LA VITA E' (da "Via dal Nido" di Richard Bach)

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Oliviero Angelo
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LA VITA E' (da "Via dal Nido" di Richard Bach)

Messaggioda Oliviero Angelo » 24/08/2011, 16:30

La Vita E'.

Dialoghi tra un cinquantenne (Richard Bach) e e il bambino che continua a vivere in lui (Dickie Bach), che ha sempre 9 anni.
Tratti dal libro: "Via dal Nido" di Richard Bach. - Capitoli 24, 25, 26 -



(...)
Scoppiai in una risata fragorosa. "Per me, è il prete che ha ucciso Dio, Dickie. Dio come lo conoscevo io. Non ti ricordi?"
"No."
Naturale, pensai. E' il Custode dei Dimenticati, e questo lo ricordo come fosse oggi.
"Dopo la morte di Bobby," dissi " nelle mie semplici domande da bambino sopravvissuto al mio prete interiore restava sospesa la distruzione del Dio-come-lo-conoscevo-io, mentre per la prima volta s'intravedeva a squarci la mia verità."
Dickie non riusciva a immaginare che io ricordassi nulla di significativo della mia fanciullezza. "Che prete? Cosa successe?"
"Ti farò vedere quel che successe" dissi.
Sorrise, anticipando qualche corsetta veloce sulla collina.


" -Dio è Onnipotente? - io, bambino piccolo, chiedo all'adulto che sa."
"Certo! Altrimenti non sarebbe Dio, vero, figliolo?"
"E Dio ci ama?"
"come puoi dubitarne? Dio ci ama tutti!"
"Perché la gente perbene che Dio ama è uccisa per guerre e crudeltà, in omicidi sensa senso e stupidi incidenti, perché bravi bambini innocenti muoiono tra le sofferenze senza pietà, perché è morto mio fratello?"
Attento al tono, adesso, una maschera gentile a rappresentare l'ignoranza. "Alcune cose esulano dalla mia conoscenza, figliolo. Il nostro Padre manda i dolori maggiori a coloro che ama di più. Ha bisogno di sentirsi sicuro che tu ami Lui più del tuo fratello mortale. Abbi fede e fiducia in Dio Onnipotente..."
"SEI IMPAZZITO E INCAPACE DI RAGIONARE? CREDI CHE IO SIA UN IDIOTA DI NOVE ANNI? O AMMETTI CHE DIO NON E' PIù ONNIPOTENTE DI QUANTO NON LO SIA IO, CHE E' UN MOLLACCIONE IMPOTENTE CONTRO IL MALE, OPPURE AMMETTI CHE QUEL CHE DIO CHIAMA AMORE NOI LO CHIAMIAMO MALVAGIO E SADICO ODIO DEL PIù' SANGUINARIO ASSASSINO DI MASSA!"
"Okay" dice il sacerdote, tutto improvviso candore. "Ho torto io, hai ragione tu. Io ti offrivo conforto, tu dovevi avere la verità. Come tanti bambini, hai appena distrutto la religione organizzata, Signor Cerca Razionalità. Sai che non posso rispondere a quelle domande, nessun prete è in grado di farlo. Così ora dovrai costruirti una religione per conto tuo."
"Perché?" faccio io. "Non ho bisogno della religione. Ne farò a meno."
"E lascerai irrisolto il mistero del perché siamo qui?"


"Lasciarlo irrisolto," spiegai a Dickie fuori scena "sarebbe stato ammetter che c'era qualcosa che non riuscivo ad afferrare. Ed io ero certo che se avessi voluto saperne abbastanza, non c'era nulla che non sarei riuscito a capire. Quello, tanto per cominciare, sarebbe stato il primo dogma della mia nuova religione."
Tornai alla mia piccola recita.

"Sarà facile" dico io. "Ogni bambino suggerirà qualcosa di meglio di un mattatoio e di un Dio con in mano i coltelli."
"C'è un prezzo da pagare" mette in guardia il prete. "Progetta la tua teologia, e sarai diversop da chiunque altro..."
"Ma non è un castigo, è una ricompensa" ironizzo io. "E inoltre nessuno crede davvero, no?, a Dio Impotente o Dio Assassino? Sarà facile."
Il mio prete interiore sorride a questa frase, un sorriso superiore, e scompare.


Dickie guardava, assorto nella mia rappresentazione.
"Non appena se ne fu andato," dissi "mi innervosii. Ero stato impetuoso ed emotivo nella mia piccola sfuriata? Freddo e calcolatore nei seguenti dieci anni, rimisi tutto insieme, senza sottolineature, senza esclamativi. Ci volle tutto quel tempo per fare combaciare ogni pezzo, ma le fondamenta erano terminate. Grazie a mio fratello, avevo ricostruito Dio. Aiutami ora, Dickie, fammi vedere dove ho sbagliato."
Annuì, desideroso di essere parte di una religione fatta in casa.

"Fa' finta che ci sia un Dio Onnipotente che vede i mortali e i loro problemi sulla terra" dissi lentamente.
Fece cenno di sì col capo.
"Allora, Dickie, Dio deve esere responsabile di ogni catastrofe, tragedia, terrore e morte che affliggono l'umanità."
Levò la mano. "Dio non è responsabile delle nostre disgrazie solo perché le vede."
"Pensaci bene. Perché Egli è Colui che tutto può. Cioè, ha il potere di fermare il Male se lo vuole. Ma poi sceglie di non farlo. Permettendo al Male di esistere, è lui la causa della sua esistenza."
Ci pensò bene. "Forse..." disse, con grande attenzione.
"Per definizione, allora, poiché gli innocenti continuano a soffrire e a morire, un Dio Onnipotente non è solo indifferente, ma anche indicibilmente crudele."
Dickie alzò la mano, più per chiedere tempo per seguire che per fare una domanda. "Forse...".
"Non sei sicuro" dissi.
"Sembra pazzesco, ma non riesco a vedere dove sia sbagliato."
"Neanche io. Sta cambiando anche per te il mondo, come fece per me, a quel pensiero... di un Dio malvagio e cruele?"
"Continua" disse.
"E ancora. Fa' finta che ci sia un Dio Tutto Amore che vede i mortali e conosce i loro problemi sulla terra."
"Così va meglio."
Feci cenno di sì. "Allora, questo Dio molto spesso deve vedere con dolore gli innocenti oppressi o eliminati dal Male, uccisi a milioni mentre invano chiedono aiuto, un secolo dopo l'altro..."
Alzò la mano. "La cosa che dirai adesso è: Poiché gli innocenti soffrono e muoiono, il nostro Dio Tutto Amore non ha il potere di aiutarci."
"Proprio così! Dimmi quando sei pronto a rispondere."
Gli ci volle un momento, ripassò quello che avevamo detto. Poi abbassò il capo. "Okay. Sono pronto per la tua domanda."
"Qual è il vero Dio, Dickie? gli domandai. "Quello crudele o quello impotente?"


(CONTINUA...)
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LA VITA E' (da "Via dal Nido" di Richard Bach)

Messaggioda Oliviero Angelo » 24/08/2011, 16:32

Per parecchio tempo stette lì a riflettere, poi rise, ripensandoci, e scosse il capo. "Non è mica una scelta, questa! Voglio dire, se la scelta è fra Crudele o Impotente, allora al diavolo Dio!"
Guardandolo, vedevo come dovevo essere stato io, tanti anni fa, cercando di chiarire il problema. "La scelta equivale a nessuna scelta" dissi. "Nessuna delle due è reale."
"Tornando all'inizio," chiese "non c'era qualcosa che non andava, nella domanda?"
L'avevo notato io quando ero stato al suo posto? "Bravo! Ciò che rende improponibile la scelta, Dickie, è la domanda: fa' finta che ci sia un Dio che vede i mortali e conosce le loro difficoltà sulla terra. Prendilo da qualsiasi angolo tu voglia, ci ho provato per anni, ma nel momento in cui immagini che Dio ci vede come mortali in difficoltà, non c'è modo di evitare la scelta obbligata fra Crudele o Impotente."
"Che cosa resta?" domandò lui. "Che Dio non esiste?"
"Se tu insisti a dire che lo spazio-tempo è reale... che lo spazio-tempo è sempre esistito e sempre esisterà, o Dio non c'è, o resti con la succitata scelta."
"E se non insisto che lo spazio-tempo è reale?"
"Non so" dissi.
"Ma dai!" Strappò una zolla di terra vicino agli steli e me la scagliò, senza l'intenzione di colpirmi. "Eccome che lo sai!"
"Pensaci un attimo, troveremo la soluzione la prossima volta."
"Guai a te, se te ne vai ora, Richard! DOV'E' IL MIO LANCIAFIAMME?"
"Sai, Dickie, che questa collina sarebbe perfetta per il parapendio? Il vento di solito soffia da sud?"
"Non c'è vento qui se non lo dico io," dichiarò "e adesso che tu hai appena ucciso Dio ti comunico che farai bene a farlo tornare dal regno dei morti o ti prometto che non riuscirai più a trovare sonno!"
"D'accordo! Però non posso farlo tornare dal regno dei morti perché non è un Lui."
"E' una Lei?"
"Lei è un E'" replicai.
"Pronti, via" fece, restituendomi la scena.
"Okay. Ritiro il mio consenso da un Dio che non ha il potere o la volontà di sconfiggere il Male. Non ritiro il mio consenso da una realtà che può tutto e tutto ama."
"Allora torni indietro al punto da cui sei partito!"
"No. Ascolta. E' semplice." Tracciai un contorno in aria. "Qui c'è una porta. Sulla porta ci sono due parole. Vita E'. Se passi per quella porta vedi il mondo in cui è vero che la Vita E'."
"Non devo credere che la Vita E'" disse deciso a non essere di nuovo intrappolato da assunti.
"No, affatto. Se non ci credi, o e credi che la Vita Non E', o che la Vita Talvolta E' e Talvolta Non E', o che la Morte E', allora il mondo dev'essere proprio quel che sembra, dimentica scopi o significati. Siamo abbandonati a noi stessi, alcuni sono nati fortunati, altri piangono molto prima di morire, senza che si distinguano gli uni dagli altri. Buona fortuna."
Lo aspettai, mentre lui bussava a quelle porte, le spalancava, perdeva interesse in quel che c'era dall'altra parte.
"Abbastanza noioso" commentò, sporgendosi in avanti, pronto a lanciarsi. "Okay. Diciamo che la VITA E'."
"Sei sicuro?"
"Sono pronto a provare..."
"Ricordati che la porta dice la Vita E'" ripetei. "Niente scherzi. Ci sono lettere invisibili sotto, se credi: Nonostante Quel Che Sembra."
"Vita E'."
"AH, DICKIE!" urlai come un samurai, brandendo in mano una curva spada scintillante. "LA' NELLA BARA GIACE IL CORPO DI TUO FRATELLO! ESISTE O NO LA MORTE?"
"Vita E'" disse fiducioso. "Nonostante tutto."
M'avvolsi rapido in un mantello nero, infilai la testa nel cappuccio, mi rizzai in punta di piedi, parlai con voce profonda e minacciosa. "Sono la Morte, bambino, e verrò a prenderti quando ne deciderò il tempo, e non ci sarà nulla che potrà resistere alla mia chiamata..." Riesco a essere piuttosto sinistro; io stesso ne fui impressionato!
Lui restò ancora stretto alla verità sperimentata. "Vita E'" insistette. "Nonostante tutto."
"Ehi, tu" chiamai, m'ero cambiato e indossavo la mia giacca sportiva a quadri gialli. "Quante storie! Credi forse che le tue scarpe ti durino in tererno? o la tua macchina? o la tua vita? Un po' di buonsenso... ogni cosa si consuma!"
"Vita E'" ripeté. "Nonotante tutto."
Poi, travestito da me stesso, dissi: "Le apparenze cambiano".
"Vita E'" replicò.
"E' fascile a dirsi quando stai bene e sei felice, Comandante" feci notare. "Ma cosa dici quando sei ferito, o ammalato, o depresso, la tua ragazza ti ha piantato, tua moglie non capisce chi sei, hai perso il tuo lavoro e sei al verde, e sei così giù che più in basso non si può?"
"vita E'."
"Alla Vita importano le apparenze?"
Ci pensò su un attimo. Ogni domanda poteva essere un tranello. "No."
"La Vita conosce le apparenze?"
Un lungo silenzio. "Fammi un esempio."
"La luce conosce il buio?" domandai.
"No!"
"Se Vita E', conosce solo Se Stessa?"
"Sì?"
"Non tirare a indovinare."
"SI'."
"Conosce le stelle?"
"...no."
"Conosce il principio e la fine," prosegui "lo spazio e il tempo?"
"Vita E'. Sempre, per l'eternità. No."
Perché le cose così semplici sono così difficili? riflettei. E' vuol dire è. Non Ero o Sarò o Solevo o Posso non Essere Stato o Potrei Andare in Fiamme Domani. E'.
"La Vita conosce Dickie Bach?"
Un lungo silenzio. "Non conosce il mio corpo."
Ci siamo, pensai. "Conosce il tuo... indirizzo?"
Rise. "No!"
"Conosce il tuo... pianeta?"
"No."
Conosce il tuo... nome?"
"No."
Stile quiz popolare. "La Vita ti conosce?"
"Conosce... la mia vita" specificò. "Conosce il mio spirito."
"Ne sei sicuro?"
"Non m'importa quel che dici tu. La Vita conosce la mia vita."
"Può essere distrutto il tuo corpo?" gli domandai.
"Ma naturale, Richard."
"E la tua vita, può essere distrutta?"
"Mai" rispose, sorpreso.
"Oh, andiamo, Dickie. Vuoi dire che non puoi essere ucciso?"
"Ci sono due tipi di uccisione. Chiunque può uccidere la mia apparenza. Nessuno può portarmi via la vita." Stette un po' a riflettere. "Non se la Vita E'."
"Ah, così." feci.
"Così?" disse lui. "E allora?"
"La lezione è finita. Hai appena portato in Vita Dio."
"Un Dio onnipotente?" chiese lui.
"E la Vita è onnipotente?" chiesi io.
"Nel suo mondo. Nel mondo Reale, la Vita E'. Nulla distrugge la Vita."
"Nel mondo delle Apparenze?"
"Le Apparenze sono apparenze" spiegò. "Nulla distrugge la Vita."
"Ti ama, la Vita?"
"La Vita mi conosce. Io sono indistruttibile. E sono una persona simpatica..."
"E se non lo fossi? Se la Vita non vede le Apparenze, se la Vita non è consapevole dello spazio e del tempo, se la Vita vede solo la Vita, se la Vita non conosce le Condizioni, come può giudicarti, bene o male, come persona?"
"Forse la Vita mi vede perfetto?"
"Cosa credi? Lo chiameresti amore? io sono aperto ai suggerimenti."
Rimase immobile a lungo, occhi socchiusi, testa piegata da un lato.
"Che cosa c'è che non va?"
Per un secondo mi guardò come se avesse un detonatore in mano, la mia struttura aveva impiegato una vita per imparare e lui detestava farla saltare in aria. Ma io non ero il solo suo futuro, lui aveva tutta la propria vita davanti a sé, e non si possono vivere le idee in cui non si ha fiducia.
"Dimmi" insistetti, con il cuore che aveva accelerato i battiti.
"Non fraintendermi" cominciò. "Devo ammettere, da come le esponi tu, che la tua religione logicamente può essere vera."
S'interruppe un minuto, a pensare. "Ma..."
"Ma...?"
"Ma che cosa ha a che vedere con la mia vita di Essere Umano Apparente qui, sull'Apparenza della Terra? Carino il tuo E', Richard," soggiunse "ma chi se ne frega?"


(Continua...)
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LA VITA E' (da "Via dal Nido" di Richard Bach)

Messaggioda Oliviero Angelo » 24/08/2011, 16:33


Risi di me, pacato.
(...)
"Non hai mai pensato Chi Se Ne Fega?" mi domandò Dickie. "Figurati!"
Mi piegai, tirai con forza, la pietra rimbalzò sul fianco della collina. Con una spinta sufficiente, pensai, può volare quasi tutto.
"Tu mi hai contattato perché volevi sapere quel che so." dissi
"Non è pe questo..."
Raccolsi un altro asso, continuai la mia silenziosa ricerca sull'aerodinamica delle rocce.
"Sì" sbottò. "Dovevo sapere quello che sai. Devo ancora. Mi spiace se ti ho offeso col Chi Se Ne Frega."
Avevo scelto il silenzio per impedirmi di forzarlo verso il mio modo di pensare... e lui aveva interpretato il mio silenzio come risentimento per una domanda oltretutto giusta. Com'è difficile capirsi a vicenda, a meno che non si sia già d'accordo!
"Aiutami con questo problema" dissi. "Voglio mostrarti quello che ho imparato. Voglio fartene un regalo, perché con quella conoscenza tu farai cose diverse da quelle che ho fatto io e in qualche modo tu troverai come dirmi ciò che hai fatto di diverso, e perché. Io voglio che questo accada. Mi credi?"
Assentì col capo.
"Ma un'altra cosa che so è Non Convincere Mai Nessuno. Quando dicesti Chi Se Ne Frega, io intravidi questa scritta rosa al neon: Convincilo. Dimostra la Tua Verità, o Non Crederà a Ciò Che Dici!"
"No" disse. "Non è questo che..."
"Non mi dispiace dirtelo, non mi dispiace spiegarti nel modo più chiaro che conosco, ma ricorda ch io non posso assumermi responsabilità per qualcuno su cui non ho autorità... cioè, per nessun altro all'infuori di me."
"Ma io..."
"Dipendere da altre persone per capire è come dipendere dai medici per guarire, Dickie. Possiamo beneficiarne solo quando sono disponibili e quando hanno visto giusto... quando non ci sono o hanno torto, niente da fare. Ma se invece passiamo tutta la vita a imparare come capire quel che sappiamo, allora quella conoscenza interiore sarà sempre con noi, e quando sbaglia possiamo cambiarla fino a quando non funzionerà tutte le volte, o quasi."
"Richad, io..."
"Ricordati, Comandante: il motivo per cui sono qui non è convincerti, o convertirti, o trasformarti in me. Ho già una certa difficoltà a costringere Richard dentro di me. Non sono il leader di nessuno, tranne che di me stesso. Francamente mi sentirei meglio se la smettessi di interessarti a chi sono e in che cosa credo e perché sono diverso da tutti i tuoi altri futuri. Ti devo delle informazioni e una risposta alla tua curiosità. Non ti devo una conversione al mio modo di pensare, che potrebbe anche essere sbagliato."
In cambio del mio sermone, mi offrì un lungo silenzio. Lo apprezzai molto, e non parlai.
Sospirò. "Capisco che non sei il mio leader," disse "e che non ti assumi la responsabilità per qualsiasi cosa che io possa fare o non fare per il resto della mia vita (o vite) naturali in tutta l'eternità. Dichiaro di non ritenerti responsabile per qualsiasi danno reale o immaginario che possa risultare da qualche tua parola che io giustamente o ingiustamente applichi o erroneamente usi in qualsiasi situazione del futuro o del futuro alternativo io scelga. Chiaro?"
(...)
"Voglio essere sicuro che tu comprenda. Non mi serve nessun accordo scritto."
Studiò il sasso che aveva in mano: non lo tirò, non lo fece cadere in terra. "Okay" sospirò alla fine. "Allora, a proposito di La Vita E'?"
"Sai qualcosa di aritmetica?" gli chiesi.
"Che sa di aritmtica un alunno di quarta?" ripose, sapendo che stavo andando in quella direzione, e sperando non gli arruffassi ancora le penne. "So quel che sanno tutti gli altri."
"Mi basta," feci. "Credo che la Vita sia espressa nell'Apparenza così come i numeri sono espressi nello spazio-tempo. Prendiamo il numero nove. O preferiresti che io usassi un altro numero?"
"Otto" scelse lui, in caso nove fosse un numero tranello.
"D'accordo, prendiamo il numero otto. Possiamo stampare un'otto con l'inchiostro su carta, possiamo coniare un otto in bronzo, possiamo scolpire un otto in pietra, sistemare otto soffioni in fila, impilare con attenzione otto dodecaedri l'uno sull'altro. In quante diverse maniere possiamo esprimere l'idea di otto?"
Fece spallucce. "Milioni e milioni di modi. Un'infinità."
"Ma aspetta" aggiunsi. "Vedi questa torcia e questa mazza? Possiamo anche bruciare la pagina, fondere il bronzo, ridurre in polvere la pietra, disperdere i soffioni al vento, ridurre i dodecaedri a una massa di schegge."
"Capisco. Possiamo distruggere i numeri."
"No. Possiamo distruggere l'apparenza dei numeri nello spazio-tempo. Possiamo creare apparenze, possiamo distruggere apparenze."
Fece segno di sì.
"Ma prima che il tempo cominciasse, Dickie, e proprio in questo istante, e dopo che il tempo e lo spazio saranno stati spazzati via, la realtà dell'idea dell'otto galleggerà serena, perfetta e assolutamente indifferente."
"Indifferente, come mai?"
"Toh, eccoti un'ascia" offrii. "Fa' a pezzi l'idea del numero otto in modo che non esista più. Prendi tutto il tempo che vuoi. Dimmi quando avrai finito."
Rise. "Non posso fare a pezzi un'idea, Richard!"
"Non ci sono riuscito neanche io."
"Così il mio corpo," azzardò "non è il reale me più di quanto un numero scritto non sia il numero reale."
Annuii. "Ma io ci sto arrivando molto più adagio di te. Aspettami."
Lui aspettò.
"Quale altro numero è come l'otto?" Mi chiesi per un attimo se m'importava che credesse ai miei esempi. Non mi importa se crede o meno, mi dissi. M'import se capisce.
"Il sette?"
"Quanti otto ci sono in aritmetica?"
Rifletté alcuni secondi. "Uno."
"E' quel che penso anch'io. L'idea di ogni numero è unica, non è possibile che esista un'altra idea simile. L'intero Principio dei Numeri dipende dal caro numero otto, e senza l'otto l'intero Principio crollerebbe."
"Suvvia, non esagerare..."
"Non ci credi? Diciamo che siamo riusciti a distruggere il numero otto. Veloce: quanto fa quattro più quattro? Sei più due? Dieci meno due?"
Un "Oh!" di meraviglia.
"Allora hai capito. Un indefinito numero di numeri, ognuno diverso da tutti gli altri, ognuno importante al Principio come il Principio è importante per ognuno."
"Il Principio ha bisogno di ogni numero!" continuò a stupirsi. "Non ci avevo mai pensato."
"Ci penserai" dissi. "Reale, indistruttibile, la vita oltre le apparenze - eppure ogni numero può essere espresso in uno qualunque degli infiniti mondi-di-apparenza a sua scelta."
"Come facciamo a cambiare?" volle sapere. "Da dove vengono le convinzioni? Com'è che di punto in bianco ci dimentichiamo di ciò che è vero e diventiamo dei lattanti neanche in grado di parlare?"
Mi morsi le labbra. "Non so."
"Cosa? Hai messo insieme tutto questo rompicapo e te ne manca un pezzo?"
"So che siamo liberi di credere a ogni tipo di vita" dissi. "So che lo facciamo per il gusto di apprendere e il potere di ricordare chi siamo. Com'è che ce ne dimentichiamo? Benvenuti nello spazio-tempo, depositare la memoria al guardaroba all'ingresso? Succede qualcosa, e non ho scoperto che cos'è, che ci annulla quando facciamo il grande salto."
Sorrise del mio stupore, uno strano sorriso che non riuscivo a penetrare, e dopo un momento annuì. "Dunque: Accade Qualcosa. Noi Dimentichiamo. Continua."
"Tuttavia, una volta nello spazio-tempo," dissi "siamo liberi di credere che noi esistiamo per proprio conto e privo di legami, siamo liberi di dire che il Principio dei Numeri è tutta una sciocchezza."
Fece un cenno d'assenso col capo, dopo un rapido conto.
"Il Principio non nota lo spazio-tempo," continuai "perché lo spazio-tempo non è. Così il Principio non sente preghiere angosciate o maligne imprecazioni, non esistono cose come il sacrilegio, l'eresia o la bestemmia, l'empietà, l'iriverenza, l'abominio. Il Principio non costruisce templi, non ingaggia missionari, non combatte guerre. E' poco attento, del tutto ignaro che i simboli dei suoi numeri sono inchiodati sulle croci, fatti a pezzi da altri simboli e ridotti in cenere."
"Non gliene importa" ammise, con riluttanza.
"A mamma importa quel che accade a te?" chiesi.
"Lei mi vuole bene!"
"L'ultima volta che hai giocato a guardie e ladri, quando sei stato colpito a morte dieci volte all'ora, lei lo sapeva o gliene importava qualcosa?"
"Ehmm."
"Per il Principio è lo stesso" gli feci notare. "Non tiene conto dei giochi che sono tanto importanti per noi. Prova adesso. Girati in modo di dare le spalle all'Infinito Principio dei Numeri, all'Immortale Realtà dell'Essere Numerico."
Cambiò posizione sulla cima della collina, girandosi un po' a sinistra.
"Dì ad alta voce: Odio il Principio dei Numeri!"
"Odio il Principio dei Numeri" ripeté, senza troppa convinzione.
"Prova questo" gli proposi. "Quell'idiota schifose del Principio dei Numeri mangia zucchero raffinato, olii saturi e carne rossa!"
Scoppiò in una risata.
"Attento a quest'altro, Comandante. Ti serve un bel fegato per urlarlo, perché se ci va male, siamo fritti: QUEL BUGIARDO MARCIO BUONO-A-NULLA INUTILE VERME PIDOCCHIOSO D'UNO PSEUDO PRINCIPIO NUMERICO E' PIù' STUPIDO D'UNA MOSCA CAVALLINA! NEANCHE SE CI PROVASSE CI POTREBBE COLPIRE CON UNA SAETTA PER DIMOSTRARE LA PROPRIA SISTENZA DI PEZZENTE!"
Si confuse dopo verme e inventò il resto sui due piedi, ma concluse con un'imprecazione piuttosto infuocata contro il Principio che se gliene fosse importato saremmo stati freschi!
Ma non accadde niente.
"Così, possiamo ignorare il Principio, lo possiamo odiare, maledire, organizzargli contro una battaglia, prenderlo in giro. Non si scatena l'Ira Celeste, non c'è il più lieve corrugare di fronte lassù. Perché no?"
Ci pensò su un bel pezzo.
"Perché il Principio Numerico resta indefferente?" indagai.
"Perché non sta a sentire" enunciò alla fine.
"Così non c'è punizione se trattiamo male il Principio?"
"Nessuna punizione" affermò.
"Errore."
"Ma come, se non sta a sentire!"
"Lui non sta a sentire, Dickie, ma noi sì! Quando voltiamo le spalle al Principio Numerico, cosa accade nella nostra aritmetica?"
"I conti non tornano?"
"Già. Le risposte sono ogni volta diverse, affari e scienza s'ingarbugliano. Se abbandoniamo il Principio, non è lui a soffrirne ma noi!"
"Vacca!" esclamò.
"Ma ricorda il Principio, e nello stesso istante tutto riprende a funzionare. Non è necessaria alcuna scusa, non potrebbe sentirne una neanche se urlassimo. Nessuno in libertà vigilata, nessuno punito, niente sgridate dall'Uno infinito. Il ricordo porta immediatamente guarigioni a tutte le nostre somme, poiché anche nell'immaginario campo di gioco dell'apparenza, il Principio è Reale."
"Interessante" dichiarò, non credendoci ma seguendo.
"E ora ti ho raggiunto, Dickie. Ora, diciamo che al posto del Principio dei Numeri c'è il Principio della Vita."
"La Via E'." ripeté."Vita pura, puro amore, conoscenza del proprio puro sé. Diciamo che ognuno di noi è l'espressione perfetta e unica di quel Principio, che noi esistiamo oltre lo spazio-tempo, che siamo immortali, eterni, indistruttibili."
"Diciamolo pure. E allora?"
"Allora siamo liberi di fare qualsiasi cosa vogliamo tranne due: non possiamo creare la realtà e non possiamo distruggerla."
"Che cosa possiamo fare?"
"Il Meraviglioso Niente, in tutte le sue forme a rombo. Quando entriamo in Affitta-Una-Vita, cosa speriamo di prendere in affitto? Possiamo controllare illimitati mondi di apparenza, possiamo comprare nascite e morti, possiamo acquistare tragedie e divertimenti e disastri e pace e terrore e nobiltà e crudeltà e paadiso e inferno, possiamo portarci a casa le nostre convnzioni, assaporarle in tormentoso, emozionante, gioioso, delizioso, microscopico dettaglio. Ma prima del tempo, e dopo, in ogni momeno, la Vita E', e Noi Siamo. La cosa che noi temiamo di più è la sola cosa che non è possibile. Noi non possiamo morire, non possiamo essere distrutti. La Vita E'. Noi Siamo."
"Noi siamo" disse lui, indifferente. "E allora perché?"
"Dimmelo tu, Dickie. Qual è la differenza fra le vittime delle circostanze, intrappolate in vite che non hanno richiesto, e i padroni delle scele, che conducono vite che possono cambiare a volontà?"
"Le vittime sono impotenti" disse lui. "I padoni no."
Annuii. "Ecco il perché."

(...)


("Via dal Nido", Richard Bach)


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Messaggioda shanti » 24/08/2011, 17:11

CIAOOOOO Gladius, BENTORNATOOO!!!!
Mi sei mancato. Vedo che ti sei messo subito al lavoro! Per ora ti do il bentornato perché ho poco tempo, ma stasera leggo con calma.
Un abbraccione.





Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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LA VITA E' (da "Via dal Nido" di Richard Bach)

Messaggioda Oliviero Angelo » 24/08/2011, 17:42

Ciao carissima shanti!!! cuoricino

E un abbraccione a tutte voi, mie amate Anime Compagne di viaggio!
pulzelle

Anche se in queste settimane fisicamente non avevo accesso a queste nostri comuni finestre, la porta del cuore vista Città e i suoi abitanti è sempre stata aperta e comunicante... cuoricino

Eccomi nuovamente qui a condividere con voi il comune cammino.
Che bello!!!!

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