Sul coltivare.....

La bellezza di fiori e piante. Le proprietà e gli usi di Erbe e Cristalli, meravigliosi doni di Madre Terra
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Angel
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Sul coltivare.....

Messaggioda Angel » 02/11/2011, 9:32

Ho un desiderio in questi ultimi periodi, imparare a coltivare un pezzetto di terra affinché possa auto-sostere me e la mia famiglia, il classico orto per uso familiare,....lo fanno i miei genitori e i genitori di mio marito....ma, sinceramente non ho mai imparato, non ho mai chiesto loro di insegnarmi.....ora questa "cosa" mi sta crescendo dentro e stamattina cercando su internet uno spunto per iniziare a capirci qualcosa ho trovato questo articolo interessante.....

“... se la natura è ordine, è perfezione, è “in se” naturistico, e se la nostra “anima” è il mondo della vita, è il mondo della natura, l’elemento base, l’epistema, allora entrare in rapporto, in osmosi con la natura, significa entrare in rapporto con il proprio in sé”. Tutto questo è “ecobiologia olistica”(1): ma che cosa significa? Eco: vuol dire casa, ambiente. Biologia: sta per conoscenza della vita organica. Olistico: intero, armonico.
L’ecobiologia olistica, intesa proprio come un insieme di più cose ordinate e sincrone, insegna a saper vivere con qualità superiore la propria vita, insieme con l’ecosistema naturistico. Insegna quindi a saper connettere il macrocosmo vivente con il nostro microcosmo quotidiano, propone di saper costruire senza distruggere, di usare edilizia, energia organica e una confortevole bioarchitettura secondo logistica di sanità del corpo, e trasparenza viva con la natura.

Capire attraverso il saper fare

Cercare di capirne il significato a livello teorico, non porta certo a quello che veramente è il significato vero, profondo: solo l’esperienza pratica, solo “saper fare”, ti aiuta a capire veramente.
“Prima divieni, poi capisci”. Si può iniziare, un po’ per divertimento e un po’ per relax, ad innaffiare un piccolo orto, un giardino; tutti i giorni, tutte le sere, dopo la giornata di lavoro, non appena il sole inizia a calare, ci si reca nel luogo scelto, per “adempiere” mansione e interazione col divenire naturistico dei semi e degli ortaggi.
Ogni giorno che passa, ci si sente più responsabili nel fare questa azione, si capisce che non è un gioco: con la natura non si scherza. Bisogna cercare di capire che cosa questa azione può ridare, in che modo si può fare al meglio del proprio possibile, perché “nella misura in cui faccio questo, vengo costruito” .
Il semplice innaffiare è un’arte, non puoi farlo tanto per fare; mentre lo fai, capisci ad esempio quanta acqua vuole quella specifica pianta e in che modo vuole essere innaffiata, perché ogni pianta è distinta e diversa dalle altre.
Capisci che quella pianta, quella terra, quella pietra, sono mondi perfetti. La natura è pulita, è ordine imperturbabile, non ti sta a giudicare, non ha nessuna morale. Quando arrivi in quel luogo, arrivi con i tuoi problemi, con il tuo lavoro, con i tuoi stereotipi, ma lei, la natura, rimane li, sembra quasi dirti “se tu mi aiuti, io aiuto te”. Dopo un po’ che inizi a dare quello di cui ha bisogno, facendolo con amore, con pazienza, con una forma di disponibilità interiore, la mente inizia a placarsi, tutto quello che pensavi, inizia a diventare relativo, l’unica cosa che ti interessa veramente sei tu e il luogo, sei tu e il tuo in sé. Vuoi capire quindi quello di cui quella pianta, quella terra, hanno bisogno; inizi così a togliere quelle erbe intorno che la soffocano, la danneggiano, quel sovrappiù non funzionale. È un progetto pratico, che deve avere una corrispondenza con il gioco della natura, in quel posto: mentre lo fai, inizi a capire quello di cui tu hai bisogno, inizi ad apprendere come salvaguardare le azioni migliori della tua vita. Imparando a togliere le cose superflue, impari anche ad estirpare certi atteggiamenti mentali, certe situazioni non funzionali alla tua identità. Imparare a lavorare la terra, saperla contattare, seminare, toccare, significa apprendere dalla terra, perché questa ci offre la prima forma di pedagogia. Saper mettere il seme nel luogo giusto, piantare un albero nel momento opportuno, irrigare, zappare, distinguere l’erba buona da quella cattiva, significa gestire in modo pratico la propria interiorità. Pulire, toccare la terra, significa avere contatto con la vita che è, significa ossigenarsi di questo ordine che è la natura. Quando si è sereni e tranquilli nei confronti della Terra, si inizia a sperimentare il contatto con se stessi, con la propria “anima”, perché nel mentre si cerca all’esterno cosa fare, in realtà si sta facendo una ricerca interiore; mentre ci si struttura con la terra, specificandola a proprio servizio, ci si nutre di potere. Ho bisogno della terra perché tramite essa mi realizzo psicobiologicamente. Ecobiologia quindi significa sapermi inserire dentro il progetto già operativo di ciò che è la natura; si ha la possibilità di mantenersi in un’attivazione costante di vitalità, sia come ricostituente, che come disposizione in progress. Attraverso l’ecobiologia olistica, si acquisiscono nuove conoscenze su come capire il ciclo vitale tra natura e uomo, come saper coniugare le esigenze di cibo, le esigenze della casa e dei vestiti in un ordine continuo e aperto alla riciclicità, sempre reversibile e interattiva.
L’importanza quindi di avere cibi puliti nella stagione appropriata, la coltivazione di un proprio orto stagionale dove operare e collaborare in stretto rapporto con la Madre Terra, che produce fiori, frutta cibo e delizie di salute e di cura. Bisogna mettere insieme questi tre elementi: uomo; ambiente; natura, amica universale del vivente qui e adesso.


http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8452


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Angel

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