CHA NO YU

La bellezza di fiori e piante. Le proprietà e gli usi di Erbe e Cristalli, meravigliosi doni di Madre Terra
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drago-lontra blu
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CHA NO YU

Messaggioda drago-lontra blu » 24/01/2010, 14:55


La Cerimonia del té



Il tè, bevanda meno arrogante del vino, non egocentrica quanto il
caffè e non così innocua quanto il cacao, fa il suo ingresso in Europa
attorno alla metà del 1600 ma era già conosciuto ed apprezzato nel
mondo orientale almeno dall’ VIII sec.


La pianta del tè (Camellia sinensis)
La Cerimonia del tè, definita in Giappone con il termine Cha no yu (acqua calda per il tè) fu codificata in maniera definitiva alla fine del ‘500 dal monaco buddista zen Sen no Rikyu ed è una delle arti tradizionali zen più note.
I princìpi alla base di questa tradizione sono:

  • Wa – Armonia tra le persone e con la natura
  • Kei – Rispetto per tutte le cose
  • Sei – Purezza interiore
  • Jaku – Tranquillità e pace della mente

Secondo le regole, dettate dal maestro del tè giapponese Sen no Rikyu
si svolge in ambienti di legno non molto ampi che sorgono in
meravigliosi giardini con piante fresche, acqua e rocce molto
coreografici – luoghi spesso in contrasto con il resto della casa.
La stanza del tè infatti non è solo il luogo fisico dove si svolge la
cerimonia, ma anche il luogo spirituale che con la sua quasi totale
mancanza di arredi, risulta spoglia, “vuota” – in grado di trasmettere “vuoto mentale” inteso come vissuto di consapevolezza privo di preoccupazioni e attaccamenti mondani.
Solo nel vuoto infatti trovano espressione e realizzazione la vasta
gamma di emozioni estetiche e solo attraverso il vuoto l’uomo riesce a
superare i suoi limiti fisici e intellettuali, morali e spirituali.
Coloro che prendono parte a questo meraviglioso rituale, escono
temporaneamente da quella che è la vita mondana, dai suoi affanni, dai
ritmi frenetici, dai pensieri.
La luce è sommessa – filtrata da finestre schermate.
Al centro della stanza vi è il bracere su cui viene posizionato il bollitore dell’acqua.
Una composizione floreale adatta alla circostanza e legata alla
stagione, uno scritto redatto da un calligrafo esperto e pochi tatami
completano il tutto.
Durante tale rito viene utilizzato il Matcha,
un tè dal caratteristico colore verde brillante, finemente polverizzato
e disciolto in acqua con un frullino di bambù. Ne risulta una bevanda
densa, leggermente spumosa, dal tipico sapore amarognolo diverso da
quello del tè comune.
La Cerimonia del tè, che complessivamente dura quatto ore, si svolge in tre fasi:

  • Kaiseki – un pasto leggero consumato prima del tè
  • Koicha – il tè denso
  • Usucha – il tè leggero

Gli utensili che vengono usati principalmente sono:

  • La ciotola per il tè
  • Il contenitore del tè
  • Il frullino di bambù
  • Il mestolo di bambù

Fra questi, le ciotole per il tè sono quelle che destano maggiore interesse fra gli intenditori.
Esse infatti, sono piacevoli al tatto e ispirano serenità nella loro peculiare semplicità ed elegante sobrietà decorativa.
Generalmente non sono perfettamente rotonde ma sono fatte in modo da
essere tenute con entrambe le mani, come è consuetudine bevendo il tè.
Il bordo superiore non è perfettamente liscio ma è ondulato, così da
offrire una sensazione piacevole quando portato alle labbra.
La base in genere non è invetriata, lasciando così vedere il tipo di argilla di cui è fatta la coppa.
Non presentano un motivo decorativo preciso, ma la decorazione è creata
dalla invetriata e dal gioco di colori naturali e di contorni.
Gli abiti delle persone che vi prendono parte (di solito non più di
cinque) sono semplici, dai colori discreti – solo in particolari
occasioni gli uomini che le donne, indossano un kimono decorato con lo
stemma della famiglia e le bianche calze tradizionali giapponesi.

dal sito di Stefania Luccarini CLICCA QUI PER VEDERLA nel metodo giapponese
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shanti
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Messaggioda shanti » 29/01/2010, 14:05

Grazie Drago, mi ha sempre affascinato la grazia e la spiritualità che emana dalla Cerimonia del té. Mi piace soffermarmi sulla cura dei particolari, sul locale dove viene svolta, sulle luci soffuse, sul legno e sulle tenere piantine.
Tutto parla di quel vuoto-pieno di cui abbiamo scritto. Quella leggerezza, anche nelle cose che ci circondano. Mi viene sempre più voglia di svuotare la casa, di renderla "vuota", perché il "pieno dello Spirito possa splendere sempre di più.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti


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