Non è un personaggio che amo particolarmente, in effetti gli preferisco Campanellino, di lui ammiro la spontaneità fine a se stessa, la gioia nella sua essenza primaria.
Nel corso dello scontro finale, a capitano Uncino la spada gli cade di mano, ma Peter anziché finirlo, lo invita a raccoglierla. A quel punto, colto dal dubbio sulla vera identità del suo acerrimo nemico, il pirata chiede al ragazzo: “ Pan, chi o che cosa sei tu?” e Peter gli risponde:“Io sono la giovinezza e la gioia. Sono un uccellino appena uscito dal guscio”.
Peter dunque, é pura prospettiva.
Egli si ripresenta ad ogni generazione con lo stesso identico viso, con lo stesso identico rifiuto della mamma (Wendy era disposta ad adottarlo come aveva fatto con tutti gli altri bambini dell’Isola che non c’é). Col suo tipico canto del gallo egli ha promesso a se stesso di essere solo e sempre un’alba. Egli é al di sopra del tempo, perché volando é riuscito a sottrarsi alle implacabili rotazioni terrestri, ai giorni , ai mesi e agli anni. E’ un’eterna primavera, uno stupore infinito. Non é l’archetipo del fanciullo, ma di chi, a prescindere dall’età, ama vivere giocando, di chi si é reso conto di avere dentro una “sostanza” non deperibile, non databile, non invecchiabile. E’ l’archetipo di chi riesce a vivere il presente con gioia e freschezza d’animo.
La realtà é vivente solo se permeata d’affetti, solo se fra essa e chi ne partecipa fluisce una corrente emotiva che crea la circolarità benefica di un mutuo scambio...questa interazione nell’infanzia assume un’intensità ed una magia indimenticabili” dice Carotenuto (La strategia di Peter Pan – Bompiani).
Ovviamente questa affermazione comporta che ci si sia invecchiati, ma nella fiaba Peter Pan dimentica facilmente tutto tranne che di non voler crescere.
James Hillman, nel suo saggio “Senex et Puer” parla dell’eterno fanciullo come di un essere che ha solo dimensione verticale e non orizzontale; di uno che non può avere storia temporale nemmeno nei tratti del viso. Per noi Peter Pan é chiunque abbia compreso di essere sia figlio della terra che figlio del Cielo, di fatti egli può, sia volare che stare coi piedi a terra.
Ma chi è Uncino?
Chi é Spugna? Cosa rappresentano il coccodrillo, i ragazzi abbandonati, I signori Darling, quella strana bambinaia che é Nana, i pellirosse, le belve, l’Isola che non c’é?
Se vogliamo “usare” tutti questi personaggi per continuare il viaggio che ognuno di noi fa alla ricerca di Sé, dobbiamo porceli dentro e guardare oltre le loro apparenze.
Quando il Sé si incarna in un corpo per spiegare a tutte le anime incarnate la loro provenienza, si rende subito conto che il suo compito non sarà facile, e fin dall’inizio si troverà dinanzi ad ostacoli insormontabili.
Esso é ovviamente Peter, la Pietra, il mattone della Vita Universale sempre fresco e sempre nuovo,il Mercurio degli alchimisti (In alchimia il Mercurio ha anche questo significato).
Questa sua eterna giovinezza viene subito attaccata da coloro che, avendo scordato la loro vera natura celeste, si sono lasciati convincere dal serpente-tempo e credono di essere figli della terra soltanto.
Essi sono rappresentati dalle figure genitoriali, che ritenendosi vecchi, hanno ormai escluso ogni possibilità di Eterno: sono solo corpi soggetti alle usure del tempo, e così dev’essere per i loro figli: questi sono ancora in contatto col cielo, ma il loro volare viene negato tanto quanto il loro vedere. Essi vedono Pan (il Tutto) e ne parlano ai loro vecchi, ma essi hanno la vista appannata da una errata identificazione col fisico.
Il cane terranova Nana (escluso da Spielberg) é la bambinaia: rappresenta l’istinto che in un certo senso educa i bambini a mantenere sano il tempio dell’eterno gioco. Nel libro di Barrie viene fatto un lungo elenco delle sue attività, tutte dirette al mantenimento della salute fisica dei piccoli Darling. C’é da sottolineare come Giorgio, il sig.Darling, quando i bambini pariscono, per la disperazione e per i sensi di colpa va a vivere nella cuccia di Nana, come a voler iprendere contatto con le radici istintive sue, al fine di trovare un sano equilibrio anche ai livelli emotivo e mentale. E li riesce a intravedere ciò che aveva dimenticato: sì, forse le fantasie dei suoi ragazzi non erano solo fantasie...).
Chi è capitano Uncino?
Esso è un pirata, cioè uno che per campare ruba agli altri. E’ un ladro che non riesce a vedere oltre il materialismo e la prepotenza.
Egli rappresenta il vecchio, Saturno nel suo aspetto peggiore, quello congelante, raffreddante, quello che con la clessidra in mano o con l’uncino miete le sue vittime, e cioè a dire quelli che crescono e diventano vecchi.
Fra gli uomini, coloro che credendo di essere solo un ammasso di carne e ossa con un po’ di cervello, non potranno mai imbattersi in lui: invecchieranno e moriranno senza esser riusciti a vivire un solo momento. Come può dirsi vivente uno che ha sposato la morte, e che non ha mai conosciuto la vera alba della vita, quella del risveglio alla propria vera natura?
I nostri veicoli grossolani e sottili sono impermanenti, di essi non rimarrà nulla.
Ogni forma partecipa al gioco della grande illusione, ma a tale gioco sanno giocare solo i piccoli, i puer, i Peter Pan, coloro che avendo scelto di non crescere, non hanno sposato il tempo, il corpo e la morte, ma la vita, il cielo, lo spirito.
Uncino non può che essere pirata, ladro, perché ha una sola mano quella del prendere, la sinistra.
E’ totalmente incapace di dare perché la mano destra se l’è mangiata il coccodrillo. Odia i bambini e soprattutto Peter, perché nel gioco riescono a dare persino se stessi, ed essendo egli una bugia (il tempo, dal punto di vista dell’anima immortale, è totale falsità),
vuole ad ogni costo sconfiggere la verità: l’aggressore è sempre marcio, la menzogna si avventa sempre sul vero, ma non riuscirà mai a scalfirlo.
Le bugie hanno le gambe corte, dice un vecchio adagio sempre valido.
Uncino sarà divorato dalla sua voracità (il coccodrillo che porta dentro di sé
il tic-tac del suo tempo).
Per potersi sollevare da questa terra, per affrancarsi dal tempo è necessario avere un pensiero felice: Peter genitore alla fine riesce a trovarlo: la gioia di essere padre; questo pensiero lo salvera’.
Uncino col suo avido prendere rimane appeso ai suoi averi ed alla infelicità che deriva dal possesso delle cose di questo mondo: il suo gancio gli sarà fatale.
I pellirosse e le belve sono cittadini dell’Isola che non c’é.
Sono amici dei ragazzi perché sono simili a loro: sanno giocare, possiedono poco, sono leali.
Le grandi anime sono riconosciute subito dai semplici, dai poveri, dai miti. I boriosi, i prepotenti, i potenti, i dotti saputelli, quando si accorgono della grandezza di esse (sempre tardi) sono costretti ad inghiottire il rospo della loro miopia e della loro malafede.
Per fortuna di tanto in tanto viene al mondo un Peter Pan.
tratto da TAOTE- la via e la virtu'



