tutto quello che avreste voluto sapere sui draghi ....

Le fiabe, le Creature magiche, i Draghi, sono solo racconti per bambini, o esistono veramente e hanno qualcosa da insegnare anche agli "adulti"...?
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drago-lontra blu
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tutto quello che avreste voluto sapere sui draghi ....

Messaggioda drago-lontra blu » 21/07/2011, 13:27

Il simbolismo e la mitologia del drago: tutto quello che avreste voluto sapere sui draghi e non avete mai osato chiedere..

da: http://alt3r3g0.blogspot.com/2009/01/il-simbolismo-e-la-mitologia-del-drago.html

sono in completo relax, parlare di ciò che più amo è normale per me. Io lo propongo, voi leggete con molta calma, è lungo, ma strabello. Ciao amici.
e anche le foto non sono da buttare..................




Nel 2000 l'astrologia cinese celebrò l'anno del Drago di Metallo. Quell'anno la rivista Arti d'Oriente gli dedicò un articolo per ripercorrerne la simbologia e la leggenda, curato da Saverio G. Lungrich-Stift. Spero di fare cosa gradita ripropronendolo a chi non ha avuto occasione di leggerlo. Buona lettura.



"Quando il drago ruggisce i monti tremano, quando il drago sussurra il saggio ascolta"
Proverbio cinese


"Quando una tigre ruggisce, soffiano i venti della tempesta,
quando un drago canta, le nubi si radunano.
Il verso di una lepre o il raglio di un asino
non hanno invece alcun effetto sul vento e sulle nubi".
Nichiren Daishonin (monaco buddista giapponese, 1222-1282)




Il colpo poderoso della coda di un drago spazza via il decrepito millennio, mentre i suoi occhi acuti illuminano brillanti le nebbie del futuro. Il 5 febbraio 2000, infatti, è in iziato per la Cina l'anno del dragone di metallo, che si concluderà il 24 gennaio 2001. Si tratta di un evento denso di significato per l'Estremo Oriente, per l'importanza preminente che la figura del drago riveste in ogni aspetto della cultura orientale. Tanto che i draghi orientali hanno la mitologia più registrata al mondo. In realtà. i draghi popolano da migliaia di anni le leggende di ogni parte della terra, il che ne fa delle figure mitologiche degne non solo del massimo rispetto, ma anche di grande interesse. Il drago, figura archetipa del mondo e della sua creatura più fantasiosa, l'uomo.
La natura ha dotato l'essere umano di un sistema nervoso che gli consente una ricchissima elaborazione della realtà che crede percepita oggettivamente, sino a creare al suo interno un infin ito mondo parallelo di rappresentazioni fantasmatiche. Gli intellettuali sono stati pertanto indotti a credere che il mito poggi su una base di realtà. E il drago è un mito diffusissimo, caratterizzato da tratti costanti. Anche gli adstrati testimoniano quest'ampia diffusione omogenea, dal greco drakon - che indica con rilevanza filologica un serpente - al latino draco, al francese antico dragon, all'inglese medioevale drago(u)n. Ma se l'opinione comune generale, in Oriente come in Occidente, è che i draghi non siano creature reali, un gran numero di persone non ne esclude un'esistenza passata, magari proprio sotto forme zoologicamente più accettabili e meno fantasiose di quelle immortalate dall'iconografia. A questo proposito le teorie dilettantesche, alla pari delle fantasie puerili che ne sono alla base, possono suggerire numerose proposte. Una delle più comuni è l'identificazione con specie di dinosauri. In realtà lo stato attuale della scienza paleontologica ci informa che passarono quasi cento milioni di anni dalla scomparsa dei dinosauri, nel periodo cretaceo del l'era mesozoica, alla comparsa dei primi ominidi bipedi, circa sette milioni di anni or sono. Oppure qualche dinosauro sopravvisse ai cataclismi che segnarono la terra nella preistoria e che uccisero i suoi compagni? Allora, se di derivazione da sauri preistorici bisogna parlare, non sarebbe più realistico supporre che gli antichi videro scheletri interi e ben conservati di dinosauri, i quali influenzarono massicciamente la loro immaginazione? Tra l'altro, in cinese la parola per dinosauro è kung lung, cioè "drago terrorizzante". L'immaginazione dell'uomo contemporaneo, del resto, segue sentieri paralleli, nella facilità di paragonare la figura del drago a quella di antenati di rettili, mammiferi o uccelli attuali, come iguanodonti, stegosauri, anchilosauri,teropodi e gli straordinari pterosauri. Allo stesso modo, ancora oggi non sono pochi gli animali che possono ricordare un drago: dalle iguane, ai draghi di Komodo, finanche alle libellule, che del resto nel giurassico erano grandi come uccelli di taglia media. Non dimentichiamo infatti che in base a un'analisi del mito draconiano sarebbe più verosimile pensare ai draghi come ad animali di piccole dimensioni, tra il mezzo metro e i tre metri. Altre ipotesi pongono in campo teorie vaghe sviluppatesi dall'evoluzionismo di matrice darwinista, spiegando la creatura drago come un arcano prodotto dell'evoluzione di rettili primitivi, gli stessi che secondo rami di sviluppo differenti diedero vita a dinosauri, a mammiferi e ad altri rettili più evoluti. Oppure il drago potrebbe essere, nell'evoluzione successiva della materia vivente, una mutazione di passaggio tra i dinosauri e i mammiferi, come accadde realmente a rettili che possedevano alcune proprietà dei mammiferi e che in effetti possono ricordare dei draghi.


Il simbolo del drago

In ultima analisi, qualunque realtà sia all'origine del mito del drago, ai più apparirà senza dubbio più realistico dire che il mito si basa sempre su un'istanza umana, una necessità di produzione della mente. Va da sé, dunque, che la mitopoiesi sia un veicolo d'elezione - e da ciò parte del suo grande fascino - per lo studio e la comprensione dell'uomo stesso. E poiché la simbologia del drago ha permesso di compensare più di una istanza dell'essere umano, il drago si fa mezzo di conoscenza dell'uomo. A livello simbolico, più ancora che nei tratti somatici e leggendari, si pone una divisione macroscopica tra le due maggiori famiglie di draghi, quella orientale e quella occidentale. Vieppiù, non tanto nel simbolismo,quanto nel modo del l'uomo di rapportarsi a esso nelle due diverse aree culturali. Il simbolismo del drago in sé ha infatti numerosi e rilevanti tratti in comune tra i due emisferi: primitivamente i draghi erano ovunque associati alla padronanza delle potenti forze primordiali della "Grande Madre Terra",impersonando le quali essi potevano farsi sia creatori che distruttori, detentori di un controllo sul destino dell'umanità. Energie caotiche al di fuori del controllo - quando non addirittura della comprensione - dell'uomo, il quale le vede manifestarsi con un senso di enorme meraviglia e spesso di grande timore reverenziale. Un esempio pressoché ubiquo è rappresentato dall'attribuzione ai draghi del controllo delle forze violente delle acque nelle loro varie forme. Non solo l'Estremo Oriente, ma anche l'Africa e l'Europa possiedono leggende sotto questo segno; tra gli esempi più celebri il fiume III in Tirolo, che era personificato da un drago e il fiume Rodano in Provenza, dove viveva la femmina di drago La Tarasque, che fu uccisa da santa Marta con una croce e dell'acqua santa. Neppure è un caso che i draghi, alla pari di altre creature dai tratti fantastici, popolino sempre luoghi inaccessibili - cioè non facilmente esplorabili dall'uomo e quindi misteriosi - come il fondo dei mari o dei laghi, il cielo, o remoti antri montani. Lì possono trovare dimora le paure degli uomini, collocate nell'ignoto. Il mistero è anche qui, come altrove, una ch iave per capire vari collegamenti tra miti e corrispettivi spunti mitopoietici. Ma proprio qui si può ravvisare il sorgere di una consueta differenza di approccio allo stesso simbolo tra Oriente e Occidente: in Oriente l'uomo sceglieva di conciliarsi, integrarsi e finanche sottoporsi, adorandole, alle sopraccitate potenze cosmiche selvagge; e allora ecco i riti e le usanze per compiacere il drago, cioè, alla fine, la natura e suscitarne le manifestazioni utili, bandendo quelle dannose. In Occidente, invece, si ergeva a loro dominatore e regolatore: l'uomo regolato del cosmo antropocentrico che doveva porre rimedio al caos primigenio. Ne deriva che in Occidente il drago è visto per lo più negativamente, mentre in Oriente può provocare manifestazioni sia benigne che maligne, che neppure vengono pensate con questi attributi, ma solo come aspetti diversi della natura, senza un giudizio etico.
A ogni modo, il drago - creatura carnale o simbolica - si associa nella maggior parte dei casi a paure innate e predisposte. Il fatto che nell'aneddotica occidentale il giovane dovesse uccidere un drago come rito d'iniziazione può essere forse letto come il superamento delle sue paure di bimbo o di essere umano in formazione per diventare un adulto forte, con l'esempio di prodi del calibro di Beowulf e, attraverso la mirabile prodezza, ottenere il riconoscimento del valore vi rile, necessario all'accettazione sociale con la stima e l'ammirazione del gruppo. Il drago come rito individuale e sociale di passaggio all'età adulta, dunque. Inoltre, poiché il drago è una creatura di grande potenza, spesso affrontabi le solo da un'altra creatura mitologica, come un gigante o un eroe, si muta in una icona importante e ambita per mettere in risalto l'abilità almeno altrettanto straordinaria di un uomo. Così il drago diventa per gli eroi occidentali prova e premio supremi, quindi ricettacolo di aggressività. Ecco che i draghi diventano in molte culture - tra cui quelle indiana, greca e mediorientale - maligni e crudeli. Parallelamente troviamo in quelle stesse culture il mito del cavaliere e dell'eroe che uccide il drago, tanto che persino la leggenda di san Giorgio, martire cattolico che assurge a modello più noto di mito occidentale del drago, si richiama a esso, permettendoci un collegamento ideale tra Oriente e Occidente. Infatti si pensa che il santo vissuto nel III secolo morì aLydda, in Palestina (l'attuale città israeliana di Lod), e secondo la sua biografia narrata nel 1265 da Jacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea, Giorgio salvò la figlia di un re libico da un drago. Ebbene, dalla storia di san Giorgio emergono interessanti richiami al mito greco di Perseo, che salva Andromeda da un mostro marino proprio presso Lydda. E a sua volta la storia di Perseo, come quelle di moltissimi altri cavalieri che salvano donzelle dalle fauci del draghi, presenta un canovaccio diffuso. In Occidente, dunque, è lunga la tradizione che vede il drago come essere malvagio e identificato con forze malefiche. E se non si deve al cristianesimo l'invenzione della sua uccisione - quanto piuttosto a un travisamento di precedenti culti animistici - è vero che di tale tradizione, come di altri miti e simboli di credenze precedenti, il cristianesimo si appropriò in maniera massiva ed efficiente.


Le teorie cristiane presero a considerare il drago come esacerbazioni dell'inferno, aggiungendo storie in cui il diavolo appariva sotto le spoglie di un drago (nei ceppi linguistici slavi la radice glottologica per le due parole è la stessa). Su quest'onda, nella letteratura rinascimentale i cavalieri, epigoni di san Giorgio e rappresentanti della purezza e del coraggio uccidono i draghi, simbolo del male. Per questi cavalieri c'era comunque in gioco una ricompensa ben più materiale: in Europa uccidere un drago significava appropriarsi degli immensi tesori che esso custodiva nella sua tana. Anche questo, però, è passibile di metafora, perché in Occidente il tesoro custodito dal drago è l'oro dell'anima, che giace nel caos primordiale delle energie, colto dallo sforzo eroico che si fa anche sforzo umano di ordinare il cosmo. Di conseguenza gli eroi ammazzadraghi sono individui con il coraggio e le risorse per cercare di redimere in se stessi quegli elementi psicologici che impediscono l'illuminazione. E l'amata donzella da salvare dalle grinfie del drago è in termine junghiano l' "anima": l'aspetto femminile yin dormiente di ogni mente mascolina yang.



Draghi europei
Il drago agli albori della scienza



Una nuova diatesi, di stampo moderno, si sarebbe frapposta tra Oriente e Occidente con il cammino della storia, nelle epoche in cui in Europa si produsse la lenta conversione dall'antico rapporto con la natura mediata dal mito archetipo a uno filtrato da e ricercato nell'analisi scientifica. La mentalità generale delle culture meno tecnologiche mantenne invece i valori densi di significato del portato simbolico e rappresentativo dei miti: per loro l'approccio aforistico, con leggende a non finire dai contenuti di verità e saggezza, rimaneva valido e senza macchia. A partire dal XVII secolo, gli scienziati europei - anticipando in qualche modo e in embrione la potente ventata razionalistica e antropocentrica del positivismo illuminista, con il suo esaltato primato del sapere ragionato - cominciarono a mettere in dubbio l'esistenza dei draghi, pur senza escludere del tutto quella di creature straordinarie. La sola apertura a questa possibilità diede luogo allo sbizzarrirsi della fantasia di imbroglioni. Nei Paesi europei fecero così la loro comparsa finti draghi costruiti con frammenti di vari animali, come topi, pipistrelli e serpenti. Alcuni di questi falsi sono ancora oggi presenti in musei europei, come il Tirol Landesmuseum Ferdinandeum di Heidelberg, che conserva una "lingua di drago" montata in argento. Essa fu portata nel monastero di Wilten da un crociato di ritorno dalla Terra Santa, ed è in realtà un rostro di pescespada. Si tratta comunque del prosieguo di credenze medioevali, epoca in cui non era rara l'idea che i draghi esistessero veramente. D'altro canto, gli artisti medievali rappresentavano con tratti fantastici, sorti dalla loro immaginazione, anche animali reali ma esotici, per i cui ritratti - non essendo esso mai stati visti dal vivo - si basavano sulle menzioni della Bibbia e su descrizioni orali. Eppure, ancora nel XVII secolo non mancava chi continuava a sostenere ipotesi bollate in seguito dagli scienziati come fantastiche. Uno degli esempi più rappresentativi è il celebre testo, diffusissimo tra i suoi contemporanei, di Eberhard Werner Happel, pubblicato tra il 1683 e il 1691 col titolo Relationes Curiosoe; si trattava per l'appunto di una raccolta di curiosità, in cui facevano la loro comparsa anche testimonianze sui draghi. Tra le sue affermazioni più interessanti vi sono quelle sulle origini di queste creature. Ebbene, Happel, escludendo che simili creature possano nascere da animali comuni, per quanto incrociati, decide di rifarsi nientemeno che a una controversa teoria geologica della sua epoca, l' "aura seminalis", o "principio spermatico". Con l'ispirazione di concetti come la "vis plastica" di Robert Plot e la "brezza seminale" di Karl Nikolaus Lang, il massimo assertore della "teoria spermatica" fu Edward Lhwyd(1660- 1709). Secondo questa teoria, losperma maschile di un animale poteva dare vita a una creatura, per quanto imperfetta, anche senza un utero femminile, bensì penetrando nella terra attraverso delle spaccature e ivi trovando il nutrimento necessario ("umidità salina di specie occulta"). È a questo punto che Happel intuisce come completare la propria elucubrazione: i draghi popolano luoghi remoti come le piaghe deserte, le caverne o i dirupi, luoghi che riescono a raggiungere solo aquile e altri uccelli da preda; qui essi portano le loro prede: altri uccelli, serpenti, agnelli, piccoli mammiferi, cani e persino bambini. I resti delle vittime marciscono nella terra, ma i loro semi vitali rimangono attivi e si uniscono tra loro e con quelli degli uccelli da preda. La creatura nata da questo miscuglio, attraverso quella che Happel chiamò "putrefazione fermentazionale", non poteva che avere una fisionomia straordinaria, che mostrava le caratteristiche dei singoli animali genitori: testa e coda di serpente, ali di uccello o di pipistrello, orecchie di coniglio. Ma già prima di Eberhard Werner Happel gli scienziati europei si erano occupati dei draghi: nel 1608 il naturalista Edward Topsell li considerava dei rettili, dalle numerose somiglianze con i serpenti. E in tempi più recenti, Peter Karl van Esling, direttore nel secolo scorso dell'Hague Zoo, dichiarò di aver visto coi propri occhi un drago d'acqua, mentre nel 1860 si trovava in viaggio nell'Atlantico per raccogliere specie marine: «Di colore blu chiaro e argento, .. occhi enormi e pupille verticali... testa adorna di creste blu chiaro e verde .. , lungo circa sette metri». Anche l'epoca contemporanea presenta un certo numero di testimonianze e di appassionati, estrosi studiosi,come Volodimir Kapusianyk, inventore della "Draconologia", Egli - che oggi, all'età di novantotto anni, risiede in una casa di riposo del Saskatchewan - afferma di aver visto l'ultimo drago esistente; si trovava in uno zoo viaggiante del Nebraska, era scarno, lungo a malapena due metri e mezzo e morì nel 1911. Kapusianyk si inserisce in una lunga teoria di descrizioni su una supposta fisionomia dei draghi.


Fisiologia del drago

Tra studi filologici, ipotesi pseudoscientifiche e voli pindarici, esce un ritratto del drago europeo assai variegato. Esistono infatti diverse razze di draghi occidentali, ciascuno con tratti propri ma con caratteristiche comuni. In molti testi sull'argomento il drago viene descritto come un rettile omeotermo. Secondo altri, invece, i draghi - proprio perché omeotermi - non sono rettili, non sono mammiferi perché covano uova e non producono latte, e non sono uccelli perché hanno scaglie e arti. Non resterebbe dunque che continuare ad attenersi alla coesistenza nel drago di caratteristiche di tutte queste specie. Il drago occidentale ha testa grossa, collo lungo, gambe sottili, coda massiccia e ali molto ampie. Queste, infatti, devono essere più larghe del corpo perché un drago possa avere la forza di sollevarsi e di volare. Sempre per facilitare il volo, le ossa dell'animale sono dure ma cave, il che - come negli uccelli - conferisce leggerezza al corpo. Il corpo del drago è coperto di piccole scaglie pentagonali dure e lucenti, grazie alla cheratina e a sostanze minerali (ferro soprattutto) di cui il corpo dell'animale è ricco. La funzione principale di queste escrescenze cornee è la protezione del corpo, ma ciò non toglie che esse siano ben articolate tra loro per agevolare i movimenti sinuosi. Poiché vanitoso, il drago è una creatura molto pulita e può rizzare le scaglie per pulirle, per sembrare più grande e incutere paura o per raffreddare la temperatura del corpo. I colori dei draghi sono estremamente vari e non uniformi, con prevalenza di tonalità di blu, rosso e verde. In alcune razze, in seguito a stati emotivi, le scaglie possono cambiare colore, grazie a una varietà di cromatina. Ma quando le scaglie stesse assumono una parvenza pallida e opaca, manifestano un chiaro segno di malattia. I draghi sono dotati degli stessi sensi degli uomini, solo molto più sviluppati. Grandi sono la loro intelligenza e la memoria, soprattutto nelle femmine, tanto che alcune di esse sarebbero state in grado di parlare e addirittura di intrattenere discussioni sofistiche, Secondo altri racconti, i draghi sanno compiere atti definiti magici, che in realtà sono usi della natura supernormali, consentiti dalla loro comprensione elevata del modo in cui agiscono gli elementi della natura. Così possono compiere prodigi come cambiare forma e dimensione, divenire invisibili o creare scudi di forza per proteggere i tesori ed effetti allucinatori indotti nei cacciatori di draghi. Tuttavia le due armi principali dei draghi europei sono gli artigli e soprattutto fuoco, ghiaccio o acido emessi dalle fauci. Nei draghi "sputafuoco" la fiamma tremenda deriva da una reazione chimica tra il gas metano creato dalla digestione degli alimenti e una piccola quantità di fosforo. Nei draghi "sputaghiaccio", invece, residui alimentari danno luogo a un gas simile all'azoto, che viene compresso e raccolto nei polmoni e poi, tramite una decompressione repentina, espulso dal la bocca a basse temperature, Infine alcuni draghi possiedono un organo particolare che produce un acido altamente corrosivo, emesso dal drago con una potente espirazione.


La società dei draghi

I draghi sono monogami e si accoppiano con lo stesso partner per tutta la vita. Loro malgrado, in varie tradizioni l'evento dà spesso luogo a fenomeni atmosferici violenti, come piogge e allagamenti. L'incubazione delle uova di drago può durare migliaia di anni (sebbene per alcune specie minori bastino pochi anni) e anche il periodo necessario a diventare adulti e riproduttivi è molto lungo, fattore che rende i draghi ancora più suscettibili di estinzione. I draghi, però, muoiono raramente di vecchiaia: piuttosto per malattie, incidenti o azione di nemici, tra cui il primo è l'uomo. Un altro awersario importante dei draghi è il millepiedi, che risale le narici dell'animale fino ad arrivare all'encefalo, uccidendolo. Questi animali tendono a essere solitari per natura, ma non esitano a vivere, se necessario, in gruppo. Le loro tane sono poste in caverne naturali di pietra, oppure vengono scavate nella terra. Per questioni di riservatezza e protezione, la locazione ideale è sulle montagne, tra i picchi più inaccessibili, anche a costo di fare poi lunghi viaggi per procacciarsi il cibo. Del resto, le esigenze alimentari dei draghi europei si limitano a un pasto sostanzioso - bovini, ovini e anche esseri umani - al mese. Nella tana del drago si trovano interi tesori di gemme, che gli fanno da giaciglio e dalle cui proprietà magnetiche trae energia. Anche per questo esso ama molto l'arte e i preziosi - sopratt utto l'oro, l'argento, le perle e pietre come diamanti, coralli e giada. Secondo alcune tradizioni il drago è pure un abile intagliatore di gioielli, tanto da adornarsene o costruirvi interi palazzi sul fondo dei mari.

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