L'AQUILEGIA

La bellezza di fiori e piante. Le proprietà e gli usi di Erbe e Cristalli, meravigliosi doni di Madre Terra
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drago-lontra blu
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L'AQUILEGIA

Messaggioda drago-lontra blu » 22/09/2011, 16:26

SARA qualche tempo fa me ne ha regalata una piantina, fiorita è una meraviglia, in riposo è delicata e dolcissima.

TRATTO DA www.speculumdeorum.net

AQUILEGIA




Aquilegia Vulgaris – Aquilegia Alpina
Aquilegia Atrata – Aquilegia Canadensis

Altri nomi usati :
Amor Nascosto – Fior Cappuccio – Perfett amùr – Guant d’la Madona
Nome botanico :
Aquilegia Vulgaris – Aquilegia Alpina – Aquilegia Canadensis – Aquilegia Atrata
Sinonimi :
Wild Columbine – Amor perfetto – Aquilina – Aquilantina – Colombina
Campanella – Scarpetta – Guanto di pastorella
Cornetta - Ancolie noirâtre – Dame honteus – Gant de bergère
Gant de Notre-Dame – Common Columbine
Gemeiner Akelei
Famiglia :
Ranuncolacee


Solare-Lunare: Lunare

Elemento: Acqua
Pianeta:Venere, Luna
Divinità: Venere
Segni Zodiacali: Non esiste alcuna tradizione a riguardo, valutabile la situazione astrale al periodo di raccolta.

aquilegia canadensis Pink Lantern

Periodo Balsamico: Fioritura Maggio-Luglio.

Principi Attivi: Tutta la pianta contiene un glucoside che per scissione dà luogo a formazione di acido cianidrico (cianogenetico), lipidi, enzimi e vitamina C. Nei semi è presente un olio, una lipasi e dell'emulsina.

Tossicità: ALTA

Controindicazioni
:E' una pianta velenosa per il suo contenuto in glicosidi cardioattivi. Tali sostanze danneggiano principalmente il cuore e provocano crampi, difficoltà respiratorie e aritmie.
aquilegia vulgaris varietà Stellata

Erbe sinergiche: -------

Descrizione:L’Aquilegia ha sempre stimolato l’immaginazione degl’osservatori più romantici, il suo fogliame delicato che ama i terreni freschi ed ombrosi nonché il suo fiore meraviglioso e bizzarro non può non attirare l’attenzione. Già nel 1400 lo si col tivava nei giardini e destava l’interesse dei maggiori artisti del pennello, come il Pisanello che ne fece l’elemento dominante in un ritratto di una princi- pessa della casa d’Este. Alla fine della primavera si ricopre di fiori dai colori tenui, con i loro cinque petali a cornetto che si prolungano in speroni uncinati. E’ senza dubbio questa particolarità del fiore che ha dato il nome alla pianta, aquilegia deriva infatti dal latino “aquila”, l’estremità dei petali è infatti ricurva come un becco o gli artigli del rapace. E’ possibile che questa caratteristica, per la dottrina delle somiglianze, abbia motivato la credenza antica che il suo uso rendesse la vista acuta, per l’appunto, come quella dei rapaci. Altri autori, come Bailey e Vilmorin, sostengono che aquilegia derivi da aquilegium, o serbatoio d’acqua, in riferimento alle gocce di rugiada che si raccolgono all’interno del fiore. La questione è ancora controversa e forse non si arriverà mai a stabilire la vera origine del nome di questa deliziosa specie, ora severamente protetta al pari di quasi tutte le piante alpine, prezioso patrimonio da salvaguardare con ogni mezzo. Fino al XIX l’aquilegia è stata utilizzata largamente e, pare, con successo. I fitoterapisti la ricercavano per le sue numerose (alcune invero presunte) proprietà; gli omeopatici la prescrivevano in particolari casi di disturbi al sistema nervoso. Attualmente però la sua utilizzazione è ridotta al minimo visto che questa bellissima pianta contiene nelle parti aeree ed in particolare nei semi sostanze tossiche (principalmente glicosidi e forti cardioattivi – si dice che l’ingestione di pochi semi possa uccidere). Per questa sua tossicità in erboristeria se ne usa solamente la radice ed esclusivamente per uso esterno. Quando parliamo di Aquilegia parliamo innanzitutto di un fiore raro e con notevoli varietà endemiche di grande interesse botanico. L’endemismo è talmente vario e particolare da veder per esempio la Aquilegia einseleana F. W. Schultz diffusa esclusivamente dal monte Generoso alla Carnia. In Val di Scalve e più frequente in Presolana e al Pizzo Camino. La varietà Vulgaris è la più diffusa e si incontra con maggiore facilità nei boschi di rovere, cerro e faggio e si ritrova quindi dalla pianura sino al piano montano. E'alta dai 30 ai 90 cm. e produce da maggio ad agosto, a seconda della quota, molti fiori azzurri o violetti, a sepali e petali non piu' lunghi di 2,5 cm. Ricordo che tutte le specie del genere Aquilegia sono protette dalla legge. Nello stesso habitat della A.Vulgaris è possibile incontrare la A.atrata. La distinzione tra A. atrata ed A. vulgaris é spesso difficoltosa. Sulla base delle attuali conoscenze é A. atrata l'entitá piú frequente nel territorio collinare; non é peraltro da escludere l'ipotesi che le popolazioni regionali qui riferite ed A. atrata appartengano ad un'entitá diversa. Gli individui attribuibili con certezza ad A. vulgaris si presentano spesso in micropopolazioni di pochissimi esemplari. Nell'alto Appennino Forlivese (es. presso La Lama) é presente (Alessandrini, ined.) un'Aquilegia del tutto simile ad A. viscosa (cfr. A. Pignatti, 1982). L'Aquilegia atrata o scura vive nei boschi montani, soprattutto nelle peccete, dai 400 ai 2000 metri. Ha fusto eretto, spesso arrossato; le foglie, radicali, con picciolo, e lamina divisa in segmenti flabellati, profondamente lobati; quelle della pagina superiore hanno segmenti lineari interi. I fiori, 2-5 su peduncoli incurvati, hanno petali violetto-nerastri; gli esterni con lembo più grande, gli interni con lembo più piccolo e sperone ricurvo di 10-15 mm; gli stami sono sporgenti e formano una colonnina lunga 5-10 mm nettamente sporgente dalla corolla. Ancora più rara è l’aquilegia alpina. I fiori di colore azzurro purissimo dell’Aquilegia alpina fanno pensare a uno sciame di farfalle blu pronte a prendere il volo verso il cielo. Stanno solitari (raramente in numero di 2-3) e penduli all’apice di un fusto di solito semplice, alto sino a 60 cm; hanno un diametro di 5-10 cm, e petali esterni acuti, mentre gli interni sono ottusi, e portano uno sperone lungo sino a 2 cm, ricurvo in dentro all’apice. I 5 petali esterni sono aperti, i 5 interni (nettari) sono avvicinati a campana. Gli stami sono numerosi; i frutti sono follicoli, di solito 5 per ciascun fiore. Le foglie dell’Aquilegia alpina sono divise in tre parti, a loro volta divise in tre lobi; quelle basali e quelle più in basso sul fusto sono picciolate, le superiori sono sessili e intere. L’Aquilegia alpina si trova nelle Alpi Occidentali e nell’Appennino Tosco-Emiliano, piuttosto rara, in pascoli, luoghi sassosi e ghiaioni calcarei, o anche nelle macchie rade di Ontano verde, dai 1800 ai 2500 metri circa. Si parla comunque di una specie che presenta un indice di rarità di 78,4 (!). E’ da precisare che dalle Alpi Marittime all'Appennino Settentrionale e alle Alpi Apuane possiamo incontrare più frequentemente una varietà endemica di Aquilegia (Aquilegia bertolonii). E' una pianta alta circa 30 cm, con fiori azzurro-violetti , composti da cinque petali esterni disposti a stella e 5 petali interni a forma di cappuccio e prolungati in speroni. Le foglie sono costituite da numerosi elementi piccoli, ovali o triangolari, come piccoli ventagli, disposti a 3; sono quasi tutte basali. Vive sulle rupi calcaree, in praterie o radure, tra gli 800 e i 1800 m. La Sicilia è una delle regioni dove l’aquilegia si presenta con maggiore rarità e si contano, oltre all Aquilegia vulgaris L., alcuni esemplari autoctoni come la A. sicula Guss. In Sardegna non mi risulta siano mai stati ritrovati esemplari di questa pianta all’oggi si ritiene sia presente solo nelle seguenti regioni: Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia. Personalmente ho avuto la fortuna di incontrarne un esemplare fra il muricciolo esterno di un giardino e marciapiede stradale, la natura riserva sempre grandi sorprese. Essendo un fiore raro è auspicabile che non venga colto o trapiantato, in molte zone fa parte della flora protetta, si può invece pensare di raccoglierne i semi che troverete a fine Luglio o Agosto, dovrete aver pazienza, generalmente impiega due anni prima di germogliare ma una volta che avrete la vostra pianta questa, essendo un erba perenne, morirà ad ogni autunno per poi “rinascere” sempre più vigorosa e abbondante nella primavera successiva. La coltivazione, a parte lo stadio iniziale, non si presenta particolarmente difficoltosa, e la consiglio agl’amanti delle piante rare e della natura in generale, è di grande soddisfazione. Per chi intendesse coltivarla è da ripetere che questo fiore predilige terreni freschi e ombrosi, come boschi e prati, ed è ampiamente coltivata a scopo ornamentale, per i suoi fiori, che nei nuovi ibridi presentano associazioni di colore molto particolari, dal mio punto di vista però, ad uso magico sarà bene rivolgersi alle specie spontanee (non è difficle trovare in commercio queste varietà: Aquilegia alpina, Aquilegia bertolonii, Aquilegia canadensis, Aquilegia chocleni, Aquilegia discolor, Aquilegia elegantula, Aquilegia flabellata 'Alba', Aquilegia flabellata var. pumila 'Rosea', Aquilegia formosa, Aquilegia glandulosa, Aquilegia pyrenaica, Aquilegia shocklyi, Aquilegia siberica, Aquilegia viridiflora, Aquilegia vulgaris).
aquilegia McKana's Giants

Parti utilizzate::Semi, fiori, foglie, principalmente la radice.

Proprietà Erboristiche
: Antisettico, astringente, calmante, detergente, parassiticida.

Uso Terapeutico: E' stata usata come diuretico, diaforetico, antiscorbutico, calmante e temperante. E' consigliata contro le cefalee isteriche e le crisi dispnoiche della dismenorrea. E’ prevista come ingrediente per alcuni rimedi contro la scabbia, la tigna e l’ulcera.

Uso magico:I nativi Americani usavano un infuso di varie parti della pianta per una gran varietà di cure, dal mal di cuore alla febre e come anti-veleno. Polverizzavano i semi e ne strofinavano la farina sulle mani come afrodisiaco e come profumo da uomo per attrarre la donna desiderata. In Italia invece questo fiore rievoca antiche leggende ricche di poesia, come quella che lo vorrebbe nato dalle pratiche magiche di uno stregone che abitava in una caverna presso il lago di Como e che non trovò altra soluzione, a una complicata storia d’amore fra la principessa Teodagne e il dissoluto principe longobardo Rutibando, che tramutare quest’ultimo nella corolla dell’aquilegia. Nella corte di Monza viveva Rutibando, principe longobardo, sposato con la principessa Teodagne; quanto Rutibando era lussurioso e prepotente, Teodagne era casta, rassegnata e paziente; il martirio al quale, ogni giorno, era sottoposta la santa principessa, mosse così a sdegno tutto il reame che un gruppo di nobildonne longobarde si presentò a Teodagne, dicendole che avevano deciso di uccidere Rutibando. Teodagne si oppose e allora le nobildonne si recarono da un mago, certo Abracadabra, che decise di trasformare il prepotente principe in un fiore, " in un fiore, però, ridicolo e buffo, che non sarà accarezzato da nessuna donna né colto da alcun innamorato". Il principe Rutibando fu così tramutato nell' Aquilegia, fiore grottesco e ricco di corna, ancora oggi rappresentante delle corna maschili e femminili. Quello dai fiori bruni è dedicato ai mariti, quello dai fiori rosei è consacrato alle mogli, ma bruno o roseo è sempre fiore cornuto, che nessun amante osa offrire alla sua bella e che nessuna bella osa presentare all'amante; fiore che incarna un'antica e sacrosanta vendetta delle donne longobarde. Si ricordano i versi di Paolo Mantegazza «Fiore buffo, grottesco, ricco di corna, che non sarà accarezzato da donna alcuna, colto da nessun innamorato, così come volle un potente mago». Tradizionalmente quindi l’aquilegia è legata alla sfera dell’amore, normalmente usata per rompere o creare legamenti d’amore, non a caso si parla di legamenti visto che è un fiore simbolo di lussuria e ipocrisia. Solitamente ad uso magico viene preferito il fiore anche se, come ricordavo poc’anzi, gli Indiani d’America prediligevano l’uso dei semi. Un’altra credenza (a dire il vero mi risulta citata esclusivamente da S.Cunningham) è quella che il fiore d’aquilegia serva ad ottenere coraggio (probabilmente per la sua presunta associazione ai rapaci) ma la mia esperienza personale non mi ha dato modo di valutare questo aspetto direttamente, mi astengo quindi dal dare giudizi in merito e riporto a solo titolo informativo questa possibilità. Stando a queste valutazioni di tipo magico compiute in base ad analogie con i rapaci potrebbe essere plausibile l’uso di questo fiore per le pratiche di meditezione legate al “terzo occhio” e per la divinazione, ma non mi risultano precise linee d’uso per l’operatore riguardo quest’ultimi usi possibili.

aquilegia Crhysantha --------------------------------------- aquilegia Atrata
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