Errare e Sbagliare

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drago-lontra blu
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Errare e Sbagliare

Messaggioda drago-lontra blu » 26/11/2010, 21:22

Andrea Rombaldi
*Errare e Sbagliare*



Written by alba
Wednesday, 24 November 2010 09:41

Quanti errori e sbagli ho fatto nella mia vita? Quanto mi sono punito e ridicolizzato per averli fatti? Quanto mi considero sbagliato rispetto a come vorrei essere? Ma come ho fatto a sbagliare così tante volte?

Tutte queste domande ci portano diritti ad uno dei temi centrali dell’essere umani, ovvero la relazione con gli errori, gli sbagli e quindi con il procedere nella vita.

Le parole errare e sbagliare nascondono delle potenti chiavi di lettura(*) che possono aiutarci ad approfondire questo tema, a superare i nostri limiti e a trasformare la nostra relazione con gli errori e gli sbagli per renderla più scorrevole, naturale e matura.

Errare significa andare vagando, senza sapere dove, senza consiglio, come brancolando tra le tenebre, da cui i termini errante ed errabondo, ovvero colui che vaga qua e la in luoghi diversi. Per esempio, la pianta erratica é quella che cresce spontaneamente in luoghi differenti, anche lontani dal luogo di origine.

L’errare denota quindi la condizione del procedere senza conoscere a priori, senza una mappa, senza un’obiettivo prefissato, e questo é un modo naturale e caratteristico della vita che si fa conoscere mediante l’esplorazione e l’esperienza diretta.

L’errare é una componente essenziale dell’esperienza.

Il bagliore, invece, é qualcosa che fa badare, che attrae l’attenzione, come ad esempio un grande splendore, da cui (ab)bagliare ovvero offuscare la vista per soverchio di chiarore. Secondo la sua definizione etimologica lo sbaglio é la funesta conseguenza della mancanza di attenzione, ovvero della offuscazione della vista prodotta da qualcosa che attrae l’attenzione, che é di prendere una cosa per un’altra.

Lo sbaglio é una condizione momentanea che comporta la mancanza di visibilità su alcuni aspetti della realtà circostante.

Quello che voglio fare notare quì non sono delle sottili differenze semantiche tra due parole ma il fatto che i vocabili errare e sbagliare descrivono dei movimenti naturali e normali della nostra esistenza:

* l’esplorazione e la navigazione “a vista”
* la deviazione/spostamento dell’attenzione

Errare e sbagliare non hanno di per se una connotazione negativa, se non nel giudizio che é stato loro dato nel corso dei secoli. Essi descrivono una parte dei processi esistenziali, ed hanno la capacità di aprire imprevedibili potenziali in modo caotico ed apparentemente illogico.

E’ nelle nostre facoltà la scelta di un atteggiamento neutro e maturo verso gli errori e gli sbagli – sia nostri che altrui – e riconoscere che essi sono semplicemente una condizione naturale, intrinseca ed inevitabile nel procedere nell’esistenza e della manifestazione fisica.

Al tempo stesso, siamo responsabili dei movimenti e degli eventi causati dal nostro agire “erratico” o “sbagliato”. Quindi la neutralità matura non sta semplicemente nell’ignorare o nello sminuire gli errori e gli sbagli direttamente vissuti, ma nella loro accettazione per ciò che sono, nel percepirli senza giudizio, nel riconoscere e guardare in faccia ciò che essi hanno creato, senza “voltarsi dall’altra parte” per paura di scoprire aspetti oscuri di noi stessi.

Osserviamo semplicemente “così é stato, così é andata”. Lasciamo andare il passato onorandolo per il servizio che ci ha reso e per l’insegnamento che ci ha dato. Non condanniamoci per i nostri errori e per i nostri sbagli. Perdoniamoci per ciò che abbiamo fatto (o non fatto) e che non avremmo voluto (o voluto) fare. Riappacifichiamoci con il passato, soprattutto con quello “errato” e “sbagliato”.

Lasciando andare facciamo spazio nella nostra vita, e creiamo i presupposti per attirare verso di noi condizioni di vita più fluide e scorrevoli, in cui poter scegliere secondo il criterio della felicità e della gioia senza inutili ed obsoleti sensi di colpa.

Un abbraccio,
Andrea

(*) Ringrazio Gregg Braden che mi ha fornito spunti interessanti nell’intervista pubblicata su Scienza e Conoscenza Numero 34.

http://www.andrearombaldi.it
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Oliviero Angelo
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Errare e Sbagliare

Messaggioda Oliviero Angelo » 27/11/2010, 0:43

Grazie sorella bluissima! cuoricino
Trovo che sia un articolo illuminante e, a ben comprenderlo, un valido strumento di aiuto per il nostro progredire consapevole e sempre più "liberato".

Un abbraccione strizzoso

abbracci

bluangel
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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
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shanti
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Errare e Sbagliare

Messaggioda shanti » 27/11/2010, 9:09

"Osserviamo semplicemente “così é stato, così é andata”. Lasciamo andare il passato onorandolo per il servizio che ci ha reso e per l’insegnamento che ci ha dato. Non condanniamoci per i nostri errori e per i nostri sbagli."

Questo è stato uno dei primi fondamenti dell'insegnamento ricevuto da un mio carissimo maestro "sciamano". Non esistono sbagli, ma esperienze che abbiamo fatto nel corso della vita. Ed è la base su cui si fondano anche le costellazioni. La via del cuore e della verità, qualunque sia lo strumento usato, passa da qui.
Grazie sorella.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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Errare e Sbagliare

Messaggioda drago-lontra blu » 27/11/2010, 9:39

Per molti di noi è un argomento che mastichiamo ogni giorno.
Per coloro che giungono ora può essere spunto, per un cammino consapevole.
Kas smakkkkk
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Errare e Sbagliare

Messaggioda shanti » 27/11/2010, 12:01

Oltre a essere spunto per altri, penso sia bene, ogni tanto, ricordarlo anche noi! Strasmakkk
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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mariposa azul
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Errare e Sbagliare

Messaggioda mariposa azul » 27/11/2010, 16:16

Ciao Drago mi hai fatto ricordare l'Ebreo Errante, alcuni dicono che sia leggenda, altri lo ritengono un mito e altri ancora un archetipo dell'animo umano.
Il personaggio dell'Ebreo Errante è entrato a far parte della leggenda o mitologia di tanti popoli sia europei che asiatici.
Citazione:
Matteo di Parigi, monaco e cronista del XIII secolo, scrive nella Historia Maior che nel 1228 un arcivescovo d'Armenia si recò in Inghilterra e che fra le altre cose narrò di un certo Giuseppe presente alla Passione di Cristo e che viveva tuttora, tanto che fu pure ospite della mensa dell'arcivescovo poco prima che egli partisse per il suo viaggio, e aggiunge: "... ai tempi della sentenza contro il Cristo, quell'uomo, chiamato allora Cartafilo, era portinaio del pretorio di Ponzio Pilato. Quando Gesù, condannato e trascinato dagli Ebrei, traversò la porta del Pretorio, Cartafilo gli diede con disprezzo un pugno nella schiena e gli disse ghignando: Cammina dunque, Gesù, cammina più spedito. perché sei così lento? E Gesù guardandolo con fronte e occhi severi, rispose: Io vado, e tu, tu aspetterai ch'io torni".
Da questo fatto nacque la leggenda suffragata dalle parole dei vangeli: "In verità io vi dico, che tra i qui presenti vi sono di quelli che non morranno, prima che vedano il Figlio dell'uomo venire nel suo regno". (Matteo, XVI, 28). "Vi dico in verità che ci sono alcuni dei presenti i quali non gusteranno la morte prima di aver veduto il regno di Dio venire con maestà". (Marco, VIII, 39). "Or vi dico in verità, che ci sono alcuni qui presenti i quali non gusteranno la morte finchè non vedano il regno di Dio". (Luca, IX, 27). Così come si è creduto per secoli che san Giovanni fosse vivo perché Gesù disse a san Pietro "Io voglio ch'egli dimori fin ch'io torni", si è anche creduto che ad altri venne concesso di vivere come dono della loro fede e ad altri ancora come espiazione dei loro delitti. Quando i fatti - scrive Gaston Paris [1]- ebbero smentito il senso più naturale di quelle frasi, la credenza popolare dovette cercar pure di giustificarle: e si suppose appunto che alcuni testimoni della vita di Cristo fossero stati sottratti alla morte. Tale destino poteva perciò essere riservato tanto a chi aveva soccorso, quanto a chi aveva offeso Gesù: essere insomma un premio o una maledizione".
Oltre a questo l'immaginazione del popolino, non soddisfatto dei pochi particolari della Passione narrati nei Vangeli, ha aggiunto nuovi episodi facendo così nascere le leggende attorno a Pilato, a Giuda, e quelle riguardanti Giuseppe d'Arimatea ed il Santo Graal.

Il personaggio assume anche nomi diversi a seconda della nazione in cui viene raccontata la storia, tanto che alcuni pensano che si possa nascondere anche sotto le spoglie del Conte di Saint Germain.
Qui ho riportato un estratto di quanto trovato, chi volesse leggere tutto vada a questo link http://www.clypeus.it/miti/ebreo.htm, troverà la storia completa.


Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH


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