le domande ottengono una risposta è allora giunto il tempo della riflessione e della percezione. Esiste un tempo per tutto. E Tutto esiste nello stesso Tempo.


http://www.equilibriarte.org/museohermetico/blog/categ/l-arte-di-leonardo

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Le Dame di Leonardo

Messaggioda Angel » 09/08/2010, 21:32


Firenze, 29 Agosto 1508. Leonardo è nel suo studio. Monna Lisa è quasi terminata. Celestino, l’allievo più istruito, sostituisce Ciuchino che ha ottenuto il permesso di tornare a casa.


“Maestro, Ciuchino mi ha chiesto di chiedervi cosa sia l’Ombra di cui parlavate ieri.”

“Non è argomento facile. Ma ti mostrerò un dipinto che realizzai 30 anni fa. Ero stato suggestionato dalle parole di un discepolo di Pletone, uno dei tanti filosofi di Costantinopoli arrivati a Firenze durante il Concilio. Pletone insegnò i principi della filosofia di Platone e Aristotele e fu il primo a spiegare come la natura umana fosse fatta di Luce e di Ombra, di Beatitudine o di Follia….

“Apollo e Dioniso…”

“Sì, le due nature dell’uomo. La natura Apollinea trae linfa vitale dalla luce del sole, ovvero dalla coscienza liberata da ogni tentazione irrazionale, mentre la natura dionisiaca si alimenta da quel fondo scuro e tenebroso, invisibile agli occhi ma non allo spirito, che per metafora viene definità ombra, zona oscura, notte dell’anima, sia dai mistici che l’hanno sperimentata che dai filosofi che hanno provato a descriverla. Da qui l’analogia con la luna e le sue due facce, quella illuminata dal sole e quella che rimane al buio, l’altra faccia dell’anima umana.”
E nel dire queste ultime parole Leonardo tirò fuori da una borsa di pelle una tempera a olio su tavola dalle dimensioni ridotte, saranno state due palmi per due palmi.
“Questa donna la dipinsi per me..-.Leonardo la rimirò con emozione.- è la mia prima Dama, quella a cui sono più affezionato. Mi ricorda la mia gioventù e la mia passione per la filosofia, i segreti dell’anima e quelli dell’Alchimia. Eravamo un po' tutti invasati a quel tempo. Trentanni fa non c’era pittore che non si cimentasse in argomenti simili, ma nessuno ha mai descritto, me compreso, cosa fosse l’ombra in tutte le sue molteplici sfacettature…

“Una volta ci insegnaste che la Coscienza evolve in otto fasi, come quelle delle fasi lunari…è così anche per l’ombra, immagino”.

“Bravo Celestino. Hai buona memoria. Ma secondo i miei calcoli, suffragati dai filosofi arabi veri esperti in queste dispute, la luce crea con l’ombra un caleidoscopio di figure, di immagini, di simboli e di emblemi che trova compiutezza nella serie dell’otto e si conclude nella sessantaquattresima cifra. Lo scopo della vita è di rimuovere la zona d’ombra, e di rendere visibile ciò che è oscuro dentro di noi.”

Mi sembra che lo scrisse anche Dante…- In mezzo al cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura, che la diritta via era smarrita”.

Leonardo lo guardò sorridendo. Dante era la sua passione segreta. Leggeva e rileggeva le sue opere in continuazione. Il sommo poeta era per lui un vero maestro. ” E lo sai perché Dante dice in mezzo al cammin di nostra vita? perché la luna forma con il sole un ciclo invisibile a ritroso che riporta l’anima a congiungersi periodicamente, ogni diciannove anni, con il sole, nel giorno dell’eclissi. Quindi nel secondo ciclo, a 38 anni, l’anima umana incontra la sua Ombra e le tre belve che gli fanno fremere il sangue nei polsi.”

“La lupa, la lonza e il leone….cosa significano allora?”

Leonardo non lo ascoltava più. La visione della Dama lo aveva rapito. Un fluido misterioso lo avvolse e lo stordì, come un improvviso getto di acqua spinto nei canali difensivi di un castello, oppure una luce costretta a filtrare attraverso un foro minuscolo praticato su una porta o una parete. Leonardo sentiva la rossa energia descritta da Leonida nei suoi Epigrammi salire verso la testa. Dopo pochi attimi l’artista era immerso in un torpore divino, lucente di sapienza e di conoscenza. Le parole non sembravano più uscire dalla sua bocca, ma dal suo cuore eccitato dall’estasi provocata dal vino di Bacco che sgorgava dalla sua stessa vite. La Dama risplendeva di luce come la luna piena e Leonardo usò parole che non aveva mai pensato, come se provenissero da un luogo futuro.
“La lupa è l’istinto di sopravvivenza e conservazione, è la fame che spinge l’anima a gesti irrazionali, come il furto e l’omicidio. La lonza è la pulsione a sfruttare le debolezze altrui, a cibarsi delle loro disgrazie. Infame e spregevole in tutte le sue intenzioni e azioni. Il leone è la libido di affermarsi nel mondo con ogni mezzo, divorando tutto ciò che ostacola il suo passo. Queste tre belve sono l’essenza dell’ombra che pervade il mondo materiale, sociale e spirituale in cui viviamo. Pletone disse che il Buddha si illuminò sotto le foglie di un banano….la mia anima, la mia Dama, si illumina sotto i rami del ginepro, simbolo dell’ombra che impedisce alla nostra anima di diventare coscienza e di risplendere nella luce di Dio.”

“perché un ginepro, maestro?”

“Il ginepro non è un banano, ma è un albero che produce bacche in gran quantità. Ho dipinto i suoi rami come fossero una specie di aureola che si dirama dalla nuca della Dama e simboleggia una piena consapevolezza delle innumerevoli sensazioni subconscie che agitano il nostro cuore, tanto numerose quante sono le bacche, e così diramate come lo sono i leggeri steli delle sue foglie appuntite. Poi ho dipinto un lungo scialle nero in quanto simbolo dI una lunga operazione di sintesi delle azioni impulsive in riflessioni e delle emozioni in intuizioni”

“la Nigredo degli alchimisti?”

“Ho tradotto in immagini la nigredo dell’anima, ovvero quel periodo di sperimentazione dell’istinto, delle pulsioni e della libido in cui affrontiamo la zona d’ombra e facciamo esperienza della libido sessuale, sociale e persino intellettuale di voler conoscere la veritù con il solo uso della razionalità algebrica.”

“Maestro, avete dipinto due file di otto anelli sul corpetto della dama.- Celestino aveva proteso lo sguardo sul piccolo dipinto per osservarne i particolari - ha a che vedere con le otto fasi lunari?”

Leonardo annuì -”Un filo di Mercurio, simbolo di intelligenza, collega fra loro le fasi di esperienza connesse alla fase di luna crescente e a quella decrescente. Nella fase crescente il cuore e le sue emozioni sono attive, per cui proviamo invidia, rancore, cattiveria e volontà di fare del male, mentre nella fase descrescente proviamo gioia, ilarità, desiderio di piacere e volontà di armonia e di unificazione con il Tutto. E’ per questo che Aristotele parla di un intelletto del cuore dall’aspetto duplice, attivo e recettivo. Nel suo aspetto passivo l’anima illumina la compassione, il nous pathetikos, affetto dalle impressioni che riceve dal mondo esterno, nel suo aspetto attivo diventa il nous poietikos, l’ntelligenza che fa tutto e costruisce il mondo dei significati.”

“La Dama ha uno sguardo compassionevole, come di chi ha compreso l’alternanza di luce e di ombra che scuote l’animo umano…” - Anche Celestino era stato avvolto dal fluido misterioso sprigionato dal dipinto e diceva parole non filtrate dalla testa.

“E’ lo sguardo del Buddha che mi descrisse il discepolo di Pletone. Vi si giunge intrecciando le emozioni provenienti dal cuore e le impressioni provenienti dal mondo esterno. E’ questo il segreto dell’intelligenza, di Castore e Polluce, i Dioscuri, che divampa nel petto di ogni iniziato come un fuoco segreto all’interno di un calice di vetro. Ma non divaghiamo. Lo vedi il ruscello dietro la spalla sinistra della dama?

Sì, è starordinario. Vibra con freschezza e dà una sensazione di pace. ”

“Rappresenta il flusso di coscienza che scaturisce dalla mente creativa che il discepolo intreccia nel centro del petto, tra i due seni della Dama. Adesso puoi capire che cos’è l’Ombra, la sua immagine primaria”.
Celestino concentrò lo sguardo sul seno della Dama. Il corpetto intrecciato con gli otto anelli si chiudeva su un piccolo bottone. Celestino osservò bene la figura. Gli sembrava famigliare, ma si vergognava anche solo di pensare che il maestro avesse dipinto di proposito la figura stilizzata del sesso femminile…
Leonardo intuì l’imbarazzo dell’allievo.
“Vedo cha hai intuito il senso dell’immagine. L’ombra è la dimensione invisibile della realtà. E’ l’origine sia della vita che della coscienza. Senza ombra non ci sarebbe luce, e quindi la creazione.L’ombra è la psichè femminile relegata nel fondo buio e irrazionale della nostra anima, che non osiamo indagare e rivelare a noi stessi. L’ombra è il subconscio che ottenebra il cuore di emozioni violente e che ci spinge a gesti irrazionali, folli e incomprensibili; l’ombra è l’inconscio che influenza sentimenti, decisioni e scelte; l’ombra è la mente non illuminata dalla coscienza dei saggi. Se il sesso femminile è la mente senziente in grado di generare dal nulla l’essere vivente, anche la mente senziente del cuore, illuminata dall’Ottuplice intreccio delle sensazioni con le emozioni, è in grado di generare la Virtù, l’essenza divina della Coscienza umana” - a questo punto Leonardò mostrò a Celestino il retro del dipinto su cui spiccava a grandi lettere un cartiglio -

Virtutem forma decorat” - lesse Celestino - “la Bellezza orna la virtù

“E le Virtù ornano la Bellezza dell’anima” - concluse Leonardo indicando a Celestino i riccioli di capelli intorno al tondo viso della Dama -. “Adesso che hai compreso il significato originario dell’Ombra, ne puoi avere una diretta esperienza, perché è la comprensione del cuore che dischiude le porte dell’esperienza iniziatica e non viceversa, come molti pensano.”
E fu così che Celestino illuminò la mente all’ombra di un ginepro. Non era ancora un Buddha, ma lo sarebbe diventato. Leonardo ne era certo. Alle spalle della Dama aveva dipinto un albero maestoso, simbolo universale della filosofia spirituale universale. “E’ l’albero dei filosofi..-pensò tra sè e Sè-..l’ho dipinto trentanni fa, ma solo ora ho compreso il suo valore simbolico”
Compiaciuto della sua scoperta, Leonardo richiuse il dipinto nella borsa di pelle e non lo mostrò più a nessuno che non avesse, come Celestino, il cuore infiammato d’amore per il corpo, la mente e lo spirito della Dama interiore.


http://guide.supereva.it/rinascimento/interventi/2008/08/337281.shtml
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Messaggioda drago-lontra blu » 09/08/2010, 21:46

Mi piace troppo l'alchimia nascosta nelle tele di Leonardo, ogni angolo dei suoi quadri propone quella via iniziatica a lui tanto cara.

ecco una piccola aggiunta sul ritratto....

Ritratto di Ginevra de' Benci ( 1474 - 1478 )



Il Ritratto di Ginevra de' Benci è un dipinto di Leonardo da Vinci, a
tempera ed olio su tavola (38,8 x 36,7 cm); quest'opera fu realizzata
tra il 1474 ed il 1478. L’opera è conservata al National Gallery di
Washington.


Le mani dovevano essere in una posizione emblematica, come nei più
famosi ritratti di Leonardo, e secondo alcune testimonianze dell'epoca
dovevano assomigliare nella posa a quelle della Dama del mazzolino di
Verrocchio.


Fonti antiche documentano il rapporto fra Leonardo e Giovanni Benci,
marito di Ginevra, ma forse intercedette anche Tommaso Benci, poeta
discepolo di Marsilio Ficino ed amico di Leonardo.


La donna rappresentata, fra le più aggraziate della Firenze del tempo,
non viene solo descritta con inoppugnabile abilità pittorica, ma anche
esaltata come esempio di virtù. Il retro del dipinto riporta, infatti,
la scritta VIRTVTEM FORMA DECORAT, "La forma decora la virtù", concetto
di chiara ascendenza neoplatonica, già citato nella botticelliana
"Primavera", secondo cui la bellezza del corpo rispecchia quella dello
spirito. La Benci è pure esempio di purezza, come suggerisce il ginepro
che le fa da sfondo: non è un caso la paranomasia che s'instaura tra il
nome di tale pianta e quello dell'effigiata.


L'ombra del ginepro esalta il chiarore espressivo del volto della donna,
il colore della cui pelle evolve poi in quello dell'acconciatura e,
successivamente, in quello della veste e dello sfondo paesaggistico,
secondo un continuum cromatico che testimonia la capacità vinciana
nell'uso del timbro bruno-castano in varie tonalità.

ciao Angel da/www.leonardo2007.com
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Messaggioda Angel » 10/08/2010, 8:15

....ciao DragoBluissima.....un dolce abbraccio, come quello alla stazione di Rovigo!

Me lo ricordo bene e mi riempie ancora il cuore e gli occhi di luccicanti perle di commozione.....
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Messaggioda drago-lontra blu » 10/08/2010, 10:11


smakkkkkkkkkkkkkkk
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