ALCE NERO - LA LEGGENDA

Le tradizioni e la spiritualità degli Indiani d'America
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shanti
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Messaggioda shanti » 18/02/2010, 18:36

"...se muoiono i sogni... muoiono le leggende! ...se muoiono le leggende...
muore ogni grandezza! (ALCE NERO)




Con amore per Te, Grande Padre. Mni Wachipi



Se uno sogna da solo è un sogno.
Se molti sognano insieme
è l'inizio di una nuova realtà.

Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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RaggiodiSole
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Messaggioda RaggiodiSole » 18/02/2010, 18:51

La saggezza di questo Popolo è immensa...poche frasi per aprire le porte all'Universo.
Grazie Shanti
Vi Amo, Raggiodi sunny
Vita e Morte: nel Sole trovano la perfezione del cerchio.

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drago-lontra blu
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ALCE NERO - LA LEGGENDA

Messaggioda drago-lontra blu » 18/02/2010, 22:25

Alce Nero,

Uomo Sacro (Wichasha Wakan) e guaritore tradizionale sioux, apparteneva alla
stessa comunità dei Sioux Oglala del mitico guerriero e combattente per la
libertà Cavallo Pazzo, di cui era lontano cugino . A 12 anni partecipò alla
battaglia di Little big Horn, nella quale una coalizione di tribù pellerossa,
guidata da Toro Seduto, sconfisse il generale Custer. Fu poi testimone del
massacro di Wounded Knee, che pose fine definitivamente alla resistenza contro i
bianchi e causò il tracollo quasi completo della tradizione spirituale lakota.
Durante tale episodio venne seriamente ferito.
La vita spirituale di Alce nero fu molto
difficile e complessa. All’età di 9 anni improvvisamente si ammalò, cadendo in
uno stato di apparente incoscienza. Durante tale stato, che si protrasse per 12
giorni, ricevette una Grande Visione dagli “Esseri del tuono” detenenti i
“poteri dell’Ovest”. L’episodio doveva segnare tutta la sua vita. A diciotto
anni, stabilitosi nella riserva di Pine Ridge, vi compì il rito Heyoka (o rito
del Sacro Commediante) ed altri riti tradizionali oglala; in seguito gli vennero
riconosciuti dalla comunità pellerossa in cui viveva poteri di guarigione. Nel
1886 Alce nero, spinto dalla curiosità di conoscere l’ambiente originario dei
bianchi, intraprese un viaggio di tre anni in Europa al seguito del circo di
Buffalo Bill. Ebbe così occasione di conoscere i modi di vita occidentali e di
entrare in contatto per la prima volta con la tradizione cristiana, da cui fu
favorevolmente impressionato. Ritornato a Pine Ridge, partecipò alla “Danza
degli spettri”, il disarmato movimento millenaristico pellerossa, guidato
dall’indiano paiute Wovoka, che prometteva il riscatto dei pellerossa, la
cacciata dei bianchi per opera divina , il ritorno dei bisonti e degli indiani
morti. La “Danza degli spettri” ebbe termine con la brutale repressione militare
statunitense culminata con l’assassinio di Toro Seduto ed il massacro di
Wounded Knee. In seguito Alce Nero si unì alla chiesa cattolica e, sotto la
pressione dei gesuiti della missione di Pine Ridge, abbandonò le pratiche di
guaritore tradizionale, divenendo catechista e membro rispettato della comunità
cattolica.

Nel 1930 Alce Nero seppe che lo scrittore e
poeta del Nebraska John G. Neihardt era in visita alla riserva di Pine Ridge
allo scopo di raccogliere materiali per un libro che avrebbe dovuto narrare la
storia della “Danza degli spettri” e del massacro di Wounded Knee[6].
Il vecchio sioux decise di trasmettere a Neihardt il patrimonio di ricordi di
cui era depositario e che rischiava, con la sua morte, di andare perso per
sempre. Ma ciò che gli stava a cuore di più era trasmettere i contenuti della
sua “Grande Visione”. Fra i due uomini si stabilì un rapporto molto profondo:
Neihardt apparve ad Alce Nero come provvidenzialmente destinato a far conoscere
al mondo la tradizione spirituale Oglala e la sua visione, e venne da lui
adottato come figlio con il nome di “Arcobaleno Fiammeggiante”.......
Il significato che ebbe per Alce Nero la visita di Neihardt è chiaramente
espresso dalle parole che in una occasione il vecchio Uomo Sacro rivolse al
poeta bianco:

Prima che ti avessi mai visto mi ponevo
domande sul sogno, e il tuo fratello fantasma [il Sé superiore di Neihardt] ti
ha messo qui per fare del bene al tuo popolo. E attraverso te il tuo popolo avrà
la conoscenza. Inoltre, questa mia visione deve uscire, sento, ma in qualche
modo non riuscivo mai a trovare qualcuno che la potesse fare uscire. Ci pensavo
e ripensavo ed ero triste. Volevo che il mondo la conoscesse. Sembra che il tuo
fratello fantasma ti abbia mandato qui per fare questo per me. Tu sei qui e hai
la visione proprio nel modo in cui volevo io, e l’albero fiorirà di nuovo, e il
popolo saprà la realtà dei fatti. Noi vogliamo che quest’albero torni a fiorire
nel mondo del vero che non giudica.”


La fiducia di Alce Nero era ben riposta:
Neihardt non solo accolse con profondissimo rispetto la visione del vecchio
Uomo Sacro, ma se ne dimostrò un fedele interprete, evidenziandone i contenuti
più universali e rendendola in un linguaggio poetico che ne assicurò la
diffusione fra un numero enorme di lettori. L’adeguatezza di Neihardt alla
funzione intravista in lui da Alce Nero fu non solo dovuta alla sua personale
sensibilità per il simbolismo tradizionale, ma anche al fatto d’essere lui
stesso un iniziato, avendo ricevuto l’Iniziazione, l’aumento di salario a
Compagno e l’elevazione a Maestro Massone in una loggia affiliata alla Gran
Loggia del Nebraska.



Il libro di John Neihardt “Alce Nero Parla”
fu oggetto di violente polemiche da parte di rappresentanti del mondo cattolico,
polemiche che, da parte di alcuni particolari settori di tale mondo, si
prolungano ancora oggi.


L’Uomo Sacro lakota, forse scoraggiato dalle
sciagure che colpirono il suo popolo e dalla disparità militare delle forze in
campo, forse anche influenzato dal messaggio d’apertura universalistica
veicolato dal cristianesimo, rinunciò a seguire la sua Grande Visione e a
tentare di mettere in azione i poteri in essa ricevuti , che avrebbero
dovuto condurlo a diventare il capo vittorioso di una rinata nazione lakota.
In particolare evitò di tentare di attivare i poteri distruttivi connessi alla
misteriosa “erba del soldato”. Gli rimase però un grande rimpianto, un senso di
frustrazione e fallimento, che cercò di superare comunicando al mondo i
contenuti della sua visione attraverso la penna di John Neihardt.

Lo stato d’animo del vecchio Lakota è ben reso
dal famoso passo che chiude il libro “Alce Nero parla”, laddove Neihhardt
interpretò la parabola esistenziale del vecchio “uomo sacro” facendogli dire:
“Quanto a me, l’uomo a cui fu concessa in
gioventù una così grande visione, adesso mi vedete ridotto a essere un vecchio
pietoso che non ha fatto un bel niente, perché il cerchio della nazione è rotto
e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro e l’albero sacro è MORTO.


Alce Nero in seguito alla pubblicazione del
libro di Neihardt subì moltissime pressioni da parte dei missionari gesuiti,
molto allarmati di un suo possibile aperto ritorno alla tradizione lakota (che
in realtà sul piano più profondo egli non abbandonò mai). Il vecchio sioux si
vide penosamente indotto a sottoscrivere dichiarazioni, di più che dubbia
spontaneità, riguardo alla saldezza della propria fede cattolica.[20]
Va però riconosciuto che il suo interesse per taluni aspetti del cristianesimo
era probabilmente sincero, e forse egli non vedeva opposizione fra le
tradizioni lakota e le scritture cristiane considerate nel loro senso più
profondo.

Neihardt, dal canto suo, colse la portata
universale di moltissimi dei simboli presenti nella visione, simboli che non
appartengono unicamente alla tradizione lakota, ma si ritrovano immutabili in
tutte le tradizioni autentiche.

Un tale universalismo è bene espresso dal
pensiero che lo scrittore fa esprimere ad Alce Nero quando, nello svolgersi
della sua visione, egli si ritrova al centro del mondo:

“Poi mi trovai sulla più alta di tutte le
montagne, e tutt’intorno sotto di me c’era l’intero cerchio del mondo. E in quel
luogo vidi più di quel che posso raccontare e capii più di quel che vedevo;
perché vedevo in maniera sacra la forma di tutte le cose nello spirito, e la
forma di tutte le forme così come debbono vivere insieme come un unico essere. E
vidi che il cerchio sacro del mio popolo non era che uno dei molti cerchi che
facevano un circolo ampio come la luce del giorno e come la luce delle stelle, e
nel centro cresceva un robusto albero fiorente
.
per proteggere tutti i figli di
una madre e di un padre. E vidi che era un albero sacro”
Alce nero disse che
la montagna sulla quale egli si trovava nella sua visione era lo Harney Peak
nei Black Hills. Ma qualunque luogo è il centro del mondo” aggiunse.-



PER QUEL BELLISSIMO CAPO INDIANO RACCHIUSO NEL CRISTALLO.....

DA WWW. TRADIZIONE INIZIATICA

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Messaggioda Ospite » 18/02/2010, 22:41






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Messaggioda shanti » 18/02/2010, 22:47

Hehaka Sapa, che ha un posto nel mio cuore.

Grazie Drago!

Grazie Nova, per l'immagine...



Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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Messaggioda Ospite » 19/02/2010, 15:14

Alce Nero parla:
Amico, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri; e se fosse
soltanto la storia della mia vita credo che non la racconterei, perché che cosa
è un uomo per dare importanza ai suoi inverni, anche quando sono già così
numerosi da fargli piegare il capo come una pesante nevicata?


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