La Mandragora

La bellezza di fiori e piante. Le proprietà e gli usi di Erbe e Cristalli, meravigliosi doni di Madre Terra
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drago-lontra blu
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La Mandragora

Messaggioda drago-lontra blu » 26/09/2010, 13:47

C'è molto da dire sulla Mangragola, specie se introduciamo la magia.
Ho trovato molto nel web su di lei, quanto segue è secondo me non solo dettagliato, ma scorrevole, e non si inoltra nel percorso esoterico che inevitabilente sfocia quando si parla di questa pianta
.
In Inghilterra, al tempo di Enrico VIII. Con la sua radice si facevano piccole immagini per raffigurare un uomo - si usavano grani di miglio per gli occhi - e si riteneva che queste immagini, chiamate "puppettes" o "mammettes", avessero forti poteri magici. Secondo le cronache del tempo, le signore per bene, specialmente quelle italiane, pagavano sino a 30 ducati d'oro per questi amuleti. In mancanza della mandragora, spesso si utilizzava la radice della comune Bryonia, una rampicante spontanea( Libereso Guglielmi)



(di Gianluca Toro)
Tra tutte le piante tradizionalmente considerate magiche, sicuramente la mandragora (Mandragora officinarum o Mandragora autumnalis) è una delle più importanti, con una storia lunga e complessa che ha lasciato testimonianze in differenti parti del mondo. La mandragora aveva (ed ha tutt’oggi) anche un impiego medicinale, afrodisiaco e psicoattivo.

L’origine della parola “mandragora” è oscura. Secondo alcuni deriverebbe dal sanscrito mandros, “sonno”, e agora, “sostanza”, oppure mandara, “paradiso”. Altri commentatori propendono per un’origine sumerica, da nam-tar, “pianta del dio del castigo”, o tedesca medievale, da mann-dragen, “figura di uomo”, o ancora persiana, da mardumgià, “erba dell’uomo”. Dioscoride, nel De materia medica, la chiama antimelon, archinen e morion, mentre in latino è mandragoras. Claudio Eliano, nel De animalium natura, la chiama cynospastos, “estirpata per mezzo di un cane”, e dice che brilla di notte. La chiama anche aglaophotis, “risplendente”, termine poi ripreso poi da Plinio il Vecchio nella Historia Naturalis.


In Oriente, è citata nel Vecchio Testamento in Genesi e nel Cantico dei Cantici con il nome di dudaim, “amore e paura”. . Un nome significativo è quello attribuito nell’Arabia preislamica, cioè abu ‘lruh, “signore del respiro vitale” o “signore dello spirito”, a indicare la carica spirituale della mandragora e probabilmente la sua identificazione con una divinità. Con l’avvento dell’Islam, ritroviamo Tufah al-jinn, “mele del demonio”, Baydal-jinn, “testicoli del demonio” e anche “candela del diavolo”. Questo valore negativo attribuito dagli Arabi alla mandragora si ritrova in una formula per la preparazione di un veleno a base di radici decomposte della pianta. In Persia, il nome è sag-kan, “scavata da un cane”.


In Asia, nella medicina popolare dell’India, la mandragora è nota come Lakshmana, “che possiede segni fortunati”, ed è usata come afrodisiaco e nell’assistenza al parto.

Nell’Europa medievale, alla mandragora furono attribuiti numerosi epiteti, per esempio “mela di Satana”, “testicoli di Satana”, “mela dello stolto” e “mela dell’amore”. Per i Germani era nota come Drachenpuppe, “pupazzo-dragone”, e Galgenmännlein, “piccolo uomo delle forche”, mentre in Islanda come thjofarot, “radice dei ladri”. Altre denominazioni ricordavano l’effetto narcotico e le streghe. Una della caratteristiche della mandragora che suscitò la fantasia degli antichi fu la somiglianza della sua radice con la figura umana. Sembra che sia stato Pitagora uno dei primi a descrivere la radice come antropomorfa.


E come per tutte le piante magiche, estirparla era pericoloso. Occorreva seguire un preciso rituale e rispettare certe precauzioni. Teofrasto di Lesbo, poi ripreso da Plinio il Vecchio, scrive che per raccoglierla bisogna tracciarle attorno tre cerchi con una spada e tagliarla rivolgendosi a ovest. Tagliandone una seconda parte, si dovrebbe danzarle attorno e dire “quante più cose è possibile sui misteri dell’amore”. Durante il Medioevo, il rituale prevedeva di recarsi sul posto il venerdì al crepuscolo, con un cane nero affamato. Dopo essersi tappate le orecchie, si facevano tre segni di croce sulla pianta, si scavava attorno e si poneva attorno alla radice una corda, poi annodata al collo o coda del cane. Poco lontano si poneva del cibo per l’animale, il quale strattonando staccava la radice che emetteva un grido. In questo modo, il cane moriva al posto dell’uomo.

Stando alle testimonianze archeologiche, questa pianta era già nota agli antichi Egizi a partire dal XIV secolo a.C. Ricordiamo la scena di raccolta di radici di mandragora rappresentata sul sarcofago di Tutankhamon e le scene nella tomba di Ramses II. In quest’ultimo caso, la mandragora è accompagnata dalla ninfea e dal papavero da oppio, anch’esse piante dotate di proprietà psicoattive. Sembra che queste tre piante fossero utilizzate in combinazione per preparare un unguento in grado di indurre stati ipnotici, di transe ed estatici. Nell’Europa medievale, la mandragora era un probabile ingrediente degli unguenti delle streghe. E’ stato infatti riportato da alcuni sperimentatori che i principi attivi contenuti nella pianta possono provocare la sensazione di volare e di viaggiare in posti differenti da quello in cui ci si trova, offrendo così una possibile interpretazione al volo delle streghe verso il sabba.

Si credeva che il solo odorarla poteva indurre al sonno. Celso consigliava di porla sotto il cuscino per addormentarsi e anche Apuleio, Luciano e Plinio il Vecchio confermano questo fatto. Plutarco riporta che le più belle mandragore crescono ai piedi delle viti e che il vino ottenuto da queste vigne ha grandi proprietà ipnotiche. Anche Filostrato descrive la mandragora come soporifera. Inoltre, Demostene e Platone paragonano i quieti cittadini ateniesi a degli “ubriachi di mandragore”, fatto confermato da Pindaro e Senofonte. La pianta trova applicazione anche nell’arte militare delle imboscate. Infatti, Frontino scrive che Maharbal, mandato dai Cartaginesi contro i ribelli africani, sapendo che la popolazione era dedita al vino, lo miscelò con mandragore. In questo modo, Maharbal uccise i ribelli o li prese prigionieri mentre giacevano come fossero morti.

In riferimento alle proprietà afrodisiache della mandragora, Afrodite, la dea dell’Amore, era chiamata Mandragoritis. In Egitto, con la pianta si preparavano filtri d’amore per le coppie che desideravano avere molti figli. I Beduini della regione del Negev in Israele la considerano sacra ed è vietato danneggiarla e le donne sterili ne mangiano i frutti immaturi dopo il periodo mestruale, recitando i versi del Corano.

Dioscoride consigliava il vino di mandragora come anestetico in chirurgia, così come Isidoro di Siviglia. Il vino alla mandragora lo si somministrava ai condannati al rogo o alle più diverse torture, usanza forse ereditata dal mondo biblico. In questo modo, la sofferenza era in parte alleviata. Sembrerebbe, poi, che l’effetto narcotico sia stato sfruttato in Palestina per indurre una specie di trance narcotica nei condannati alla crocifissione e probabilmente la spugna che fu data a Cristo sulla croce era imbevuta di vino alla mandragora. L’uso del vino alla mandragora come anestetico in medicina è sopravvissuto in Europa fino all’inizio del XVIII secolo, sottoforma di una spugna bollita in una miscela di vino, corteccia di radice di mandragora, semi di una specie di lattuga con effetti soporiferi e foglie di gelso. Tali spugne erano molto utilizzate dai medici della Scuola Medica di Salerno.

La mandragora era trattata come un vero e proprio essere vivente, avvolta in un panno rosso e posta in una scatola, custodita in un luogo sicuro fuori dalla vista dei curiosi e nutrita periodicamente. Alla morte del possessore, andava in eredità all’ultimogenito dei figli, che deponeva nella bara pane e una moneta d’oro. Si teneva in casa come amuleto per garantire una protezione magica, per divinare, per favorire la fortuna e la procreazione. Usanza comune era di intagliare la radice in forma di essere umano, dando origine alle cosiddette imaguncula alrunica, da Alraune, nome tedesco della mandragora. La stessa Giovanna D’Arco fu accusata di possedere, come talismano magico, una mandragora in forma umana.

In Francia, la mandragora era nota come main de gloire, “mano di gloria”, o mandragloire, forse dall’unione delle parole mandragora e Magloire, quest’ultimo nome di un elfo del folklore francese, personificato come una radice di mandragora lavorata. Ad Antiochia, Costantinopoli e Damasco, sono state ritrovate radici di mandragora modellate in forma umana. Questo sembra dimostrare che non solo l’uso della pianta è antico, ma che lo è anche il desiderio di accrescerne il potere magico, modificandone la forma. Ancora nell’età moderna, in Armenia, si usa bruciare le radici di mandragora per scacciare gli spiriti maligni dalle case e inalarne il fumo è considerato una cura per la pazzia. Una specie di mandragora è usata, poi, in riti magici nel Sikkim, in Himalaya.

In tempi moderni, le credenze e gli usi della mandragora sono rimasti ancora vivi. In Inghilterra, agli inizi del ‘900, era usata come anestetico e come rimedio omeopatico per la gotta. In alcune zone, i popoli alpini la usano come amuleto protettivo contro il tempo brutto. In Grecia, almeno fino agli anni ’60, le donne sterili portavano parte della pianta al collo per favorire la fecondità e ponevano il frutto o la radice sul proprio corpo durante l’atto sessuale sempre per favorire la fecondità.
Il tema della nascita delle piante dallo sperma di un dio o di un essere umano dai poteri eccezionali lo si ritrova specialmente in Oriente. Ricordiamo al proposito la leggenda di Caiumarath. In essa, Adamo, escluso dal Paradiso Terrestre e separato da Eva, sognò di abbracciare quest’ultima. Il suo sperma cadde a terra e da lì crebbe una pianta che prese forma umana e divenne Caiumarath. Caiumarath è stato identificato anche con Adamo e inoltre rappresenterebbe Gayômart, il primo uomo della tradizione iranica. Quando Gayômart morì, il suo sperma cadde in terra e vi rimase per 40 anni., dopodiché da esso nacquero due piante che assunsero una forma umana di maschio e femmina.

La nascita dallo sperma potrebbe rimandare al tema mitico primordiale della ierogamia del dio del Cielo con la Madre Terra, in cui lo sperma assume natura divina, essendo il veicolo dello spirito creatore.

Trattando delle virtù terapeutiche della mandragora, Ildegarda di Bingen, nella Physica, la definisce “un pezzo di terra che non ha mai peccato”. Secondo alcune interpretazioni di questa definizione, la guarigione avviene tramite una regressione simbolica e rituale alle origini, ai tempi di Adamo nel Paradiso Terreste. Chi ha bisogno di cure ritorna simbolicamente al tempo mitico, al momento della creazione dell’uomo e del mondo. In questo modo, si rinasce nuovamente e si è liberi dalla malattia.

Secondo una certa tradizione mediorientale, forse antecedente al Cristianesimo, la mandragora dalla radice antropomorfa nasce nel Paradiso Terrestre, dove Dio ha creato il primo uomo. Crescerebbe ai piedi dell’Albero del Bene e del Male, con il quale a volte è identificata. In questo caso, la mandragora è associata a un luogo primordiale, dove ha luogo la creazione primigenia. Si tratta quindi di una pianta primordiale e quindi mitica.


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Messaggioda Ospite » 26/09/2010, 14:32

C'è anche un altro mito Egizio molto carino sulla mandragora.

Si racconta in questa storia che il Dio Ra volesse punire gli uomini perché non lo adoravano abbastanza, fece allora chiamare la dea Hathor per sterminare gli uomini.
" La dea assunse l'aspetto di una leonessa - colei che si chiamò Sekhmet, ovvero la Possente dal capo leonino sormontato dal disco solare e dall'ureo " e in questa forma cominciò la strage.
Gli altri dei invocarono a quel punto la clemenza di Ra che diede ordine a dei messaggeri di recarsi sull'isola Elefantina per porartargli didit [mandragora] da aggiungere poi ad una preparazione di birra.
Quando i messaggeri portarono una grande quantità di didit furono prodotte 7000 brocche di birra e furono versate dappertutto, nei saloni, nei campi.
Accadde che la Dea bevve questa birra e si placò graziando l'umanità.
Da questo mito nasce l'usanza di bere questa bevanda durante i giorni della festa di Hathor


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La Mandragora

Messaggioda shanti » 26/09/2010, 19:12

Bellissimo tutto questo, grazie ragazze. Da oggi mi frulla in mente la mandragora perché cercando un'immagine per Mandrake, è saltata fuori e pensavo che mi sarebbe piaciuto saperne di più... ecco fatto.
Basta chiedere e l'Universo (o Drago e Sara) provvede.
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti


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